ABSTRACT of the 2nd Edition of Basic
Decompression Theory And Application
(2003)
The new 2nd Edition of Basic Decompression Theory And
Application has been extended, updated, with new material added.
It takes all rudiments of decompression theory and phase
mechanics to considerable depth, while focusing on diving
applications in an historical perspective. Topics span many
disciplines, and the targeted audience is the commercial diver,
hyperbaric scientist, doctor, physical scientist, technical
diver, and instructor. Recent developments in diving tables,
decompression meters, and decompression management software are
presented, and broad model underpinnings are detailed and
contrasted. Testing and validation of modern dual phase
approaches to staging for decompression, extended range,
altitude, and mixed gas diving are a focus of discussion. Deep
stops, optimal gas switches, and helium mixes are underscored
from diver experience, data, and coarse grain principles.
References and numerical examples (with solutions) are included
for more detail and extended diver analysis.
The monograph is a Ten Part series, touching upon diving aspects of
thermodynamics, pressure and density, flow mechanics, gas
kinetics, free and dissolved phase transfer, gas counter
transport, nucleation and cavitation, bubbles and surfactants,
statistics, DCS and oxygen toxicity risk. Computational schemes
popularly employed in the technical diving sector are developed.
New material and updated information are woven into the fabric
of the earlier version.
An extended Bibliography is also included. The 1st Edition of this monograph was a sellout in the diving
community, and the 2nd Edition is much more detailed,
comprehensive, and modern in panorama.
Nucleazione e bolle
Nel contesto
dei modelli a gas disciolti le soste di sicurezza e le velocità di
risalita ridotte sono coerenti con la meccanica delle bolle, riducendo
effettivamente il tasso di crescita delle bolle e l’accumulo della fase
gassosa libera a causa della maggiore pressione effettiva presente al
termine dell’immersione.
Questo rappresenta un forte appoggio all’applicazione di queste
tecniche.
Alcuni, inoltre, considerano soste di sicurezza, risalite a velocità
ridotta e maggiori pressioni di desaturazione come una terapia coerente
per le fasi gassose separate (libere), particolarmente in prossimità
della superficie dove una ulteriore riduzione della pressione favorisce
la crescita di volume.
Sia la teoria della nucleazione delle bolle che la pratica sperimentale
ci dicono che in ogni data immersione (compressione – decompressione) le
famiglie di micronuclei di dimensioni superiori ad una determinata
dimensione critica (minima) vengono eccitate e spinte verso la
formazione di bolle, quindi è necessario prestare attenzione, durante
tutto il corso dell’immersione, allo sviluppo della fase libera.
Gli esperimenti ed i calcoli suggeriscono che soste brevi, poco profonde
e velocità di risalita ridotte hanno effetto positivo sulla riduzione
dell’accumulo della fase libera, riducendo al contempo il gas disciolto
nei tessuti più veloci, e questo è importante per le immersioni più
profonde.
In ultima analisi le ragioni sono da ricercarsi nella meccanica delle
bolle e nella nucleazione.
Meccanica della fase
Le pressioni
interne delle bolle superano la pressione ambiente di quantitativi pari
alle effettive tensioni superficiali delle bolle stesse.
Per eliminare le bolle, o ridurne la crescita, si richiede un aumento
della pressione ambiente non solo per ridurre le dimensioni, ma anche
per spingere il gas fuori della bolla, per diffusione, e anche
attraverso l’interfaccia tessuto-bolla. Quanto più breve è il tempo di eliminazione che si desidera tanto
maggiore dovrà essere la pressione ambiente.
Gli esperimenti condotti nelle gelatine sottoposte a decompressione, in
particolare da Yount e Strass, Kunkle e Beckman, e collettivamente da
Yount, Yeung e Gillary , sono stati chiarificatori ed hanno testimoniato
la veridicità di questo fatto.
Equilibrio
della pressione della bolla
La
pressione totale del gas Pt, all’interno di una bolla
d’aria equivale alla somma della pressione ambiente, P, più
l’effettiva tensione superficiale, 2g/r, secondo l’equazione:
Quando il
raggio è piccolo gli effetti della tensione superficiale sono grandi,
mentre quando il raggio è grande gli effetti della tensione superficiale
scompaiono. La tensione superficiale effettiva è la differenza tra la tensione di
Laplace (pellicola sottile) e la tensione della pellicola (surfactante).
I nuclei stabilizzati posseggono una tensione superficiale nulla (zero),
così che il totale delle pressioni dei gas e le tensioni si equivalgono.
