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di Tecnica & Medicina

 

 

63.  Elogio di un esploratore: Sheck Exley... mai sentito nominare?

Qualunque subacqueo appassionato dell’immersione tecnica o della speleologia subacquea ha sentito nominare Sheck Exley, e il nome di questo grande esploratore subacqueo americano scomparso prematuramente si trova nelle più svariate letture riguardo a miscele respiratorie, tecniche di penetrazione e sopravvivenza in grotta, tecniche d’uso di equipaggiamento specifico per la speleosubacquea, eccetera.

Nato il 1° aprile del 1949, professore di matematica alla Suwannee Hig School di Live Oak, in Florida, ha unito le sue capacità di studio, impostazione ed elaborazione dei dati alle doti di un autentico esploratore subacqueo, ed è considerato come uno dei pionieri delle immersioni in grotta. Exley ha scritto due importanti libri sull’argomento: Basic Cave Diving: A Blueprint for Survival e Caverns Measureless to Man.

Per molti anni ha sfidato profondità mai conosciute prima dai subacquei sportivi, avvalendosi della sua abilità nel mettere sotto forma di equazioni e tabelle sia le sensazioni e reazioni fisiologiche alle respirazioni dei gas ad altissime pressioni sia le saturazioni e desaturazioni a seconda delle miscele usate nelle varie fasi delle immersioni.

Persona eccezionalmente modesta era il punto di riferimento di tutti i subacquei tecnici estremi per la sua grandissima prudenza e meticolosità nel preparare ogni immersione. Sheck era l'idolo e l'esempio per ognuno, di qualsiasi associazione didattica, formazione subacquea o scuola di pensiero fosse: un uomo stimato da chiunque e assolutamente "al di sopra delle parti". Subacqueo con praticamente la stessa capacità di reazione sia in acqua che fuori dall'acqua, durante la sua vita riuscì a risolvere una quantità incredibile di problemi a se stesso e a numerosi compagni di immersione che gli devono la vita.

Basic Cave Diving: A Blueprint for Survival è un breve libro sulle procedure di immersioni subacquee sicure per le immersioni in  grotta, originariamente pubblicato nel 1979 dalla Sezione Cave Diving della National Spelological Society americana.

Si ritiene che il famoso "Libro Blu" di Sheck Exley abbia avuto un impatto significativo sulla riduzione del numero di vittime delle immersioni in grotta ed è considerata una delle pubblicazioni storicamente più importanti nelle immersioni ricreative.

Sheck Exley iniziò a fare immersioni da ragazzo all'età di 16 anni. Nello stesso anno entrò nella sua prima grotta e rimase appassionato di speleosubacquea per tutto il resto della sua vita. E’ stato il primo subacqueo al mondo a registrare oltre 1000 immersioni in grotta (numero raggiunto all'età di appena 23 anni), e in 29 anni di immersioni ha effettuato oltre 4000 immersioni in grotta, divenendo, già molto prima della sua morte, una leggenda per tutti.

Durante la sua carriera di speleosub ha stabilito molte delle procedure di sicurezza di base utilizzate oggi nelle immersioni in grotta ed è stato anche un pioniere delle immersioni subacquee profonde estreme, che ha stabilito molti record di profondità e di penetrazione in grotta. Exley è stata la prima persona nella storia delle immersioni tecniche ad immergersi al di sotto di 800 piedi (240 m), un'impresa che fino al 2021 hanno compiuto solo venti persone nel mondo.

La principale caratteristica di Exley era un'insolita resistenza alla narcosi da azoto. Nella sua carriera non ha mai sofferto una malattia da decompressione, ed è stato uno dei pochi subacquei a sopravvivere a un'immersione in acque libere a 120 metri respirando semplice aria compressa.

Nel 1970, mentre assisteva come subacqueo di sicurezza due sub che tentavano di stabilire il record di profondità per l’immersione in aria, Exley raggiunse i 142 metri in acqua salata, ma non riuscì ad andare più in profondità a causa della narcosi e dell'inizio del blackout, e i due subacquei privi di sensi che tentavano il record morirono appena fuori portata sotto di lui.

Sheck Exley morì nell’aprile del 1994 all'età di soli 45 anni mentre cercava di stabilire un record di profondità immergendosi nel cenote di Zacatón,in Messico, la dolina d’acqua dolce più profonda del mondo che raggiunge i 330 metri.

Questo che segue è il racconto della sua ultima immersione.

 

Sheck Exley... una leggenda

6 aprile 1994: l’ultima immersione di Exley

 

Sarebbe interessante sapere cosa avrebbe da dire Reinhold Messner circa la morte di Sheck Exley. Exley, 45 anni, professore di matematica a Live Oak in Florida, morì il 6 Aprile 1994 nel tentativo di raggiungere i 300 metri di profondità in una grotta in Messico: Zacatón.

