166. Gli effetti dei gas in soluzione nei tessuti di un subacqueo
di
Luca Cicali
(articolo
tratto da
http://www.ocean4future.org )
Il meccanismo di diffusione dei gas nel
nostro corpo
Vediamo qual è il meccanismo con il quale
le miscele gassose, come ad esempio l’ossigeno, l’azoto
e l’anidride carbonica, si diffondono nel nostro
corpo.
E’ un argomento un poco complesso da
capire ma è fondamentale per arrivare a comprendere il
perché abbiamo bisogno della decompressione.
Le miscele gassose (ad esempio O2,
N2, CO2) si diffondono nei tessuti
del corpo umano attraverso le membrane permeabili ai gas
seguendo la Legge di Henry la quale afferma che,
a temperatura costante, la quantità di gas disciolta
in un liquido è proporzionale alla pressione parziale
del gas sul liquido.
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La
solubilità dei gas
I gas
messi a contatto con liquidi si sciolgono all’interno di
essi, un concetto che a prima vista può sembrare un po’
strambo. Infatti siamo abituati a veder sciogliere
solidi nei liquidi, ad esempio lo zucchero nel caffè.
Invece è proprio ciò che accade normalmente nel nostro
organismo: in pratica i tessuti del corpo umano si
comportano, ai fini dell’assorbimento dei gas,
praticamente come dei liquidi.
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La soluzione
Iniziamo cercando di definire cos’è una
soluzione: essa è costituita dall’unione di un
soluto, ovvero ciò che si scioglie, e un solvente ovvero
ciò che fa sciogliere il soluto.
La massima concentrazione che un soluto può assumere in
un solvente, ad una certa pressione e temperatura, si
chiama solubilità.
L’esperienza pratica ci aiuta a capire
meglio questo concetto: se sciogliamo zucchero in un
bicchiere d’acqua sappiamo che, dopo una certa quantità,
ulteriori aggiunte di zucchero si sciolgono con sempre
maggiore difficoltà, fino a quando lo zucchero in
eccesso si ammassa sul fondo del bicchiere senza
sciogliersi più. Questo significa che la soluzione
acquosa di zucchero, è satura, ovvero lo zucchero
è disciolto nell’acqua con una concentrazione pari alla
sua solubilità.
Come sappiamo, fortunatamente per noi
subacquei, i gas sono generalmente poco solubili nei
liquidi e la loro solubilità dipende, principalmente,
dalla temperatura e dalla pressione del gas a contatto
con il liquido, due fattori fondamentali per pianificare
con sicurezza le nostre immersioni. |
Lo scambio gassoso
Quando respiriamo, i gas atmosferici
giungono a stretto contatto con il sangue in apposite
strutture specializzate dei polmoni, chiamate alveoli
polmonari, tramite i quali entrano in soluzione nel
sangue per ossigenarlo e rimuovere da esso l’anidride
carbonica.
Ma naturalmente anche tutti gli altri gas
componenti dell’aria come azoto, gas nobili, e
l’anidride carbonica giungono a tutti i tessuti
dell’organismo. Pertanto, appena inizia una immersione,
quantità aggiuntive di inerte entrano in soluzione nei
tessuti secondo dinamiche complesse.
La rimozione di tali gas durante la fase
di ritorno alla pressione atmosferica non può avvenire
in qualunque modo, come ben noto: la desaturazione
deve essere graduale, in modo che siano rispettati
alcuni precisi rapporti tra pressione ambiente e
quantità di azoto disciolto. |
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Quindi, maggiore è la pressione del gas e
maggiore è la sua solubilità, ovvero la sua
concentrazione finale alla saturazione, secondo un
fattore C, detto coefficiente di assorbimento.
Una maggiore pressione del gas comporta,
infatti, un maggior numero di impatti delle sue molecole
contro la superficie del liquido, parte delle quali vi
restano intrappolate passando in soluzione.
Il coefficiente di assorbimento che
compare nella legge di Henry diminuisce all’aumentare
della temperatura, quindi a temperature più basse i
gas tendono a passare più facilmente in soluzione. Per
questo motivo immersioni in acque fredde aumentano il
rischio della MDD.
In condizioni normali ed a pressione
atmosferica (1 Atm), nei tessuti dell’organismo umano
abbiamo circa 1 litro di azoto disciolto (N2).
Applicando la legge di Henry ricaviamo proprio questo
valore per l’azoto disciolto nei tessuti organici alla
pressione parziale di 0,78 bar e alla temperatura di
circa 35° centigradi ad 1 atmosfera (ovvero in
superficie). |
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Come possiamo vedere nei due diagrammi
la solubilità aumenta alle basse temperature, anche
se in maniera differenziata, per tutti i gas.
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Tensione di un gas in soluzione
Il problema per noi subacquei sta nelle
particolari modalità con le quali varia nel tempo la
concentrazione del gas disciolto nei tessuti al variare
della pressione del gas respirato. Per capire meglio
occorre quindi condurre una piccola indagine fra
differenti molecole di gas, concentrazioni e pressioni
parziali, fino a definire la tensione di un gas
in un tessuto.
Sappiamo
che se un liquido (ad esempio il sangue) o un tessuto
organico (come i muscoli o le ossa), inizialmente privi
di gas disciolto, vengono messi di colpo a contatto con
un gas (come l’aria compressa) ad una certa pressione P,
inizia a generarsi un flusso di molecole di gas che si
sciolgono al suo interno.
Nello stesso tempo avremo un ritorno
delle molecole di gas disciolto dai tessuti e dai
liquidi al gas.
Di fatto, la concentrazione del gas
disciolto inizia ad aumentare, generando a sua volta il
flusso inverso e crescente di molecole che dal liquido
riescono casualmente a fuoriuscire tornando al gas.
L’equilibrio viene raggiunto quando la concentrazione
di gas disciolto diviene pari alla solubilità e non
può più aumentare, e i due flussi di molecole in entrata
e uscita si equivalgono.
La concentrazione del gas disciolto
agisce quindi come una sorta di pressione interna del
gas che si oppone a quella del gas premente sul liquido,
e che contrasta l’ulteriore passaggio di gas in
soluzione, rendendolo sempre più lento.
Questa "pressione equivalente" è chiamata
tensione del gas disciolto nel liquido,
(solitamente indicata con T), e non è ovviamente
misurabile con un manometro, perché non è una reale
pressione, pur adottando le sue unità di misura. |
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In conclusione, la saturazione è
quindi la situazione in cui la tensione eguaglia la
pressione del gas in ingresso, ovvero quando il gas
disciolto ha raggiunto la concentrazione massima
prevista dalla legge di Henry per determinate
temperature e pressioni.
Nel nostro ambiente abituale noi siamo
saturi del gas (aria) che respiriamo, ovvero tutti i
tessuti del nostro corpo (liquidi e solidi) contengono
il massimo quantitativo possibile delle molecole di quel
gas.
Essendo l’aria composta principalmente da
ossigeno ed azoto si verificano due situazioni.
L’ossigeno viene in parte
consumato nei processi respiratori per cui ne entra
sempre più (21%) di quanto ne esce (16%), mentre l’azoto,
che chiamiamo gas inerte, non venendo utilizzato dai
nostri sistemi biologici, resta invariato (tanto ne
entra 78% quanto ne esce 78%).
Quando ci immergiamo la pressione aumenta
(1 atmosfera ogni 10 metri) ed inizierà un movimento di
gas dall’esterno verso l’interno fino a raggiungere un
nuovo equilibrio che chiamiamo saturazione. |
Per maggiori
approfondimenti, si consiglia la lettura del libro di Luca Cicali "Oltre
la Curva".
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