180. I test pre-immersione e le liste di controllo non sono sempre
sufficienti a prevenire problemi legati all’attrezzatura!
di Gareth
Lock
in The Human Diver, March 2020
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What is Human Factors Skills in Diving
About?
On Jan 15, 2009, an Airbus A319 landed on
the river Hudson after encountering a massive birdstrike
which killed both engines. Capt. Sullenberger's piloting
skills were impressive, but his teamwork, leadership,
situational awareness, decision making and
communications are what really saved the day. These are
known as non-technical skills or human factors skills.
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Uno
dei concetti chiave che insegno è che “la sicurezza
non è necessariamente l’assenza di rischi od incidenti,
ma piuttosto la presenza di barriere e difese che
permettono al sistema di fallire in sicurezza”.
Questa definizione arriva da Todd Conklin, un
ricercatore e professionista che lavora nell’ambito
della sicurezza e delle performance umane nell’industria
americana.
L’idea è che si
sviluppino delle capacità tecniche e non tecniche, che
si creino attrezzature, procedure e addestramenti e che
si gestisca la situazione così che si possano affrontare
rischi ad un livello gestibile. Tuttavia, non
possiamo creare o gestire qualunque cosa in anticipo,
quindi dobbiamo essere in grado di affrontare gli
eventi imprevisti e poi condividerne le storie, in
modo che anche gli altri possano imparare.
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Nelle
immersioni con il rebreather, uno dei modi migliori per
accertarsi che la macchina sia pronta e sicura è di
controllare che l’assemblaggio e i controlli
pre-immersione siano completati positivamente. Però,
anche quando questi vengono fatti con diligenza in
superficie, compresa la preparazione del filtro e
l’esecuzione completa dei test, le cose possono andare
per il verso sbagliato, come ad esempio un evento
indotto da CO2 nel loop a 400 metri
all’interno di una grotta. L’unica ragione per cui i
subacquei di questo gruppo sono sopravvissuti è stata
l’efficacia del lavoro di squadra e dell’alto livello di
consapevolezza che ha permesso di identificare una
situazione non idonea e che richiedeva un intervento
immediato.
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Questo
racconto è di Phil Short ed è relativo ad
un’immersione di valutazione di un candidato istruttore,
in una grotta in Francia, assieme ad altri tre studenti.
Phil Short era l’incaricato per la valutazione. |
ASSETTO INIZIALE
I
rebreather erano stati
preparati e testati sul posto seguendo sia gli elenchi
di controllo delle macchine (check list), sia quelli
indicati dall’agenzia. Le bombole di bailout erano state
poste nella pozza d’acqua antistante l’entrata della
grotta prima di cominciare i test pre-immersione. I
subacquei entrarono in acqua e si posizionarono in un
punto dove l’acqua arrivava alla vita per poter
indossare le pinne. L’acqua della pozza era statica,
senza corrente e con un po’ di detriti che galleggiavano
in superficie. Tutti i subacquei chiusero il proprio
boccaglio durante gli ultimi controlli e la vestizione
delle pinne. Quando i subacquei si chinarono in avanti,
i boccagli finirono sott’acqua, come succede di solito.
Il subacqueo in
questione (il candidato istruttore) rimise il boccaglio
in bocca, esalò e spurgò l’acqua, impostò il DSV in
modalità CCR e cominciò a respirare normalmente,
monitorando la PO2 sullo schermo primario e
secondario per confermarne il funzionamento. Una volta
che tutti furono a posto, cominciarono l’immersione.
PARTE INIZIALE
DELL’IMMERSIONE
I
subacquei scesero a 30
metri, passarono la strettoia a gomito e cominciarono a
risalire lentamente fino ad un passaggio a 20 metri, poi
a 18 e poi a 15, nuotando costantemente ad una velocità
di circa 10 m/min. Giunti ad una distanza di
penetrazione di circa 300 metri, il candidato istruttore
cominciò a sentire un leggero formicolio e pizzicore,
come tanti piccoli aghi, alle braccia ed alle mani, il
ritmo respiratorio invece era normale (in percezione).