La tentazione di tracciare un paragone tra i due uomini è forte: Exley, l’esploratore di grotte sommerse da un lato, Messner lo scalatore di montagne dall’altro. Entrambi avevano una meritata reputazione di essere i migliori nei loro campi. Negli anni entrambi videro i loro contemporanei morire; presto, nelle loro carriere, entrambi guardarono i loro stessi fratelli morire davanti ai loro occhi. Messner in alto, fra le montagne ed Exley giù, nelle limpide acque di Wakulla Spring. Oggi Messner, anche se ancora vivo e arzillo, soffre gli effetti della privazione di ossigeno dovuta alla respirazione dell’aria rarefatta tipica delle alte quote; mentre dall’altro lato Exley è morto respirando la densissima aria delle grandi profondità.

Se aprite le enciclopedie sotto la voce delle più lunghe e profonde grotte in America inevitabilmente vi apparirà il nome di Exley. Anche se nessuno potrebbe azzardarsi a dire che l’immersione in grotta è priva di rischi, Exley dimostrò che poteva essere fatta in sicurezza se praticata con conoscenza, meticolosità e preparazione. Ha letteralmente scritto “il Libro” (in realtà ne scrisse molti) sulle pratiche per la sicurezza nella speleosubacquea. Fu il primo al mondo a registrare più di 1000 immersioni in grotta. In oltre 29 anni di speleosubacquea ne fece più di 4000.

Come Reinhold Messner, Sheck Exley sembrava avere un sesto senso, una misteriosa abilità di capire esattamente quando era il momento di spingersi oltre e quando quello di indietreggiare un po’. Come Messner c’erano volte in cui sembrava invulnerabile, troppo furbo per essere preso nelle trappole che avevano causato la morte di altri.

Sheck Exley si distinse in particolar modo per aver violato i limiti consolidati di distanza e profondità raggiungibili nelle grotte. A Cathedral Canyon Spring, in Florida (un luogo che aveva talmente tante potenzialità che Sheck acquistò il terreno e vi si trasferì) nel 1990 conseguì il record del mondo di penetrazione percorrendo una distanza di oltre due miglia (sottacqua!) nel corso di un’immersione in solitaria che durò undici ore e mezza.

Exley era altrettanto famoso per la sua esperienza nelle immersioni profonde, una sfida ancora più tecnica e affascinante. All’aumentare della profondità, i subacquei devono respirare aria a pressione altrettanto elevata. Sotto pressione l’azoto contenuto nella comune aria che respiriamo causa narcosi, una sorta di ubriachezza che aumenta con la profondità. Lo stesso ossigeno che in superficie ci permette di vivere diventa tossico a profondità superiori a circa 60 metri, anche se Exley, uno dei pochi ad essersi immerso ad oltre 120 metri respirando comune aria compressa e riuscendo tuttavia a sopravvivere, dimostrò che ciò era possibile anche ben al di sotto dei fatidici 60 metri.
La soluzione più pratica per chi ha la necessità di compiere immersioni a grandi profondità è quella di utilizzare miscele di gas come il Trimix, che contiene una percentuale più bassa di ossigeno e azoto sostituiti da una percentuale di elio.

Mentre i primi esperimenti nell’utilizzo di miscele di gas avevano avuto tragici esiti negli USA (l’amico di Exley Louis Holtzendorf morì proprio in una di queste immersioni), Exley provò, con le sue immersioni profonde nella sorgente conosciuta come “Nacimiento del Rio Mante”, in Messico, le potenzialità dell’uso di Trimix nelle immersioni in grotta. Queste miscele non solo permettevano al subacqueo di scendere a grandi profondità senza farlo soccombere sotto gli effetti della narcosi o della tossicità dell’ossigeno, ma riducevano anche i tempi delle decompressioni durante la risalita.

A partire dal 1979 Exley cercò in maniera metodica di aprirsi la strada verso sempre maggiori profondità nella grotta del Rio Mante. Nel marzo 1989, utilizzando Trimix, stabilì il record del mondo scendendo a 881 piedi (circa 268 metri), riemergendo dopo 14 ore di decompressione senza alcun inconveniente. Prima di lui solo i sub commerciali, gli Operatori Tecnici Subacquei, lavorando in campane che fornivano aria respirabile attraverso tubi ombelicali e costituivano la base d’appoggio per giorni o settimane di decompressione (un tipo di supporto impensabile nelle grotte) erano andati più profondi di lui.

