171. LE IMMERSIONI IN TRIMIX:
CARATTERISTICHE E PIANIFICAZIONE
Testo rielaborato da Marcello
Polacchini
Attenzione!
Questo testo non è
sufficiente per dare al subacqueo la preparazione necessaria per poter
fare immersioni utilizzando il Trimix, per le quali è invece necessaria
la frequenza di specifici corsi teorico-pratici tenuti da istruttori
qualificati.
Marpola in configurazione tecnica con bibo e stage |
CHE COS'E' IL TRIMIX
Anche se
l'utilizzo di miscele di gas ha una lunga storia, è solo
da relativamente poco tempo che il Trimix (ossigeno +
azoto + elio) è considerato una miscela di gas valida
per l'uso nel campo subacquea ricreativa.
Nel 1919 il professor Elihu Thomson, un
inventore prodigioso e co-fondatore con Thomas Edison
della General Electric Company, teorizzò che la narcosi
d’azoto che colpiva i palombari in profondità sarebbe
diminuita utilizzando un gas diverso dall’aria, e
suggerì che l'elio poteva essere utilizzato come
diluente dell’ossigeno nelle immersioni più profonde.
Quando gli scienziati e i subacquei
acquisirono maggiori conoscenze circa gli effetti delle
immersioni profonde sul corpo umano, cominciarono a
sviluppare maggiormente l'uso dell’elio nelle miscele
respiratorie, e dal 1925 la US Navy cominciò ad
impiegare miscele contenenti diverse percentuali di
elio. Dopo varie prove, ricerche e operazioni di
salvataggio e recupero avvenute nel corso di una
cinquantina d’anni, Tom Mount nel 1991 creò la prima
serie di Standard di addestramento IANTD per l’uso di
Trimix.
Ormai
al giorno d'oggi l’elio è un gas largamente utilizzato per le
immersioni profonde, ovvero di solito oltre le quote di 50/60
metri. In pratica l’elio viene inserito nella miscela
respiratoria al posto di una parte dell’azoto, per formare
miscele binarie chiamate “Heliox” (elio +
ossigeno) oppure miscele ternarie chiamate “Trimix” (elio
+ azoto + ossigeno).
Negli
ultimi anni si stanno diffondendo i cosiddetti Trimix
leggeri o “normossici”, cioè delle miscele
contenenti frazioni di elio abbastanza basse (25-35%),
mentre l’ossigeno rimane il 21% contenuto nell'aria. Con questo tipo di
miscele si può scendere direttamente dalla superficie
con la miscela di fondo ed arrivare fino alla massima
profondità operativa della miscela normossica, cioè
attorno ai 60/65 metri, ma si ha un livello narcotico
molto più basso che respirando aria. Al termine
dell'immersione le tappe decompressive vengono
effettuate con miscele iperossigenate tipo EAN50 oppure
EAN80 o con ossigeno al 100%. |
VANTAGGI DELL’ELIO
I vantaggi principali
nell’utilizzo di miscele contenenti elio al posto di
parte dell’azoto sono notevoli, specialmente, come già
detto, il controllo del livello narcotico, che in
base alla quantità di azoto che si toglie dalla miscela
respiratoria si può
abbassare notevolmente fino a eliminarlo quasi
completamente in caso di utilizzo dell’Heliox (He
+ O2).
Inoltre le miscele Trimix
sono più facili da respirare, perché l’elio è un
gas meno denso rispetto all’aria.
Infine, se un subacqueo
abbina l’immersione in Trimix con gas decompressivi tipo
ossigeno puro o EAN50 e con un altro gas di
trasferimento (cd. “miscela di viaggio”), può abbassare molto i tempi decompressivi.
Per questo motivo negli addestramenti il corso Trimix
viene abbinato ad un corso di Tecnica, che abilita il
subacqueo ad utilizzare durante l’immersione tre miscele
diverse. |
SVANTAGGI DELL’ELIO
Il difetto principale
dell’elio è il suo costo elevato, che a seconda
della zona per l’utilizzatore finale va dai 28 ai 34
Euro al metro cubo (prezzi 2018). Per questo motivo si tende ad
utilizzare miscele Trimix rispetto all’Heliox, perché
contenendo anche una parte di azoto sono meno costose.
Un altro svantaggio è che per
arrivare ad essere un subacqueo abilitato ad immergersi
con il Trimix bisogna partire dal corso Nitrox Base,
passando dai corsi Deep e Avanzati fino ai corsi Tecnici
veri e propri, perciò è necessario compiere un percorso didattico
lungo e costoso.
I costi si aggirano attorno ai 700/1000 Euro a seconda
del tipo di corso e di combinazione richiesta oltre al
costo delle miscele respiratorie impiegate per sè e per
il proprio istruttore.
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ATTREZZATURA PER L’ELIO
Essendo
un gas inerte, l’elio non ha bisogno di nessuna
attrezzatura dedicata, come invece è necessario per
impiegare l'ossigeno, infatti le bombole di fondo
possono essere caricate in Trimix anche se non sono
“pulite ossigeno”.
Aumenta invece notevolmente
la quantità di attrezzatura necessaria per i corsi
Trimix, in quanto bisogna utilizzare un bibombola con manifold, delle bombole da fianco (1 o 2 per il Trimix
normossico e 3 o più per il Trimix ipossico), un gav con sacco
e piastra posteriore, una frusta principale lunga, una
maschera di scorta, lo spool e il reel, ecc. (maggiori
info si trovano sulle specifiche di ogni corso proposto
dalle varie Agenzie didattiche).
Le ricariche Trimix ormai
sono abbastanza diffuse nei diving, molto meno rispetto
al Nitrox, ma comunque sono in continua crescita nel
nostro Paese.
LIMITI
DELL’ELIO
Abbiamo
detto che utilizzando un Trimix normossico la
massima profondità operativa (MOD) è di 60/65 metri, a
seconda della pressione parziale di ossigeno utilizzata
(è noto che respirare ossigeno ad una PpO2
superiore a 1,6 atm può generare i sintomi della
tossicità dell’ossigeno ad alta pressione).
Per l’utilizzo del Trimix
ipossico i corsi delle varie didattiche stabiliscono
il limite di 80/100 metri, poi abbassando via via i
livelli di ossigeno contenuti nella miscela si può arrivare a quote ben
maggiori.
Negli ultimi tempi per le
immersioni commerciali e professionali molto profonde si
stanno studiando delle miscele chiamate “Hydrox”, nelle
quali si utilizza l’idrogeno come gas inerte da
sostituire all’elio, in quanto più facile da
reperire ed a costi inferiori. Il problema dell’idrogeno
però è la sua alta infiammabilità quando va a
contatto con l’ossigeno, per questo viene utilizzato con
percentuali molto basse non superiori al 4%.
