GIANNUTRI (GR)
- IL RELITTO DEL M/T "NASIM II"
Quella
sul "Nasim II" è un’immersione piuttosto impegnativa, perché la profondità è
ben oltre i limiti delle immersioni ricreative e ci si trova immersi nel
blu senza avere il riferimento visivo di una parete; inoltre si possono
incontrare fastidiose correnti. Data la profondità del relitto anche un tempo
di fondo piuttosto breve comporta la necessità di fare soste di decompressione che, se
effettuate senza avere una barca d’appoggio in superficie, possono comportare ulteriori
difficoltà. In compenso la visibilità nella zona del relitto è generalmente molto
buona e, in certe giornate particolari, guardando dalla nave verso
l’isola è possibile persino vedere il profilo della costa distante un
centinaio di metri!
Ci
sono due possibilità per pianificare l’immersione: scendendo in caduta libera
sulla verticale della nave (possibilmente calando un pedagno fino alla
murata di dritta del relitto, che si trova a circa 45 metri di profondità),
oppure ormeggiando la barca davanti a Cala Maestra e nuotando verso il
largo per un centinaio di metri seguendo la scia delle automobili che
sono disseminate sul fondo sino quasi a sotto la chiglia della nave.
La storia del naufragio
L'11
febbraio del 1976 il cargo "Nasim II" lasciò il porto di Livorno diretto
ad Alessandria d'Egitto, con un carico destinato al mercato nordafricano
di 49 automobili (precisamente 12 Fiat, 35 Peugeot e 2 Mercedes), 16
rimorchi e 3 carrelli elevatori. Sebbene il mare fosse calmo alle 04.30
del mattino del 12 febbraio la nave inspiegabilmente urtò le rocce di
Punta Scaletta dell’Isola di Giannutri e colò rapidamente a picco nelle
acque tra Punta Pennello e Cala Maestra, a poca distanza dalla riva.
Un testimone del
naufragio, raccontò che dopo la collisione il comandante avrebbe
tentato di dirigere la prua della nave all'interno della piccola
baia di Cala Maestra, nel tentativo di farla incagliare nel basso
fondale evitando l'affondamento. Il tentativo del comandante fu
inutile, ma questo spiega perchè il relitto del "Nasim II" oggi
poggia sul fondale sabbioso con la prua rivolta verso nord, anziché
verso sud, che era la direzione della sua rotta.
Oggi la nave è adagiata su un fondale sabbioso di circa 60 metri,
poggiata sulla fiancata di sinistra, con il ponte rivolto verso il
mare aperto e la prua verso Cala Maestra. Le macchine che la nave
trasportava sul ponte invece, si trovano sparpagliate sul fondo, tra
i 33 e i 60 metri di profondità, in quello che i subacquei
scherzosamente chiamano "il parcheggio".
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La posizione del relitto del "Nasim II"
a nord ovest dell'isola di Giannutri
Il relitto del "Nasim II"
coricato sulla fiancata di sinistra
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Giannutri - 7 agosto 2007 - prof. max
51.7 m. - run time 62 min. - temp. min 15°C
Arriviamo con la barca a Cala Maestra e gettiamo
l’ancora su un fondale di 25 metri. Ancora una volta non abbiamo trovato
un pedagno sopra al relitto e ci tocca fare l’immersione partendo dalle
macchine e nuotando in direzione 315°… pazienza!
Scendiamo lungo la catena dell'ancora e arrivati a una ventina di metri
di profondità ci stacchiamo, e incominciamo a nuotare verso le macchine
in direzione nord-ovest. Dopo poche pinneggiate, vediamo la prima
macchina e poi la seconda che è appoggiata sulla cigliata a 28 metri. A
questo punto iniziamo a pinneggiare nel blu, seguendo la nostra rotta e
mantenendoci sulla batimetrica dei 30 metri. La visibilità è ottima,
almeno 40 metri (non eccezionale per Giannutri!) e questo ci rassicura:
non potremo certo mancare il nostro obiettivo! Continuiamo a nuotare
decisi nella direzione stabilita, con un occhio al computer e al
manometro e uno alla bussola. Tutto ok… l’immersione procede senza
problemi. Ancora pochi metri ed ecco apparire l’imponente sagoma scura
del "Nasim II", coricato su un fianco come un gigante addormentato.
Raggiungiamo la chiglia che è tutta ricoperta di alghe e di
incrostazioni… siamo a 43 metri: obiettivo raggiunto! Sono passati
appena 5 minuti, di aria nei nostri 18 litri caricati a 230 bar ne
abbiamo a sufficienza e non avvertiamo alcun sintomo di narcosi. Ci
diamo un ok e cominciamo a scendere di qualche metro. Scavalchiamo la
murata della nave in prossimità della prua e notiamo chiaramente le lamiere
contorte dall’urto sull’isola di Giannutri. Nell'occhio di cubia c'è una grande ancora. Appena
arrivati al di la della murata l’ottima visibilità ci
permette di vedere il castello di poppa coricato su un fianco. Ho visto
diversi relitti di navi posati sul fondo in assetto di navigazione, ma
vedere questa nave adagiata su un fianco è davvero strano ed
emozionante.