Quando i nuclei sono destabilizzati (bolle) qualsiasi gradiente compreso
tra la fase gassosa libera e quella dissolta spingerà il sistema verso
differenti configurazioni, cioè espansione o contrazioni, fin quando non
si stabilisce un nuovo equilibrio. Quanto più piccola è la bolla tanto minore è il tempo di dissoluzione.
Le implicazioni legate all’immersione sono piuttosto chiare, in presenza
di fasi libere anche asintomatiche l’aumento della pressione di
desaturazione è prudente.
Con qualsiasi pressione il tempo richiesto per dissolvere una bolla di
250 micron di diametro è significativamente più breve di quello
necessario a dissolvere bolle più grandi. La ricompressione immediata, entro 5 minuti è un trattamento
adeguato per bolle di diametro inferiore a 100 micron, e
rappresenta la base della procedure di ricompressione di emergenza in
acqua praticate da australiani e hawaiani.
Una
bolla d’aria in equilibrio idrostatico crescerà o si contrarrà
in base alla sua dimensione e a qualsiasi gradiente relativo tra
la fase libera di fase interna alla bolla e del gas disciolto
nel tessuto.
I gradienti sono rivolti verso l’interno se le tensioni superano
la pressione dei gas nella bolla, e all’esterno se la pressione
della fase gassosa libera supera le tensioni.
Un certo raggio critico , rc, separa espansione e
contrazione per un dato insieme di pressioni. Il raggio critico
dipende dalla tensione totale ρt, pressione ambiente,
P, e tensione superficiale effettiva, g
, dove la crescita si ha se r > rc e la contrazione
se r < rc.
Nell’organismo alcuni micronuclei gassosi stabilizzati possono
sempre essere eccitati a crescere da cambiamenti di pressione
(compressione-decompressione).
Questi fatti danno sostegno
all’impiego delle soste di sicurezza quando le tabelle
convenzionali vengono impiegate ai limiti, di tempo o di
ripetizione, presumendo che le bolle nella gelatina e nei
tessuti rispondano alla pressione essenzialmente alla stessa
maniera.
Le
bolle si sviluppano e crescono su scale dei tempi più estese
rispetto alla stabilizzazione dei nuclei.
Nondimeno la rapida dissoluzione delle bolle in gelatine sature
sottoposte a decompressione rapida (e il corpo vero e proprio)
richiedono una depressurizzazione immediata ed adeguata. Il
tempo assoluto richiesto a dissolvere le bolle con una data
sovrappressione è direttamente proporzionale alle dimensioni
della bolla.
E’ chiaro che quanto più la bolla è piccola tanto minore sarà il
tempo richiesto a scioglierla con una data sovrappressione.
Le
bolle studiate da Kunkle e Beckman con questo esperimento
crebbero fino a circa 1 mm in 5 ore a partire da micronuclei
stabilizzati.
Questi
esperimenti hanno fornito informazioni di vitale importanza,
corroborando le teorie sulla nucleazione e sulla formazione di bolle in
vitro.
Le bolle, instabili, possono crescere al di là dell’ordine dei micron, i
nuclei gassosi che resistono al collasso grazie alle pareti elastiche
costituite da molecole attive superficiali (surfactanti), o forse alla
riduzione della tensione superficiale alle interfacce tissutali o nelle
fessure.
Per schiacciarli sono necessarie pressioni ingenti (intorno alle 10 atm).
Teoricamente i micronuclei sono sufficientemente piccoli da passare
attraverso i filtri polmonari, ma sufficientemente densi da non
galleggiare verso la superficie del loro ambiente con il quale sono in
equilibrio sia idrostatico (pressione) sia diffusionale (flusso di gas).
Quando i nuclei sono stabilizzati, e non attivati verso la crescita o la
contrazione da variazioni esterne di pressione, la tensione della
pellicola (surfactante) sbilancia sia la tensione di Lapalace
(pellicola) sia qualsiasi aiuto meccanico dovuto al tessuto circostante.
A questo punto la pressione e le tensioni di gas sono uguali, ma, nella
decompressione, le tasche di innesco (seed = seme) sono circondate da
gas disciolti a tensioni elevate e possono quindi crescere (bolle)
quando il gas circostante diffonde dentro ad esse. La velocità di crescita, o di contrazione, delle bolle è in dipendenza
diretta dalla differenza tra tensione tissutale e pressione ambiente
locale, in pratica dal gradiente di pressione della bolla, indicato con
G.
In un certo istante si forma un volume critico di bolle (fase libera), e
i sintomi di embolia divengono statisticamente più probabili.