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I GAS INERTI
Un
gas inerte è un elemento che non è indispensabile al
nostro organismo per sopravvivere e che non crea problemi agli altri gas
della miscela che respiriamo. In altre parole, un gas
inerte non è altro che un “diluente” dell’ossigeno,
elemento indispensabile per la vita ed unico gas che è
metabolizzato dal nostro organismo.
L’inerte si comporta solo da
diluente dell’ossigeno alla pressione di superficie
(pressione normobarica), ma quando scendendo in
profondità è esposto ad un aumento della sua pressione
parziale nascono dei problemi. Lo scopo principale del
gas inerte presente nella miscela respiratoria in
sostanza
è quello di diluire l’ossigeno riducendone la sua
frazione e, quindi, la sua pressione parziale (PpO2)
a quella data profondità. Tutto questo non deve
influire sul nostro metabolismo. Ad esempio, se invece
dell’elio usassimo l'argon come diluente dell’ossigeno,
sarebbe inutile avere la PpO2 entro i nostri
limiti, dato che a 50 metri avremmo ancora più narcosi
che con l’azoto. Questo significa che quando usiamo dei
gas inerti per diluire l’ossigeno, dobbiamo tenere conto
delle loro caratteristiche. Inoltre, durante
un’immersione, non va bene assorbire ad un’alta
pressione parziale un solo gas inerte. In altre parole,
prima di saturare ad esempio a livello 5 un gas inerte,
è meglio saturare a livello 2.5 due gas inerti.
Facciamo
un esempio pratico, supponiamo di immergerci a 50 metri
con aria. In questo caso satureremo l’azoto con una
pressione di 4.74 atm (infatti avremo PpN2 =
FN2 x Ptot = 0.79 x 6 = 4.74). Queste 4.74
atm rappresentano la “forza” che spingerà l’inerte, in
questo caso l’azoto, ad entrare nei nostri tessuti.
Avremo, in altre parole, un alto gradiente saturativo
che spingerà l’azoto ad entrare nel circolo sanguigno e
nei nostri tessuti con un grande apporto di questo gas.
Ma se noi sostituiamo una parte dell’azoto con un altro
gas inerte (ad esempio l’elio) per ottenere una miscela
Trimix, avremo un gradiente saturativo dell'azoto molto più basso e
quindi assorbiremo una quantità inferiore di questo gas
inerte.
Durante la decompressione, a
mano a mano che la pressione parziale dell’azoto
diminuisce con il diminuire della pressione assoluta (Ptot),
ogni nuovo volume di sangue avrà una PpN2
maggiore di quella degli alveoli polmonari che saranno
già esposti alla pressione ambiente. Inizierà così una
desaturazione del sangue spinta dalla “forza” opposta
che questa volta produrrà un gradiente d’espulsione.
E’ chiaro che se con
l’aggiunta di un altro inerte (l’elio) nella miscela
abbiamo fatto in modo di assorbire meno gas inerte, per
eliminarlo occorrerà minor tempo. In altre parole,
ritornando all’esempio precedente, abbiamo visto che
respirando aria a 50 metri si satura il sangue con una
PpN2 di 4.74 atm e per ritornare alla PpN2
normobarica di 0.79 atm occorrerà un certo tempo, cioè
un certo numero di circoli sanguigni; ma se noi iniziamo
la decompressione con una PpN2 più bassa, il
numero di circoli sanguigni completi, e quindi il tempo
necessario per ritornare alla PpN2 di 0.79
atm, sarà inferiore.
Va precisato però che questo
discorso vale se è riferito solamente all’azoto, ma
siccome nel Trimix è presente anche l’elio bisogna
considerare anche l’interazione tra questi due gas
inerti. Il processo di saturazione dei tessuti, infatti,
è un “compromesso” tra velocità e solubilità
dell’inerte, nel senso che se l’immersione è di breve
durata “comanderà” la velocità rispetto alla solubilità;
ma a mano a mano che i tempi si allungano comanderò
sempre di più la solubilità. In pratica per immersioni
brevi l’elio è penalizzante rispetto all’azoto in quanto
più veloce; mentre per tempi lunghi l’elio è meno
penalizzante in quanto meno solubile anche se più veloce
dell’azoto. Ad ogni modo rimane sempre il vantaggio
dell’elio per quanto riguarda il controllo della
narcosi.
L’aspetto
negativo dell’elio, in termini decompressivi, è legato
alla sua leggerezza. Infatti, se è innegabilmente
un vantaggio il fatto che il suo peso molecolare molto
basso faciliti la respirazione in profondità quando le
elevate pressioni rendono i gas più densi, la stessa
leggerezza dell’elio fa sì che si sciolga molto più
velocemente nei tessuti e che li renda saturi in un
tempo molto minore di quanto non sia necessario
all’azoto. Però, secondo gli ultimi studi sull’uso
dell’elio nelle miscele subacquee, è risultato che se da una
parte l’elio si diffonde più velocemente nel sangue
rispetto all’azoto, è anche meno solubile di
quest’ultimo. Questo vuol dire che, a parità di tempo di
esposizione, l’elio entrerà più velocemente nel sangue
ed in quantità maggiore rispetto all’azoto, ma essendo
meno solubile se ne scioglierà una quantità minore.
Da queste considerazioni deriva che dal punto di vista
della saturazione il tempo di fondo e il fatto che i
tessuti siano o meno completamente saturi (per tempi
lunghi) giocano un ruolo fondamentale nella
decompressione.
L'elio, come abbiamo già detto, presenta comunque alcuni
svantaggi. L’elio non è narcotico ma sottrae
calore sia attraverso la respirazione che al
contatto cutaneo, quindi non lo si può usare per
insufflare la muta stagna. Inoltre, data la sua
leggerezza, le corde vocali vibrano più velocemente
quando si respira elio, e quindi distorce la voce
creando il cosiddetto “effetto paperino”, ma questo non
crea problemi ai subacquei sportivi, ma solo ai
professionisti che usano le maschere gran facciali con i
comunicatori. In superficie, dopo pochi respiri di aria,
la voce torna comunque normale.
Un altro svantaggio dell’elio, che è venduto in bombole
da 40/50 litri a 200 bar di pressione e il costo è
molto elevato. L’elio è presente sul mercato in due
tipi, uno con grado di purezza 4.8 consigliabile per
immersioni fino a 100 metri (cioè usabile per una PpHe
max di 11 atm), l’altro ancora più filtrato che costa
quasi il doppio, con grado di purezza 5.2 e
consigliabile per immersioni oltre i 100 metri (cioè con
una PpHe maggiore di 11 atm).
Di contro, il fatto che
l’elio è sette volte più leggero dell’aria
presenta un grosso vantaggio nella respirazione in
profondità, dove avremo un minore sforzo inspiratorio.
