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di Tecnica & Medicina

 

 

173. Ratio Deco. La strategia di risalita mnemonica di UTD

 

Articolo di Flavio Turchet - UTD Instructor Trainer - www.flavioturchet.com

 

Il dialogo ed il confronto costituiscono il motore dell’innovazione e della crescita. Il convegno sulla decompressione, organizzato con grande cura da Salvatore Pecorella insieme a tutto lo staff del Medoacus Club nella splendida cornice del teatro comunale di Vigonza (PD), ė stato proprio questo: dialogo e confronto. Il convegno ha avuto il pregio di riuscire a raccogliere le esperienze di alcune tra le più importanti agenzie didattiche tecniche intorno al delicato, scomodo e spesso insidioso tema della Decompressione.

Raramente i subacquei  hanno potuto confrontarsi pubblicamente illustrando le loro convinzioni e le loro procedure in relazione alla decompressione e alle strategie di risalita ad esse collegate. Da sempre infatti l’immersione subacquea e i suoi effetti sul corpo umano sono stati un’indiscussa proprietà dei medici fisiologi e più recentemente dei medici iperbarici. Essi analizzano i casi da un punto di vista clinico, formulano teorie, le sperimentano e forniscono delle indicazioni che si trasformano in tabelle, algoritmi, software e computer subacquei. Professionisti, militari e per ultimi noi subacquei sportivi, ricreativi e tecnici, ne abbiamo fatto uso nelle esplorazioni del mondo sommerso,  spesso senza porci troppi dubbi.

Come qualsiasi aspetto della storia dell’uomo anche la storia della decompressione è stata soggetta però ad un’evoluzione in base alle nuove scoperte, incentivate da nuove conoscenze interdisciplinari, dall’impiego di nuovi strumenti tecnologici di indagine ma anche molto spesso dalle evidenze empiriche.

Negli anni 70, l’utilizzo del doppler dimostrò l’esistenza delle micro bolle, presenti prima e dopo l’immersione anche senza una manifestazione patologica, mettendo in crisi inequivocabilmente il modello compartimentale strutturato sulla base degli studi di Haldane.

Che cosa si poteva fare allora, visto che tale modello, che aveva condizionato gli studi sulla decompressione per quasi 70 anni,  si basava proprio sul supposto che le bolle fossero la causa della PDD (patologia da decompressione)?

Da quel momento in poi si aprirono due nuove vie alla ricerca: una votata alla correzione dei modelli esistenti e l’altra orientata verso un cambiamento più radicale, concentrando il proprio interesse sui meccanismi di formazione e sviluppo delle bolle d’inerte.

Si aprì parallelamente anche ad una nuova fase empirica. Il subacqueo e le sue esperienze, nel vuoto lasciato dalla ricerca medica, tornarono ad avere un ruolo centrale nella capacità di dare risposte. Diverse comunità di subacquei avanzati, imprese di operatori subacquei professionali o semplici cultori del profondismo, cominciarono quindi a sperimentare sulla loro pelle nuove strategie e pratiche decompressive.

La "Ratio Deco", la strategia di risalita che utilizziamo in UTD ė proprio figlia di questa situazione di grande imbarazzo della ricerca medico-scientifica e della grande confusione da esso generata. La Ratio Deco nacque all’interno di un nucleo altamente specializzato di speleosubacquei, impegnati nell’esplorazione del sistema carsico di Wakulla Springs in Florida. Immersioni lunghe e profonde per le quali i modelli compartimentali non erano in grado di dare precise risposte.

La Ratio Deco pur prendendo come linea guida i valori di profondità e tempo elaborati nel metodo compartimentale, li corresse con le strategie suggerite dai più recenti modelli a bolle. Il tutto fu sottoposto al vaglio di un rigido metodo di riscontro empirico con l’osservazione sul campo attraverso migliaia di immersioni e continui aggiustamenti delle procedure. Nessun metodo decompressivo può vantare una così elevata applicazione pratica su immersioni molto complesse.

L’aspetto più importante però, capace di rendere la Ratio Deco un ottimo strumento decompressivo, ė che la sua validità non ė intrinseca al metodo stesso quanto piuttosto al sistema olistico nella quale essa ė inserita. In altre parole, la Ratio Deco non funziona perché applica strategie o conoscenze medico-scientifiche innovative superiori ad altri metodi (infatti restituisce profili molto simili a quelli neo-buhlmaniani con fattore di gradiente Hi 85% Lo 30% o a quelli forniti dal software V-Planner con conservatorismo +2) quanto piuttosto perché ė inserita in un sistema di addestramento finalizzato al suo corretto utilizzo.

La Ratio Deco ė uno strumento mnemonico ed adattabile nel corso dell’immersione (Deco on the fly).  Deve quindi essere conosciuta dai subacquei che la applicano e la trasformano  all’interno di un team d’immersione. Essa rappresenta quindi uno strumento collettivo e condiviso all’interno di un gruppo che si immerge, per cui ogni subacqueo non ė lasciato solo con i dati del proprio computer ma diventa parte di un’unica testa pensante e di un unico modo d’agire.

Molto spesso si stenta a capire il grande valore educativo di questa scelta filosofica ma qualsiasi strumento elettronico, quindi il computer subacqueo, contribuirebbe a distruggere questo proficuo lavoro di coesione e di squadra.