In tempi recenti Exley e il suo team continuarono le loro esplorazioni di grotte profonde e risorgive. Nell’agosto del 1993 Exley raggiunse 863 piedi (circa 263 metri) a Bushmansgat, in Sudafrica. Dopo di quella il team si concentrò su una grotta conosciuta come “Pit 6350”, a nord di Tampico in Messico. A settembre del 1993 Jim Bowden si immerse a 774 piedi (circa 235 metri) nelle scure e fangose acque della risorgiva. Ann Kristovich, medico del team, scese a 541 piedi (circa. 164 metri) stabilendo un nuovo record femminile (il precedente era stato di Mary Ellen Eckoff, ex moglie di Exley, nel Rio Mante). Alla fine della spedizione di settembre, il team annunciò che nonostante più di 30 immersioni a grandi profondità, non avevano incontrato problemi legati alla pressione.

Il programma per il futuro prevedeva immersioni oltre i 300 metri! Il numero aveva un dolce suono alle orecchie: 300 metri sarebbero stati una pietra miliare, un balzo in avanti. Inoltre era realisticamente realizzabile: si trattava solo di 119 piedi (36 metri) più giù del record di Exley del 1989.

Il 6 aprile 1994 Jim Bowden e Sheck Exley entrarono nelle acque del Pit 6350 (Zacatón). Dopo mesi di calcoli meticolosi e ripetute pianificazioni era giunto il momento della discesa vera e propria. In 11 minuti Bowden stabilì il nuovo record di 925 piedi (284 metri), risalendo dopo circa 12 ore di decompressione. Nell’acqua fangosa Bowden vide Exley solo per un momento, quando lo superò continuando a scendere, sempre più giù. Ann Kristovich, in qualità di sub di supporto, monitorava dalla superficie, guardando le due scie di bolle, finchè non ne vide soltanto una. La ex moglie di Exley, Mary Ellen scese a 279 piedi (85 metri), dove uno sperone di roccia avrebbe potuto bloccare la risalita delle bolle, ma non vide nulla.

Cosa successe a Sheck? Una delle ipotesi avanzate nel corso degli anni è quella di violenti tremori dovuti all’elio contenuto nella miscela respiratoria, conosciuti come HPNS (sindrome nervosa da alta pressione). Irresistibilmente attratto dal magico “1000” (1000 piedi = 300 metri) Exley potrebbe aver continuato la discesa nonostante l’insorgere dei tremori. O forse non ci furono sintomi ad avvertirlo di un’imminente crisi convulsiva. D’altronde la fisiologia di una così rapida discesa a tali profondità è a tutt’oggi per lo più incompresa o sconosciuta. Possiamo solo speculare sul fatto che da qualche parte nell’oscurità (a che profondità non si saprà mai) Exley svenne e affogò.

Dopo l’incidente fu chiaro che il corpo di Exley non sarebbe mai stato recuperato (“l’unico uomo in grado di fare un tale recupero era proprio l’uomo che giaceva li sotto” disse Bowden). Tuttavia quando furono recuperate le cime di discesa, tre giorni dopo, il suo corpo fu trovato impigliato in una di queste. Bowden e altri esperti hanno teorizzato che Exley avrebbe potuto avvolgere la cima intorno alla rubinetteria in previsione della propria morte, per impedire qualsiasi operazione pericolosa di recupero del corpo.

Chi lo conosceva bene è sicuro solo di una cosa: Exley non fu preso dal panico. Più di una volta in passato aveva messo a repentaglio la sua vita per salvarne un’altra, facendo prevalere i suoi nervi d’acciaio sulle più spaventose condizioni.

Quindi, come fai a piangere un uomo che è morto spingendo oltre i limiti di uno sport che la maggior parte delle persone considera a dir poco avventato? Cosa si può dire di una persona che conosceva l’immensità dei rischi e tuttavia li affrontò? “E’ morto facendo qualcosa che amava e che sapeva fare meglio di tutti” disse Bowden. Forse questo è tutto ciò che uno potrebbe o dovrebbe dire. Gli Sheck Exley e i Reinhold Messner di questo mondo soppesano i rischi, valutano le conseguenze e fanno le loro scelte di conseguenza, senza chiedere il nostro consenso o la nostra compassione.

Sheck morì nello stupido inseguimento di un record senza senso, o fu un pioniere che portò ad un livello superiore le nostre conoscenze circa le immersioni a grandi profondità? Mi piace pensare che Messner sarebbe incline a scegliere la seconda…

Un amico di Exley lo descrisse come un uomo che cercava sempre di sbirciare dietro ad ogni angolo. Si immerse a profondità sempre maggiori perché le grotte che esplorava lo richiedevano. Perché qualcosa, che la maggior parte di noi non capirà mai, lo richiamava irresistibilmente oltre…

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