Addirittura potremmo avere la necessità di ritarare
i primi stadi degli erogatori che, pur funzionando benissimo con
l’aria, potrebbero trafilare in presenza di una elevata
percentuale di elio nella miscela, come pure potrebbe
trafilare una valvola del GAV o l'attacco di una frusta.
Vediamo
ora quali sono gli altri gas inerti presenti in
natura e quale può essere il loro impiego. Sono
cinque: Azoto (N2), Elio (He),
Idrogeno (H2), Neon (Ne) e
Argon (Ar).
L’idrogeno sarebbe un eccellente gas inerte che
non presenta nessuna controindicazione come diluente,
salvo il fatto di diventare esplosivo se è miscelato con
ossigeno presente in una frazione superiore al 4%. Per
questo motivo è usato solo in immersioni lavorative
molto profonde, avendo però l’accortezza di usare delle
miscele intermedie di “lavaggio” dei polmoni prima di
ritornare a respirare aria.
Il neon sarebbe un
altro gas inerte eccellente, che oltretutto a differenza
dell’elio non sottrae calore e non distorce la voce, ma
costa moltissimo, perché essendo presente nella nostra
atmosfera in quantità piccolissime, per estrarlo
dall’aria occorre filtrarne delle quantità enormi.
L’argon ha un potere
narcotico molto superiore all’azoto, quindi potrebbe
essere utile solo in decompressione per creare il
gradiente desaturativo prima di passare a respirare
l’ossigeno puro.
Se per esempio dopo un’immersione con Trimix (ossigeno +
elio + azoto) si passasse a respirare una miscela
“Argox” (argon + ossigeno) a 15 metri, prima di passare
all’ossigeno puro, avremmo il gradiente di espulsione
totale dell’inerte che ci ha saturato sul fondo.
Infatti, sul fondo abbiamo assorbito elio e azoto, ma
nell’Argox questi due gas non sono presenti perciò la
loro eliminazione si verificherà nelle condizioni
ideali.
Miscelando
questi cinque gas inerti naturali con l’ossigeno si
formano tutte le miscele che possono essere utilizzate
in immersione.
-
Le miscele binarie sono
ARGOX (Ar +O2), HELIOX (He +O2), HIDROX
(H2 +O2), NEONOX (Ne +O2),
NITROX (N2 +O2).
-
Le miscele ternarie
sono TRIMIX (O2,He, N2),
HELITROX (He + NITROX) ed HELIAIR (He + Air).
Le miscele ternarie o Trimix
a loro volta sono
di tre tipi:
·
Ipossica
se FO2 < 18%
·
Normossica
se FO2 tra 18 e 21%
·
Iperossica
se FO2 > 21%
Questa non è altro che l’HELITROX
(elio + Nitrox), l’ultima miscela nata nella famiglia
delle miscele Trimix.
Tutte queste miscele si
ottengono per pressioni parziali, cioè addizionando
insieme una frazione di ossigeno, una di elio ed una di
azoto.
Il Trimix ipossico si può fare anche miscelando l’elio
puro con l’aria; mentre il Trimix normossico si può fare
miscelando HELIOX ed aria e l’HELITROX miscelando elio
puro con aria, oppure elio puro con NITROX.
IMMERSIONI IN TRIMIX
Le
tecniche e metodologie usate nell’immersione sportiva
con l’impiego di miscele Trimix sono derivate da
un’ampia sperimentazione in ambito militare e lavorativo,
perciò la loro pratica richiede un addestramento
rigoroso e preciso, frequentando dei corsi specifici.
Secondo le attuali conoscenze, queste miscele possono
consentire l’immersione di un subacqueo in autonomia
fino a 300 metri di profondità.
L’impiego
delle miscele Trimix avviene per tre motivi
principali:
1° ridurre la narcosi
d’azoto, abbassando la percentuale di azoto presente
nella miscela respiratoria;
2° ridurre il rischio d’intossicazione
da ossigeno, respirando sempre una miscela
contenente una
appropriata percentuale
d’ossigeno;
3° ridurre l’accumulo di
anidride carbonica, aggiungendo alla miscela
respiratoria un gas molto leggero come l’elio che
facilita la respirazione.
ALTRE DEFINIZIONI DEL TRIMIX
Una
miscela composta di elio, azoto e ossigeno si definisce:
·
TRIMIX
se FO2 < 20% e l’elio sostituisce parte
dell’azoto.
·
TRIOX
se FO2
> 20% e l’elio sostituisce parte dell’azoto.
·
ELIOX
se l’elio sostituisce completamente l’azoto e anche una
parte della frazione di ossigeno. Questa miscela è
utilizzata nel campo dell’industria dei lavori
subacquei.
È
stato adottato un sistema universale di due cifre
per indicare le frazioni dei gas contenuti in una
miscela Trimix o Triox, indicando come primo numero la
percentuale dell’ossigeno e come secondo numero quella
dell’elio, mentre la percentuale dell’azoto non viene
indicata in quanto è semplice ricavarla per differenza.
Ad esempio se si dice che una
data bombola contiene un Trimix 16/45 significa che il
contenuto della bombola è: 16% di ossigeno, 45% di elio
e il restante 39% di azoto. |
Marpola durante la sosta decompressiva con EAN50 |
CONDUCIBILITÀ TERMICA DELL’ELIO
L’elio
ha un’elevata conducibilità termica, pari a circa 6
volte quella dell’aria, perciò un corpo immerso
nell’elio disperde il proprio calore circa 6 volte più
velocemente che nell’aria.
Per quanto concerne la
respirazione e quindi la dispersione di calore
attraverso le vie respiratorie, la differenza rispetto
alla respirazione di aria è pressoché trascurabile. La
dispersione termica invece deve
essere presa in considerazione quando si fanno
immersioni in acque fredde e si utilizza il Trimix come
gas per la compensazione della muta stagna. In questi
casi è preferibile utilizzare una bombola aggiuntiva
(il cd. "bombolino")
della capacità di almeno 1 litro contenente aria o
argon. In alternativa occorre aumentare la propria
protezione termica utilizzando sottomuta più caldi ed
efficienti che contrastino la perdita di calore
corporeo.
Nel
caso di utilizzo di un bombolino aggiuntivo
questo dovrà essere dotato di attacco DIN e alla bombola
si collegherà un primo stadio dotato di valvola di
sovrappressione e frusta di collegamento per la muta
stagna. Il bombolino dovrà essere collocato in modo
tale che la rubinetteria sia facilmente accessibile
al subacqueo che, in caso di malfunzionamento (es.
erogazione continua) , deve
essere in grado di chiudere rapidamente il rubinetto. Per questo
motivo è preferibile montare il bombolino sul lato
sinistro (a lato del bibombola o dello schienalino) con
il rubinetto rivolto verso il basso.
