150.
Il
corso Advanced
di Andrea Neri (testo riveduto e corretto
da Marpola)
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I corsi subacquei
comunemente conosciuti con il nome di “Open Water
Scuba Diver”, “1° Grado” o “1a Stella”,
sono corsi sviluppati per principianti. Questi corsi
hanno lo scopo di insegnare allo studente l’ABC della
subacquea, ma per giungere sino in fondo all’alfabeto
subacqueo, per sapere scrivere e leggere bene di
subacquea, l’ABC non basta più. Con questo non si vuole
affermare che con l’ottenimento del brevetto successivo
a quello per principianti, ha termine la conoscenza
dell’alfabeto subacqueo; si afferma che potranno essere
eseguite immersioni sportive più impegnative in termini
di profondità e luoghi, mantenendo un corretto livello
di sicurezza.
I subacquei che
desiderano iscriversi a un corso Avanzato
dovrebbero comprendere che tale programma di
addestramento costituisce il completamento logico della
formazione da sub principiante.
Il corso “Advanced
Scuba Diver” infatti permette di conoscere le
differenze esistenti tra le immersioni in acque
relativamente basse e quelle profonde, dove la vita del
mondo sommerso pulsa con grande intensità e
caratteristiche uniche, permette di esplorare fondali
troppo impegnativi per un semplice sub principiante e di
assimilare nuove tecniche in modo da disporre di nuove,
affascinanti opportunità d’immersione. |
“Chiudi
gli occhi, pensa a qualcosa avente un’altezza di trenta o
quaranta metri e immaginati alla base di esso. Alza quindi la
testa e osserva la sua fine pensando che proprio lassù, dove c’è
la fine, vi è la superficie da raggiungere al termine della tua
immersione”. Sono le parole di un esperto istruttore rivolte
ai propri studenti con l’obiettivo di sensibilizzarli su di un
concetto base, quello di evidenziare che la profondità deve
essere raggiunta con cautela e senza fretta, perché un piccolo
problema di facile soluzione in bassa profondità, può
trasformarsi in un problema assai difficile da risolvere in
profondità.
Un altro aspetto decisivo da
considerare per iscriversi al corso Avanzato è che questo corso
addestra alle immersioni che più di tutte sono praticate nei
diving center di tutto il mondo, e quando si esce dalle
amorevoli braccia didattiche del proprio istruttore o delle
guide del proprio club, è necessario che il sub sia in grado di
gestire autonomamente la propria immersione senza affidarsi alle
abilità, al senso di responsabilità altrui e... alla buona
sorte.
Tipologia dei Corsi
Advanced
Prima della tipologia
occorre fare una precisazione sulla nomenclatura. Impiegheremo
il termine “Advanced” non per compiacenza verso le
didattiche che ne fanno uso, ignorando nello stesso tempo altre
definizioni forse anche più famose come “2 Stelle” ad
esempio. Il fatto è che dobbiamo usare un termine di riferimento
e qualunque avessimo scelto significava l’esclusione di un
altro, per cui non vi è nessuna parzialità e, pretendiamo di
essere creduti.
La frammentazione e la diversità
dei corsi subacquei è notevole, spesso genera disorientamento in
chi, volendo saperne di più, tende a fare confronti, ad
analizzare quello o l’altro sistema, ma questo genere di
subacqueo un po’ fiscale e un po’ troppo attento, non è comune.
Chi inizia un percorso didattico solitamente continua la propria
formazione con la “casa madre”, ma non è delle motivazioni per
cui è fatta una scelta che desideriamo trattare, il nostro
obiettivo è privo di marchi e di bandiere.
Si è detto che il corso
Avanzato non è altro che il corso per principianti completato,
affermazione che può essere discussa (come ogni altra) ma
certamente ricca di buon senso, in quanto il brevetto Avanzato è
la chiave per potersi immergere coi diving di tutto il mondo
senza le fastidiose restrizioni della massima profondità insite
nel brevetto per neofiti, che solitamente fissa i propri limiti
non oltre i 20 metri, senza dimenticare il vantaggio che deriva
dall’indubbio avanzamento nelle tecniche d’immersione.
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L’esercizio subacqueo
più difficile: il pinneggiamento
Non ci crederete ma
l’esercizio più difficoltoso da insegnare ai futuri
subacquei non è l’assetto neutro e nemmeno lo
svuotamento totale della maschera, quelli sono esercizi
che lo studente sa essere difficili e importantissimi,
quindi vi si applica con feroce determinazione
riuscendo, chi prima chi dopo, a farli sufficientemente
bene.
