139.
LE BOMBOLE SUBACQUEE
http://www.drgrass.it/news/bombole-subacquee/
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Le
bombole subacquee, definite come:
«…contenitore
ad alta pressione preposto al trasporto sott'acqua della riserva
di GAS respirabile necessario durante un'immersione...»,
sono da sempre croce e delizia del subacqueo. Pesano, hanno
costi esorbitanti, richiedono un’accurata manutenzione, montano
diversi tipi di rubinetto e cambiano in continuazione
colorazione e normative per i collaudi. Questi cambiamenti sono
dovuti anche all’evoluzione tecnologica. Storicamente le
pressioni d’esercizio sono passate da circa 100 bar nominali
degli anni '40 ai 150 bar degli anni '70, ai 200 bar degli anni
'80 e dal 2006 siamo passati ad una normativa europea che
normalizza le pressioni per recipienti utilizzati per
autorespiratori in 230 per la subacquea ricreativa e tecnica ed
i 300 bar per quella professionale.
Nonostante tutte queste “scocciature” sono
comunque la parte più fondamentale dell’attrezzatura, perché
senza un’adeguata scorta di miscela respiratoria al seguito, non
potremmo proprio immergerci. Ecco quindi la necessità di un
vademecum d’informazioni per capire ed orientarsi nella scelta e
nell’uso delle bombole subacquee. Scelta che deve essere fatta
sempre in funzione del tipo d’immersione che si vuole
effettuare. |
Iniziamo subito partendo dall’analisi dei
materiali con cui sono costruite. Attualmente esistono due
principali tipi di materiali per la produzione di bombole per
apparati d’immersione denominati SCUBA (Self Contained
Underwater Breathing Apparatus) o ARA (Auto
Respiratore ad Aria). Questi sono: acciaio e alluminio,
anche se, in entrambi i tipi sono usati in realtà delle leghe
metalliche (acciaio al cromo-molibdeno per le bombole d’acciaio
e una lega d’alluminio con magnesio, fosforo, silicio e
manganese per quelle in alluminio).
Tra i materiali utilizzati per la produzione di
bombole per SCUBA (o ARA che sia) esiste anche il cosiddetto
materiale composito (si tratta di una bombola a strati di
alluminio, carbonio e kevlar), quest’ultimo trova però maggiore
impiego per l’uso con autorespiratori di superficie che
sott’acqua. Ad ognuno di questi materiali corrispondono
ovviamente vantaggi e svantaggi, dei quali il subacqueo deve
tenere conto operando la sua scelta. Esistono anche situazioni
in cui alcuni potenziali svantaggi possono trasformarsi in
vantaggi. Ad esempio, il peso di una bombola d’acciaio
(potenziale svantaggio) potrebbe permettere una parziale
riduzione della zavorra (vantaggio) da parte del subacqueo. |
Sono meglio le bombole
in acciaio o in alluminio?
Rispondere a questa domanda non è per nulla
semplice! In ogni caso ognuno può rispondere personalmente dopo
aver preso nota delle differenze e dei problemi che questi due
diversi tipi di materiale presentano.
Il problema dell’ossidazione
Per le bombole d’acciaio, il processo chimico
dell’ossidazione, nel tempo, è pressoché inevitabile.
In una bombola d’acciaio infatti, per quanto
protetta da sofisticati processi di verniciatura, l’ossidazione
troverà sempre un suo punto d’innesco che nel tempo non mancherà
di mostrare i suoi effetti (ruggine). |
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Per aumentare la vita di una bombola di acciaio
non è sufficiente però preservarne solo l’esterno, ma vanno
effettuate costanti ispezioni anche nell’interno. E’ qui
che condensa e umidità aiutate da una buona quantità di ossigeno
(bombola carica) riescono più facilmente ad intaccare il
metallo.
Uno dei punti nevralgici delle bombole di acciaio
è inoltre rappresentato dalla base sferica, che racchiusa nel
fondello di gomma, necessario per tenerla in piedi, costituisce
uno dei punti di maggior ristagno per l’acqua. Nel tempo il
ristagno dell’acqua può intaccare la vernice e dare inizio
all’ossidazione del metallo in una zona difficilmente visibile
della bombola.
