di Caren Liebscher 26
agosto 2015 (tratto da Alert Diver - DAN)
Le risposte
fisiologiche del nostro corpo alle pressioni più elevate
in immersione.
La narcosi
A qualcuno piace
molto, qualcuno dice di non averlo mai provato. È
l'effetto narcotico dell'azoto, noto per profondità dai
30 metri in giù. Il suo nome più poetico, ebbrezza da
profondità, lo descrive molto bene. Il segno più
evidente consiste in comportamenti sciocchi. Molti
sorridono senza motivo apparente e si muovono come
ubriachi; spesso riferiscono di aver provato gioia,
benessere, euforia. Non tutti ne sono soggetti allo
stesso modo e, oltre a differenze tra individui, gli
effetti possono essere diversi per la stessa persona da
un giorno all'altro.
Genericamente
possiamo dire che l'ebbrezza da profondità è innescata
da un aumento della pressione parziale dell'azoto che
interferisce con le comunicazioni tra cellule nervose.
Se la pressione parziale dell'azoto diminuisce, i
sintomi dell'ebbrezza scompaiono.
Ma cosa accade
fisiologicamente?
Prima di tutto -
secondo P. B. Bennett – si pensa che l'effetto narcotico
sia di natura fisica e non biochimica. Colpisce
principalmente il nostro sistema nervoso centrale (SNC).
La spiegazione migliore è probabilmente l'ipotesi
Meyer-Overton. La narcosi avviene quando il gas
inerte, l'azoto, penetra i lipidi delle cellule nervose
cerebrali e interferisce con la trasmissione di segnali
da una cellula nervosa all'altra.
L'azoto compone per
il 78% l'aria che respiriamo. A terra, con la pressione
di 1 atmosfera, la pressione parziale dell'azoto è 0,78.
A 10m sott'acqua invece respiriamo aria sottoposta a 2
atmosfere di pressione, il doppio, e la pressione
parziale dell'azoto è pari a 1,56. Con l'aumento della
pressione mano a mano che scendiamo, la pressione
parziale dell'azoto aumenta: a 20m è 2,34, a 30m è 3,12,
e così via.
Il deficit mentale
dato dalla narcosi da azoto è stato paragonato a quello
di un Martini a stomaco vuoto; per questo la narcosi è
anche detta l'effetto Martini. Se vai in narcosi
e continui a scendere, l'effetto sarà come bere un altro
Martini ogni 10-15m. In sé la narcosi non è pericolosa
ma, data la perdita di lucidità mentale, potrebbero
essere pericolose le tue azioni, la risposta alle
condizioni ambientali o ad eventuali problemi con
l'attrezzatura. Se non è il caso di mettersi al volante
da ubriachi, tanto meno è il caso di rimanere da
narcotizzati in immersione.
I fattori che
moltiplicano l'effetto narcotico o ne facilitano
l'innesco sono molti: bere alcolici la sera prima
dell'immersione, lo stress, il superlavoro, l'ansia, la
fatica, l'acqua fredda, la paura, la velocità di
discesa, i farmaci, l' obesità e chissà quanti altri
ancora. Solo chi è molto fortunato avrà un compagno di
immersione che lo tirerà su a profondità inferiori non
appena lo vedrà comportarsi in modo strano; la cosa
migliore è far caso ai primi sintomi e risalire pian
piano qualche metro.
Oltre all'azoto anche
altri gas inerti come elio, neon, argon, kripton e xenon
possono causare narcosi sciogliendosi nei lipidi del
sistema nervoso e interferendo con i segnali elettrici.
L'effetto narcotico dei gas inerti dipende dal grado
della loro solubilità nei grassi e differisce da un gas
all'altro. L'elio ha scarsa solubilità lipidica e scarso
effetto narcotico, quindi è molto usato dai profondisti.
Lo xenon ha un'altissima solubilità lipidica, un elevato
effetto narcotico ed è quindi utilizzato in medicina
come anestetico. L'azoto si colloca tra questi due
estremi, è narcotico sotto pressione.
Problemi di
compensazione
Compensare le
orecchie è ciò che molti di noi hanno imparato prima
ancora di iniziare a immergersi, ossia durante la visita
medica per l'idoneità subacquea.
Nelle immersioni
subacquee la compensazione serve a proteggere il
timpano, una membrana molto sottile, da lacerazioni
dovute all'aumento della pressione mentre si scende
nella colonna d'acqua. Con un buco nel timpano non solo
si sente meno, ma l'acqua può entrare e causare
infiammazioni agli organi dell'equilibrio che si trovano
nel vestibolo dell'orecchio interno. Inoltre, un timpano
rotto fa male e impedisce di immergersi per diversi
mesi. Se non è curato bene, può portare a sordità,
vertigini e infiammazioni. Quindi sarà meglio usare la
tromba di Eustachio, che collega l'orecchio alla gola,
per spingere l'aria sulla parte interna del timpano.