L’esercizio più difficile
è sempre il solito, quello snobbato, sottovalutato,
quello che alla fine in un modo o nell’altro viene
sempre bene perché ci sono risultati. Va bene, adesso
scriviamo qual è, la premessa è stata sufficientemente
lunga, parliamo del pinneggiamento, anzi, dei
pinneggiamenti. Subacquei neo brevettati che sanno
pinneggiare bene ce ne sono davvero molto pochi. Ci sono
invece molti che “arano” il fondo, che schiaffeggiano
con pia disinvoltura gorgonie, coralli, spugne,
echinodermi e altre forme di vita, i pesci no
fortunatamente perché sono rapidi nello scansarsi, ma
abbiamo motivo di ritenere che qualche “pinnuto” non sia
stato sufficientemente svelto. Che nessuno si adombri
per piacere, chi non ha mai scalciato una gorgonia
scagli la prima pinna, e questo vale anche per lo
scrivente che vi assicuro resta immobile.
In ogni caso il
pinneggiamento è un esercizio difficile semplicemente
perché è faticoso “non piegare le ginocchia”,
mentre è più facile scalciare l’acqua, tanto,
fortunatamente, le pale delle pinne se agitate creano
sempre un po’ di propulsione, e quella basta no? Oltre a
questo molti inesperti usano il pinneggiamento per
sostenersi, che tradotto nel linguaggio subacqueo
significa due cose: essere troppo zavorrati e essere
incapaci ad assumere un equilibrio idrostatico neutro.
Un buon pinneggiamento
però non basta per muoversi bene sott’acqua, ricordiamo
che è vantaggioso, molto vantaggioso, disporre di un
buon assetto idrodinamico, insomma, i sub che nuotano
quasi eretti sono destinati ad affaticarsi velocemente e
altrettanto rapidamente a svuotare la bombola, ma questa
è un’altra storia. |
Non un modo soltanto di
pinneggiamento
Ma perché il pinneggiamento è
così difficile e importante? Per prima cosa non esiste il
pinneggiamento ma esistono i pinneggiamenti. Si usa il plurale
perché vi sono differenti modi di usare le pinne. Per
anni è stato usato, e lo è ancora con molto profitto, il sistema
tradizionale composto dalle due passate (andata e ritorno) di
ogni singola gamba, flettendo appena il ginocchio e mantenendo
stabile la pala della pinna così da smuovere la maggiore
quantità di acqua e ottenere la massima spinta. Questo stile di
pinneggiamento è particolarmente redditizio in acque libere
sufficientemente distanti dal fondo o dalle pareti, ivi comprese
soprattutto quelle ricchissime di sedimenti presenti nei relitti
e nelle caverne sommerse. In quei casi è quasi matematico
ridurre la visibilità dell’acqua ai minimi termini, con tutto
quel che ne consegue.
L’esplorazione dei relitti e
delle caverne, e anche vari incidenti, hanno stimolato i
subacquei ad usare differenti modi di pinneggiamento, a questi
stili ne sono stati poi aggiunti altri, come ad esempio l’oramai
noto Back-Kick, particolarmente apprezzato dai fotografi e video
operatori.
Se qualche lettore si chiede
perché il pinneggiamento fa di nuovo parte del corso Avanzato,
rispondiamo che non è didatticamente moderno insegnare esercizi
che per il loro coefficiente di difficoltà travalicano il
livello tecnico del corso frequentato.
Uno stile di
pinneggiamento per ogni situazione
Ogni giorno, al variare delle situazioni variano le necessità e
tutti cerchiamo di adattarcisi nel modo a noi più favorevole. La
stessa cosa accade sott’acqua: a secondo delle correnti e
dell’habitat adottiamo attrezzature e tecniche differenti.
Vediamo allora quali sono i
pinneggiamenti più consoni da adottare in varie situazioni e
come fare ad eseguirli. Gli stili che prendiamo in
considerazione sono quelli maggiormente impiegati e più
precisamente il pinneggiamento a Rana, Rana modificata, Rana
fluttuante, Rana fluttuante modificata, Rana indietro (Back-Kick)
e Rotazione (Helicopter).
Il pinneggiamento a Rana
richiede un assetto neutro perfetto e una postura orizzontale,
il movimento delle gambe merita il richiamo al nome dell’anfibio
praticamente identico. I vantaggi di questo stile di nuoto sono
la perfetta stabilità (nessuna fluttuazione ondeggiante del
corpo), una progressione di tipo escursionistico e soprattutto,
quando si nuota in prossimità del fondo, l’evitare di
convogliare verso il basso i flussi di acqua. La velocità di
progressione è inferiore a quella del pinneggiamento
tradizionale (più dispendioso però) in quanto il richiamo delle
gambe ha rendimento passivo.
