36. A PROPOSITO DI
NITROX
di
Alvise Bertuzzi - Esperto di
www.tuttomaldive.it
Premessa
L’esposizione che segue non intende in alcun modo sostituirsi ai
programmi specificatamente strutturati dalle Didattiche Internazionali
le quali, sole, consentono di conseguire quell’apprendimento necessario
all’uso del Nitrox quale miscela respiratoria perchè le nostre
immersioni siano consapevoli e sicure.
Introduzione
Il termine Nitrox indica la miscela di due gas: l’Azoto (in inglese
Nitrogen) e l’Ossigeno (Oxygen): l’aria, che è sostanzialmente
costituita da Azoto (78%) ed Ossigeno (21%) è Nitrox.
Quando questa miscela contiene una percentuale d’Ossigeno maggiore del
21% viene chiamata EAN (Enriched Air Nitrox) e, per segnalare in quale
misura la miscela sia arricchita di ossigeno si usa aggiungere
l’indicazione della sua percentuale: EANx (sebbene alcune didattiche
interpretino la x come “finale” di Nitrox) dove “x” è questa percentuale
e quindi EAN32, EAN36, EAN40, e così via per le miscele contenenti 32%
,36%, 40% di Ossigeno e, conseguentemente, il 68%, il 64% ed il 60% di
Azoto (qui non si considerano le tracce di altri gas presenti in Aria
per complessivamente l’1%, che in EAN costituiscono una
quantità percentuale ancor più ridotta e variabile in relazione al
metodo di arricchimento di Ossigeno utilizzato).
Gli studi sull’uso dell’aria arricchita ( che da ora chiameremo
generalmente Nitrox ) provengono da molto lontano: già nel 1878 Paul Bert valutava gli effetti tossici dell’ossigeno sull’organismo umano;
nel 1899 Lorrain Smith dimostrava che animali sottoposti a respirare per
periodi lunghi un’aria moderatamente arricchita in ossigeno sviluppavano
problemi polmonari.
Per arrivare a tempi più recenti, nel 1944 si scoprì che i sintomi
evidenziati da Paul Bert erano simili a quelli conseguenti a danni
neurologici mentre già dal 1942 la Royal Navy e dagli anni ’50 la US
Navy hanno iniziato a redigere le prime tabelle di immersione con uso di
Nitrox, ma il grande passo in favore del Nitrox nelle immersioni
ricreative fu fatto dal Dr. Morgan Wells membro del NOAA (National
Oceanic and Atmospheric Administrattion).
Il Dr. Wells studiò principalmente quelle che ancora oggi costituiscono
le miscele Nitrox in uso alla Subacquea Ricreativa: Nitrox I (con
Ossigeno al 32%) e Nitrox II (con Ossigeno al 36%).
Vediamo in breve con quali acronimi, oggi più in uso, si indicano le
miscele di nostro interesse (immersioni ricreative), con le relative
percentuali di Ossigeno ed Azoto:
|
%O2 |
%N2 |
NOAA |
EAN |
32 |
68 |
Nitrox I |
EAN32 |
36 |
64 |
Nitrox II |
EAN36 |
|
|
Azoto e Ossigeno
Tutti conosciamo i principi fisici che regolano il “trasferimento”
dell’Azoto nei tessuti del nostro organismo; sappiamo, infatti, che la
velocità di dissoluzione dell’Azoto nei tessuti e della loro
desaturazione dipende dal gradiente di pressione (differenza algebrica
fra PpN2 nell’aria respirata e le tensione dell’Azoto
presente nel tessuto) e sappiamo anche che la quantità di Azoto
“solubile” nel tessuto è direttamente proporzionale alla PpN2
respirata (vedi: MDD Malattia da decompressione).
Tutti, quindi, comprendiamo come la PpN2 sia un parametro
fondamentale e vincolante della attività subacquea.
Oltre a ciò deve essere anche considerato il fenomeno della narcosi che
pure è un elemento costrittivo nella programmazione delle nostre
immersioni.
