Con
il passare degli anni, le aziende costruttrici, nel tentativo di
migliorare le prestazioni degli erogatori, hanno cercato di
ridurre al minimo lo sforzo respiratorio al fine di rendere
le immersioni più sicure e divertenti. Infatti, il sistema di
erogazione non deve costringere il sub a succhiare l’aria, ma
deve invece "offrirla" secondo l’esigenza e senza richiedere
sforzo.
Leggendo con più attenzione un
grafico, ci si accorge che i valori tendono a salire con
l'ingresso in gioco dell'effetto Venturi, effetto, che
può riportare il grafico su valori leggermente positivi. Nella
seconda parte del grafico, tutta positiva, vediamo l'aumento
della pressione interna dovuto allo sforzo per l'espirazione.
La normativa richiede che la
pressione respiratoria di picco durante l'inspirazione e
l'espirazione sia compresa tra +25 mbar e -25 mbar, e che
durante l'inspirazione la pressione massima positiva, se
presente, non sia maggiore di 5 mbar. Inoltre, il lavoro
respiratorio di un intero ciclo non deve essere maggiore di 3,0
J/l.
Con buona approssimazione
possiamo considerare il lavoro respiratorio proporzionale alla
superficie delimitata dalla curva. Il lavoro respiratorio
associato alle pressioni positive durante l'inspirazione non
deve essere considerato nel calcolo del lavoro respiratorio
totale.
Il significato di tutti questi
dati è semplicemente che l'erogatore deve fornire aria al
subacqueo anche in condizioni estreme (bombola quasi
scarica, alta profondità, forte affanno) senza mai interrompere
il funzionamento. La normativa prevede il limite di 5 mbar
all'effetto Venturi per evitare che l'eccesso di aria causi
sensazioni di panico al subacqueo.
Vediamo
ora di analizzare più casi possibili: |