Il subacqueo passò quindi sull’erogatore della bombola
di bailout, che aveva legato attorno al collo, prendendo
per precauzione 2-3 respiri, controllò i propri computer
e, sentendosi meglio, rientrò nel loop. L’Instructor
Trainer (IT), che stava nuotando dietro agli altri, notò
l’azione, si mosse verso il candidato e chiese se fosse
tutto ok. Questi confermò l‘OK e tutti proseguirono
continuando ad una velocità rilassata di circa 10 m/min.
INCIDENTE
Arrivati
ad una penetrazione lineare di circa 400 metri, il
candidato istruttore provò nuovamente una sensazione di
pizzicore e formicolio, ma questa volta avvertì anche un
aumento del ritmo respiratorio ed una sensazione di
disagio. Uscì nuovamente in bailout e, dopo 6-10
respiri, il ritmo respiratorio cominciò a rallentare e
lui a sentirsi meglio. L’IT notò anche questo secondo
evento, si portò davanti a lui e chiese nuovamente se
fosse tutto ok. Il subacqueo rispose di sì, e l’IT
decise che dovevano rientrare, confermando la scelta sia
con il candidato istruttore che con i 3 studenti.
Segnalò anche che il candidato istruttore sarebbe
rimasto in circuito aperto per tutto il rientro fino
all’uscita.
Durante l’uscita
controllata, una delle 7 litri di bailout a 300 bar fu
consumata fino a 70 bar, mentre l’altra rimase piena a
300 bar.
All’uscita, il
candidato istruttore calcolò che il ritmo respiratorio
medio era stato di circa 18-20 l/min invece dei soliti
12 l/min.
Per i successivi 2-3
giorni, il subacqueo ebbe un acuto e persistente mal di
testa.
Spiegò poi che si era
sentito bene per tutto il tempo, ma qualcosa durante
l’immersione non stava andando per il verso giusto. |
ANALISI TECNICA
Successivamente
all’immersione, il rebreather fu disassemblato ed
ispezionato, la valvola di non ritorno dell’inspirazione
aveva un piccolo pezzetto di legno, grande quanto la
scheggia di un fiammifero, rimasto incastrato al di
sotto della stessa che ne impediva la chiusura completa.
Questa piccola scheggia era probabilmente entrata nel
DSV mentre il candidato si stava mettendo le pinne e
posizionando i bailout, altrimenti la macchina non
avrebbe passato i test sulle valvole fatti subito prima.
Il livello di ipercapnia è rimasto relativamente basso
durante l’immersione, diversamente il ritmo respiratorio
non si sarebbe riabbassato così velocemente. Tuttavia,
se l’IT non fosse intervenuto, il subacqueo avrebbe
probabilmente proseguito con l’immersione, spingendosi
più in profondità nella grotta e creando una situazione
che avrebbe potuto non concludersi così bene.
Non
fatevi ingannare da soluzioni "logiche". Soluzioni come
porre una retina sopra il boccaglio per impedire ad
eventuali detriti di finire all’interno avrebbero un
impatto sulla funzionalità, in questo caso, sullo sforzo
respiratorio.
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ANALISI
NON TECNICA
Consapevolezza
della situazione:
tale fattore non era sicuramente ottimale da parte del
candidato istruttore a causa dell’effetto narcotico
della CO2, ma l’IT, dati i due passaggi in
bailout, ha invece potuto osservare lo sviluppo degli
eventi. Il candidato si è probabilmente sentito confuso,
sotto pressione per via degli studenti e per il fatto di
dover completare la loro valutazione, invece di essere
più razionale e più consapevole della situazione.
Gli esseri umani notano
le cose che sono Pericolose, Interessanti, Piacevoli
o Importanti (PIPI). L’esperienza dell’IT ha fatto
sì che lui potesse riconoscere lo sviluppo di una
situazione interessante, potenzialmente pericolosa, e di
conseguenza importante, che doveva essere affrontata
quanto prima.
Comunicazioni: Le
comunicazioni sono avvenute in maniera ottimale quando
l’IT ha preso il controllo della situazione e si è
assicurato che il messaggio di dirigersi verso l’uscita
arrivasse a tutti. Oltre ad una comunicazione diretta
con il candidato istruttore ,sul fatto di rimanere in
circuito aperto.