Si suppone che la narcosi di Azoto sia provocata dal disturbo generato
dalla pressione di questo gas sugli impulsi trasmessi fra cellule
nervose.
Disturbando la circolazione di queste informazioni l’Azoto induce un
rallentamento delle facoltà di analisi dal quale possono conseguire
reazioni incontrollate.
Si stima che la PpN2 (Pressione parziale di Azoto) sopra la
quale potrebbe manifestarsi questo sintomo sia 3 bar e, quindi, quando
si supera la profondità di circa 28 metri - 3,8 bar assoluti - (PpN2
= 3,8 x 0,78=2,96 bar, assimilabile a 3 bar), ma ciò varia da
persona a persona (ed anche nella stessa persona in relazione a
differenti fattori predisponesti).
Anche nella narcosi il parametro critico è determinato dalla PpN2
e pertanto la sua riduzione, nel Nitrox, ci conduce verso condizioni
certamente favorevoli.
Dopo aver brevemente apprezzato i benefici del Nitrox (più avanti sarà
dato più spazio all’elencazione dei principali vantaggi ottenuti in
un’immersione condotta con Nitrox) è utile valutare anche alcuni aspetti
correlati all’Ossigeno.
L’Ossigeno è il “comburente” nell’ambito del fenomeno della
“combustione” che produce l’energia necessaria al nostro organismo
(calore,movimento,circolazione sanguigna, ad esempio) e l’uomo si è
attrezzato a ricevere questo prezioso elemento alla pressione di 0.21
bar assoluti (tale è quella dell’Ossigeno nell’aria al livello del
mare). Il corpo umano si può adattare a pressioni diverse, ma solo entro
certi limiti (si vedano, ad esempio, le popolazioni che vivono alle alte
quote).
La tabella presentata qui sotto riassume i limiti minimi e massimi
tollerabili dal nostro organismo:
|
Pressione Ossigeno
(bar) |
Indicazioni |
0,1 |
Insufficienza
di Ossigeno, coma,morte |
0,12 |
Sintomi di ipossia |
0,14 |
Possibili primi sintomi di ipossia |
0,21 |
Pressione di Ossigeno normale per l’organismo
umano |
0,5 |
Può essere respirato Ossigeno per un lungo
periodo senza conseguenze |
1,4 |
Limite consigliato per le immersioni ricreative |
1,6 |
Limite massimo per immersioni militari o per
lavoro subacqueo |
2,8 |
Pressione dell’Ossigeno in camera iperbarica
per il trattamento delle MDD |
|
|
Ipossia e Iperossia
In presenza di una pressione parziale PpO2 inferiore a 0,12 bar pari,
nell’atmosfera, ad una quota corrispondente alla pressione di circa 580
millibar (che si ha ad oltre 4000 metri sopra il livello del mare) può colpire,
violento, il sintomo dell’ipossia che si manifesta sostanzialmente con
un senso di ebbrezza, una difficoltà a parlare ed una esagerata
sicurezza di se stessi: tali sintomi scompaiono al ripristino di una più
adeguata pressione parziale di Ossigeno (un po’ come avviene sott’acqua
con la narcosi di Azoto).
Nel caso di esposizione ad una pressione parziale
PpO2 maggiore
di 0,21 bar (iperossia) si debbono considerare due principali parametri:
la pressione parziale di Ossigeno ed il tempo di esposizione.
La conoscenza dei possibili effetti all’uso di Ossigeno ad alte
pressioni consente di programmare l’immersione in modo da godere solo
dei benefici (che vedremo più avanti) offerti dal Nitrox evitando tutti
i fattori di rischio.
Utilizzando Nitrox si è esposti a pressioni parziali di Ossigeno
maggiori se comparate alle immersioni con aria (di cui già conosciamo
limiti dovuti all’Azoto).
La tossicità dell’Ossigeno
La tossicità dell’Ossigeno si evidenzia essenzialmente con due modalità:
la prima interessa il Sistema Nervoso Centrale (Central Nervous Sistem,
acronimo CNS che userò nel seguito), la seconda interessa gli alveoli
polmonari (“pulmonary toxicity” , termine che, pure, userò in seguito).