Durante la compressione i micronuclei sono schiacciati a dimensioni
ridotte (diverse per le varie famiglie di dimensioni) ed apparentemente
si stabilizzano alla nuova dimensione. Le bolle vengono schiacciate
anche all’aumento della pressione a causa della legge di Boyle e poi si
stringono ulteriormente se il gas diffonde verso l’esterno.
Via via che la bolla diviene più piccola è possibile che si stabilizzi
di nuovo come micronucleo.
Durante la compressione-decompressione i nuclei gassosi possono crescere
come bolle, in base alla loro effettiva tensione superficiale e al
raggio della bolla.
Al di sotto di un determinato raggio critico, riportato nella tabella
seguente indicante i raggi di eccitazione dei micronuclei
in funzione della pressione secondo il modello a permeabilità variabile
(Variable Permeabilty Model – VPM), le bolle tendono a collassare su
loro stesse, invece con raggi di equilibrio maggiori crescono mentre il
gas diffonde verso il loro interno.
I nuclei stabilizzati evolvono in bolle instabili quando la loro
tensione superficiale effettiva è maggiore di zero, o quando esiste un
gradiente di diffusione sufficiente a spingere il gas dentro o fuori dal
nucleo.
A livello del mare il raggio di eccitazione è prossimo a 0,8 micron,
più piccolo cioè delle cellule viventi, che hanno dimensioni che partono
da pochi micron.
Raggi di
eccitazione dei micronuclei
La
teoria della nucleazione è coerente con numerose osservazioni
relative alla subacquea. I subacquei possono aumentare in modo
significativo la tolleranza alla formazione delle bolle, e di
conseguenza all’embolia, seguendo tre semplici tecniche,
originariamente proposte da Walzer, Evans e Walzer, Albano e Griscuoli e riproposte da Yount, Kunkle e Beckman: 1) compiere
una prima immersione profonda e breve (di schiacciamento)
riducendo così i micronuclei a dimensioni minori e più sicure;
2) effettuare le immersioni successive a profondità
progressivamente inferiori, in modo da immergersi entro i
limiti di schiacciamento della prima immersione e minimizzando
l’eccitazione dei micronuclei più piccoli; 3) fare immersioni
frequenti (a giorni alterni) in modo da sfoltire il numero di
micronuclei disponibili per formare le problematiche bolle.
Da qui è
possibile sottolineare un concetto: se i siti di nucleazione sono
estinti, ridotti di numero o poco disposti all’eccitazione, la
formazione di bolle ed i rischi che ne conseguono saranno ridotti in
misura proporzionale a questi eventi.
I tempi di rigenerazione dei micronuclei sono stimati in circa una
settimana, sottolineando l’adattamento fisiologico al ripresentarsi di
ambienti in pressione.
Le meccaniche di nucleazione, stabilizzazione e crescita delle bolle sono
piuttosto complesse ed i meccanismi di stabilizzazione sono stati
quantificati solo di recente.
I meccanismi che sottostanno alla creazione e alla generazione e che
occorrono prima della stabilizzazione non sono ben compresi.
Alcune ipotesi comprendono i gas disciolti nei liquidi che beviamo, il
drenaggio linfatico dai tessuti alle vene, la coalescenza da collisione,
la turbolenza e la vorticosità del sangue, lo sforzo, lo stomaco e il
sottile endotelio di interfaccia aria-sangue nei polmoni.
Una volta che si sono formati i micronuclei devono stabilizzarsi molto
rapidamente con del materiale surfactante.
Nel passaggio attraverso il filtro polmonare sopravvivono solo i nuclei
di misura inferiore al micron.
Ammesso che i nuclei persistano non è chiaro se popolano tutti i siti
tissutali, ne se sono caratterizzati dalle medesime distribuzioni
dimensionali.
Alcuni possono sostenere che i risultati ottenuti con le gelatine non
siano rilevanti perché i fluidi biologici si formano e sono contenuti
in un ambiente chiuso (il corpo), ma gli studi di Strass e di Yount
confermano l’esistenza di micronuclei gassosi preformati nel siero del
sangue e nell’albumina dell’uovo.
I nuclei sembrano essere pervasivamente presenti in tutti i tipi di
fluidi.
Tralasciando i nuclei preformati altri metodi di formazione delle bolle
sono sicuramente possibili.
Uno dei meccanismi candidati è la cavitazione, prodotta da strappi o
rapidi distanziamenti delle interfacce tissutali, così come lo è la
frizione delle superfici (tribonucleazione).
Gli interstizi dei tessuti potrebbero formare o intrappolare delle fasi
gassose creando un potenziale per un successivo rilascio.
La vorticosità del flusso sanguigno può creare piccole microbolle.
