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Immersione in coppia o in solitaria?
di Marcello Polacchini
2004. Immersione
in Costa Azzurra con Angela, mia
abituale compagna d'immersione dal 1995 e mia compagna anche
nella vita da molti più anni... |
Sempre più spesso ormai si
sente parlare di immersione in solitaria, ovvero di "solo dive",
come dicono gli anglosassoni. Questo concetto sembra cozzare con tutto
ciò che ci è stato insegnato durante i corsi delle cosiddette didattiche
ricreative, nei quali si insiste moltissimo sull’importanza fondamentale
del “sistema di coppia”, affermando che il proprio compagno d’immersione
costituisce un elemento fondamentale per la reciproca sicurezza
nell’acqua.
Persino le didattiche
"tecniche", come la GUE - che adotta il sistema DIR - affermano che la
componente fondamentale dell’attrezzatura è il proprio buddy,
infatti il subacqueo "hogartiano" è orientato alla squadra e il collega
d’immersione è un anello indivisibile di una catena (il team),
che va ben oltre il normale sistema di coppia.
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Ma allora, perché sempre
più spesso si parla di immersione in solitaria e perché alcune
didattiche tecniche, come ad esempio la PTA, hanno persino introdotto la
specialità "solo dive"?
Il fatto è che, a mio
avviso, non si tratta di nulla di eccezionale: in sostanza si tratta di
osservare le stesse regole stabilite per una normale immersione in
coppia. Infatti, va tenuto presente che i principali fattori di rischio
sott’acqua sono dovuti a un addestramento inadeguato del subacqueo, alla
mancanza di esperienza pratica, a problemi di salute o scarsa forma
fisica e a problemi dell’attrezzatura scuba. Ora, pianificare
correttamente un’immersione in solitaria, dovrebbe stimolare a
migliorarsi, cercando di eliminare tutti i possibili fattori di rischio
sopra indicati, nella consapevolezza di dover contare solo su se stesso.
Sott’acqua - a mio parere - si dovrebbe essere in grado di fare
affidamento solo ed esclusivamente su se stessi, cercando di essere
indipendenti ed autosufficienti in qualsiasi situazione, ovviamente
mantenendosi sempre entro i propri limiti operativi (che devono essere
conosciuti e mai sopravvalutati). Questo si ottiene solo attraverso un
costante allenamento, una pratica nella soluzione autonoma delle
possibili situazioni di emergenza, un controllo della propria forma
fisica e una cura quasi maniacale della propria attrezzatura subacquea. |
2008 Ancora io e Angela nei fondali delle
Isole Tremiti |
Va poi osservato che il
sistema di coppia spesso viene interpretato in maniera distorta e
negativa. Specialmente nelle immersioni che vengono fatte appoggiandosi ai diving,
capita frequentemente di immergersi con compagni occasionali, o con
subacquei di un livello di addestramento completamente diverso dal
proprio o, peggio ancora, capita di essere coinvolti in immersioni di
difficoltà decisamente superiori a quelle alle quali si è normalmente
abituati. In questi casi, affidare reciprocamente la propria sicurezza
ad un buddy sconosciuto, non è certamente il massimo! Pensare che
“l’altro sa certamente quello che fa” e che “in caso di
difficoltà l’altro saprà certamente come intervenire”, spesso nella
pratica si rivela una convinzione assolutamente errata e
pericolosa. |
Inoltre, onestamente, quante volte prima di un’immersione ci
siamo chiesti se saremmo effettivamente in grado di intervenire
in caso di difficoltà del nostro compagno? Se poi la “coppia” è
formata da due uomini che non si immergono insieme abitualmente,
spesso - è inutile nasconderlo - si instaura una sorta di
senso di rivalità e di competizione tra i due sub, oppure si
ha vergogna a segnalare al proprio compagno un qualsiasi
problema, nel timore di sfigurare davanti a lui o di rovinargli
l’immersione. Vale anche in questo caso una delle regole
fondamentali della subacquea: cercare delle scorciatoie è
assolutamente sbagliato e può essere molto pericoloso! E’
assolutamente necessario mantenersi sempre e comunque
all’interno dei propri limiti, cercando di non barare con se
stessi e di essere “conservativi”, senza mai delegare ad altri
la propria sicurezza. Se poi vogliamo fare anche qualcosa in
più, allora dobbiamo impegnarci a migliorare individualmente,
con la stessa costanza e spirito di sacrificio che sono
necessari in qualsiasi altra attività sportiva, ricordandoci
inoltre che una delle regole fondamentali insegnata nei corsi “Rescue” è quella di evitare che
il subacqueo in pericolo possa trascinare con sé il soccorritore. |
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Anche nelle immersioni tecniche, immergersi
con il proprio compagno abituale permette una maggiore
sicurezza.
