144.
Aria "respirabile"
Problematiche e gestione del sistema di ricarica
ARIA
PULITA NELLE BOMBOLE!!
La tragedia dei
tre sub perugini morti al largo delle isole Formiche di Grosseto
il 10 agosto 2014 durante un’immersione, a causa di
un’elevatissima quantità di monossido di carbonio contenuta
nell’aria respirata dalle bombole (dalle 1600 alle 2400 parti
per milione) ha portato in primo piano nell’ambito della
comunità dei subacquei il problema della sicurezza legato alla
QUALITA’ DELL’ARIA RESPIRATA.
La questione è molto seria. Basti pensare che tra le 120
e le 150 parti per milione di monossido di carbonio nell’aria si
può già avere una intossicazione “lieve” che può dar luogo a
cefalea, dispnea, vasodilatazione, nausea, vomito, vertigini e
disturbi alla vista. Mentre tra le 400 e le 600 ppm oltre ai
sintomi dell’intossicazione lieve può esserci anche ipotensione,
tachicardia e aritmia. Quando il monossido di carbonio presente
nell’aria respirata è superiore alle 1000 ppm può dar luogo a
coma, convulsioni, insufficienza respiratoria, ischemia
miocardica, edema polmonare e arresto cardiorespiratorio. |
Fabio Bartolucci,
titolare del "Rebreathers Diving Center Nettuno" che si
trova nel Porto Turistico Marina di Nettuno (via Vespucci 14/16A
- 00048 Nettuno (Roma) - tel. +39 06 45558520
www.rebreathers.eu/
) ha da tempo condotto una campagna diretta a sensibilizzare
tutti i subacquei sul problema della sicurezza legato alla
qualità dell’aria respirata e nel contempo rivolta ai gestori di
diving center affinchè assicurino ai propri clienti l’utilizzo
di "ARIA PULITA".
Bartolucci ha anche creato un apposito gruppo pubblico su
Facebook chiamato "ARIA PULITA – RICARICA BOMBOLE SUB"
nel quale si dibatte su questa problematica:
https://www.facebook.com/groups/Ariapulitabombolesub/?ref=bookmarks&__mref=message
inoltre si è fatto promotore di un’iniziativa per portare la
campagna sull’aria pulita all’interno dell’EUDI Show, la fiera
internazionale della subacquea che si tiene ogni anno in Italia:
https://www.facebook.com/groups/293235144195883/?__mref=message_bubble
Riporto qui di seguito, riveduto
e corretto, un articolo di Fabio Bartolucci pubblicato
sul sito
www.rebreathers.eu/
intitolato
“FERMIAMO CHI CI CARICA LE BOMBOLE CON ARIA AVVELENATA”,
che fa un’ampia panoramica sulla questione della qualità
dell’aria respirabile dai subacquei... una questione da non
sottovalutare. |
|
|
LA QUALITA' DELL'ARIA
Spesso la qualità dell'aria di molte
stazioni di ricarica è pessima. Le conseguenze sono devastanti,
soprattutto per la salute, e non risparmiano neppure le
attrezzature subacquee: bombole ed erogatori.
La cattiva qualità dell'aria può avere diverse
conseguenze sulla salute in funzione delle varie sostanze
inquinanti presenti in essa, ma
l'utente può solo rilevare il pessimo odore dell'aria o mettere
davanti al rubinetto aperto della bombola un fazzoletto bianco
per rilevare eventuali macchie dovute all'aria inquinata, ma in
questo modo si riesce a rilevare solo l'aria assolutamente
"pessima" e non l'aria "cattiva". Sarebbe un po' come tentare di
capire se l'acqua è potabile solamente dal suo colore...
La
qualità dell'aria è stabilita da diverse normative in funzione
del suo utilizzo. e secondo le norme DIN EN 12021 o EN 132
l’aria è considerata "respirabile" solo se rispetta i seguenti
limiti:
- Monossido di carbonio (CO) max. 15 ml/m³
- Anidride carbonica (CO2) max. 500 ml/m³
- Vapore acqueo e condensa max. 25 mg/m³
I gas compressi per respiratori non devono
contenere contaminanti a una concentrazione che possa causare
effetti tossici o dannosi.
