Torna all'indice

di Tecnica & Medicina

 

Tecnica & Medicina Subacquea

147.  IL MARE VERTICALE DI ENZO MAIORCA
 

Intervista al grande subacqueo tratta da: http://www.freetimemagazine.it/sport/enzo-maiorca/

 

Ottobre 2014 - Non è stato facile trovare casa sua. Immersa nell’Oasi del Plemmirio, natura incontaminata a perdita d’occhio, circondata dal mare, silenziosa a tal punto da ricordare le profondità degli abissi. Non è un caso che il più grande apneista della storia, l’abbia scelta come sue residenza. Perché sarebbe da pazzi pensare che Maiorca possa stare lontana dal suo migliore amico e dal suo amante, il mare. Oggi, “Mister 101 metri” Enzo Maiorca ha 83 anni, un fisico ancora asciutto e la sua indole battagliera, mai sopita, negli ultimi anni lo ha portato a sposare la causa ambientalista.

 

 

La leggenda narra che piccolissimo, all’età di 4 anni, comincia a conoscere il mare e soprattutto quello che c’è dentro. Scoppia un amore improvviso per le immersioni. Cosa ricorda di quelle prime volte?
È vero, la passione per il mare è nata da piccolissimo. Abitavo a Grottasanta che era una contrada bellissima, piena di rocce e di vegetazione mediterranea. In gennaio, febbraio e marzo i mandorli fiorivano e mi facevano credere che fossero la neve di Sicilia visto che le foglie ricoprivano tutta la zona, il vento di Ponente ci portava il profumo di zagara. Io passavo gran parte delle mie giornate a passeggiare in veranda. Sentivo parlare mio padre e mio nonno delle miglia di mare che ci separavano dalla Grecia. Grottasanta veniva scossa dalla forza del mare, tremava la terra quando arrivavano le levantinate. Mi accorsi che il mare la faceva da padrone sulla terra, tant’è che nella minuscola stanzetta in cui io dormivo, il mare entrava di prepotenza con il suo profumo salmastro perché il vento di grecale lo portava dentro la mia camera. In quei momenti riflettevo: se il mare mi affascina così vedendone soltanto una parte, quella di superficie, chissà cosa ci sarà sotto. Ad un tratto mi sono reso conto che conoscevo il mare orizzontale ma non quello verticale, mi sono sentito spinto a conoscere cosa ci fosse sotto di esso e non solo al di là. Solo che non ci potevo andare perché ero piccolo e perché allora non c’erano i mezzi per poter andare sotto. Un giorno però dell’agosto del 1943, all’indomani del grande sbarco americano, trovai nei campi intorno casa mia una maschera antigas. Pensai subito di poterla utilizzare per andare giù. Ci provai ma entrava acqua da tutti i punti. Cercai allora di adattarla con l’aiuto di uno che aveva un negozio di biciclette alla Marina. Con mastice, fil di ferro e tanta buona volontà potei dare la mia prima sbirciata al mare verticale. Si trattò di un amore fisico perché mi innamorai della sua bellezza. Da allora l’ho frequentato ogni giorno della mia vita.

 

Cosa l’ha spinto ad inseguire il sogno di diventare l’uomo che nel mondo è andato più a fondo negli abissi?
Ritorna ancora sulla scena la mia amata Grottasanta, dove non c’erano neanche luci. Allora con gli altri ragazzi eravamo soliti riunirci in piazza Matila dove c’era l’unica luce che ci permetteva di vederci. Passavamo le serata raccontandoci avventure marinare o i nostri sogni di ragazzini sempre legati ad un futuro da vivere in fondo al mare. Nel 1948 salì da Siracusa in vespa un nostro amico medico, anche lui subacqueo. Sventolando un giornale ci disse che il giorno prima era stato battuto un record prestigioso, Ennio Falco ed Enzo Novelli avevano stabilito un record di apnea raggiungendo i 41 metri di profondità, stracciando il precedente primato di Raimondo Bucher. Cifra che mi fece pensare alla pochezza dei nostri traguardi fin lì raggiunti. Noi infatti al massimo arrivavamo ai 3-4 metri visto che non conoscevamo la manovra Valsalva e dopo pochi metri eravamo costretti a risalire a causa dei forti dolori al timpano. Decisivo per il mio futuro fu l’incontro che avvenne qualche anno dopo. Arrivò a Siracusa Gegè Iannuzzi, professore calabrese di ginnastica che vedemmo immergersi fuori il Castello Maniace a quote per noi impensabili. Era impossibile non chiedergli di insegnarci la compensazione. Fu così che conoscemmo la manovra di Valsalva. Abbiamo visto subito i primi risultati. Siamo arrivati ai 10, ai 15 finché a 20 metri i timpani hanno ricominciato a fare le bizze perché non eravamo allenati alla compensazione ripetuta.

