165. Le immersioni in corrente
Mia rielaborazione e integrazione di un articolo di Sergio Discepolo,
tratto da Altervista.org
http://sergiodiscepolo.altervista.org/category/articoli/didattica/page/2/
A
tutti i subacquei è capitato di immergersi in corrente,
sia in Mediterraneo che nei mari tropicali (per non
parlare poi dei corsi d’acqua dolce). Ma le correnti,
anche se ormai in parte sono note, restano sempre uno
degli elementi più imprevedibili in grado di
influenzare l’attività subacquea. Infatti le correnti,
se da un lato possono rendere l’immersione molto
divertente, permettendo al subacqueo di ammirare i
paesaggi sommersi trasportato senza sforzo dalla
corrente stessa (cd. immersione "in drift"), in
alcuni casi e per i meno esperti, possono tramutarsi in
un notevole fattore di stress.
Quando non è ben
organizzata e condotta, l’immersione in corrente può
rivelarsi una delle attività più faticose nella
subacquea e non del tutto priva di rischi. |
I VARI TIPI DI CORRENTI
MARINE
Tutte
le acque dei mari e degli oceani che ricoprono la
superficie terrestre sono in lento e continuo movimento,
e sappiamo che la principale causa delle correnti marine
è il soffiare del vento che, sbattendo conto la
superficie del mare, forma le onde e crea un movimento
continuo dell'acqua, cioè le correnti superficiali.
Invece la differenza di temperatura e di densità
delle acque danno origine a circolazioni e correnti
profonde.
La Luna e il Sole con la
loro forza di attrazione gravitazionale esercitata sulla
superficie terrestre provocano le maree e quindi gli
spostamenti di enormi masse d'acqua, cioè le correnti
di marea.
Infine le
onde trasportano l'energia loro impressa dalle tempeste
fino a coste lontane e danno origine a correnti
litoranee che scorrono parallelamente alla costa.
Altri
fattori che muovono le grandi masse d’acqua sono:
1) La
rotazione della Terra, che determina i sensi di
circolazione delle masse d'acqua nei due emisferi
terrestri;
2) La
tendenza delle acque a ristabilire l'equilibrio
idrostatico, che è modificato dal diverso
riscaldamento solare alle varie latitudini, che
influenza la temperatura la salinità e la densità
dell’acqua;
3) Le
differenze di pressione atmosferica, infatti,
quando c’è alta pressione si abbassa il livello delle
acque. |
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Anche
se la nostra conoscenza di quei processi che causano e
perpetuano il moto delle correnti ha ormai raggiunto
buoni livelli, essa è tuttavia ancora ben lungi da
essere completa, soprattutto considerando il fatto che,
spesso intervengono numerose altre variabili e
inoltre che la specifica configurazione di ciascun
bacino crea un ulteriore elemento di
complicazione. |
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Generalmente
in presenza di corrente si mettono in atto due
diverse metodologie di immersione:
1) Con la barca ferma e ancorata.
2) Con la barca che segue il percorso dei
subacquei.
1)
TECNICHE DI IMMERSIONE IN CORRENTE: CON BARCA ANCORATA
Questa
tecnica è la più utilizzata in Italia, molto
probabilmente perché nelle nostre zone di immersione le
correnti non raggiungono quasi mai la forza di quelle
tropicali, essendo il Mediterraneo un bacino più piccolo
e chiuso rispetto agli oceani.
Per
verificare la presenza e la direzione della corrente in
questi casi basterà osservare la posizione del natante
rispetto all’ancoraggio, ma meglio ancora sarebbe calare
in acqua un piccolo scandaglio e controllare se esso va
giù a picco o subisce deviazioni, poiché la posizione
della barca potrebbe essere influenzata dal vento mentre
magari in profondità la corrente potrebbe anche fluire
in direzione diversa.
In
caso di presenza di corrente, l'entrata in acqua dei
subacquei (con il passo del gigante, oppure con la capovolta se si sta
utilizzando un gommone) deve avvenire con l’attrezzatura
completa già indossata e dopo aver già effettuato il check pre-immersione.
In alternativa, la vestizione in
acqua può essere fatta solo dopo aver avuto
l’accortezza di assicurare il gruppo ARA con cima e
moschettone al natante e di sganciarsi solo a vestizione
completata. Nell'attesa degli altri sub è necessario
aggrapparsi ad una cima (quella dell’ancora o, meglio
ancora, ad un’altra filata da poppa e collegata con un
sistema di galleggiamento), in modo da non disperdere il
gruppo, per poi raggiungere il punto più adatto ed
intraprendere tutti insieme la discesa.