Passiamo alla Rana modificata,
la differenza tra lo stile a Rana normale e quello a Rana
modificata consiste nel ridurre significativamente la distanza
tra le pinne al momento in cui il sub divarica le gambe (non le
cosce) per “abbracciare” l’acqua e convogliarla, stringendola,
tra le pale. Con questo stile il sub non apre le gambe e quindi
ha minori probabilità di urtare, la propulsione è meno potente
dello stile a Rana normale ma può essere utile adottare questo
metodo quando il sub nuota in ambienti stretti.
Lo stile a Rana fluttuante
consiste nell’assumere la postura orizzontale e flettere le pale
delle pinne senza muovere gambe e cosce. Questo metodo impegna
severamente le articolazioni delle caviglie e può risultare
molto faticoso nei subacquei non allenati.
Un altro stile è quello a Rana
fluttuante modificata che è utile nei casi in cui il sub
debba trovarsi a pinneggiare in ambienti decisamente stretti,
dove aprire le pinne nel pinneggiamento a Rana (anche
modificato) può essere un movimento troppo ampio o laddove la
Rana fluttuante non è applicata correttamente. Questo tipo di
pinneggiamento ha il vantaggio di non impegnare troppo le
articolazioni, in particolare modo quelle delle caviglie, per
cui è facile da eseguire e meno faticoso. La tecnica consiste
nell’assumere la classica postura orizzontale e quindi muovere
orizzontalmente al fondo le pale delle pinne (come se si volesse
infilare le pinne nell’acqua come la punta di una lancia) con le
cosce ferme e le gambe che si muovono orizzontali.
Passiamo adesso al pinneggiamento
a Rana indietro più noto come Back-Kick. Lo stile di
pinneggiata a rana all’indietro è utile nei casi in cui il sub
si stia avvicinando troppo a ciò che desidera osservare (o
fotografare) o ad altri sub disturbandoli, oppure per vincere
una leggera corrente e quindi mantenere una precisa posizione.
Uno degli scenari più ricorrenti dove lo stile Back-Kic è utile
avviene quando nei casi d’immersione di gruppo, gli appassionati
si trovano molto vicini durante la risalita qualora quest’ultima
avvenga lungo una cima. Il Back-Kic è apprezzato dai fotografi
subacquei quando debbono curare la messa a fuoco delle proprie
fotocamere e quindi è consigliato ridurre qualsiasi movimento,
in ogni direzione. Per eseguire questo stile di nuoto occorre
avere una postura orizzontale con le gambe piegate ad angolo
retto ed essere in assetto neutro perfetto. Successivamente il
sub distende le gambe come volesse infilare la punta delle pinne
nell’acqua, una volta distese le gambe divarica le caviglie
riposizionando le gambe a martello nella posizione di partenza.
Con questo stile il sub non apre le gambe e quindi ha minori
probabilità di urtare. La propulsione è logicamente meno potente
dello stile a Rana normale, ma può essere utile adottare questo
stile quando il sub si nuota in ambienti stretti.
Infine vi è la Rotazione (Helicopter)
che non è un vero pinneggiamento nel senso tradizionale. Questo
modo di pinneggiare consiste nel muoversi su 360° (in ambo le
parti) su di un ipotetico perno, come appunto può fare un
elicottero. Il sub deve mettersi nella classica postura
orizzontale, con le gambe piegate ad angolo retto e in perfetto
equilibrio idrostatico. La rotazione avviene muovendo una sola
pinna, con l’altra avente il compito di non permettere
oscillazioni.
L’immersione multi
livello
Immersione multi livello (Multi-Level Diving) significa
“immersione a differenti livelli di profondità” e
rappresenta il modo d’immergersi più usato dai subacquei
ricreativi di tutto il mondo. Questo sistema indica un sub che
durante l’immersione permane a differenti quote di profondità
per tempi differenti. Durante le immersioni sportive è infatti
molto raro che il tempo di permanenza sott’acqua sia trascorso
interamente alla massima profondità.
Il concetto del tempo trascorso o
di permanenza alla massima profondità (ABT - actual bottom time)
costituisce una regola inderogabile per l’utilizzo di qualsiasi
tabella per immersioni, con la conseguenza di disporre di brevi
tempi d’immersione. L’applicazione di tale procedura penalizza
ovviamente i sub sportivi che durante la stessa immersione
eseguono permanenze a più livelli di profondità; ma l’avvento
del computer subacqueo ha eliminato queste penalizzazioni.