Se invece viene utilizzata
la miscela di fondo per la compensazione della muta
stagna, la frusta di collegamento non deve essere
montata sullo stesso primo stadio dove è montata la
frusta del GAV, perchè
In caso di necessità di
isolamento di una delle due bombole, il subacqueo potrà
avere avere sempre il GAV o la muta stagna funzionanti.
Qualunque sistema si utilizzi, sarebbe bene che la
frusta del GAV possa raggiungere anche la valvola di
carico della muta stagna, e viceversa. In caso di
necessità è comunque possibile collegare la frusta della
muta stagna anche ad una bombola decompressiva.
LA
DIFFUSIONE DELL’ELIO
L’elio
si diffonde nei tessuti molto più velocemente
dell’azoto (2,78 volte). Pertanto sia l’assorbimento
che la desaturazione dell’elio avvengono molto più
rapidamente: basti pensare che il compartimento
tissutale che con l’azoto prevede un tempo di
emisaturazione di 340 minuti, con l’elio lo vede ridursi
a 120 minuti.
Poiché di conseguenza si
riducono anche i tempi di desaturazione, i tempi di
decompressione con un Trimix normossico e con tempi di fondo
relativamente brevi non cambiano di molto rispetto
all’immersione con semplice aria.
Occorre però tenere presente
un aspetto importante: il subacqueo che s’immerge
respirando Trimix deve porre la massima
attenzione alla velocità di risalita, perché, per le
caratteristiche fisiche dell’elio, il mancato rigoroso
rispetto di questo parametro può facilmente provocare la
formazione di bolle.
La velocità di diffusione
dell’elio comporta inoltre la necessità, per facilitarne
l’eliminazione, di utilizzare miscele per la
decompressione ricche di ossigeno: altrimenti continuando a respirare la miscela di
fondo la decompressione richiederebbe delle ore e una scorta di gas che
nessun subacqueo potrebbe trasportare con sé in acqua.
|
TIPI
DI TRIMIX IMPIEGATI NORMALMENTE
Come già detto sono due le
grandi categorie di Trimix impiegate normalmente: il
normossico e l’ipossico.
-
Il Trimix
normossico
comprende tutte le miscele Trimix che
hanno una percentuale di ossigeno compresa tra il
18 e il 21%. Queste miscele possono essere
respirate dal subacqueo fino dalla superficie,
dato che la frazione di ossigeno presente a 1 bar di
pressione ambiente è sufficiente alle funzioni
vitali.
-
Il Trimix ipossico
invece è una miscela con una percentuale di
ossigeno inferiore al 18% e il subacqueo non
lo può respirare fino dalla superficie perché la
frazione di ossigeno presente a 1 bar di pressione
ambiente potrebbe non essere sufficiente alla vita.
In questo caso occorrerà utilizzare la cosiddetta
"miscela di viaggio": solitamente è una miscela
Trimix normossica che viene utilizzata
anche nella prima parte dell’immersione per
raggiungere almeno la profondità alla quale la
frazione di ossigeno del back gas avrà almeno una
pressione di 0,2 atm e quindi sia respirabile.
Facciamo
un esempio pratico. Se pianifichiamo un’immersione
utilizzando un Trimix 16/45 è ovvio che per raggiungere
la profondità alla quale il 16% di ossigeno avrà una
pressione parziale normossica dovremo utilizzare una
miscela di viaggio.
Considerando di poter
respirare il Trimix quando questo avrà una PpO2
di 0,2 atm (cioè la pressione atmosferica), si divide 0,2
per 0,16 e si ottiene 1,25 che, arrotondato per
sicurezza a 1,3 indica che è possibile respirare un
Trimix 16/45 ad una pressione ambiente pari a 1,3 atm
(cioè a 3 metri di profondità) in modo che la pressione
parziale dell’ossigeno sia di poco superiore a 0,2 atm.
Stando a questi calcoli il
subacqueo dell’esempio potrà utilizzare l’EAN50 della
bombola decompressiva almeno fino ai 3 metri di
profondità, dove potrà iniziare a respirare la miscela
di fondo (il Trimix 16/45).
Molto meglio è prevedere
l’utilizzo di una "miscela di viaggio" che dovrà essere
respirata dalla superficie fino alla profondità dove la
PpO2 dell’ossigeno sarà al massimo di 1,3 atm. Ad
esempio se si prevede l’uso di un Trimix 21/35 questa
miscela sarà utilizzata durante la discesa dalla
superficie (dove la PpO2 è di 0,2 atm) fino alla
profondità massima di 52 metri (dove la PpO2 è 0,21 x
6,2 = 1,3 atm). |
L'IPOSSIA
Quando
ci s’immerge utilizzando un Trimix ipossico
(miscela di gas con una percentuale di ossigeno
inferiore al 18%) occorre fare molta attenzione a non
respirare questa miscela finché non si è raggiunta una
profondità tale da rendere la frazione di ossigeno
normossica, diversamente il subacqueo potrebbe
incorrere nell’ipossia, cioè la
condizione nella quale alle cellule viene a mancare il
rifornimento di un’adeguata quantità di ossigeno,
indispensabile alla vita. Infatti, se l’ossigeno non
giunge in quantità sufficiente a tutte le cellule del
corpo, queste cominciano a morire e la perdita di
conoscenza arriva in meno di 30 secondi mentre
l’interruzione della respirazione avviene in meno di 1
minuto. Addirittura se questa condizione dovesse persistere per circa 4 minuti
ne deriverebbero dei danni cerebrali irreversibili.
Va segnalato che una vittima di ipossia solitamente non
si accorge di esserlo perchè a uno stato di euforia
segue debolezza e poi l’immediata perdita di conoscenza.
LA
CONTRODIFFUSIONE ISOBARICA
Con
il termine "controdiffusione isobarica" (isobaric
counter diffusion) si indica la diffusione di due
gas in direzioni opposte, in assenza di variazioni
di pressione ambiente: fenomeno che avviene
quando il subacqueo cambia la miscela che sta
respirando (cioè fa il cd. "gas-switch"). In pratica,
semplificando il concetto, un gas diffonde dagli alveoli
nei tessuti e uno dai tessuti negli alveoli.
Se per esempio un subacqueo
s’immerge con una miscela normossica Trimix 18/40 e
prevede di fare una decompressione con EAN40 e ossigeno
puro, quando durante la risalita arrivato a 30 metri
cambia la miscela respirata ha i tessuti carichi di elio
e azoto, ma cominciando a respirare l’EAN40 (che non
contiene elio ma che contiene più azoto rispetto alla
miscela respirata fino a quel momento) la frazione di
elio presente negli alveoli polmonari si azzera
immediatamente, mentre la frazione di azoto
aumenta repentinamente.