Spesso la corrente incontrata è solo superficiale e dopo
alcuni metri si riduce notevolmente, soprattutto se si
ha l’accortezza di condurre l’immersione in una zona più
ridossata. Quando questo non può avvenire, l’immersione deve essere iniziata contro corrente,
quando si è ancora freschi e con tutta l’aria a
disposizione, in modo che sarà poi la corrente stessa a
facilitare il rientro alla barca al termine
dell’escursione.
In
questi casi è particolarmente consigliato mantenersi
vicino al fondale per due motivi: il primo è che
comunque in vicinanza del fondo la corrente in genere è
meno intensa, in quanto a tratti ostacolata dalla
configurazione morfologica del fondo stesso; inoltre, si
avrà la possibilità di ancorarsi a rocce quando ci si
vuole fermare o di utilizzare le stesse per aiutarsi a
procedere anche con le braccia, rendendo meno faticoso
il pinneggiamento ed evitando così crampi da sforzo. In
questi casi però è necessario stare sempre bene attenti a non
danneggiare, con i propri movimenti, la flora e la fauna
sottomarina.
Bisogna ricordare sempre la prudenza. Se si
ritiene che la corrente sia eccessiva per l’abilità e
l’esperienza dei subacquei del gruppo, è bene o restare
nelle immediate vicinanze del mezzo di appoggio, o
decidere un cambiamento di programma e variare il luogo
di immersione, o in casi estremi rinunciare
all'immersione.. |
2)
TECNICHE DI IMMERSIONE IN CORRENTE: CON BARCA IN
MOVIMENTO
La
"drift dive" è la vera e propria
immersione in corrente, cioè quella in cui i
subacquei si lasciano trasportare dal "fiume d’acqua"
mentre la barca li segue dall’alto, osservando il
movimento delle loro bolle in superficie.
Questa tecnica di immersione è molto frequente nei mari
tropicali; infatti nell’oceano Indo-Pacifico, in Mar
Rosso e ai Caraibi data la frequente presenza di
correnti questa è praticamente la modalità più classica con cui
si eseguono la maggior parte delle escursioni subacquee.
I
partecipanti all'immersione prima di tuffarsi devono
essere già equipaggiati con l’attrezzatura completa e
attentamente controllata (soprattutto è fondamentale
ricordarsi di aprire la bombola prima di tuffarsi, per
evitare di ritrovarsi senz'aria in discesa a
mezz'acqua!). Debbono avere il GAV sgonfio ed essere
pronti ad effettuare tutti insieme il "passo del
gigante" al segnale della guida, per poi ritrovarsi sul
fondo a darsi l'OK ed iniziare così un lungo tragitto
trasportati dalla corrente, ammirando senza fare sforzo
il suggestivo paesaggio che man mano scorre sotto gli
occhi.
La
discesa deve essere compiuta con le stesse modalità da
tutto il gruppo, onde evitare di essere dispersi o
allontanati dalla corrente.
Evidentemente, coloro che hanno difficoltà nella
compensazione potranno avere il problema di non riuscire
a raggiungere i compagni; pertanto questo genere di
immersioni è da evitare quando si teme di incorrere in
tali problematiche (per un raffreddore non ancora del tutto
passato, o per una lentezza fisiologica nella compensazione).
Durante l’immersione
esporre tutta la superficie
corporea alla corrente equivarrà ad aumentare la
velocità, mentre la classica posizione idrodinamica
permetterà un’andatura meno rapida; talvolta potrà
inoltre essere opportuno ripararsi in anfratti o dietro
a scogli e coralli per rallentare e poter così osservare
più attentamente qualche particolare.
In
caso di correnti molto forti, per evitare di disperdersi
converrà fare una "catena umana" tenendosi per mano,
in modo da poter effettuare insieme anche la risalita,
dando così alla barca appoggio la possibilità di
recuperare tutti i subacquei insieme ed in breve tempo.