L'affiatamento e la conoscenza reciproca sono fondamentali nel
caso in cui si debba gestire un'emergenza. |
La poca letteratura
esistente in tema di immersione in solitaria, che sostiene il
superamento del "sistema di coppia" nell’addestramento subacqueo, si
basa essenzialmente sui seguenti principi:
1° il sistema di coppia
crea un falso senso di sicurezza, perché il subacqueo è portato a vedere
nel proprio compagno la soluzione a qualsiasi suo problema o carenza e
la salvezza in caso di difficoltà estreme; mentre le statistiche sugli
incidenti subacquei dimostrano purtroppo quanto ciò spesso non funzioni;
2° il sistema di coppia
crea dei rischi aggiuntivi nelle immersioni impegnative (come quelle in
grotta, nei relitti o in profondità), dove essere da soli e non doversi
preoccupare di nessuno contribuisce al controllo globale e alla migliore
gestione dell’immersione; inoltre, in certe situazioni estreme, il
sistema di coppia è addirittura inconcepibile;
3° il sistema di coppia,
se ben concepito e attuato, impone una buona conoscenza del proprio
compagno ed una maggiore pianificazione; inoltre, dovendo provvedere
anche alla sicurezza del proprio buddy il subacqueo si carica di
impegni aggiuntivi dal punto di vista materiale e psicologico (il che è
un fattore di stress durante l’immersione);
4° che la sicurezza
durante un’immersione sia determinata dal numero dei sub deriva da un
concetto errato e fuorviante di "team": la sicurezza dovrebbe
sempre dipendere da una corretta capacità di pianificazione (che si può
benissimo realizzare anche da soli) e da una completa visualizzazione
dei rischi che sono possibili a prescindere dal numero dei sub (cosa che si
può ottenere attraverso l’esperienza pratica).
In sostanza, parlare di
"solo dive" significa imparare a cavarsela nei limiti delle proprie
competenze e abilità: secondo me l’autosoccorso è fondamentale per
potersi immergere in sicurezza!
Visualizzazione, addestramento pratico,
attitudine/capacità e condizionamento costante, sono i criteri guida per
poter andare in acqua da soli in sicurezza, correndo il minimo dei
rischi che sono razionalmente accettabili anche quando si scende in
acqua con un gruppo di altri subacquei. In sostanza, si tratta di
accettare il concetto di "immersione in solitaria anche in gruppo"… una cosa
che non èsemplicissima da ottenere.
Vediamo adesso il parere di un esperto...
Il Sistema di coppia
Cosa deve intendersi per effettivo compagno di immersione e
qual è veramente il suo valore? Due interrogativi ai quali
occorre rispondere senza influenze derivate dalle proprie
abitudini e desideri.
di Andrea Neri
Il subacqueo solitario non è una specie estinta, è una specie a
rischio. Potremmo concludere così il nostro articolo sul Sistema
di Coppia. Probabilmente qualche lettore non condivide
quest'affermazione, lo comprendiamo, anche perché in “Mondo
Sommerso” vi sono subacquei con le tempie grigie, subacquei che
ben conoscono la libertà assoluta che solo un'immersione in
solitario concede. Tuttavia, durante il tempo necessario a far
argentare le tempie, si è avuto il modo di osservare e
analizzare eventi drammatici, a volte fatali, dove l'assenza di
un compagno d'immersione ha avuto un ruolo decisivo.
Subacquei, strana gente
I subacquei, istruttori e non che siano, sono strana gente.
Quando si trattano le procedure di sicurezza, le discussioni che
ne derivano raggiungono toni elevati ed è confortante costatare
quanta attenzione capillare è dedicata alle procedure di
sicurezza e di prevenzione degli incidenti in mare. Stranamente,
la stessa enfasi e rigidità espressa in quei conciliaboli si
dissolve inspiegabilmente quando l'immersione si ha da fare, non
più da discutere. Per convincersi di tutto ciò è sufficiente
osservare la scansione infinitesimale che è applicata quando
avviene un incidente subacqueo. Tutto lo scenario ove si è
svolto l'incidente è analizzato, sviscerato in tutti i suoi
meandri, alla ricerca spasmodica di qualche manifesta negligenza
da condannare ad ogni occasione e, soprattutto, per attirare
sulla propria persona un alone di subacqueo esperto,
responsabile e, dulcis in fundo, bravo.