 

C’è una cosa però di cui Enzo Maiorca non va fiero di quegli anni e che non ricorda volentieri, la pesca subacquea.
Cominciammo purtroppo a pescare le cernie con i nostri fucili non rendendoci conto del danno che facevamo a quello che amavamo di più, il mare. I pesci, per loro sfortuna, non possono gridare, ma se gridassero sentiremmo urla a ripetizione e tutto ciò diventerebbe tragico.

 

Enzo Maiorca - Freetime 43

Lei è vegetariano ed ogni volta non manca di ripetere i benefici di questa scelta. Quando e perché ha deciso di adottare questo stile di vita?
Per quanto riguarda la carne ho assistito a 10 anni all’uccisione di un maiale, una scena che mi ha colpito profondamente. Ho visto un energumeno con un bastone della zappa dargli un colpo in testa, piantargli un coltello nella carotide, sbagliando persino il punto. Io ci giocavo con questo maialino che mi riconobbe e venne da me mentre stava morendo. Da allora non ho più mangiato carne né di maiale né di altro. Per quanto riguarda il mare l’episodio più significativo avvenne nel settembre del 1968. Ero appena di ritorno da Cuba da un record mondiale, ed andai a pescare. Arpionai una cernia che come primo atto si arroccò alzando gli aculei nella sua tana. Ci lavorai un bel po’ per farla uscire, la toccai con il palmo della mia mano e sentì il suo cuore battere fortissimo perché spaventata. Mi resi conto che stavo per uccidere un altro essere vivente e da quel giorno ho messo da parte il fucile e non ho più pescato.

 

Come si vede il mondo a 100 metri di profondità?
Si vede sempre più turchino, non è vero che c’è il buio. L’inchiostro turchino pelican nei calamai di cristallo era l’unico colore che si avvicinava a quello del mare a quella profondità. Acqua nìura la chiamavano i marinai. Prima si incontra l’acqua verdina, poi si passa al bluette, poi il blu, poi il turchino sempre più intenso. Non esiste il buio totale, è un turchino luminescente.

Quando si è reso conto di essere diventato un simbolo per lo sport italiano?
In effetti non l’ho mai capito. Mi rendo conto che tutto quello che ho fatto l’ho fatto per me stesso, per tutto ciò che il mare ha avuto la possibilità di regalarmi. Non mi ha fatto arricchire materialmente, infatti per vivere sono stato informatore scientifico per la De Angeli e per andare ad immergermi mi alzavo alle 5 di mattina perché alle 8:30 dovevamo essere con i miei amici a lavoro, giacca e cravatta con le borse piene di contratti.

 

Enzo Maiorca - Freetime 43

Il 22 settembre di 40 anni fa sulla costiera Sorrentina la RAI decise, per la prima volta nella storia, di seguire il suo tentativo di andare in apnea a quota 90 in diretta. Qualcosa però andò storto, dovette rinunciare al record ed in più fu travolto dalle polemiche. Ci racconta quell’episodio?
Era un record organizzato nella massima precisione, ma come tutti gli orologi svizzeri è bastato il classico granellino di sale che fa inceppare il meccanismo. C’era di mezzo la RAI che riprendeva in diretta, a livello mondiale, per la prima volta un’immersione. Avevo aderito con piacere all’invito. C’era una nave appoggio per calare la cima, non so quanti sommozzatori di soccorso. C’erano anche sommozzatori della Rai. Poi quelli dei carabinieri, insomma c’era una confusione totale. Arrivati a un certo punto si resero conto che il mio cavo si era attorcigliato a quello della televisione quindi non avrei potuto immergermi né avrebbero potuto proiettare le immagini. Si perse molto tempo tra un’operazione e l’altra e così dalle 10 del mattino, orario previsto per l’immersione, ci riducemmo alle 17. Era quasi buio a quelle quote. Renzo Bottesini, famoso anche per aver partecipato ai quiz di Mike Bongiorno, non capì il segnale che gli arrivò da sopra e si spostò alla zona cavo non vedendo che io dovevo ancora arrivare. In pratica si convinse che io fossi già passato e che lui non se ne fosse accorto. Purtroppo io dovevo ancora arrivare. Diedi una frontata terribile all’incavo delle sue bombole. Risalì con la testa insanguinata e naturalmente il record venne annullato. Enzo Bottesini venne a scusarsi un’infinità di volte ma in realtà non ne avrebbe avuto neanche la necessità visto che eravamo amici.

Avrà però modo di rifarsi. Una settimana dopo aver stabilito l’ennesimo primato a -87 m, Maiorca riemerge in preda ad una sincope: l’incidente quasi mortale lo convince al ritiro. Troppo forte però il richiamo del mare e, a 57 anni, siamo nel 1988, spronato dalle due figlie Patrizia e Rossana, anch’esse fuoriclasse dell’immersione, decide di regalare al pubblico l’ultimo spettacolo. E siccome vuole rendere omaggio al mare che l’ha visto crescere, sceglie casa sua. Il record è datato 30 luglio 1988, nelle acque di Fontane bianche a Siracusa: Maiorca raggiunge in 2’35” quota -101 m e si riprende il primato. È il commiato definitivo, cala così il sipario sulla carriera di uno straordinario uomo di sport.