I
contaminanti devono essere mantenuti al livello più basso
possibile e devono essere minori di 1/10 del limite di
esposizione nazionale di 8 ore, secondo quanto previsto dal
D. Lgs. 81/2008 e successive modifiche e integrazioni.
Per
la respirazione a pressioni iperbariche (> 1 bar) i livelli
devono essere rivisti per tenere conto
degli effetti della pressione.
I
gas respirabili inoltre devono essere privi di odore o sapore
insoddisfacente.
|
Ma
tutto questo non basta! Bisognerebbe vedere che cosa si trova
all’interno delle bombole e negli erogatori per capire la
gravità del problema.
La foto accanto mostra l'interno di una bombola sul fondo della
quale si può vedere una pozza di acqua mista ad olio. L'acciaio
del corpo bombola é seriamente ossidato. Questa bombola ci era
stata consegnata da un cliente per inviarla al centro di
collaudo. |
|
Pensate
che in genere la corrosione si rileva nelle parti interne
della bombola a contatto con l'aria "respirabile", piuttosto che
nelle parti esposte alla corrosione dell'ambiente esterno.
Perciò l’aria di pessima qualità provoca al metallo danni molto
maggiori della salsedine!
L'immagine accanto mostra una serie di primi stadi che ci
sono stati consegnati per la revisione: le condizioni del corpo
erogatore ci hanno costretto a rottamarli.
|
|
|
L'immagine accanto mostra la corrosione che si é sviluppata
nella testa del primo stadio di un erogatore sotto la linea di
demarcazione aria-acqua. |
La
qualità dell'aria dovrebbe essere garantita dalla legge secondo
le specifiche (DIN EN12021, già DIN EN 3188), ma nella realtà
il controllo è limitato alle certificazioni necessarie per poter
vendere un compressore. I controlli successivi, che
dovrebbero essere eseguiti da parte dei servizi d'igiene
ambientale delle ASL, sono praticamente inesistenti.
Cerchiamo
adesso di analizzare le cause che portano, spesso, il
subacqueo a respirare aria "irrespirabile" e le relative
conseguenze.
CONSEGUENZE A CARICO DELLA SALUTE
La
cattiva qualità dell'aria può avere diverse conseguenze sulla
salute e sulle attrezzature subacquee in funzione delle
varie sostanze inquinanti e dello scostamento dei parametri
ammessi.
Presenza di acqua:
a)
Bloccaggio dell'erogatore dovuto alla formazione di ghiaccio
b)
Ossidazione dell'interno delle bombole
c)
Pneumoconiosi da deposito (le polveri di ossido si depositano
nei polmoni)
d)Bloccaggio dell'erogatore e/o filtro dovuto alle polveri di
ossido di ferro
Presenza di anidride carbonica (in funzione della
percentuale e quindi della PPCO2 risultante in profondità):
a)
Affanno
b)
Ipercapnia
Presenza di monossido
di carbonio:
a)
Ipossia, quasi sicuramente letale
Presenza di olio:
a) Intossicazione acuta
Capita spesso di sentire subacquei che si lamentano della
"puzza" che emette l'aria delle bombole o del mal di testa
contratto in immersione per la pessima qualità dell'aria. In
realtà si tratta di un'intossicazione acuta, che tra l'altro è
amplificata dalla pressione alla quale l’aria viene respirata.
b) Polmonite lipoidea
In realtà quello
che il subacqueo ha respirato non è solo aria che "puzza" ma
vapori d'olio, olio che, anche se fosse alimentare e balsamico,
causerebbe in ogni modo una malattia ai polmoni dovuta al fatto
che questi s'imbevono d'olio: la polmonite lipoidea.
Nel caso delle bombole subacquee si tratta di olio per macchina,
aggressivo e non alimentare, tanto che quando si esegue il
cambio dell'olio al compressore è necessario indossare guanti
per evitare fenomeni d'irritazione cutanea che colpirebbero
anche i meno soggetti a problemi allergici.