Durante le immersioni a
differenti livelli di profondità il livello di azoto assorbito è
significativamente inferiore rispetto a quello del subacqueo che
ha fatto l’immersione trascorrendo tutto il tempo alla massima
profondità, e quindi cambiano proporzionalmente i limiti di
non decompressione (NDL) o le soste di decompressione (Decostop).
Diversamente dalle tabelle per
immersioni, il computer subacqueo ha la capacità di
calcolare l’effettivo assorbimento e il rilascio di azoto
momento per momento, profondità per profondità, e quindi di
stabilire i relativi NDL o Decostop con precisione e
affidabilità. Inoltre il computer subacqueo monitorizza
costantemente le variazioni di azoto residuo durante gli
intervalli di superficie che intercorrono tra un’immersione e
quella successiva, e quindi è in grado di elaborare nuovi NDL e
nuovi tempi di decompressione, con l’immediato vantaggio di
permettere immersioni più lunghe.
Lo svantaggio principale che
deriva dall’impiego di un computer subacqueo è di natura
psicologica. Per maggiore chiarezza, cito l’espressione
particolarmente emblematica coniata dal prof. Alessandro Marroni
presidente del DAN Europe durante un convegno, il quale suggerì
di « ...non adagiarsi tra le braccia elettroniche dello
strumento accendendo il computer e spegnendo il cervello».
In ogni caso occorre puntualizzare che se da un lato le
immersioni multi livello consentono di permanere più a lungo
sott’acqua, dall’altro appare evidente che l’azoto residuo
assume maggiore rilevanza.
Vantaggi/Svantaggi del
Multi-Level Diving con computer subacqueo
I vantaggi dell’esecuzione di un’immersione multi livello
con computer subacqueo sono essenzialmente quattro: 1°) non
subire le penalizzazioni delle immersioni a profilo quadro delle
tabelle, 2°) poter osservare la vita tipica delle differenti
profondità, 3°) disporre di NDL più lunghi, 4°) essere
addestrati per le immersioni più comunemente eseguite.
I potenziali svantaggi
dell’immersione multi livello con computer sono anch'essi
quattro: 1°) l'ipotermia, 2°) i rischi di esaurimento dell’aria,
3°) l'accumulo di azoto residuo nelle immersioni ripetitive e
per più giorni, 4°) gli abusi delle caratteristiche operative
del computer subacqueo.
I primi tre svantaggi sono dovuti
al fatto che i sub, permanendo più a lungo in immersione, si
espongono agli effetti dell’ambiente iperbarico e alla
dispersione termica del proprio corpo.
L’ipotermia si previene
indossando una muta subacquea appropriata. La scelta della muta
deve avvenire in base alla temperatura che si prevede di trovare
alla massima profondità dell’immersione pianificata e non certo
a quella esistente su di un arroventato flyng-bridge estivo. A
puro titolo di esempio nell’estate mediterranea si possono
rilevare a 30/40 metri di profondità temperature dell’acqua
prossime ai 17 °C e dato che il freddo è uno dei fattori che
aumenta l’assorbimento dell’azoto e ne ostacola il rilascio in
risalita, siccome con l’immersione multi livello con computer il
subacqueo permane più a lungo in acqua, è molto importante
disporre di un’adeguata protezione termica.
L’esaurimento dell’aria è
uno degli errori più usuali nei subacquei poco esperti.
Nell’immersione multi livello con computer il sub permane più a
lungo sott’acqua, pertanto i suoi consumi aumentano.
L’esaurimento dell’aria si previene solo con una moderata
frequenza nel controllo del proprio manometro subacqueo e di
quello del compagno. Oltre a questo, proprio per la
caratteristica principale dell’immersione multi livello, cioè
quella di restare molto sott’acqua e quindi di consumare una
notevole quantità di gas, è possibile che il sub risalga con la
bombola quasi scarica e quindi tendente al galleggiamento. In
tali condizioni può essere difficile eseguire gli stop di
sicurezza in prossimità della superficie, per cui il controllo
della propria zavorratura prima di immergersi deve essere
preciso.
L’accumulo di azoto residuo
nelle immersioni ripetitive e per più giorni deve essere
tenuto in alta considerazione dal subacqueo. Eseguire due o più
immersioni multi livello (anche dentro i NDL) per più giorni
consecutivi porta a un notevole innalzamento del livello di
azoto residuo che può diventare un ottimale “territorio” di
sviluppo per patologie da decompressione (PDD). Il sub
responsabile previene il problema e l’incidente, per cui dopo
tre giorni di immersioni multi livello e ripetitive occorre
astenersi dal fare nuove immersioni per almeno 24 ore, oppure
sostituire l’aria con miscele Nitrox. A questo proposito molti
sub eseguono immersioni multi livello, ripetitive e per giorni
consecutivi in Nitrox con i NDL dell’aria, aumentando in modo
considerevole la propria sicurezza.