Enzo Maiorca - Freetime 43

La politica è stata un’altra sua grande passione. È arrivato a ricoprire il ruolo di senatore per AN. Poi ha deciso di lasciare la scena politica. Perché?
In realtà, ci tengo a precisare, io non ho mai avuto niente da fare con AN, ma con il Movimento Sociale Italiano. In due anni da parlamentare sono rimasto sdegnato dalla politica e mi sono ritirato. Troppo trasformismo in determinati personaggi politici, come Fini. Capii in poco tempo che Almirante aveva stilato un giudizio su Fini che non era aderente alla realtà, lo aveva ampiamente sopravvalutato.

Un siracusano, grande sportivo e parlamentare a Roma. Impossibile non accostare la sua figura a quella di un altro grande come Concetto Lo Bello.
Con Lo Bello ci scornavamo sempre perché la pensavamo in maniera contrapposta nel modo di affrontare la vita quotidiana. Era un grande uomo ma anche lui aveva i suoi difetti. Capitava però che ogni tanto ci trovassimo a scherzare, magari sull’aereo che lui prendeva per andare in parlamento ed io per qualche immersione. Onorevole – gli dissi una volta a Fontanarossa – mi sembra tardi per cominciare a lavorare e lui mi disse, scherzosamente, che un giorno o l’altro mi avrebbe dovuto tagliare la lingua.

 

Lei ha più volte affermato che il mare è scomparso. Perchè?
È presto detto. Dove c’è l’ISAB(*), nella zona di Capo Santa Panagia, ho visto cernie con ragnatele di catrame, aragoste nere per il catrame, saraghi e ombrine cechi per gli acidi dell’industria. C’era una grotta a 10 metri di profondità, era bello immergerci per andare a vedere il sole dentro la grotta stessa. Da piccoli ci ritenevamo ricchi di due soli, quello normale e quello da subacquei che solo noi potevamo vedere. Nel 1965 siamo arrivati in questa grotta e l’abbiamo trovata crollata perché corrosa da tutti i sudiciumi che l’industria aveva scaricato in mare. Nessuno è mai intervenuto con decisione, solo il pretore Condorelli aveva avuto il coraggio ma venne subito trasferito.

 

(*) L'impianto di raffinazione di ISAB S.r.l. è inserito nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo (SR); rappresenta uno dei più grandi siti industriali europei sia in termini di dimensioni sia in termini di complessità ed è costituito da due siti produttivi denominati “Impianti SUD” e “Impianti NORD”, tra di loro interconnessi mediante un sistema di oleodotti.

 

E della Piattaforma Vega-A, a largo delle coste Pozzallesi, che idea si è fatto?

Bisogna stare attenti alla Piattaforma Vega-A (*). È da cancellare non da raddoppiare. Bisogna ricordare quello che è avvenuto 5 anni fa nel Golfo del Messico che è un mare immenso. Se una cosa del genere capitasse a Pozzallo tutto il Mar Mediterraneo verrebbe distrutto. Sono stato ambasciatore del mare per il WWF per 4-5 anni. Adesso ho trovato i Pastori del mare, un’organizzazione che si batte per tutti quegli animali che non hanno dei paladini. È gente che rischia la propria vita combattendo i giapponesi che cacciano le balene.

 

 

(*) Posta a 12 miglia dalla costa di Pozzallo (RG), la Vega-A della Edison è stata progettata utilizzando tecnologie all’avanguardia, per preservare la sicurezza delle persone che vi lavorano e dell’ambiente circostante. L’impianto è stato studiato per resistere a sollecitazioni estreme, come venti fino a 180 km/h, onde marine di 18 metri, terremoti fino al 9° grado della scala Mercalli. La piattaforma è stata appoggiata nel 1987, su un fondale di circa 122 metri di profondità. La sua presenza, in quasi 30 anni, ha creato un peculiare ambiente marino, una vera e propria biodiversità caratterizzata da molteplici specie ittiche e molluschi.
 

Ma ha mai avuto paura del suo amore, del mare?
La mia paura in mare è costante. Io mi immergevo fino a 2-3 anni fa sempre con una grande paura e con grande rispetto. Il mare non era il mio ambiente, al massimo mi consentiva di muovermi all’interno di esso. In carriera sono venuto fuori in sincope 3 volte. Poi tre anni fa ho avuto un episodio di fibrillazione atrio ventricolare e il cardiologo mi ha consigliato di finirla con le immersioni. Potete immaginare la mia reazione ad una notizia del genere. Vedendo la mia faccia sconcertata e impaurita mi disse che non avevo nulla di che lamentarmi visto tutto quello che il mare mi aveva regalato. Aveva ragione.

 

Le foto di Enzo Maiorca sono di Simone Aprile

 

Torna su all'inizio della pagina