Avanziamo fino a circa metà
del ponte, rimanendo
sui 52 metri di profondità e rinunciamo ad osservare i dettagli per fare un giro
completo sul relitto della nave. Diamo solo un’occhiata al castello di
poppa. Illuminiamo l'interno con le nostre torce, ma ormai dentro alla
nave non c'è più niente da vedere, salvo un lavandino e la tazza di un water. Do un’occhiata al
mio profondimetro. A terra ci siamo riproposti di non superare i 52-55 metri
di profondità e di iniziare
la risalita quando il computer comincia a segnalare la deco a 6 metri,
oppure arrivati a 110 bar di aria. Dopo aver osservato il castello di poppa
proseguiamo lungo il bordo della murata fino alla poppa estrema. Nuotiamo sopra la grande pala del timone che è bloccata
verso l'alto e passiamo vicino all'enorme elica di dritta a circa 52
metri di profondità. L'altra elica si
trova qualche metro più in basso. Di aria ne ho a sufficienza, ma ho già preso
2 minuti di deco a 6 metri e il computer mi indica un tempo totale di
risalita di 15 minuti… Purtroppo bisogna staccare dal fondo!
Torniamo indietro nuotando
sopra alla murata fino ad una ventina di metri dalla prua e poi a
malincuore ci stacchiamo dalla nave puntando per 135° in direzione della
costa di Giannutri e cominciando lentamente a risalire. Mi volto un
istante a dare un’occhiata al relitto della nave, sperando di poterci
ritornare presto per una esplorazione più completa.
Atterriamo sulla cigliata intorno a 32 metri di profondità e vediamo alcuni grossi
dentici che nuotano nel blu. Controlliamo l’aria: abbiamo tutti più di
100 bar di gas nelle bombole. Arrivati ai 21 metri cambiamo gas e passiamo
a respirare l’EAN50, con
il quale facciamo tutta la nostra decompressione. Ci portiamo nuotando a ridosso della parete
dell'isola,
tanto per non trascorrere il tempo rimanente appesi sotto alla barca e,
terminata la decompressione, risaliamo felici e affamati sulla barca,
dove ci aspetta una magnifica pasta allo scoglio… Una giornata davvero
fantastica!
Sopra una vecchia foto del
m/t "Nasim II" e la chiglia del relitto |
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Giannutri - 10
ottobre 2011 - prof. max 52 m. - run time 64 min. - temp.
min 15.4°C
Tornare
sul relitto del "Nasim II" dopo tanti anni mi emoziona parecchio. Da
quando ci sono stato l'ultima volta mi sono avvicinato alle immersioni
tecniche e ho iniziato a utilizzare il trimix. Sono sicuro che oggi
sentirò la differenza.
Ormeggiamo il gommone
dell'Argentario Divers al pedagno attaccato al cassero di poppa
del relitto e ci prepariamo alla discesa. Indossiamo i pesanti bibombola e caliamo in
acqua le nostre bombole decompressive. Saltiamo in acqua in cinque e ci raduniamo
attorno al pedagno. Io ho un bibo 12+12 caricato a 240 bar di trimix 20/36
come back gas e una bombola da 7 litri caricata a 200 bar di EAN50 attaccata al
fianco. Al segnale di Simone scendiamo in libera, tenendo sempre
d'occhio la cima che ci indica
la direzione del relitto. L'acqua è cristallina e dopo qualche metro
ecco la sagoma scura del relitto che appare sotto di noi. Stefano ha una
perdita da un primo stadio. Io e Angela lo avvertiamo e lui risale
assieme a Simone per avvitare meglio il primo stadio. Io Angela e
Alessandra restiamo per qualche minuto a 10 metri di profondità, finché
Simone e Stefano non ci raggiungono di nuovo, ed ecco che al terzo
minuto finalmente inizia la nostra discesa.
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In breve arriviamo sopra
al cassero del "Nasim II". Ci scambiamo un segno di ok e iniziamo il nostro giro
attorno al cassero di poppa, curiosando con le nostre torce attraverso
le varie aperture della nave che si affacciano nel blu. Grossi scorfani rossi se ne
stanno immobili quasi ipnotizzati dal fascio di luce delle nostre
potenti torce. Io nuoto lentamente, seguito da Angela che osserva incantata
ogni minimo particolare della nave. Il trimix che respiro mi permette di cogliere
tanti piccoli particolari che non avevo osservato prima. Arriviamo alle
due grandi eliche e diamo una rapida occhiata, poi ritorniamo indietro verso prua nuotando sopra la
coperta che si trova alla nostra sinistra coricata su un fianco. La
limpidezza dell'acqua ci permette di vedere il relitto della nave nella sua
interezza, e distinguiamo bene la prua che scende fino a 60 metri.
Arrivati a mezza nave
controlliamo gli strumenti, ci diamo un segno di ok e decidiamo di
lasciare il relitto e risalire lentamente nuotando verso
la costa anziché fare una noiosa decompressione nel blu. Nuotiamo per un tratto
sopra il fondale di sabbia bianca dove qui e là si trovano i resti di
alcune macchine trasportate dal traghetto. Ai 27 e ai 24 metri facciamo
un minuto di deep stop, poi arriviamo alla quota dei 21 metri dove
cambiamo gas, passando a respirare l'EAN50 che abbiamo nelle
nostre decompressive. Rimaniamo sui 21 metri per 3 minuti, poi, superata
la scarpata, nuotiamo verso la costa dell'isola di Giannutri e intanto
iniziamo la nostra decompressione programmata: 1' a 18 m + 1' a 15 m +
1' a 12 m + 2' a 9 m + 3' a 6 m. Lanciamo i nostri palloni e facciamo
gli ultimi 6 minuti di deco a 3 metri. Poi risaliamo molto soddisfatti
sul gommone, che intanto ci ha raggiunti in una caletta riparata dalle
onde. Un tuffo veramente perfetto!! |
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Sotto alcune foto di Simone Nicolini
©
- Argentario Divers |
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