Ecco cosa recita una pubblicazione medica sull'argomento:
« l'olio minerale può indurre una reazione da
corpo estraneo che può portare fino alla fibrosi. Con il
progredire della fibrosi, il materiale lipidico può confluire
fino a formare accumuli sempre più grandi, delimitati da tessuto
fibroso e cellule giganti, partecipando alla formazione di una
massa simil-tumorale definita paraffinoma».
c) Cancro
L'olio lubrificante, a causa della temperatura sviluppata
durante il processo di carica della bombola, subisce delle
trasformazioni che aumentano il potere aggressivo a carico della
salute del subacqueo. E' evidente che oltre alla polmonite
lipoidea si rischia il cancro ai polmoni. |
|
|
Ecco nell'immagine qui sopra come compare all'esame istologico
la polmonite lipoidea: si tratta dell'area giallastra
evidenziata dal cerchio rosso. |
La radiografia qui sopra si riferisce a un soggetto che ha
contratto la polmonite lipoidea. L'immagine è simile a quelle
che mostrano situazioni legate a neoplasie. |
LA SITUAZIONE ATTUALE DELLE STAZIONI DI
RICARICA
Esiste un problema generalizzato, riguardo la qualità
dell’aria fornita dalle stazioni di ricarica, che si è
evidenziato di frequente in due modi: o perchè l’aria ha un
cattivo odore e/o sapore, o perchè in caso d’ispezione
interna delle bombole (per esempio quando si smontano i
rubinetti per portarle alla visita periodica di collaudo), si
trovano ruggine e residui di olio, causati dalla presenza
di acqua e olio dovuta alla pessima qualità dell’aria. Per
inciso, l’aria respirabile ha un’umidità residua tale da non
poter innescare il processo di ossidazione, quindi l’aria
respirabile non può fare ruggine nella bombola!
Il cattivo odore o sapore dell'aria e la ruggine
e l'olio all'interno della bombola evidenziano solo l'aria di
qualità "pessima", infatti, alcuni inquinanti hanno la
caratteristica di essere inodori e insapori, quindi esistono
vari gradi e tipologie d’inquinamento e l’aria può essere
irrespirabile anche se non presenta particolari odori o sapori.
L’aria di pessima qualità, rilevabile nei modi
suddetti è molto frequente, come può facilmente verificare chi è
a contatto con un certo numero di bombole, vuoi perché si occupa
del collaudo, vuoi perché gestisce una stazione di ricarica, una
scuola subacquea o tutte quelle situazioni che portano a
maneggiare molte bombole.
La notevole frequenza con la quale si può
rilevare aria sicuramente "pessima" fa sorgere il dubbio che
ci sia anche tanta aria non a norma, quindi non respirabile,
non rilevabile, perché inodore e insapore. Ad avvalorare questa
tesi ci sono considerazioni tecniche relative alla
gestione degli impianti di ricarica e in particolare del sistema
filtrante.
|
IL COMPRESSORE
I compressori per la ricarica delle bombole sono costituiti, in
genere, da tre o quattro "stadi". Ogni stadio è formato da un
cilindro nel quale scorre un pistone che comprime l'aria. Questo
sistema è lubrificato ad olio, pertanto il pistone è
provvisto di fasce elastiche di tenuta che, come nei pistoni di
un qualunque motore, hanno anche la funzione d'impedire, per
quanto possibile, il passaggio dell'olio verso la testa del
pistone.
Gli stadi del compressore sono collegati in serie, in tal
modo l'aria passando in sequenza nei vari stadi subisce salti
successivi di pressione e di temperatura.
Per contenere la temperatura entro valori
sopportabili dai materiali, l'aria passa da uno stadio all'altro
lungo una serpentina raffreddata mediante una ventola
connessa all'albero del compressore.
Il raffreddamento fa condensare l'umidità contenuta
nell'aria e l'olio che è trafilato attraverso le fasce
elastiche: questi due elementi, miscelandosi tra loro, formano
un'emulsione che è scaricata all'esterno del circuito del
compressore mediante apposite valvole.
La maggior parte di quest'emulsione, detta in gergo "condensa",
è eliminata nel passaggio tra il primo ed il secondo stadio, i
passaggi tra stadi successivi eliminano parte del residuo.
L’aria che fuoriesce dall'ultimo stadio conserva in ogni modo
una certa quantità di condensa che deve essere eliminata da
un apposito filtro. |
|
|
IL FILTRO
Il filtro per la condensa è costituito da un contenitore
che ospita una cartuccia contenente due elementi diversi: il
setaccio molecolare e il carbone attivo. Questi elementi sono
separati da feltri cha hanno anche il compito di filtrare il
particolato. L'aria passa prima nella parte contenente il
setaccio molecolare che serve a eliminare l'umidità residua,
poi passa nella parte contenente il carbone attivo che ha
il compito di depurare l'aria dai vapori d'idrocarburi e dalle
sostanze acide ed inquinanti di natura organica, come ad esempio
i microrganismi.
