CO2 e convulsioni da
intossicazione da ossigeno
Come sappiamo l’intossicazione da
ossigeno è un importante parametro da tenere in
considerazione quando scegliamo la giusta miscela per
l’immersione.
Le regole studiate sui manuali di
subacquea ci impongono di usare una pressione parziale
massima di 1,4 bar per le miscele di fondo e 1,6 bar per
le miscele decompressive. A questi limiti vengono anche
accoppiati dei tempi massimi di esposizione, per esempio
il tempo massimo a cui un subacqueo può esporsi ad una
pressione parziale di 1,6 bar di PPO2 è di 45
minuti. La domanda che sorge spontanea è ”perchè in fase
decompressiva posso usare 1,6 bar di PPO2 e
sul fondo solamente 1,4 bar di PPO2?”.
La risposta sta nel fatto che in decompressione è
probabile che il subacqueo non faccia sforzi e non
accumuli CO2.
Sappiamo che uno degli effetti più
pericolosi dell’intossicazione da ossigeno sott’acqua è
la possibilità di avere forti convulsioni che possono
fare sputare l’erogatore al subacqueo facendolo
annegare. Segni premonitori (spesso inesistenti) possono
essere: disturbi visivi, acufene, spasmi ai muscoli
facciali, nausea, eccetera. Questa condizione sembra
facilitata da un alto livello di CO2 nel
sangue che, a causa della sua caratteristica di
vasodilatatore, darebbe la possibilità a una gran
quantità di radicali liberi di ossigeno di raggiungere
il cervello danneggiandone le cellule.
Considerazioni per l’utilizzo del
rebreather CCR
Con l’uso dei rebreather si sono
raggiunti limiti di profondità e tempi d’immersione
impensabili fino a qualche decennio fa. L’evoluzione dei
CCR ha fatto passi da gigante e la sicurezza e
l’affidabilità oggi sono veramente aumentate. La lunga
permanenza sott’acqua, il risparmio sull’uso delle
miscele, la silenziosità che permette di avvicinare la
vita marina come mai è stato possibile, la respirazione
di una miscela umida e calda, rendono i CCR
un’alternativa interessante ai sistemi in circuito
aperto.
Se vuoi sapere di più sul perché
passare ad un CCR leggi questo articolo:
http://www.ymecarsana.com/perche-passare-al-ccr/
Ora vediamo a quali aspetti
bisogna porre particolare attenzione se si utilizza un
CCR:
·
Sforzo inspiratorio.
A differenza degli erogatori che devono modulare la
pressione positiva proveniente dalle bombole, in un CCR
il gas circola seguendo un senso unico mosso dalla
nostra espirazione. La sfida dei costruttori di queste
macchine è di ridurre lo sforzo affinchè questo sia il
più basso possibile, ma questo non sarà mai paragonabile
allo sforzo inspiratorio di un erogatore del circuito
aperto.
· Filtro
con materiale esausto.
I filtri dei CCR servono per fissare la CO2
prodotta dalla respirazione. Il materiale fissante si
lega chimicamente alla CO2 prodotta dal
subacqueo modificandosi. Per questa ragione la durata
del materiale fissante è limitata alle indicazioni del
produttore e il materiale assorbente non può essere
riutilizzato. Se il materiale fissante è esaurito il
filtro non sarà più in grado di fare il proprio lavoro e
il subacqueo non riuscirà a smaltire la CO2
prodotta.
· O-ring.
Il filtro e altri componenti del
rebreather sono sigillati attraverso degli O-ring; il
loro malfunzionamento o danneggiamento possono far
trafilare pericolosamente miscela ricca di CO2
e non ancora depurata dal filtro.
· Filtro
troppo compattato o bagnato.
Se il materiale filtrante è stato troppo compresso
durante la preparazione, oppure se il filtro si è
bagnato, lo sforzo inspiratorio potrebbe salire
sensibilmente facendo accumulare la CO2 nel
corpo del subacqueo.
· Valvole
a fungo.
Le valvole a fungo costringono la miscela a circolare in
un senso unico (loop) e sono posizionate in prossimità
del boccaglio. Se dovessero essere danneggiate o mal
posizionate potrebbero impedire la circolazione della
miscela in modo ottimale facendo respirare al subacqueo
una miscela dalla quale non è stata eliminata la CO2.
· Controlli
di sicurezza.
Come con l’attrezzatura in circuito aperto, anche con i
CCR il controllo pre-immersione assume un’importanza
fondamentale. Il rebrather è un’attrezzatura più
complessa che può contenere una parte di controllo
elettronico e la procedura di assemblaggio e di
controllo pre-immersione sono facilitate dalla presenza
di liste di controllo. La pre-respirazione è procedura
aggiuntiva di sicurezza che permette al subacqueo di
verificare che l’unità funzioni perfettamente prima di
entrare in acqua.
Questo articolo contiene il report di un
incidente subacqueo sfiorato che dimostra quanto sia
necessario eseguire bene un controllo pre-immersione con
un rebreather CCR:
http://www.marpola.it/Tecnica%20e%20Medicina/180.htm
· PPO2.
Si è stabilito che la capacità di
trasporto della CO2 nel subacqueo tramite
l’emoglobina diminuisce se la pressione parziale
dell’ossigeno è alta. Questo potrebbe essere dovuto al
fatto che l’emoglobina non si de-ossigenizza a causa
dell’eccesso di concentrazione di ossigeno nel sangue.
Se l’emoglobina non perde le molecole di ossigeno non
avrà la possibilità di trasportare la CO2 del
subacqueo verso i polmoni.
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