Al
momento di iniziare la risalita, un oggetto molto utile
può essere il pedagno, per segnalare
all’equipaggio della barca diving la propria posizione
precisa e l’intenzione di riemergere. A questo segnale
convenuto, se disponibile, dovrebbe essere calato il trapezio,
altro strumento molto comodo per effettuare la sosta di
sicurezza o eventualmente la tappa di decompressione senza
paura di
disperdersi o di variare la quota. Indubbiamente, questi
due attrezzi aumentano la sicurezza nelle immersioni in
corrente; purtroppo generalmente il trapezio è poco
utilizzato tant’è che, in effetti, abbiamo avuto modo di
impiegarlo solo alle Maldive.
Anche
il rientro in barca deve seguire delle regole
abbastanza precise: molto spesso, infatti, il natante,
mantenendo l'elica ferma per evitare danni ai sub, può
essere man mano spinto dal vento o dalla corrente verso
reef affioranti con il rischio di collisione, pertanto
la risalita deve essere il più veloce possibile.
I
subacquei, una volta riemersi, dovrebbero nuotare verso
la barca lontano dal reef fino a raggiungere un
galleggiante filato da poppa attaccato a una cima, da dove poi ad uno ad uno
possono risalire la scaletta di bordo.
Se il
capitano ritiene pericolosa per l'imbarcazione la
posizione in cui si trova, può decidere di allontanarsi,
o trainando i subacquei al suo seguito (aggrappati alla
cima con il galleggiante), o recuperandoli in un secondo
momento, magari quando essi si siano un po’ allontanati
dalla zona di pericolo.
In
ogni caso, l’aver risparmiato un po’ di aria in modo da
poter usufruire dell’erogatore in questi frangenti,
gonfiare il GAV e mantenere il contatto fisico con i
compagni (non è raro ritrovarsi in cerchio in superficie
quasi a riprodurre un "girotondo") eviterà l'insorgenza
di stress, fatica e difficoltà.
In
caso di separazione dal gruppo, vale la regola di
sempre: cercarsi per un minuto sott’acqua e quindi
risalire se non ci si è ricongiunti. Giunti in superficie
si deve gonfiare il GAV ed evitare di affaticarsi nuotando
disperatamente verso la barca appoggio; ma semplicemente
attendere con pazienza di essere recuperati. |
COME
SI FORMANO LE CORRENTI
Per
poter meglio affrontare e organizzare un’immersione in
corrente, è opportuno avere almeno una generica
conoscenza di come prendono origine i complessi
movimenti delle masse d’acqua, cioè di come si
formano le correnti, e occorre distinguere i diversi
tipi di correnti. |
LE
CORRENTI SUPERFICIALI
I
venti che soffiano in maniera costante sulle vaste
distese aperte degli Oceani mettono in movimento le
acque dello strato superficiale; un esempio classico è
fornito dalle correnti dell’Oceano Indiano, dove
soffiano, in direzione opposta a seconda del periodo
dell’anno, il monsone estivo e quello invernale. E’
facile constatare che quando i monsoni invertono la loro
direzione, le correnti superficiali ne seguono
l’andamento.
Un
altro fattore a questo punto gioca però un ruolo
fondamentale: la forza di Coriolis. Infatti, a
causa della rotazione del globo terrestre, le correnti
oceaniche superficiali subiscono una deviazione: verso
destra nell’emisfero settentrionale, assumendo così una
configurazione in senso orario, e verso sinistra
nell’emisfero meridionale cioè in senso antiorario.
Questo genere di correnti ha notevole importanza per
la navigazione. Non a caso, infatti, la prima carta
della Corrente del Golfo, per merito di B. Franklin e
del capitano T. Folger, fu prodotta nel 1768 per un mero
scopo pratico: ridurre i tempi di navigazione delle navi
postali che collegavano Londra all’America
Settentrionale. |
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Nel
Mar Mediterraneo le correnti assumono configurazioni
complesse, essendo interrotte e deviate dalla presenza
delle numerose isole e penisole di cui è costellato.
Dallo Stretto di
Gibilterra, proveniente dall’Oceano Atlantico, entra una
corrente che si muove in direzione est, costeggiando
l’Africa fino alla Turchia, dirigendosi poi verso ovest
fino alla Spagna e diramandosi, strada facendo, nei vari
bacini (Baleari, Tirreno, Adriatico).
LE
CORRENTI PROFONDE
La
circolazione profonda dell'acqua invece è
influenzata fondamentalmente dalla forza di gravità,
essendo provocata dalle differenze di densità
dell’acqua. La densità dipende a sua volta dalle
variazioni di temperatura (le acque fredde sono
più dense) e di salinità (anche le acque più salate
risultano essere più dense).