Per garantire la corretta depurazione dell'aria è necessario
usare le cartucce filtro prescritte dal costruttore che sono
conservate sotto vuoto
in un contenitore stagno e confezionate in particolari ambienti
climatizzati. |
|
|
Quando un filtro si esaurisce, lo fa in modo repentino, una
volta saturo non filtra più e la qualità dell’aria scade con la
stessa velocità, quindi è necessario sapere con esattezza
quando il filtro andrà a esaurirsi.
Un volta esaurito il setaccio molecolare, il
carbone attivo tende a inumidirsi e comincia a perdere la sua
efficacia. Continuando oltre nella ricarica si può arrivare al
limite che a causa della temperatura e umidità s’inneschi una
parziale combustione del carbone con conseguente produzione
di monossido di carbonio.
Le case costruttrici forniscono tabelle che
indicano la durata del filtro in funzione della temperatura
ma non dell’umidità. Per utilizzare le tabelle è necessario
quindi un monitoraggio almeno della temperatura e
l’annotazione delle ore di ricarica eseguite a una specifica
temperatura e occorre calcolare una media ponderata delle ore
effettive. Di norma nessuno ha mai seguito questa procedura che,
tra l’altro, è corretta ma insufficiente, perché non è
considerata l’umidità ambientale.
La gestione del sistema di ricarica
Innanzitutto è fondamentale rispettare le
specifiche della casa che costruisce il compressore. Inoltre
non si deve ricaricare per proprio conto la cartuccia del
filtro, ma nel caso fosse assolutamente necessario farlo è
fondamentale usare i prodotti seguendo le specifiche della
casa costruttrice del compressore ed accertarsi che siano
stati conservati sottovuoto.
Prove eseguite con un sistema in grado di analizzare l'aria in
uscita dal compressore hanno dimostrato che i prodotti (setaccio
molecolare e carbone attivo) che non sono stati conservati
sottovuoto sono assolutamente inefficienti.
L’unica soluzione in grado di rendere
sicura la ricarica e sapere esattamente quando cambiare il
filtro, è quella di dotare il compressore di un sistema di
monitoraggio, in mancanza di questo è necessario essere
molto conservativi e considerare tutte le ore di ricarica come
tutte fossero effettuate nella peggior situazione ambientale
riscontrata.
Gestione della cartuccia
Le cartucce fornite dal costruttore del
compressore sono costituite da un cilindro in materiale plastico
come descritto in precedenza. Queste sono confezionate in
particolari ambienti climatizzati e, una volta pronte, sigillate
in un particolare involucro di plastica atto a garantire
l’assoluta impermeabilità fino al momento dell’apertura della
confezione.
Il manuale del compressore in genere consiglia di
aprire l’involucro immediatamente prima dell’inserimento nel
corpo del filtro, per evitare l’ingresso dell’umidità
ambientale.
Il costo delle cartucce fornite dal costruttore è
relativamente alto, oltre 100 euro per ogni cartuccia, ciò ha
promosso la diffusione della pessima pratica di ricaricare in
proprio la cartuccia con materiale filtrante.
La diffusione di questa cattiva abitudine si può
riscontrare dagli annunci che pubblicizzano la vendita del
materiale filtrante (setaccio molecolare e carbone attivo) e di
filtri ricaricabili.
Per quanto detto sopra è evidente
l’impossibilità di eseguire la ricarica correttamente
perché:
a) la ricarica della cartuccia non è effettuata in un ambiente
climatizzato, quindi durante il tempo di ricarica il setaccio
molecolare a contatto con l’umidità ambientale perde parte o
tutta la sua efficacia;
b) il materiale filtrante è venduto in confezioni
grandi, spesso non sigillate correttamente e con materiale
idoneo, per cui spesso il setaccio molecolare arriva già
parzialmente o del tutto saturo di umidità;
c) le confezioni grandi una volta aperte non sono
richiuse in modo corretto, quindi le condizioni del prodotto per
le ricariche successive potranno solo peggiorare;
d) in genere bisogna rompere e incollare di nuovo
la cartuccia, perché quelle fornite dal costruttore di solito
non sono smontabili.