La Ratio Deco ė di facile applicazione ma necessita comunque di molto allenamento come tutte le abilità che il mondo UTD/DIR/hogarthian richiede al subacqueo. Dalle semplici abilità personali di base, assetto, trim, posizione e propulsione, a quelle più complesse di gruppo, ogni subacqueo ė chiamato ad impegnarsi per essere autosufficiente ed intercambiabile all’interno di un team. Egli dovrà essere capace in qualsiasi situazione di gestire quindi anche la decompressione, conducendo fuori dall’acqua i propri compagni in ogni momento con la giusta sequenza di soste e tempi.  Impossibile in questa sede scendere nel dettaglio di come questa strategia di risalita funzioni e venga applicata ma certamente possiamo indicare quali siano le fondamenta su cui essa è costruita.

La Ratio Deco poggia su tre pilastri: soste profonde, finestra dell’ossigeno e miscele standard.

Tutti e tre devono essere presi in considerazione in maniera olistica come ingranaggi insostituibili di una macchina armoniosa.

Se in un’ottica compartimentale le soste profonde peggiorano il quadro della saturazione, in base ai modelli a bolle esse diventano indispensabili per il controllo della misura del raggio delle bolle di gas inerte. In maniera antitetica ai modelli neo haldaniani, che tendono infatti a portare il subacqueo verso la superficie per massimizzare il gradiente della pressione ambiente nel rispetto dei valori M (punto in cui il gas uscirebbe dai compartimenti in fase libera sotto forma di bolle), quelli a bolle ritengono che i compartimenti veloci siano i più preoccupanti molto prima del loro valore M anche nella più semplice delle immersioni e debbano essere controllati in profondità. I compartimenti veloci come quello dei 5 minuti si saturano in brevissimo tempo e richiedono una risalita più lenta per dar modo alle bolle, sempre esistenti,  di non espandersi e diventare problematiche.

Questa convinzione introduce due importanti concetti. Primo: non esiste veramente un’immersione senza decompressione. Secondo: la minima quantità di gas (Minimum Gas o Rock Bottom) che ogni subacqueo ha l’obbligo di preservare come scorta deve consentire a due subacquei di uscire dall’acqua o raggiungere altre scorte di gas rispettando le soste imposte dal profilo attuato.

Alle soste profonde segue il concetto che la decompressione con il gas di fondo non ė efficiente come non lo ė la gestione del gas necessario per attuarla.  Di conseguenza la Ratio Deco richiede di frazionare la decompressione all’interno di segmenti decompressivi che prevedano l’utilizzo di miscele decompressive standard.

Questi gas vengono utilizzati allo scopo di accelerare e rendere efficiente la decompressione creando un gradiente artificiale tra la pressione parziale del gas inerte (Pp di Elio o Azoto) disciolto nei compartimenti/bolle e la Pp dell’inerte nel flusso ematico. Il loro utilizzo abbassa anche la richiesta di Minimum Gas consentendo l’allungamento dei tempi di fondo. Ogni segmento decompressivo, ad esclusione dell’ossigeno impiegato ai 6 metri, avrà una Pp di ossigeno media di 1,2, rendendo estremamente facile e mnemonico anche il calcolo del CNS prodotto in qualsiasi tipo d’immersione.

Le miscele standard, terzo importante pilastro, sono progettate per essere costruite facilmente partendo dall’EAN32 e sono concepite per governare nell’ordine d’importanza: CNS, CO2 e per ultimo la PDD.

Ogni miscela standard deve restituire una Pp dell’ossigeno di 1,2 o inferiore in base alla durata dell’immersione. Anziché cambiare ogni volta miscela creando una Best Mix ottimale, noi adoperiamo quindi un set di miscele che ci danno sempre gli stessi risultati all’interno di un determinato intervallo di profondità. Oltre a non doverci preoccupare se si stia adoperando quella miscela in una grotta profonda, fredda e buia o in una calda immersione in acque tropicali, poiché i gas che respireremo saranno altamente cautelativi in termini di incremento della tossicità dell’ossigeno e accumulo di CO2, saremo in grado di ricevere un costante feedback.

L’altro subdolo nemico da combattere ė la CO2. Lo sforzo respiratorio aumenta l’accumulo di CO2 che ė capace, grazie alla sua elevatissima solubilità, di peggiorare l’iterazione e gli effetti sull’organismo di tutti gli altri gas, quindi la narcosi e la tossicità dell’ossigeno. Ė imperativo controllarla abbassando la densità delle miscele considerando anche l’ossigeno narcotico, quindi la nostra formula per la END ė (1-He)*ATA.

Se, come anticipato, la PDD si trova in cima alle priorità del metodo compartimentale, per la Ratio Deco rappresenta l’ultimo dei problemi da governare. Questa convinzione,  unita alla considerazione che il controllo della bolla sia preminente rispetto a quello della saturazione dei tessuti, porta a delle pratiche decisamente diverse. Per esempio, nelle immersioni ripetitive, l’immersione effettuata dopo un’ora di intervallo di superficie viene considerata come una nuova immersione. Così per due, tre o anche quattro immersioni al giorno.

Altro punto di differenza ė quello dei profili inversi nelle ripetitive, cioè l’immersione successiva più profonda della precedente, da sempre dogmaticamente sconsigliato da parte di tutte le agenzie didattiche. Anche se proprio nell’ultima revisione delle tabelle US Navy del 2008 si parla finalmente di “non proibizione” alla pratica dei profili inversi, in base ai meccanismi di genesi e controllo della bolla, la Ratio Deco consiglia il loro utilizzo.

La Ratio Deco ė comunque un sistema aperto, predisposto per essere facilmente adattabile alle future indicazioni frutto di nuove scoperte medico-scientifiche o evidenze empiriche, con la convinzione che la parola fine sul delicato tema della decompressione non è ancora stata scritta.

 

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