A
secondo del livello di saturazione dei tessuti può
accadere che il gradiente dell’elio in uscita dai
tessuti negli alveoli sia inferiore a quello dell’azoto
in entrata dagli alveoli nei tessuti stessi, perciò
accadrebbe che la somma totale di gas inerte (azoto
+ elio) presente nei tessuti supererebbe la tensione
critica sopportabile con inevitabile conseguente
formazione di bolle.
In pratica a 30 metri di profondità il gradiente di elio
presente nei tessuti è troppo basso, rispetto alla
pressione ambiente, per farne uscire una quantità
sufficiente e lasciare il posto all’azoto presente nella
miscela decompressiva, che invece ha un alto gradiente
di diffusione data l’elevata pressione ambiente. |
Gruppo di subacquei in decompressione |
Per
evitare questo pericoloso fenomeno è sufficiente
cambiare la miscela decompressiva e piuttosto che l'EAN40
utilizzare l'EAN50
ed effettuare il gas-switch a 21 metri.
Meglio ancora sarebbe
utilizzare una miscela decompressiva con un po’ di elio
e meno azoto perchè in decompressione non si possono
fare grandi "salti" da una miscela con meno azoto (il
42% nel Trimix 18/40) ad una con molto più azoto (il 50%
nell’EAN50).
E’da notare inoltre che il fenomeno
della controdiffusione può coinvolgere il subacqueo
anche nei cambi gas in fase di discesa, cioè quando
si passa dalla respirazione di aria o Nitrox al Trimix. |
Configurazione Trimix ipossico: bibombola con miscela
di fondo, miscela di viaggio Trimix e 2 bombole decompressive
con EAN50 e ossigeno puro |
CALCOLO DELLA PROFONDITÀ NARCOTICA EQUIVALENTE (END)
Tenere
sotto controllo l’effetto narcotico della miscela
respirata e potersi così spingere a maggiore profondità
riducendo al minimo il rischio di perdita di controllo
dovuto
all’effetto narcotico dell’aria respirata a elevate
pressioni parziali è la
ragione principale per cui si utilizza la miscela
Trimix.
Ma, quanto elio si deve aggiungere alla miscela
per ottenere questo risultato?
La risposta dipende dalla
profondità che si vuole raggiungere e da quale
parametro si vuole prendere in considerazione come
profondità narcotica equivalente (END cioè Equivalent
Narcotic Depth) massima accettata.
In pratica, una data
miscela Trimix respirata a una determinata profondità
equivale, dal punto di vista narcotico, a respirare aria
a una profondità inferiore.
Il NOAA consiglia in via
cautelativa di trattare azoto e ossigeno allo stesso
modo dal punto di vista narcotico (anche se non
esiste alcuna prova degli effetti narcotici
dell’ossigeno), perciò possiamo calcolare la END
partendo dalla proporzione END (atm) : Prof(atm) = (fN2
+ fO2) : 1 dalla quale si ricava la formula:
END
(atm) = Prof (atm) × (fN2 + fO2)
oppure la formula:
END (atm) = Prof (atm) × (1 - fHe)
dove:
• END (atm) è la
profondità narcotica equivalente del Trimix, espressa in
atmosfere (pressione ambiente).
• Prof (atm) è la
profondità reale alla quale viene respirato il Trimix,
espressa in atmosfere (pressione ambiente).
• fN2 + fO2
è la somma della frazione di azoto e della frazione di
ossigeno presenti nella miscela Trimix, che equivale a
(1 - fHe), dove fHe è la frazione di elio presente nella
miscela.
• 1 è la somma della
frazione di azoto e della frazione di ossigeno presenti
nell’aria.
Se
ad esempio vogliamo fare un’immersione a 70 metri (dove
la pressione ambiente è 8 atm) utilizzando una miscela
Trimix ipossica 16/45, la profondità narcotica
equivalente è END = 8 × (1 - 0.45) = 4,4 atm cioè dal
punto di vista narcotico è come se ci immergessimo a 34
metri di profondità respirando aria. |
Per
fare lo stesso calcolo utilizzando i metri come unità di
misura della profondità si può
impiegare anche la formula
END (m) =
(Profondità + 10) × (1 − fHe) − 10
che ritornando all’esempio
dell'immersione a 70 metri determina lo stesso
risultato, cioè END = (70 + 10) × (1 - 0.45) - 10 = (80
x 0,55) - 10 = 34 metri.
Per ricavare più
facilmente la frazione di elio da inserire nella
miscela Trimix si può applicare la formula inversa
dell’END, cioè
fHe = 1 - (END (atm)
/ Prof (atm))
dove:
• END (atm) è la
profondità narcotica equivalente massima che vogliamo
ottenere, espressa in atmosfere (pressione ambiente).
• Prof (atm) è la
profondità reale alla quale viene respirata la miscela
Trimix, espressa in atmosfere (pressione ambiente).
Ritornando all’immersione
a 70 metri dell’esempio con quest’ultima formula il
risultato è fHe = 1 - (4,5 / 8) = 0,44 che è la
frazione minima di elio che dobbiamo avere nella miscela
Trimix. Invece utilizzando direttamente i metri come
unità di misura della profondità si può utilizzare anche
la formula fHe = 1 - (END + 10) / (Prof + 10) che
determina lo stesso risultato cioè fHe = 1 - (35 + 10) /
(70 + 10) = 0,44
|
LA
PROFONDITA’ EQUIVALENTE CON ARIA (EAD)
Per
un’immersione fatta con Nitrox si può calcolare la
profondità equivalente con aria (EAD cioè Equivalent
Air Depth) relativamente alla pressione
parziale dell’azoto.
Questo calcolo è importante
per determinare l’assorbimento del gas inerte
(che è minore respirando Nitrox rispetto a quando si
respira aria alla stessa profondità) e serve per
poter impiegare le tabelle di immersione con aria anche
nelle immersioni con Nitrox.
Partendo dalla
proporzione EAD (atm) : Prof (atm) = fN2 :
0.79 si ricava la formula:
EAD
(atm) = Prof (atm) × fN2 / 0.79
dove:
• EAD (atm) è la
profondità equivalente in aria della miscela Nitrox,
espressa in atmosfere (pressione ambiente).
• Prof (atm) è la
profondità reale alla quale viene respirata la miscela
Nitrox, espressa in atmosfere (pressione ambiente).
• fN2 è la
frazione di azoto presente nella miscela Nitrox.