Per fare un po’ di storia: la prima (CNS) è chiamata anche Effetto Paul
Bert, la seconda (pulmonary toxicity) è nota pure come Effetto Lorraine
Smith in ricordo degli scienziati che avevano individuato e studiato i
due aspetti dcella tossicità dell'Ossigeno.
CNS
Il CNS si evidenzia con convulsioni (che possono causare l’abbandono del
secondo stadio), con turbe visive, nausee, tremori al viso ed alle
labbra: il tutto senza segnali premonitori chiari.
La causa è generalmente attribuita a particolari reazioni di ossidazione
che si producono nel nostro corpo in presenza di elevate PpO2.
La CNS deve essere assolutamente evitata dai subacquei in quanto la
possibilità di sopravvivenza è minimo; fortunatamente ciò è assai
facile: è sufficiente attenersi alle indicazioni delle differenti
Didattiche.
La CNS si manifesta quando si supera un determinato limite di pressione
parziale di Ossigeno definito in 1,6 bar ( per questo la maggior parte
delle Didattiche è concorde nello stabilire in 1,4 il limite di
esposizione nelle immersioni ricreative) , ma ciò non è esaustivo in
quanto nel CNS anche il tempo di esposizione gioca il suo ruolo
importante. Per la definizione di questi tempi è nota la tabella
sviluppata dalla NOAA che, come detto più sopra, si è particolarmente
distinta per l’impegno profuso sulla ricerca in merito all’uso del
Nitrox I e Nitrox II.
Come si vede nella tabella non sono considerate pressioni parziali
inferiori a 0,6: ciò è dovuto al fatto che l’organismo umano può
respirare Ossigeno a 0,5 bar a lungo e senza conseguenze.
|
Pressione Parziale O2 (bar) |
Tempi di esposizione per un’ immersione |
Tempi di esposizione massimi per 24 ore |
1,6 |
45 |
150 |
1,5 |
120 |
180 |
1,4 |
150 |
180 |
1,3 |
180 |
210 |
1,2 |
210 |
240 |
1,1 |
240 |
270 |
1,0 |
300 |
300 |
0,9 |
360 |
360 |
0,8 |
450 |
450 |
0,7 |
570 |
570 |
0,6 |
720 |
720 |
|
|
Il CNS Clock
Il CNS può essere facilmente monitorato e quindi evitato.
La tabella precedente consente di calcolare il cosiddetto “Orologio del Sistema
Nervoso Centrale” o, come lo chiamano gli anglosassoni, il CNS Clock.
Quando si respira Ossigeno ad una pressione maggiore di 0,5 bar è
indispensabile tenere sotto controllo il tempo di esposizione come,
d’altra parte, teniamo sotto controllo il tempo di esposizione
all’Azoto.
La differenza sta nel fatto che, una volta raggiunta la saturazione dei
nostri tessuti in Azoto, non si pongono teoricamente ulteriori problemi
a rimanere a quella profondità per un tempo indefinito (il tessuto
saturo di Azoto non consentirà ulteriore dissoluzione di questo gas in
esso e l’Azoto, ricordiamolo, è un gas inerte).
Per l’Ossigeno non è così perché questo gas è attivo (in determinate
condizioni e con PpO2 maggiori di 0,5 bar) con il suo effetto
tossico che aumenta con il prolungarsi del tempo di esposizione.
L’utilizzo del CNS Clock consente di tenere sotto controllo questi
fattori, ma consente, anche, di familiarizzare con questi concetti
comprendendo meglio quale realmente sia il “peso” dei parametri in
gioco.
La tabella indica, per ciascuna PpO2 ( da 0,6 a 1,6 bar), il
tempo otre il quale si stima che l’organismo incorra in tossicità grave
del Sistema Nervoso Centrale (CNS) e pertanto consente di determinare la
percentuale di “carico” di Ossigeno per ciascun minuto di esposizione a
quella determinata PpO2: si tratta infatti di considerare
come 100% di CNS il tempo indicato in tabella per ciascuna PpO2
e dividerlo per i rispettivi minuti.