Le
circolazioni profonde vengono, infatti, definite "termoaline"
dal greco thermos (caldo) e alos (sale) e
non sono strettamente sovrapponibili a quelle
superficiali. |
LE
CORRENTI DI MAREA
Un
particolare tipo di correnti costiere sono le
correnti di marea, che hanno origine dall'escursione
delle maree, cioè quell’imponente scorrimento
orizzontale di acque che accompagna la salita e la
discesa delle maree.
Il fenomeno è presente
nei bacini marini e oceanici ma anche nei bacini
lacustri di grande estensione.
La marea è un moto
periodico di ampie masse d’acqua che si innalzano e
abbassano con frequenza giornaliera o frazione di giorno
a causa della combinazione di due fattori:
l’attrazione gravitazionale esercitata
sulla Terra dagli altri corpi celesti e la forza
centrifuga dovuta alla rotazione del sistema
Terra-Luna intorno al proprio centro di massa.
Pur essendo note da
secoli, le maree furono spiegate per la prima volta da
Isaac Newton in base alla legge di gravitazione
universale da lui formulata: sono, di fatto, conseguenti
all’attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna e in
minor misura, essendo di gran lunga più lontano, dal
Sole sulle acque libere di muoversi degli oceani e dei
mari.
Quando la marea sale, l’acqua scorre verso la costa,
dando origine al "flusso di marea" (cd. marea
montante) e sommergendo le zone più basse della costa
stessa; il "riflusso di marea" (cd. marea
calante) è lo scorrimento inverso. In questo caso un
grosso elemento di complicazione è dato dalla forma e
dimensione delle baie e dei bacini che possono
interferire notevolmente con l’ampiezza della marea,
tanto che, ad esempio, nel Mediterraneo si possono avere
variazioni di 0.14 metri nel Golfo del Tigullio (Genova)
e di 0.90 metri nell’Alto Adriatico, pur avendo queste
due zone all’incirca la stessa latitudine. |
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Il
fenomeno della marea si ripete due volte al giorno,
quando un punto della Terra e quello ai suoi antipodi
passano sulla verticale della Luna.
In pratica l’intervallo tra due alte o
due basse maree successive è di circa 12 ore, perciò per
circa 6 ore il livello del mare scende e poi risale per
altre 6 ore.
Le
maree inoltre possono dare origine a flussi molto
violenti nelle baie, negli stretti ed in altre zone
chiuse. Ad esempio nello Stretto di Messina si riversano
alternativamente masse di acqua dal Tirreno e dallo
Ionio alla velocità di 7 km/h e l’inversione di marea
provoca pericolosi vortici (resi famosi dal mito di
Scilla e Cariddi).
Alle
Maldive, invece, le maree sono causa di quegli imponenti
flussi d’acqua che si riversano nelle "pass",
cioè le zone in cui la barriera corallina si interrompe
per tratti più o meno estesi ed in cui l’acqua può
incanalarsi nelle lagune determinando correnti a volte
così impetuose che è impossibile resistervi e tentare di
nuotarci contro.
Per
i subacquei è di fondamentale importanza conoscere
gli orari delle maree per poter scegliere il momento
più appropriato ad immergersi sia per evitare correnti
troppo forti, sia per poter godere di una miglior
visibilità. In particolare, infatti, durante la stasi di
alta marea la visibilità tende ad essere migliore poiché
l’acqua di flusso è in genere più pulita e meno ricca di
sedimenti rispetto a quella di riflusso.
Quando l’alta marea è al massimo, oppure quando la bassa
marea è al minimo, si ha il cosiddetto "periodo
di stanca" che dura circa 2 ore.
In questo intervallo di tempo il movimento dell’acqua è
quasi nullo ed è il momento ideale per fare
l’immersione. Per
conoscere l’orario e l’altezza delle maree nelle varie
località ci sono le apposite Tavole di marea, che
sono molto utili anche per pianificare le immersioni. |
Le principali correnti costiere.
Con fronti d'onda obliqui rispetto alla linea di
costa, si hanno due componenti di movimento: una
perpendicolare e una parallela alla spiaggia.
La componente parallela è responsabile della
formazione della corrente lungo costa all'interno della
zona dei frangenti.