• 0.79 è la frazione di
azoto presente nell’aria.
|
|
Ad
esempio se un subacqueo s’immerge con EAN32
(quindi fN2 = 0.68) a 33 metri (dove la
pressione ambiente è 4.3 atmosfere), attraverso la
formula dell’EAD si può calcolare il suo assorbimento di
azoto utilizzando le tabelle per immersioni con aria, quindi EAD
(atm) = 4.3 × 0.68 / 0.79 = 3.70 atm perciò EAD = 27
metri
Per fare il calcolo
utilizzando direttamente i metri come unità di misura
della profondità si può utilizzare anche la formula
EAD (m) = (Prof + 10) × fN2
/ 0.79 - 10 formula che determina lo
stesso risultato,
cioè EAD = (33 + 10) ×
0.68 / 0.79 - 10 = 27 metri
In pratica un’immersione
effettuata con EAN32 a 33 metri equivale, in termini di
assorbimento dell’azoto, a un’immersione effettuata con
aria a 27 metri.
La
formula dell’EAD da quasi cinquant’anni viene
utilizzata per poter impiegare le tabelle aria US Navy
per la programmazione dell’immersione.
Va segnalato che diminuendo la percentuale di azoto
nella miscela respirata, anche ad aumenti proporzionali
della percentuale di ossigeno, può essere considerato
uguale l’assorbimento del gas inerte alla profondità
equivalente e quindi la teoria della decompressione e il
modello matematico di saturazione e desaturazione per il
Nitrox sono sovrapponibili a quelli dell’immersione con
aria quando si utilizza l’EAD.
La possibilità di
riferirsi solo all’azoto per creare procedure di
prevenzione della MDD è provata non solo da anni di
pratica di uso diretto dell’EAD e delle tabelle NOAA,
senza che le statistiche (pur limitate rispetto a quelle
dell’aria) riferissero aumenti d’incidenza di MDD, ma
anche da lavori scientifici mirati al rilievo delle
bolle "silenti" per mezzo del Doppler (come quello di Kobayashi nel 1991) che sottolineano una minore
incidenza del fenomeno nella respirazione con Nitrox in
ambiente iperbarico.
DIFFERENZE TRA “END” E “EAD”
La
formula EAD (m) = (Prof + 10) × fN2 / 0.79 –
10 che per lo scopo di impiegare le tabelle di
immersione dell’aria nelle immersioni Nitrox tiene in
considerazione la sola frazione dell’azoto, viene
talvolta utilizzata da alcuni software decompressivi per
calcolare la profondità narcotica equivalente in aria
di una miscela Trimix.
In questo caso è necessario
fare una chiara distinzione tra EAD ed END: la prima fa
una comparazione con l’aria considerando narcotico solo
l’azoto, la seconda considera narcotici sia l’azoto
che l’ossigeno presenti nella miscela, come
suggerito dalla NOAA in via cautelativa.
E’ da notare che se si vuole fare riferimento all’EAD
per il calcolo dell’END alcune Agenzie didattiche consigliano di
utilizzare il valore massimo di 30 metri, a
differenza di quello della END che è di 35 metri. |
Marpola in decompressione a 21 metri respirando EAN50 |
DECIDERE QUALE MISCELA UTILIZZARE
Nella
programmazione di un’immersione con il Trimix una
volta calcolata la frazione minima di elio da utilizzare
nella miscela, si devono decidere le proporzioni degli
altri due gas (ossigeno e azoto).
Facendo prima il calcolo
dell’ossigeno, che è il parametro da tenere sotto
controllo per la prevenzione dell’iperossia, è facile
calcolare per differenza la frazione di azoto che dovrà
contenere la miscela Trimix.
Considerando una PpO2
massima respirabile in profondità di 1,4 atm (ma
alcune didattiche suggeriscono prudenzialmente max 1,3
atm) e ricordando che per la Legge di Dalton "la
pressione totale di una miscela di gas è la somma delle
pressioni parziali dei gas che la compongono", per
ricavare la frazione massima di ossigeno che può
essere contenuta nella miscela basta dividere 1,4 per la
pressione ambiente alla MOD che si vuole raggiungere.
Ritornando
all’esempio fatto sopra di un'immersione a 70 metri, siccome
quella profondità la pressione
ambiente è 8 atm, si avrà:
fO2 = 1,4 / 8 = 0,175 e quindi il Trimix
potrà contenere al massimo un 17% di ossigeno.
Attraverso la formula
dell’END abbiamo prima ricavato che la percentuale di
elio necessaria è il 44% perciò sottraendo da 100 il 44%
di elio e il 17% di ossigeno otteniamo 39%, che è la
percentuale di azoto che potrà essere presente
nella miscela. Quindi per un’immersione a 70 metri,
potremo utilizzare un Trimix 17/44 cioè leggermente ipossico. |
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA SCELTA DELLA MISCELA
Da
quanto detto sopra relativamente alla END si intuisce
che diminuendo la MOD si può diminuire la percentuale
di elio nella miscela a favore dell’azoto e si può aumentare
la percentuale dell’ossigeno (a condizione che la PpO2
massima non superi mai 1,4 o 1,3 atm).
Ad esempio se consideriamo un’immersione
a 60 metri, applicando la formula per ricavare la
frazione dell’elio fHe = 1 - (END + 10) / (Prof
+ 10) si ottiene che, mantenendo una END di 35 metri, si
può utilizzare un Trimix con una frazione di elio pari
ad almeno 0,36. Infatti fHe = 1 - (35 + 10) / (60 + 10)
= 0,36.
Perciò possiamo decidere se
utilizzare un Trimix 17/45 (arrotondando per praticità
in eccesso la percentuale di elio in modo conservativo)
mantenendo il 17% di ossigeno, oppure possiamo aumentare
anche la frazione di ossigeno al 18% o addirittura 20%,
dato che a 60 metri applicando la formula PpO2 =
fO2 x P per ricavare la
pressione parziale dell’ossigeno otteniamo una PpO2 di 1,3
atm se nella miscela c’è il 18% di ossigeno oppure una
PpO2 di 1,4 atm se nella miscela c’è il 20%
di ossigeno.
Però se decidiamo di aumentare la percentuale di O2
nella miscela a parità di tempo di immersione i
tempi di decompressione saranno più brevi, ma l’accumulo
di CNS % (Central Nervous System) in profondità
sarà maggiore rispetto a quello con la miscela
contenente il 17% di ossigeno.
Perciò per fare la scelta
della miscela giusta (la cd. "best mix") occorre valutare se il risparmio
in termini di tempo di decompressione è tale da rendere
conveniente un maggiore accumulo di CNS % in profondità
(accumulo che comunque secondo quanto indicato dalle
varie Agenzie didattiche non potrà essere
superiore al 20% di accumulo sul fondo e all’80% di
accumulo totale).
Se
proviamo a calcolare le due immersioni impiegando il
software V-Planner prendendo ad esempio un tempo di
fondo di 25 minuti (che, come è noto, include anche il
tempo di discesa), il risultato è che utilizzando un
Trimix 18/40 avremo un run time totale di 80 minuti,
mentre utilizzando un Trimix 16/40 avremo un run time
totale di 83 minuti (in entrambi i casi compresi i gas
break e la risalita alla superficie alla velocità di
1m/min negli ultimi 5 metri).