Ad esempio: se si respira Ossigeno alla pressione parziale di 0,8 bar il
100% di CNS sarà raggiunto dopo 450 minuti; ciò vuol significare che
ogni minuto rappresenta un “carico” (secondo gli anglosassoni: “% CNS
load”) dello 0,22% (100:450).
In pratica:
PpO2 0,6 = 0.14% CNS per minuto
PpO2 0,7 = 0,18% CNS per minuto
PpO2 0,8 = 0,22% CNS per minuto
PpO2 0,9 = 0,28% CNS per minuto
PpO21,0 = 0,34% CNS per minuto
PpO2 1,1 = 0,42% CNS per minuto
PpO21,2 = 0,48% CNS per minuto
PpO2 1,3 = 0,56% CNS per minuto
PpO2 1,4 = 0,65% CNS per minuto
PpO2 1,5 = 0,84% CNS per minuto
PpO2 1,6 = 2,22% CNS per minuto
Da ciò scaturiscono due importanti considerazioni.
La prima è che per raggiungere il 100% CNS, respirando Nitrox con
Ossigeno alla pressione parziale di 1,4 bar dovrei effettuare
un’immersione di due ore e mezza ed addirittura di cinque ore con una
PpO2 di 1 bar. Ciò risulta largamente improbabile in una
immersione ricreativa !
La seconda considerazione ci evidenzia la motivazione per la quale tutte
(o quasi) le Didattiche indicano, per le immersioni ricreative, quale
limite massimo il valore di 1,4 bar. Se si confronta la durata di
massima esposizione indicata per 1,4 bar ( 150 minuti) e quella di 1,6
bar (45 minuti) risulta chiaro il gigantesco aumento dei valori
percentuali al minuto (%CNS per minuto): da 0,65% (1,4 bar) al 2,22%
(1,6 bar).
Questi dati scaturiscono da numerosi test e ricerche approfondite e
pertanto la tabella della NOAA deve essere considerata realistica
sebbene empirica.
Il calcolo della % CNS di un’immersione si ottiene valutando e sommando
le % CNS di ciascun segmento dell’immersione; il computer moderno è in
grado di integrare questi valori passo-passo nel corso dell’immersione
indicando in tempo reale il carico %CNS.
Il limite di % CNS consigliato è 80% e, nel caso in esempio sopra
considerato (immersione “quadra” con PpO2 1,4 bar), questo
valore sarebbe raggiunto dopo ben 123 minuti e ciò è ugualmente
“improbabile” in un’immersione ricreativa.
In caso di immersioni ripetitive (quale è, spesso, il nostro) con
intervalli di superficie di durata variabile si valuta che si abbia una
riduzione del 50% del carico di CNS per ciascuna frazione di 90 minuti
in cui si respiri aria alla pressione atmosferica.
In pratica se la % CNS accumulata in un’immersione fosse del 40% dopo
un’ora e mezza in superficie la % CNS sarà scesa al 20% e dopo altri 90
minuti sarà ulteriormente scesa al 10% e così via per praticamente
azzerarsi ( 5%, 2,5%, 1,25%, 0,6%) dopo una sosta in superficie di nove
ore (sei volte 90 minuti).
Tossicità polmonare ed OTU
La seconda patologia dovuta alla tossicità dell’ Ossigeno è chiamata
“tossicità polmonare” (pulmonary toxicity) od anche “tossicità cronica”;
si manifesta principalmente con tosse e difficoltà respiratoria, come si
trattasse di una polmonite ed è dovuta ad una troppo prolungata
esposizione ad elevate pressioni parziali di Ossigeno (ad esempio, la
respirazione continuativa, per numerosi giorni, di Ossigeno alla
pressione parziale maggiore di 0,6 bar).
I sintomi sono graduali ed appaiono normalmente “dopo” l’immersione
(contrariamente al CNS), la guarigione, inoltre, non presenta problemi
anche se l’esposizione è stata estremamente protratta.