La presenza di abbondanti microbolle, stabili o instabili, nella
circolazione venosa avrebbe un impatto negativo sull’eliminazione del
gas disciolto, anche tramite una possibile azione di impedimento
polmonare o della rete arteriosa.
La presenza di bolle nella circolazione arteriosa può determinare
un’embolia, l’intasamento da bolle dalla circolazione polmonare è
ritenuto collegato al manifestarsi dei chokes, una grave forma di
malattia da decompressione, mentre la malattia da decompressione
cerebrale si ritiene dovuta alla presenza di emboli.
La presenza di microbolle nella circolazione venosa renderebbe
asimmetrici l’assorbimento ed il rilascio del gas, con un ingresso più
rapido dell’eliminazione. Sostituendosi al sangue le microbolle
ridurrebbero l’area ed il volume disponibili per lo scambio di gas fra
sangue e tessuti.
Surfactanti
Acqua,
benzina, glicerina e olio da insalata sono chiaramente dei liquidi. Lo
sciroppo per frittelle, gli impasti, l’albume, lo stucco morbido, la
vernice, la colla e il sapone da piatti sono anch’essi liquidi, cioè
scorrono se gli si applica una forza, ma sono al limite della
classificazione scientifica per tutti gli altri aspetti.
Nella risposta meccanica, ma in particolare nella viscosità, i
componenti di quest’ultimo gruppo di differenziano gli uni dagli altri
almeno quanto differiscono dai solidi.
E la loro risposta varia col tempo.
Lo sciroppo diventa appiccicoso quando secca, il sapone da piatti
asciuga trasformandosi in leggeri fiocchi, lo stucco morbido scorre se
messo su un piano inclinato, ma si frammenta se subisce un impatto
improvviso, la colla è elastica e gommosa.
Le sostanze di quest’ultimo elenco sono denominate fluidi strutturati,
poiché devono le loro particolari ed inusuali caratteristiche a grandi
strutture poliatomiche, molte volte più grandi di una molecola d’acqua.
I fluidi che contengono delle strutture poliatomiche manifestano
un’ampia varietà di risposte meccaniche e di auto-organizzazione.
I tessuti e i fluidi corporei ospitano una incalcolabile collezione di
materiali organici ed inorganici, comprese molte sostanze biochimiche
che appartengono alla categoria dei fluidi strutturati.
Tra questi una classe di auto-assemblanti, chiamati surfactanti, è molto
interessante e dotata di caratteristiche che possono stabilizzare le
microbolle in vari stadi di sviluppo sbilanciando la tensione
superficiale.
Un surfactante è un fluido strutturato di natura ambifilica,
comprendente componenti che assumono disposizioni preferenziali alle
interfacce aria-olio (non mescolabili).
Una molecola di surfactante usualmente consiste di un voluminoso ione
alla testa ed uno ione di segno contrario alla coda.
Usualmente non possono esistere molecole isolate all’interno di un mezzo
di un determinato genere; piuttosto le molecole si orientano in
configurazioni dette micelle nelle quali le componenti di natura
simile si raggruppano.Cioè la testa si trova immersa in una sostanza e la coda nell’altra.
Le micelle di solito hanno diametri dell’ordine di 10-3
micron e rendono le interfacce differenti da tutto ciò che può
essere misurato dai singoli componenti.
Le interfacce tissutali lipidi-acqua rappresentano degli ambienti
potenzialmente favorevoli ai surfactanti. In certe condizioni un
surfactante può ridurre la tensione superficiale all’interfaccia,
permettendo a quest’ultima di crescere e di avvolgersi su se stessa.
Il risultato è un microfascio (microaccumulo) pieno di interfacce che si
alternano, di struttura sferica per ridurre al minimo le esigenze
energetiche dovute alla termodinamica.
Nel microfascio possono essere raccolte numerose sostanze.
Se dei nuclei gassosi piccoli, ma normalmente molto più grandi di una
micella, sono a contatto con le interfacce, o direttamente con il
surfactante, può svilupparsi un micronucleo/microemulsione gassosa
sferica, variabile in termini di dimensioni e di contenuto di
surfactante.
Questo insieme è stabile quando la tensione superficiale effettiva è
zero, quando la pressione della pellicola di surfactante equilibra
meccanicamente (Laplace) la tensione superficiale.
Se la tensione superficiale effettiva del nucleo, g, non è zero
l’insieme crescerà o si contrarrà fino al raggiungimento della stabilità
oppure si scomporrà.
Nel caso delle microemulsioni di gas si ritiene che il surfactante
rivesta soprattutto lo strato limite interno, con il gas libero
contenuto all’interno.