Il compagno d’immersione è un "fastidio"
Un fastidio già, anche lo scrivente lo ha detto quando a causa
del compagno è stato necessario interrompere un'immersione
attesa da tempo, oppure attendere in superficie che fosse pronto
a immergersi, o dover fermare il pinneggiamento in quanto lui,
il compagno, è intento a osservare "quell'insignificante
spirografo", e si potrebbe impinguare l'elenco ma, eh proprio
così, c'è sempre un ma. Il "ma" è quello che fa ringraziare il
proprio compagno d'immersione quando il problema lo abbiamo noi
e non lui. Sembra strano che gran parte dei subacquei
(istruttori compresi), ritengano che i problemi siano
un'esclusiva degli altri, pare che esista una specie di
infallibilità tecnica tendente ad escludere la possibilità di
avere o di essere un problema. La realtà è che alla fine, tutti
hanno bisogno del compagno d'immersione, magari per alcune
banalità ma le banalità, se non risolte in modo rapido ed
efficace, possono evolversi in problematiche irrisolvibili.
Il sistema di coppia ricreativo e tecnico
Non ci sono differenze. Mentre nell'immersione ricreativa il
Sistema di Coppia è uno standard ben ratificato e indiscusso, in
alcune frange dell'immersione tecnica si hanno opinioni opposte.
Nelle immersioni a quote considerevoli, ben oltre i modesti 40
metri della rec-diving, il compagno d'immersione pare non avere
la stessa efficacia risolutiva realizzabile in acque poco
profonde. Tali teorie possono avere un senso pragmatico, ma i
problemi subacquei sono eterogenei e il subacqueo deve pensare
non solo ai grandi ma anche ai piccoli problemi che senza la
collaborazione di qualcuno, è difficile risolvere.
Effetto psicologico
I subacquei che hanno iniziato il proprio addestramento,
attraverso le didattiche conoscono e applicano il Sistema di
Coppia. Per vari motivi, ad alcuni sub è accaduto di immergersi
da soli. Essi hanno avvertito chiaramente un senso di forte
disagio derivato dall'essere soli, dal non poter fare
affidamento su nessuno in caso di problemi. Immergersi con il
proprio compagno d'immersione infonde sicurezza ed è naturale
che sia così. Nessuna attrezzatura è capace di estrarre un sub
impigliato in una rete, di fornire aria o di portarlo in
superficie, il problema vero è un altro ed è proprio lui: il
compagno. |
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Quale compagno?
Non basta avere un compagno d'immersione per essere sicuri in
acqua, occorre un compagno idoneo dove per idoneo si deve
intendere un compagno che conosce i propri limiti, che li
preannuncia, che pianifica e che rispetta la pianificazione, che
sa riconoscere le immersioni fuori dalle sue capacità e le
evita. Può accadere di essere coinvolti in un'immersione di
gruppo dove intimamente il subacqueo sa di non essere
all'altezza. In quei casi occorre la forza (meglio intelligenza)
di esprimere la propria contrarietà e proporre immersioni
alternative, entro i propri limiti. Quali sono i propri limiti,
quando un sub è in gamba? Duilio Marcante espresse una risposta
illuminante al riguardo: "Quando sa di non esserlo". Di là dai
riferimenti nostalgici ma attuali e palpabili ad ogni
immersione, è difficile rispondere al quesito, i limiti si
vedono bene negli altri. Possiamo ipotizzare una risposta
indicando le capacità di gestire efficacemente un'emergenza
subacquea, ma esse non sono costanti al variare delle quote di
profondità. Per rafforzare quanto appena descritto si possono
citare quei subacquei che si tolgono, rimettono e svuotano la
maschera con innegabile tranquillità in pochi metri di acqua, ma
che si rifiutano energicamente di farlo, quando è chiesto loro
di ripetere l'esercizio a profondità maggiori. In ogni caso,
l'errore di base è sempre e soltanto uno, considerare il
compagno come il solo che può avere un problema. Eseguire
un'immersione pianificata entro i limiti del subacqueo meno
esperto, significa eseguire un'immersione dove la sicurezza
inizia a materializzarsi parallelamente al piacere di
immergersi. Questa non è filosofia, questa è una procedura
leggibile in ogni pagina di ogni manuale d'immersione ma
purtroppo, vi sono subacquei che creano in sé un proprio,
personalissimo, manuale d'immersione. |
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