Generalmente nella subacquea ricreativa non si verificano le condizioni
per le quali si manifesta la tossicità polmonare (è, piuttosto, un
problema per chi lavora sott’acqua per diversi giorni), ciononostante
ritengo utile spendere qualche parola al proposito.
Una esposizione a pressioni parziali di Ossigeno superiori a 0,5 bar per
un tempo eccessivo è dannosa al sistema respiratorio.
Da otre trenta anni si sta studiando questo fenomeno cercando di
introdurre, anche in questo caso, un metodo di monitoraggio (chiamato
talvolta “Oxygen clock”).
Sono state introdotte varie “unità di misura” e fra queste l’Unità di
Tolleranza all’Ossigeno (per gli anglosassoni l’OTU- Oxygen Tollerance
Unit).
L’OTU è basata su dati
empirici dai quali è stata tratta la formula:
0,83
t ( PO2- 0,5)
OTU = ------------------
0,5
dove:
- t è il tempo di esposizione in minuti
- PO2 è la pressione parziale dell’Ossigeno respirato in bar
- 0,5 è il valore sotto il quale non è stata osservata alcuna tossicità
da Ossigeno
- 0,83 è un esponente che adatta i risultati della formula a quelli
delle osservazioni sperimentali
In linea di massima si può dire che 1 OTU equivale all’esposizione di un
minuto ad 1 bar di Ossigeno.
Dalle sperimentazioni effettuate scaturisce, come linea guida la
seguente Tabella:
|
Giorni |
OTU/giorno |
Totale OTU |
1 |
850 |
850 |
2 |
700 |
1400 |
3 |
700 |
1860 |
4 |
620 |
1860 |
5 |
525 |
2100 |
6 |
460 |
2300 |
7 |
420 |
2520 |
8 |
380 |
2660 |
|
|
La massima quantità di
“dosi” (OTU) consentita per un’immersione è 850 (praticamente più di
quattordici ore respirando Ossigeno alla pressione parziale di 1 bar !),
ma in caso di immersioni ripetitive è necessario rimanere all’interno
dei valori per queste indicati: ciò non comporta, comunque, alcun
problema per la Subacquea Ricreativa.
Per un’attività subacquea continuativa (lavoro subacqueo) è consigliato
non superare il limite di 300 OTU al giorno (equivalenti in sostanza a
cinque ore di esposizione ad una PpO2 di 1 bar).
Profondità equivalente in aria
Uno dei principali limiti in un’immersione ricreativa è costituito
dall’assorbimento di Azoto nel nostro organismo; riducendo la frazione
di questo gas nella miscela respirata si riduce proporzionalmente anche
la sua pressione parziale rispetto a quella presente nell’aria alle
stesse condizioni di profondità e poiché la solubilità dell’Azoto nei
tessuti del corpo umano è controllata dal gradiente di pressione fra la
PpN2 della miscela respirata e la sua tensione nel tessuto,
ne consegue che riducendo la frazione di Azoto nella miscela respirata
(Nitrox) si riduce anche il suo assorbimento nel corpo umano.
La capacità di confrontare la profondità in cui ci si trova in
immersione con quella che corrisponderebbe se si respirasse aria alle
stesse condizioni di pressione parziale di Azoto è uno dei principi
fondamentali nell’uso del Nitrox.
Questa seconda, virtuale profondità si chiama Profondità Equivalente in
Aria o, come si usa più comunemente, EAD (Equivalent Air Depth):
personalmente non sono d’accordo su questo acronimo perché il confronto
viene fatto sull’Azoto e quindi , a mio avviso, più corretto usare il
termine ENAD (“Equivalent Nitrogen in Air Depth” cioè: “Profondità
Equivalente per Azoto in Aria”), ma questo è un acronimo da me inventato
e non desidero creare confusione.