Capacità
decisionale: È
difficile prendere una decisione in modo affidabile
quando non si hanno tutte le informazioni. In aggiunta,
la CO2 è notoriamente riconosciuta come gas
narcotico e di conseguenza riduce l’abilità di pensare
con chiarezza. Spesso la vittima è la persona peggiore
per prendere una decisione critica perché, in situazioni
come questa, ha investito tempo e risorse in quanto sta
facendo. L’IT ha preso la decisione definitiva. Non
sappiamo se gli studenti avessero notato ciò che stava
accadendo e cosa possono aver pensato. Tuttavia, a causa
dei diversi livelli di autorità, sarebbe stato difficile
per gli studenti decidere di interrompere l’immersione.
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Per
leggere di più sull’argomento
vai al blog
“How Safe is Your Diving?” su “The
Human Diver”
(www.thehumandiver.com).
Lavoro
di squadra: Il
lavoro di squadra è una delle abilità non tecniche
critiche. Sento dire spesso che il lavoro di squadra non
ti aiuta quando sei nelle profondità marine e che
sostanzialmente sei da solo. La mia risposta a tale
affermazione è che i membri di una squadra che lavora
efficacemente possono aiutare ad identificare una
situazione in fase di sviluppo quando il singolo non
può, per qualunque ragione, per una questione di
conoscenze o per una situazione fisiologica come la
narcosi, l’ipossia o l’ipercapnia. La squadra aiuta a
prevenire che eventi avversi accadano, fin tanto che sia
presente la salute psicologica. La squadra può aiutare a
recuperare una situazione quando le cose cominciano a
mettersi male. Alleggerisce la persona impattata dal
processo decisionale, fornisce risorse aggiuntive
(mentali e fisiche) per aiutare a risolvere il problema.
Tuttavia, perché un lavoro di squadra sia efficace,
devono esserci una serie di standard, comportamenti ed
obiettivi comuni. Mano a mano che la natura di
interdipendenza della squadra cresce, così cresce
l’esigenza di alti livelli di competenza quando si deve
svolgere un lavoro.
Capacità
di comando: Un’efficace
capacità di comando è stata dimostrata dall’IT in
termini di presa di controllo della situazione e di
spostamento dal ruolo di insegnante e valutatore a
quello di comando. L’abilità di sapersi muovere fra i
diversi ruoli di comando, e sapere quando farlo, è
essenziale negli ambienti ad elevato rischio. Infine,
sia l’IT che il candidato hanno dimostrato un’ottima
capacità di insegnamento condividendo questi eventi così
che gli altri potessero imparare.
Feedback
e discussioni:
Il gruppo in seguito ha discusso come avrebbero potuto
agire diversamente a livello tecnico per far sì che una
situazione del genere non potesse ripetersi.
Concordarono sul fatto di fare un "sopralluogo" del
posto e, nel caso in cui fosse presente una pozza di
acqua stagnante con dei potenziali detriti in
superficie, di assicurarsi di entrare in acqua con la
maschera indossata ed il boccaglio in bocca. A volte
potrebbe non essere facile ma ci saranno sempre dei
compromessi da prendere fra i diversi potenziali rischi.
Queste
abilità non tecniche non esistono in una situazione di
isolamento. Come il comandante Sully disse, in seguito
all’ammaraggio dell’aereo sul fiume Hudson nel 2009,
“Un modo di vedere questa situazione potrebbe essere
quello di considerare come se, negli ultimi 42 anni, io
avessi fatto regolarmente dei piccoli depositi nella
banca dell’esperienza: educazione ed addestramento, ed
il 15 gennaio, il saldo fosse stato sufficiente al punto
da permettermi di fare un enorme prelievo in una volta
sola.” I subacquei non si immergono a sufficienza da
poter incontrare tutti gli imprevisti che potrebbero
accadere, per questo condividere le storie come
questa permette alla comunità di imparare cosa
potrebbe accadere ed avere un livello di attenzione
cronico a possibili imprevisti. Questo non significa che
si debba essere paranoici, dato che non si può prevenire
tutto, ma può sicuramente aiutare a spostare le
probabilità a proprio favore se si cominciano ad
includere dei piani per poter fallire in sicurezza in
ciò che si fa. |
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