L’ossidazione delle bombole in alluminio
pur essendo molto rapida rispetto a quella dell’acciaio
costituisce invece una protezione del metallo stesso. L’ossido
di alluminio infatti, essendo impermeabile all’ossigeno, una
volta formatosi, protegge il materiale sottostante aumentandone
la durata. Tale fenomeno di ossidazione dell’alluminio è detto:
“passivazione”.
E’ quindi giusto affermare che per ambienti molto
umidi, come imbarcazioni da crociera o per usi molto frequenti
come quelli che se ne fanno nei Diving Center delle aree
tropicali, dove le stesse bombole entrano in acqua anche tre o
quattro volte al giorno per circa otto mesi l’anno, è
preferibile l’utilizzo di bombole in alluminio.
La corrosione galvanica
E’ quel particolare fenomeno, denominato anche
elettrolisi, che causa la parziale dissoluzione di uno dei
due metalli che vengono a contatto attraverso una soluzione
elettrolitica (acqua marina). Nel nostro caso i metalli in
contatto sono quello della bombola (acciaio o alluminio) e
quello della rubinetteria (generalmente ottone cromato). Questo
fenomeno porta alla possibilità che vi sia nel tempo un
deterioramento del metallo della bombola con formazione di
piccole cavità o scomparsa di parte dei filetti della bombola
stessa.
Il fenomeno può essere riscontrato più facilmente
nelle bombole in alluminio che in quelle in acciaio.
Fortunatamente la cromatura delle rubinetterie in
ottone ed il rivestimento protettivo delle bombole stesse,
insieme ad un adeguato e periodico trattamento, impediscono
nella maggior parte dei casi l’instaurarsi di questo fenomeno.
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Pesi e dimensioni
E’ certamente a tutti nota la differenza di
peso tra acciaio e alluminio, quest’ultimo è, infatti,
notevolmente più leggero rispetto al primo (Acciaio Ps=7,85
kg/dm3 Alluminio Ps=2,60 kg/dm3).
Un’altra differenza sta nella diversa
resistenza dei due metalli (durezza) ciò fa sì che per
bombole in alluminio a parità di pressione di esercizio siano
necessari spessori di metallo maggiori (Acciaio spessore 5 mm,
Alluminio spessore da 12 a 18 mm).
Tutto ciò porta a due osservazioni: le bombole in
acciaio a parità di capacità risulteranno leggermente meno
pesanti (a terra) di quelle in alluminio, per via del maggior
spessore di metallo di queste ultime, mentre le bombole in
alluminio, pur pesando di più, risulteranno avere una
galleggiabilità maggiore di quelle in acciaio.
Possiamo dire quindi che: chi s’immerge
utilizzando bombole in acciaio può considerare il peso della
bombola scarica (senza quindi il peso della miscela
respiratoria) come parte integrante della zavorra necessaria a
scendere, mentre chi s’immerge con bombole in alluminio dovrà,
oltre che compensare la diminuzione di peso dovuta alla
diminuzione della miscela respirata durante l’immersione (cosa
che è necessaria anche con le bombole in acciaio) anche
compensare la galleggiabilità offerta dalle bombole in alluminio
stesse.
E’ questo uno dei motivi per i quali molti
subacquei tecnici preferiscono utilizzare come bombole di fase
delle bombole in alluminio. Queste, infatti, leggermente
zavorrate, finiscono per offrire una galleggiabilità neutra che
non disturberà la galleggiabilità del subacqueo quando questo
dovesse avere necessità di separarsene. |
La capacità
Per quanto riguarda la capacità delle bombole
subacquee attualmente possiamo affermare che c’è solo
l’imbarazzo della scelta. Troviamo infatti bombole da 5, 10,
12, 15 e 18 litri e non è difficile reperire anche tagli
intermedi come 3, 7 o 9 litri sia in alluminio sia in
acciaio. Va però sottolineata, a parità di dimensioni esterne,
la differenza di capacità tra bombole in alluminio e bombole in
acciaio. Quest’ultime, a parità di dimensioni, presentano una
maggiore capacità. L’acciaio infatti, come già detto, avendo una
durezza maggiore dell’alluminio necessita di spessori più
sottili, il tutto a vantaggio del volume interno della bombola,
che risulterà maggiore. |
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L'aria contenuta nella bombola, e di conseguenza
l'autonomia che essa può fornire durante un'immersione
subacquea, dipende dalla capacità e dalla pressione di carica
della bombola stessa. Una bombola da 15 litri, che viene
solitamente caricata a 200 atmosfere, avrà quindi una capacità
totale di 3.000 litri.