L’abuso delle caratteristiche
operative del computer subacqueo è la risultante
dell’eccessiva fiducia in uno strumento che, pur essendo
affidabile, non è progettato espressamente per eseguire
immersioni estreme. Il computer subacqueo per immersioni in aria
e in Nitrox non calcola gli effetti della narcosi da azoto
(primo fattore degli incidenti nelle immersioni profonde) e
nemmeno offre alti livelli di affidabilità in immersioni
estremamente profonde dove è opportuno impiegare miscele
sintetiche di respirazione differenti dall’aria e dal Nitrox.
I computer subacquei moderni calcolano immersioni ad aria a
profondità impressionanti (oltre i 100 metri!), ripetitive,
multi livello, in acque gelide… tutti fattori che aumentano in
modo altrettanto impressionante le probabilità di incidenti. I
motivi per i quali sono immessi sul mercato sono da ricercare
negli equilibri e nelle strategie delle aziende produttrici che
hanno il comprensibile scopo di offrire agli utenti un modello
di computer subacqueo sempre più competitivo.
La compensazione degli
orecchi “avanzata”: la manovra di Marcante-Odaglia
Nei manuali per
principianti sono descritti gli effetti dell’aumento e della
diminuzione della pressione sulla membrana del timpano e durante
la trattazione dell’argomento l’istruttore fa riferimento a una
manovra diversa da quella più comunemente usata (la manovra di
Valsalva).
La manovra di Valsalva è la più usata perché è la più
facile da imparare, tuttavia ha i suoi pregi e i suoi difetti
che il sub non più principiante ha il dovere e il diritto di
conoscere.
Quando il sub compensa
usando la manovra di Valsalva, crea un aumento di pressione
all’interno dei propri polmoni. La medicina subacquea non
enfatizza la manovra di Valsalva proprio a causa dell’aumento di
pressione all’interno dei polmoni, perché si possono determinare
modificazioni circolatorie abnormi che, nelle immersioni
profonde o durante le soste di decompressione, assumono più
importanza. Dato che il concetto base delle immersioni subacquee
insegna ad evolvere le proprie abilità in modo da aumentare
(anche lievemente non ha importanza) la sicurezza, ecco che la
manovra Marcante-Odaglia dovrebbe essere impiegata sempre.
Il lettore poco esperto sappia
che questa manovra non è di facile apprendimento. Se lo fosse
sarebbe la manovra più usata dai subacquei di tutto il mondo. In
ogni caso, come avviene corso dopo corso, studente dopo
studente, con le esercitazioni vi si riesce perfettamente, con
il “gradimento” da parte del proprio organismo.
Di seguito sono elencati i
vantaggi di questa particolare manovra di compensazione forzata
delle orecchie: 1) separazione dei polmoni dalle vie aeree
minori, per cui il non impiego dei polmoni come strumento per
aumentare la pressione verso le tube di Eustachio non crea
probabili modificazioni cardiocircolatorie, 2) uguali
prestazioni di efficacia rispetto alla manovra di Valsalva, 3)
possibilità di compensare anche al termine di una espirazione
massima (polmoni vuoti), 4) rapidità di esecuzione e di
ripetizione.
Gli svantaggi della manovra di Marcante-Odaglia sono
praticamente inesistenti. Per eseguire la manovra di
Marcante-Odaglia si preme con la punta della lingua alla base
dei denti inferiori, di conseguenza la forza esercitata tende a
far “gonfiare” il retrolingua andando a premere contro il palato
chiudendo le normali vie aeree verso i polmoni. Alzando e
abbassando la lingua l’aria rimasta tra il retrolingua e il
palato molle (il “palato molle” è la parte finale del palato,
chiamato molle perché non ha un telaio osseo di sostegno) è
spinta verso l’unica via, la tuba di Eustachio e quindi
nell’orecchio medio.
Per essere sicuri che la manovra
di Marcante-Odaglia sia ben eseguita vi sono due sistemi.
Il primo richiede di eseguire la manovra con una mano sul
torace: se la manovra è corretta il torace non compie alcuno
movimento come invece avviene con la manovra di Valsalva. Il
secondo sistema richiede di eseguire la manovra dopo aver
compiuto una massima espirazione: con i polmoni vuoti solo con
il metodo Marcante-Odaglia è possibile compensare.
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