Confrontando l’accumulo di
CNS si vede che utilizzando una miscela Trimix 18/40 si
ha un CNS% sul fondo del 12% e totale (a fine
immersione) del 43%, mentre con una miscela Trimix 16/40
si ha un CNS% sul fondo del 10% e 43% totale.
Si nota quindi che l’uso di
una miscela con minore quantità di ossigeno espone a un CNS% inferiore sul fondo, ma allo stesso CNS% totale.
Quest’ultimo, infatti, è dovuto al maggior tempo di
decompressione necessario per risalire alla superficie,
tempo che espone il subacqueo a pressioni parziali di ossigeno
più elevate dovute alla respirazione prolungata delle
miscele decompressive.
Perciò è evidente che per
questo tipo di immersione è preferibile utilizzare una
miscela Trimix 18/40 e che la scelta della percentuale
di ossigeno per l’immersione in Trimix deve essere fatta
sia in funzione della PpO2 massima
respirabile sul fondo di 1,3-1,4 atm sia del calcolo
dell’accumulo di CNS%. |
IL CONTROLLO DEL CNS%
Il subacqueo che respira ossigeno a elevate pressioni
parziali, con il trascorrere del tempo, accumula una
certa esposizione all’ossigeno stesso, e questo viene
misurato con una sorta di "orologio biologico", cioè un
contatore che da un valore di esposizione noto come CNS%
calcolato secondo la tabella qui a fianco
validata dalla NOAA.
Per
prevenire gli effetti sul sistema nervoso centrale della
respirazione dell’ossigeno ad elevata pressione parziale
(il cd. "effetto Paul Bert" o intossicazione da
ossigeno) oltre a controllare l’intensità della PpO2
respirata e quindi la profondità massima raggiungibile (MOD
cioè Maximum Operation Depth ), occorre
considerare anche la durata dell’esposizione che
comporta l’accumulo di CNS%. Infatti, anche respirando
per lunghi periodi miscele con PpO2 che sono
all’interno del limite massimo tollerabile ci si può
intossicare.
In pratica il subacqueo che rimane esposto per un certo
periodo di tempo a un’elevata pressione parziale di
ossigeno accumula una certa quantità di gas nel CNS (Central
Nervous System), che deve essere tenuta sotto
controllo. |
Tabella NOAA di calcolo del CNS% |
Nelle
immersioni con decompressione la miscela di fondo non
deve superare la PpO2 di 1,3-1,4 atm
(anche se il limite NOAA è di 1,6 atm) per tenere basso
l’orologio biologico di accumulo di ossigeno
rappresentato dal CNS%. Ad esempio dalla tabella si vede
che un subacqueo che respira una PpO2 di 1,3
atm accumula lo 0,56% di CNS per minuto.
Se si supera il limite del
100% di accumulo di CNS è molto probabile una crisi
iperossica. Per questa ragione alcune didattiche
stabiliscono che il CNS% non può superare l’80% di
accumulo totale, ed è per questo motivo che il
limite di PpO2 massima respirabile delle
miscele di fondo è abbassato al 1,3 atm per le
immersioni con decompressione: in questo modo si
abbassa l’accumulo di CNS% sul fondo, che non deve
superare il 20% e ne resta un quantitativo maggiore a
disposizione per poter utilizzare in fase di
decompressione miscele molto ricche di ossigeno o
addirittura ossigeno puro; infatti durante la fase di
decompressione è ammessa una PpO2 di 1,6 atm. |
Tabella
realizzata con il software V-Planner
Marpola
in decompressione respirando EAN50 |
LE
MISCELE DECOMPRESSIVE
Oltre
alla scelta della miscela di fondo, anche la scelta
delle miscele decompressive riveste un’importanza
fondamentale ai fini della buona riuscita
dell’immersione in Trimix.
Le Agenzie didattiche per le
immersioni con il Trimix normossico prevedono
due miscele fisse: l’EAN50 e l’ossigeno al
100% che devono essere contenute in due bombole
di alluminio della capacità sufficiente alla
decompressione di due subacquei, bombole che vanno attaccate sul
fianco.
Secondo gli standard
didattici il "gas switch" va fatto a 21 metri con
l’EAN50 e a 6 metri con l’O2, accettando
una PpO2 massima in fase di decompressione a
profondità inferiori ai 30 metri pari a 1,6 atm.
Didatticamente
l'uso delle due bombole decompressive con EAN50 e O2
è limitato alle immersioni in Trimix normossico con un tempo di
decompressione di max 50-60 minuti (salvo calcolare
se l’autonomia è sufficiente in base al proprio
consumo); mentre se il subacqueo pianifica un’immersione
che richiede un tempo totale di decompressione superiore
ai 50-60 minuti occorre usare una terza bombola
contenente Triox (O2 + He + N2), cioè una miscela con almeno il 20%
di ossigeno e con parte dell’azoto sostituito dall’elio.
Per
stabilire quanto azoto deve essere sostituito dall’elio
nel Triox, basta applicare i calcoli visti in
precedenza, e la prima domanda da farsi è: a quale
profondità posso respirare una miscela Triox contenente
il 20% di ossigeno mantenendo come PpO2
massima 1,3 ata dato che sarò più profondo dei 30 metri?
Per stabilirlo basta
applicare la formula della MOD e cioè P = PpO2/fO2,
cioè 1,3/0,20 = 6,5 atm di pressione, pari a 55 metri
di profondità. Perciò si pianifica di respirare il
Triox a 54 metri, poiché in fase di risalita normalmente
le soste decompressive sono svolte a profondità multiple
di 3 metri.
La
seconda domanda da farsi è: quanto elio devo avere in
questa miscela Triox perché a 54 metri mi dia una END
pari o minore di 35 metri?
Applicando la formula inversa dell’END vista in
precedenza, cioè fHe = 1 - (END + 10) / (Profondità +
10) e si ottiene fHe = 1 - (35 + 10) / (54 + 10) = 0,30.
Perciò il Triox da utilizzare sarà un 20/30, composto
dal 20% di ossigeno, il 30% di elio e il rimanente 50%
di azoto.
Pertanto se pianifichiamo
un’immersione a 70 metri per 20 minuti di fondo utilizzando un
Trimix 16/45 come miscela di fondo e le tre miscele
decompressive, Triox 20/30, EAN50 e ossigeno al 100% la
pianificazione che ne deriva con il software V-Planner è
quella riportata nella tabella qui di fianco.