La pratica di ricaricare in proprio la cartuccia
potrebbe essere possibile solo se si dispone dell’igrometro per
il monitoraggio, in questo caso sarebbe possibile verificare
l’efficienza di quanto è stato fatto.
|
Monitoraggio del filtro
Per un corretto monitoraggio del filtro è
sufficiente misurare l'umidità dell’aria in uscita dal
compressore con un igrometro di precisione in grado di
indicare i mg/m3 di acqua presenti, giacché i filtri
sono costruiti in modo che il setaccio molecolare si esaurisca
prima del carbone attivo, perciò l'aumento di umidità in uscita
indica l'esaurimento del filtro stesso.
Nelle
immagini a
fianco due igrometri di precisione:
il sistema Puracon L&W e il sistema B-Securus Bauer |
|
|
|
Qualità del compressore
E' evidente che i compressori di buona qualità e ben
mantenuti possono garantire una qualità dell'aria migliore,
cosa che è connessa soprattutto alla tenuta delle fasce
elastiche dei pistoni.
Un compressore che consuma olio non é una macchina in grado di
fornire aria respirabile, perchè l'olio disperso dalle fasce
elastiche finisce nel filtro rendendolo immediatamente
inefficace.
Di solito una stazione di carica che ha investito nell'acquisto
di un compressore "di marca" è in genere più attenta alla
qualità dell'aria e al servizio che vuole offrire.
|
ACCESSORI
FONDAMENTALI
Refrigeratore/Condensatore
Si tratta di un sistema frigorifero che raffredda l'aria in
uscita dal compressore.
Come abbiamo visto l'aria compressa è raffreddata da apposite
serpentine poste nel flusso d’aria generato dalla ventola del
compressore, però malgrado la presenza di questo sistema di
raffreddamento la temperatura dell'aria in uscita dal
compressore è molto elevata.
Un sistema supplementare di refrigerazione è in grado di
abbassare la temperatura dell'aria fino a soli +3°C, in tal
modo la maggior parte dei vapori residui condensano e sono
espulsi prima di raggiungere il filtro.
La durata del filtro dipende dalla temperatura del gas in uscita
dall'ultimo stadio.
Ad esempio un filtro che ha una durata di 33 ore a 20°C, a 35°C
dura soltanto 10 ore, mentre se l'aria è raffreddata a +3°C la
durata del filtro aumenta fino a 6 volte in condizioni normali e
fino a 10 volte in clima tropicale.
A parte il fattore economico, tale sistema offre un'ulteriore
garanzia sulla respirabilità dell'aria fornita dal compressore.
|
Refrigeratore Aftercooler L&W |
Tabella durata filtro con e senza sistema di raffreddamento
fornita dalla Bauer
|
Refrigeratore B-Kool Bauer
|
Monitoraggio dell'aria in uscita
E' necessario sapere sempre che cosa stiamo immettendo nelle
bombole dedicate alla respirazione subacquea. Esistono
strumenti in grado di analizzare l'aria in uscita dal
compressore: come già detto è sufficiente misurare l'umidità
residua quale indice del buon funzionamento del filtro. Tale
sistema dovrebbe essere obbligatorio per legge!
Sistemi di controllo periodico della qualità
dell’aria
Esistono strumenti in grado di analizzare l'aria fornita dal
compressore rilevando i vari elementi inquinanti presenti
nell’aria, come ad esempio idrocarburi, monossido di
carbonio, ecc. In
genere questi sistemi si possono usare periodicamente prelevando
campioni di aria, spesso con procedure difficili per una persona
non particolarmente addestrata e spesso con uso di reagenti
chimici che hanno problematiche di conservazione, inoltre la
precisione dell’analisi mediante reagenti chimici ha una
precisione mediocre.
Tali strumenti, senz'altro più costosi di quelli che misurano
semplicemente l’umidità residua dell’aria, sono auspicabili, ma
anche poter misurare in modo continuo l'umidità residua
in tutte le stazioni di ricarica costituirebbe il raggiungimento
di un grande traguardo, infatti, come detto sopra, i filtri sono
costruiti in modo che il setaccio molecolare si esaurisca prima
del carbone attivo: in tal modo l'aumento di umidità in uscita
indica inequivocabilmente l'esaurimento del filtro.
|
ANALISI DELL'ARIA
Strumenti di analisi
Per il controllo effettivo dei vari inquinanti esistono varie
tecnologie e strumenti in grado di analizzare un campione.