Le correnti di risucchio si formano per la differenza
di pressione tra le acque sotto costa e quelle esterne
alla zona dei frangenti, determinata dall'accumulo
d'acqua conseguente alla corrente lungo costa.
La velocità delle correnti lungo costa e delle
correnti di risucchio è proporzionale all'angolo tra i
fronti d'onda e la costa. |
LE
CORRENTI LITORANEE
Le
onde che
raggiungono la zona dei frangenti con una direzione
obliqua rispetto alla costa danno origine a correnti che
scorrono parallelamente alla riva, entro la zona dei
frangenti; in genere esse trasportano sedimenti e sabbia
e raramente hanno velocità superiori ad un nodo. Sono da
tener presenti nelle immersioni effettuate da riva e
vanno attraversate obliquamente quando si deve
rientrare, per poterle così superare senza eccessivi
sforzi.
Le
correnti costiere sono prodotte al margine di un
bacino (marino o lacustre) dallo spostamento di masse
d'acqua perpendicolarmente e parallelamente
all'andamento della linea di costa.
All'origine del fenomeno
vi è la combinazione di tre fattori:
-
Azione del moto ondoso. Le onde, entrando in
acqua bassa, interagiscono con il fondale
rallentando e trasformando progressivamente il loro
moto da oscillatorio a traslatorio. Infine si
frangono dissipando gran parte della loro energia
sotto forma di turbolenza e proseguendo la loro
corsa fino alla battigia come onde di traslazione.
Flusso
di ritorno
Il
frangersi delle onde sulla riva determina un trasporto
continuo di acqua verso costa, che deve essere
compensato da un flusso di ritorno. Questo flusso
si localizza prevalentemente a contatto con il fondale
nella zona di traslazione, e a mezz'acqua (tra la
superficie e il fondo) all'esterno della linea dei
frangenti. Questo tipo di flusso è generalizzato (non
concentrato né localizzato in aree e fasce, come la
maggior parte delle correnti costiere), e a bassa
velocità (dell'ordine di pochi centimetri o decimetri al
secondo) |
Corrente di deriva
Quando i
fronti d'onda sono obliqui rispetto alla linea di costa,
le onde hanno due componenti di movimento: una
perpendicolare e una parallela alla costa. Entrambe le
componenti diventano efficaci (cioè determinano
trasporto di massa d'acqua e non solo di energia) solo dopo la
linea dei frangenti, nella zona di traslazione: la
componente parallela alla costa determina una corrente
pulsante, definita corrente di deriva (longshore
current, o corrente lungo costa), che può
raggiungere velocità dell'ordine di alcuni decimetri al
secondo, fino a circa 1 m/s.
Questo tipo di
corrente è responsabile del trasporto di particelle di
sedimento e di oggetti parallelamente alla costa: la cd. deriva litorale (littoral drift).
La corrente di deriva è uno dei principali fattori che
controllano la sedimentazione e l'erosione delle coste,
trasportando il sedimento per notevoli distanze e dando
origine a corpi sedimentari particolari, i cordoni
litorali e i tomboli, in corrispondenza di rientranze e
irregolarità della costa, come golfi e delta fluviali, e
dando origine talora a vere e proprie lagune.
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Corrente di risacca
L'accumulo
d'acqua parallelamente alla costa causato dalle correnti
che scorrono lungo costa determina la formazione di un
gradiente di pressione rispetto alle acque esterne alla
linea dei frangenti. Questa differenza di pressione
richiede a sua volta una corrente di compensazione per
ristabilire condizioni di equilibrio.
Questo tipo
di corrente si chiama corrente di risacca
(rip current o corrente di risucchio) e si tratta
di una corrente localizzata (a differenza del flusso di
ritorno), con decorso perpendicolare alla costa, che
raggiunge velocità intorno a 60-100 cm/s e "raschia" il
fondale scavando dei veri e propri canali. |
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Questa corrente, se non
c’è vento, si può vedere bene dalla superficie perché la
risacca forma un canale di acqua torbida a forma di
ventaglio che va verso il largo, oppure si vede della
schiuma oltre la linea dei frangenti, che dove c’è la
corrente sono più bassi.
La presenza
delle correnti di risucchio può essere causa di notevole
pericolo per le persone che si avventurano in acqua, sia
per l'aumento improvviso della profondità in
corrispondenza dei canali che si formano sul sedimento
del fondale, sia per la forza stessa della corrente,
soprattutto se c'è mare mosso o agitato. |
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