La reale configurazione è probabilmente più complessa ma nei calcoli
possiamo, per semplicità, utilizzare questa illustrazione della
struttura.
I micronuclei stabilizzati dal surfactante teoricamente potrebbero
destabilizzarsi durante i processi di compressione-decompressione
dell’immersione, forse generando una crescita di bolle alimentata dalle
elevate tensioni dei gas presenti nel mezzo circostante.
Le microbolle possono rimanere localizzate alle interfacce ma,
probabilmente, migrano.
Le origini dei nuclei gassosi originali, la composizione dei surfactanti
e i siti tissutali devono ancora essere descritti.
Bruce R. Wienke
Southwest Enterprises Inc.
3101 Old Pecos Trail, Santa Fe, N.M. 87505
Phone: (505) 955-1676
Email:
brwtech@earthlink.net
(*)
Bruce R. Wienke is a Program Manager in the Nuclear Weapons
Technology/ Simulation And Computing Office at the Los Alamos National
Laboratory (LANL), with interests in computational decompression and
models, gas transport, and phase mechanics. He contributes to underwater
symposia, educational publications, technical periodicals and
decompression workshops, having authored seven monographs (Technical
Diving In Depth, Decompression Theory, Physics, Physiology And
Decompression Theory For The Technical And Commercial Diver, High
Altitude Diving, Basic Diving Physics And Application, Diving Above Sea
Level, Basic Decompression Theory And Application) and some 200
technical journal articles. Diving environs include the Caribbean, South
Pacific, Asia, inland and coastal United States, Hawaii, and polar
Arctic and Antarctic for sundry technical, scientific, military, and
recreational activities. He functions on the LANL Nuclear Emergency
Strategy Team (NEST), in exercises often involving Special Warfare
Units, above and below water. He heads Southwest Enterprises, a
consulting company for research and applications in overlapping areas of
applied science and simulation, functions as an Expert Witness in diving
litigation, and SEAL.
Wienke
is an Instructor Trainer/Technical Diving Instructor with the National
Association Of Underwater Instructors (NAUI), has served on the Board Of
Directors (Vice Chairman for Technical Diving, Technical and
Decompression Review Board Member), is a Master Instructor with the
Professional Association Of Diving Instructors (PADI) in various
capacities (Instructor Review Committee), is an Institute Director with
the YMCA, and is an Instructor Trainer/Technical Diving Instructor with
Scuba Diving International/Technical Diving International (SDI/TDI).
Wintertime he hobbies skiing, coaching, and teaching as a Racing Coach
and Instructor, certified United States Ski Coaches Association (USSCA)
and Professional Ski Instructors of America (PSIA), and races in the
United States Ski Association (USSA) Masters Series Competition, holding
a 8 NASTAR racing handicap. Other interests include tennis, windsurfing,
and mountain biking. He quarterbacked the 63 Northern Michigan Wildcats
to an NCAA II Championship (Hickory Bowl).
Wienke
received a BS in physics and mathematics from Northern Michigan
University, MS in nuclear physics from Marquette University, and PhD in
particle physics from Northwestern University. He belongs to the
American Physical Society (APS), American Nuclear Society (ANS), Society
Of Industrial And Applied Mathematics (SIAM), South Paci_c Underwater
Medical Society (SPUMS), Undersea And Hyperbaric Medical Society (UHMS),
and American Academy Of Underwater Sciences (AAUS). He is a Fellow of
the American Physical Society, and a Technical Committee Member of the
American Nuclear Society.
Wienke,
a former dive shop owner in Santa Fe, presently serves as a Consultant
for decompression algorithms in the Industry. He has worked with DAN on
applications of high performance computing and communications to diving,
and is a Regional Data Coordinator for Project Dive Exploration. Scubapro,
Suunto, Abysmal Diving, and Atomic engage him (or have) as Consultant
for meter algorithms. He is the developer of the Reduced Gradient Bubble
Model (RGBM), a dual phase approach to staging diver ascents over an
extended range of diving applications (altitude, nonstop, decompression,
multiday, repetitive, multilevel, mixed gas, and saturation). The Suunto
VYPER dive computer incorporates the RGBM into staging regimens,
particularly for recreational diving (including nitrox). ABYSS, a
commercial software product, features some of the RGBM dynamical diving
algorithms developed by him for Internet users and technical divers. He
is also Associate Editor for the International Journal Of Aquatic
Research And Education, and is a former Contributing Editor of Sources,
the NAUI Training Publication. NAUI Technical Training has adopted the
RGBM for technical diving, and employs RGBM trimix, heliair, EANx, and
air tables.