Quando l’immersione
prevede l’uso di tre bombole decompressive quella
dell’ossigeno puro, che viene utilizzata per ultima,
deve essere attaccata sul D-ring sul lato destro della
cinghia ventrale del GAV, oppure a quello sul retro del
sottocavallo. |
IL
CONTROLLO DELLE MISCELE
Una
volta stabilita la miscela con la quale si vuole fare
l’immersione, è molto importante ricordare che, come per
il Nitrox, la responsabilità finale del controllo che
la ricarica sia stata fatta correttamente è del
subacqueo che utilizzerà quella miscela. Ciascun
subacqueo prima d'immergersi deve analizzare la
propria miscela e riportare i dati essenziali su un
adesivo applicato su ciascuna bombola.
Ovviamente per analizzare una
miscela Trimix occorre utilizzare un analizzatore dotato
di due sensori: uno per l’analisi dell’ossigeno e uno
per l’analisi dell’elio. Poi, come per l’utilizzo del
Nitrox, una volta fatta l’analisi, deve essere compilato
l’apposita etichetta da attaccare sulla bombola, nella
quale devono essere riportati i valori rilevati
dall’analizzatore, la data, la miscela, la profondità massima di
utilizzo (MOD) e la firma dell’utilizzatore finale.
Usando
un bibombola è consigliabile
analizzare entrambe le bombole, sia nel caso di
bombole separate sia nel caso di bombole unite da
manifold, perché se c’è stato un errore durante la
ricarica una successiva apertura del rubinetto del
manifold garantisce l’equilibrio di pressione, ma non
l’uniformità della miscelazione.
Tutte le bombole che
impiegate per l’immersione devono essere analizzate e
corredate delle relative etichette adesive. |
LA
PIANIFICAZIONE DELL’IMMERSIONE
L’immersione
tecnica richiede un’accurata pianificazione.
Niente può essere lasciato al caso e diversi sono i
fattori da controllare: la profondità massima
dell’immersione (MOD), la miscela di fondo e quelle
decompressive e il tempo di immersione (run time).
1.
Stabilire
la profondità massima
Il primo dato fondamentale
da stabilire quando si vuole andare ad esplorare un sito
di immersione è la profondità massima (MOD), e
tutto il resto della pianificazione sarà legato a questo
dato che deve essere sempre tassativamente rispettato.
2.
Scegliere
la miscela di fondo
Una volta individuato il
sito da esplorare, e quindi definita la profondità,
occorre decidere quale miscela di fondo utilizzare
e determinare il tempo d’immersione. Quest’ultimo
dipende dalla profondità che si vuole raggiungere e dal
tipo di miscela di fondo scelto.
Va ricordato che il tempo d’immersione (che va
dall’inizio della discesa all’inizio della risalita)
deve prevedere un accumulo massimo di CNS% sul fondo
inferiore al 20%.
Per calcolare l’accumulo
di CNS% si deve conoscere prima la miscela di fondo che
si intende utilizzare, cioè calcolare la frazione di
ossigeno (fO2) e quella di elio (fHe) che
deve contenere il Trimix. |
Giannutri: Relitto del "Nasim" immersione a 58 metri con Trimix 21/35 ed EAN50 |
Una
volta stabilita la MOD, dato che la PpO2
massima respirabile è pari a 1,3 ata per calcolare la
massima frazione di ossigeno che può essere presente
nella miscela basta dividere 1,3 per la pressione
ambiente della MOD. Per esempio in un’immersione la cui MOD è fissata a 65 metri si ha fO2 max =
1,3/7,5 = 0,17.
Perciò per un’immersione a
65 metri la percentuale massima di ossigeno che potrà
essere contenuta nella miscela è pari al 17%.
Invece la frazione di elio
che dovrà essere presente nella miscela si può calcolare
con la formula che abbiamo visto sopra nel paragrafo
relativo al calcolo dell’END, cioè fHe = 1 - (END + 10)
/ (Profondità + 10). Quindi fHe = 1 - (35 + 10) / (65 +
10) = 0,40
Perciò per un’immersione a
65 metri la miscela da utilizzare dovrebbe essere un Trimix 17/40. Questi valori sono quelli limite, cioè
la percentuale massima di ossigeno e la percentuale
minima di elio, ma per essere più conservativi è
meglio utilizzare una miscela Trimix 16/45.
3.
Stabilire
il tempo di immersione
Il tempo di immersione (run
time) come abbiamo visto è limitato dall’accumulo di CNS% sul fondo,
il cui limite massimo è stato stabilito dalle didattiche
al 20%. Tuttavia a certe profondità, raggiungere il 20%
di CNS% accumulato comporta dover poi trascorrere tempi
lunghissimi in decompressione.
Per esempio, se si fa
un’immersione a 70 metri con un Trimix
16/45 per 20 minuti di tempo
di fondo, con EAN50 e ossigeno puro come miscele
decompressive, si avrà un run time totale di 79 minuti
(che diventano 88 minuti con i gas break e la risalita
alla superficie alla velocità di 1 m/min).
Perciò quando si pianifica
un’immersione deve essere valutato se si vuole fare una
lunga decompressione, perché a volte riducendo il tempo
di fondo di appena 5 minuti si risparmia molto tempo di
decompressione. Nell’esempio precedente limitando il
tempo di fondo a 15 minuti il run time totale si riduce
di circa 20 minuti.
Un’altra
importante regola da rispettare nelle immersioni
tecniche con Trimix è che è consigliabile fare una sola
immersione al giorno. Infatti un’immersione di
questo tipo richiede impegno fisico e psicologico
notevole, cioè "stress", e necessita di parecchio tempo per la pianificazione e per
la preparazione dell’attrezzatura. Perciò se un certo
sito è particolarmente interessante si può pianificare
un’ulteriore immersione il giorno dopo, magari ottimizzando
la miscela di
fondo e il tempo d’immersione sulla base dell’esperienza
già fatta nella prima immersione. |
|
PREPARARE LA TABELLA D’IMMERSIONE
Una
volta stabiliti tutti i parametri della pianificazione, si può stampare la
tabella d'immersione, che si può ricavare
comodamente anche
usando il software V-Planner. Tuttavia, nonostante il
software decompressivo fornisca (già pronti) molti dati
per una corretta pianificazione dell’immersione, il
subacqueo tecnico deve acquisire confidenza e pratica
nello svolgimento di tutti i calcoli per essere in
grado di controllare tutti i parametri relativi
all’immersione che vuole effettuare.
Nelle
immersioni tecniche con il Trimix niente deve e può
essere lasciato al caso. Infatti, più aumenta la
profondità, più complessa e pesante diviene la
configurazione, maggiori saranno le difficoltà
d'intervento nel caso di un problema durante
l’immersione. Perciò, se per l’immersione ricreativa
la prevenzione è un aspetto importante, essa diventa
fondamentale e imprescindibile nell’immersione tecnica,
perché dalla prevenzione dipendono la propria salute e
quella dei compagni del "Team" d’immersione.
A sinistra Angela con Trimix normossico come back gas
nel bibombola e EAN50 e
Ossigeno puro di fianco per la decompressione. |
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