Alcuni strumenti sono portatili e contenuti in una valigetta, ma
sono comunque molto costosi e consentono solo un'analisi
periodica su campione invece che un monitoraggio continuo.
E' comunque essenziale richiedere un'analisi periodica con
questi strumenti fatta da una ditta specializzata.
Recentemente
ci sono ditte che stanno proponendo sistemi di analisi
multigas che misurano in "continua" i parametri dei vari gas
da tenere sotto controllo, sono utili ma è bene accertarsi che
siano forniti di un igrometro di precisione. |
Un sistema di analisi multigas in continua |
Analizzatori di monossido di carbonio
|
Il pericolosissimo monossido di carbonio: un
nemico invisibile, inodore e insapore
La tragedia avvenuta nell’agosto 2014 alle
Formiche di Grosseto, costata la vita a tre subacquei, ha
messo in risalto il problema rappresentato dalla presenza di
monossido di carbonio (CO) nella miscela respiratoria.
Questo gas agisce subdolamente perchè è assolutamente inodore e
incolore. Il CO ha un'affinità con l'emoglobina del sangue circa
200 volte superiore a quella dell'ossigeno, pertanto riesce a
saturare rapidamente l'emoglobina impedendo il trasporto di
ossigeno e causando la morte per asfissia.
Bastano quantità minime di monossido di carbonio per uccidere:
una concentrazione di CO nell'aria pari a 2000-4000 ppm
(0,2%-0,4%) provoca la morte in circa 15 minuti, ma questi dati
sono riferiti a pressione normobarica, cioè in superficie,
mentre i valori ammissibili sono inversamente proporzionali alla
pressione, il che in pratica equivale a dire che l'aria deve
essere assolutamente esente da monossido di carbonio!
La causa principale d'inquinamento dell’aria contenuta nelle
bombole deriva dall'aspirazione di gas combusti che si trovano
in prossimità del compressore, pertanto si richiede massima
attenzione nel posizionare il condotto di aspirazione del
compressore stesso.
Un’altra possibilità d'inquinamento è nella combustione interna
dell'olio di lubrificazione del compressore che trafila
attraverso le fasce elastiche e che viene esposto alle alte
temperature in fase di compressione.
Esistono comunque in commercio analizzatori di monossido di
carbonio a costi assolutamente accessibili, che consentono
anche un monitoraggio continuo. Sarebbe opportuno che le
stazioni di ricarica si dotassero anche di questo strumento, in
quanto il monossido di carbonio non può essere assorbito dal
filtro.
|
Fabio Bartolucci |
La campagna "Aria Pulita"
La campagna "Aria Pulita" promossa nel 2015 da
Fabio Bartolucci è finalizzata alla diffusione dei seguenti
concetti dai quali devono scaturire le azioni necessarie alla
risoluzione del problema:
1) Non è possibile gestire il filtro senza un sistema di
monitoraggio. Soluzione: obbligatorietà del monitoraggio.
2) Non è possibile ricaricare le cartucce in
proprio, soprattutto se non si dispone di un sistema di
monitoraggio. Soluzione: divieto uso cartucce non originali.
3) Per necessità di economia di esercizio usare
un sistema "refrigeratore/condensatore". Non sarebbe
sbagliato rendere obbligatorio anche questo dispositivo.
4) Obbligatorietà del controllo periodico
(trimestrale) della qualità dell'aria del compressore.
5) Abilitazione per la gestione di un impianto di
ricarica per terzi (negozi, scuole, diving, ecc.)
6) Produzione di materiale didattico e corsi da
inserire da parte delle didattiche subacquee.
Per realizzare quanto sopra è necessario agire
in varie direzioni:
1) Divulgazione delle problematiche al pubblico
con distribuzione di materiale illustrativo.
2) Coinvolgimento delle didattiche e del DAN
Europe.
3) Coinvolgimento delle figure e degli enti
preposti per modificare la normativa in funzione delle
obbligatorietà di cui sopra.
4) Coinvolgimento delle case costruttrici dei
compressori.
Per
presentare queste azioni al pubblico e la
migliore opportunità è data dalla fiera della subacquea EUDI
Show, durante la quale sarebbe utile organizzare un convegno su
questo tema con il coinvolgimento più ampio possibile. |
Torna su all'inizio della pagina
|
|