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di Tecnica & Medicina

 

                    

Tecnica & Medicina Subacquea

 

12. Primo soccorso in caso di dispnea (insufficienza respiratoria)

 

Fonte: sito della Croce Verde

 

Il termine IPOSSIA indica una diminuzione dell’apporto di ossigeno ai tessuti dell’organismo, mentre il termine ANOSSIA indica la totale mancanza di ossigeno.

L’insufficienza respiratoria si manifesta con la DISPNEA, in altre parole con una respirazione difficoltosa.

La dispnea non è una patologia, ma una condizione provocata da cause mediche, ambientali o traumatiche. La dispnea per lo più si verifica quando una patologia ha causato un’interferenza al flusso di aria verso i polmoni o allo scambio di ossigeno nei polmoni stessi.

La dispnea è una delle fasi della sofferenza respiratoria: quando qualche fattore interviene limitando il flusso o lo scambio di ossigeno, il paziente aumenta la frequenza e la profondità delle respirazioni. Il paziente può boccheggiare in cerca d’aria, diventare cianotico o accusare disturbi alla vista, a causa dell’insufficiente ossigenazione e dell’eccessivo livello di anidride carbonica presente nel sangue.

Dapprima il centro di controllo del respiro farà respirare il paziente velocemente e poi, con il passare del tempo, la frequenza respiratoria tenderà a rallentare. Se tale condizione non sarà corretta, il paziente andrà incontro ad una interruzione della funzione respiratoria, cioè in andrà in APNEA. Se lo stato di apnea perdurerà, il paziente perderà conoscenza, le pupille si dilateranno, la respirazione cesserà, ed andrà incontro ad un arresto cardiaco: in pratica il paziente sarà colto da ASFISSIA.

 

In ogni situazione di insufficienza respiratoria sarà importante:

 

Se è cosciente:

  • Rassicurare il paziente

  • Monitorare i segni vitali

  • Aiutare il paziente ad assumere la posizione al lui più comoda

  • Allentare qualsiasi indumento stretto

  • Mantenere al caldo il paziente

  • Trasportare il paziente in posizione seduta

  • Somministrare ossigeno nella quantità stabilita dall’operatore della centrale operativa

Se è incosciente:

  • Monitorare i segni vitali

  • Allentare qualsiasi indumento stretto

  • Mantenere al caldo il paziente

  • Somministrare ossigeno

  • Trasportare il paziente al Pronto Soccorso.

Rischi non di natura medica:

  • La bombola dell’ossigeno è sotto pressione, ogni danneggiamento di essa può trasformarla in un missile;

  • L’ossigeno favorisce la combustione e alimenta il fuoco: si potrebbe verificare un’esplosione.

Rischi di natura medica:

  • Tossicità dell’impiego (collasso alveolare), quando i polmoni del paziente reagiscono in maniera negativa alla presenza di ossigeno, oppure quando l’ossigeno viene erogato ad una concentrazione troppo elevata per un periodo di tempo eccessivo;

  • Lesioni oculari al neonato, quando viene erogata una quantità eccessiva di ossigeno al neonato;

  • Insufficienza respiratoria e arresto respiratorio nei pazienti affetti da B.C.P.C. (broncopneumopatia cronica ostruttiva), come enfisema e bronchite cronica, oppure in caso di pazienti sofferenti di crisi asmatica. In questi casi è necessario erogare ossigeno ad una bassa percentuale (2 o 3%).

Il tempo necessario per l’instaurarsi di queste condizioni patologiche è piuttosto lungo. Non si deve evitare la somministrazione di ossigeno per paura che insorgano problemi collaterali: la quantità di ossigeno erogato durante un normale intervento di emergenza non è sufficiente a provocare danni. E’ fondamentale fare attenzione ad eventuali sintomi che possono manifestarsi durante il trasporto in ospedale, ed eventualmente sospendere l’ossigenoterapia.

Nei casi di trasporto di pazienti che già fanno ossigenoterapia a casa è necessario regolare la quantità di ossigeno somministrata sulla base di quella effettuata a domicilio.

 

L’ossigenoterapia è un medicamento, per questo bisogna essere coscienti dei rischi correlati a questa applicazione. Durante l’ossigenoterapia il paziente non va MAI lasciato solo e, in caso di personale non medico, la mascherina non va MAI applicata sul viso del paziente se questo la rifiuta. Se, invece, c’è il personale medico, esiste lo stato di necessità ed il medico o la persona qualificata al soccorso in ossigeno terapia (che è una specialità a sé) deve somministrare ossigeno se ritiene che possa salvare la vita al paziente, altrimenti sarà difficile, ma la legge vuole che venga firmato il rifiuto del paziente.

 

Inoltre, quando non si conosce la storia clinica del paziente, la percentuale di ossigeno somministrata va concordata con l’operatore della Centrale Operativa (medico del 118).

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