Il calcolo della EAD è dato dalla formula:
FN2 (p+10)
EAD = ----------------- - 10
0,79
dove:
- FN2 è la frazione di Azoto presente nella miscela Nitrox
- 0,79 è la frazione di Azoto presente nell’aria
- p è la profondità in cui ci si trova (in metri)
Per esempio:
Se ci si immerge a 10 metri utilizzando EAN36 (FN2 = 1- FO2
= 1- 0,36 = 0,64) la pressione parziale di Azoto è di 1,28 bar e
tale pressione parziale corrisponde a quella che si avrebbe a circa 6
metri respirando aria.
Risulta in tutta la sua evidenza il principale grande vantaggio che si
ottiene utilizzando il Nitrox!
Per semplificare i calcoli ecco qui sotto alcuni dati significativi con
l’uso delle due principali miscele Nitrox.
EAN32 : |
Profondità Reale |
EAD |
PpO2 |
10 metri |
7,2 metri |
0,64 bar |
20 metri |
15,8 metri |
0,96 bar |
30 metri |
24,4 metri |
1,28 bar |
|
|
EAN36
: |
Profondità Reale |
EAD |
PpO2 |
10 metri |
6,2 metri |
0.72 bar |
20 metri |
14,3 metri |
1,08 bar |
|
|
Conclusioni
Sono stati qui analizzati nel dettaglio i fattori di rischio conseguenti
all’uso di Aria Arricchita in Ossigeno che abbiamo visto essere
sostanzialmente due: la tossicità del Sistema Nervoso Centrale (CNS) e
quella polmonare (pulmonary toxicity) ed abbiamo anche constatato quanto
questi fattori di rischio siano, in effetti, poco concretamente
correlabili con la Subacquea Ricreativa.
Abbiamo, infatti, potuto riconoscere come la tossicità polmonare non sia
una patologia che riguardi da vicino le immersioni ricreative ed abbiamo
pure verificato come sia solo sufficiente (e necessario) prestare
attenzione nel programmare la massima profondità operativa (MOD -
Maximum Operating Depth) per assicurarci una immersione sicura anche
dall’incorrere nella tossicità del Sistema Nervoso Centrale.
E’ infatti sufficiente (ma imperativo!) evitare di superare la
profondità alla quale, in relazione alla miscela in uso, si abbia una
pressione parziale di Ossigeno di 1,4 bar
(rispettivamente 33 metri per l’EAN32 e 28 metri per l’EAN36) ed anche
il problema CNS non influenzerà, di fatto, le nostre immersioni
ricreative.
Risulta pertanto evidente che di fronte alla sola limitazione
della profondità (ma è una vera limitazione?) si presentano numerosi
vantaggi all’uso del Nitrox nelle immersioni ricreative che, anche se
parzialmente, qui sotto si va ad elencare:
- Limite di non decompressione (NDL - No Decompression Limit)
più lungo perché la profondità a cui operiamo corrisponde ad una
inferiore Profondità Equivalente in Aria (EAD - Equivalent Air Depth):
in pratica è come se stessimo muovendoci ad una profondità inferiore
respirando aria.
- Riduzione dei tempi di decompressione rispetto a quelli che
conseguirebbero da uno stesso profilo di immersione se condotto con
aria.
- Intervallo di superficie più breve dovuto ad un livello inferiore di
Azoto residuo dall’immersione precedente.
- Riduzione dei tempi di decompressione o, meglio, desaturazione più
efficace per l’effetto della maggiore quantità di Ossigeno e della
minore quantità di Azoto respirati durante la sosta decompressiva.
- L’ inferiore quantità di Azoto nell’organismo è stata anche oggetto di
dichiarazioni da parte di alcuni subacquei di un miglior generale
benessere post immersione: ciò può essere giustificato dalla riduzione
di quella fase subclinica di MDD che spesso, dopo un’immersione condotta
pur correttamente, determina generali sintomi di stanchezza.
- Inferiore consumo di gas dovuto ad una maggiore percentuale di
Ossigeno immessa nei polmoni ad ogni atto inspiratorio.
- Riduzione degli effetti di un eventuale “barotrauma” (lesione degli
alveoli per la presenza di bolle): si pensa che ciò scaturisca da una
migliore ossigenazione del sangue e da un livello inferiore di Azoto con
conseguenti minori formazioni di bolle.
|