Questo compenserà - ossia bilancerà - la pressione
esterna. Più scendiamo, più aumenta la pressione sul
lato esterno del timpano. È per questo che bisogna
ripetere la procedura più volte mentre si scende. La
cosa migliore è compensare le orecchie presto e spesso!
Dato che siamo tutti
diversi e che qualcuno ha problemi di compensazione, è
bello sapere che ci sono almeno 5 tecniche per
bilanciare la pressione.
Scegli la migliore
per te!
1. Valsalva:
semplice, tecnica ben nota. Stringi il naso e soffiaci
dentro aria.
2. Toynbee:
chiudi le narici e deglutisci. In questo modo le tube di
Eustachio si aprono e il movimento della lingua ci
spinge aria dentro.
3. Frenzel:
chiudi le narici e la parte posteriore della gola e
prova a dire "k". Per questa manovra serve un po' di
esercizio.
4. Edmunds:
tendi il palato molle e i muscoli della gola. Spingi la
mandibola verso il basso e verso l'esterno e prova il
Valsalva (è un po' complicata).
5. Apertura
volontaria delle tube: molti apneisti utilizzano
questa tecnica. Bisogna esercitarla. Contrai i muscoli
della gola e sposta la mandibola verso il basso e in
avanti. È un po' come cercare di non sbadigliare. Con
questo movimento le trombe di Eustachio si aprono e
consentono la compensazione.
Se continui ad avere
problemi di compensazione, rivolgiti a uno specialista
per un controllo. Non forzare mai la compensazione, o
rischi di farti “scoppiare” i timpani – sono una
membrana molto sottile.
L'urgenza di urinare
Con l'immersione in
acqua avvengono una serie di mutamenti fisiologici
dovuti a cambiamenti di temperatura, gravità,
assorbimento di ossigeno; in poche parole, il riflesso
d'immersione.
Il nostro sistema
cardiovascolare reagisce ai cambiamenti più importanti
adattandosi al "nuovo" ambiente con il cosiddetto
“blood shift” (spostamento di sangue). La pressione
ambiente aumenta e comprime le nostre vene soprattutto
delle parti del corpo immerse a maggiore profondità; il
sangue delle gambe viene spinto verso il centro del
corpo, ossia verso addome e torace (se il subacqueo è
posizionato verticalmente con la testa verso l'alto).
Tra i 400 e gli 800 ml di sangue venoso vengono spostati
in questo modo. I piccoli capillari - arteriole che
circondano gli alveoli dei polmoni - trattengono questo
sangue come una spugna e si oppongono alla pressione.
Questo spostamento di sangue stimola il
meccanismo di regolazione del volume ematico. I sensori
vengono attivati, ma invece di un reale aumento si
tratta solo di uno spostamento. Si innesca un'intera
catena fisiologica descritta per la prima volta da Gauer
e Henry, e per questo è detta Riflesso di Gauer-Henry:
l'espansione del torace data dallo spostamento di sangue
e plasma attiva i recettori su cuore e polmoni, che a
loro volta segnalano ai reni - attraverso nervi e ormoni
– di aumentare la secrezione di urina. L'obiettivo
generale è quello di alleggerire il cuore. A
causa dell'aumento di sangue il cuore deve lavorare di
più, e aumenta il volume della gittata. La frequenza
cardiaca rimane più o meno la stessa. In breve:
l'immersione aumenta l'attività renale e la minzione; a
lungo andare questo porta alla disidratazione e
alla scarsità di elettroliti. Per ovviare a questo
problema è consigliabile essere sempre bene idratati,
bere acqua prima di immergersi e anche tra un'immersione
e l'altra.
Inoltre, se ti è
capitato di avere mal di testa dopo l'immersione,
la ragione potrebbe essere una di queste:
·
disidratazione
·
maschera stretta
·
troppo alcol la sera prima
·
cattiva respirazione durante l'immersione
(ad esempio, se si trattiene il respiro si accumula
anidride carbonica)
·
dormito poco
·
colpo di sole
·
colpo di calore
·
problemi di orecchio / compensazione
causati, ad esempio, da una congestione nasale
·
segni e sintomi di MDD
Se il mal di testa
non passa in fretta, potrebbe essere necessario
consultare un medico. |