C'è però da osservare che l'aria oltre i 100 bar
non si comporta più come un gas perfetto e già a 200 bar c'è un
difetto di circa il 10% per cui una bombola da 10 lt riempita a
200 bar ha in realtà 1900 lt di aria circa e non 2000. Questo
difetto aumenta all'aumentare delle pressione e quindi il sub
professionista applica delle percentuali di correzione per
sapere esattamente quanta aria ha disponibile.
In particolare fino alla pressione di circa 250
bar si ha la formula seguente:
Volume Tot. = Capacità x Pressione
oltre i 250 bar invece la formula diventa:
Volume Tot. = Capacità x Pressione x Kmole
dove Kmole è inizialmente uguale a 1, ma si
riduce al crescere della pressione!
Dato che, all'aumento della profondità, aumenta
anche la quantità di aria respirata dal subacqueo (in quanto
utilizzata sempre a pressione ambiente), e assumendo un dato
consumo istantaneo (litri/minuto) di aria durante una normale
attività, il consumo è pari a:
Consumo Tot. = Consumo Istantaneo x Pressione ambiente x Tempo
Il tempo di autonomia ad una certa profondità
sarà quindi:
Autonomia = Volume Tot. / (Consumo Ist. X Pressione Ambiente)
Andrebbe segnalato che un simile calcolo assume
che l'aria si comporti come un gas perfetto nelle condizioni di
elevata pressione a cui è sottoposta. Da un punto di vista
prettamente fisico questa assunzione è scorretta, e ripetendo il
calcolo con l'equazione di Van der Waals per i gas reali
si nota che la capacità effettiva è di diversi punti percentuali
più elevata. D'altra parte questa correzione non ha importanza
pratica per il subacqueo, specialmente visto che il calcolo
"ingenuo" porta ad una prudente sottostima. |
Le punzonature della bombola e i collaudi
periodici
Ogni bombola porta con se un suo "passaporto". Si
tratta di tutte quelle informazioni che si trovano punzonate
sulla sua ogiva. È importante conoscerne il significato al fine
di non commettere errori in fase di assemblaggio del rubinetto o
di ricarica che potrebbero provocare spiacevoli incidenti.
Di seguito riportiamo l’elenco delle punzonature
che secondo l’attuale direttiva europea (97/23/EC Pressure
Equipment Directive) devono trovarsi sull’ogiva della nostra
bombola.
M25x2
=
tipo di filetto della
rubinetteria
EN 1964-1 IT FABER 02/1301/024
=
numero di matricole assegnato della bombola
CE 0062 UT
=
identificativo
dell’organismo che collauda, UT sta per controllo ad ultrasuoni
3,8 MM
=
spessore minimo di progetto
010 KG
=
peso della bombola
V15,0 L
=
capacità della
bombola
PS 200 BAR AT 15 °C
=
pressione di
esercizio in bar
PS 318 BAR TS -50+65 °C
=
pressione di prova
idraulica in bar (collaudo)
X
=
punzone del
collaudatore
2004/01
=
anno e mese di
collaudo
BREATHING APPARATUS 1002
AIR/ARIA
=
tipo di gas
XXXXXXX XXXXXXX
=
punzonatura opzionale
richiesta al produttore dal rivenditore.
Per quanto riguarda il collaudo della
bombola (test idrostatico) questo attualmente è previsto
trascorsi 4 anni dalla data del primo (quello effettuato
dal produttore). I collaudi successivi
dovranno effettuarsi invece con cadenza biennale dalla data
dell’ultimo collaudo punzonata sull’ogiva.
Attenzione al filetto!
Da anni si sentiva la necessità di uniformare il
filetto delle bombole subacquee ad un unico passo al fine di
evitare errori nell’assemblaggio dei rubinetti. Questo è
finalmente accaduto, grazie ad una precisa normativa comunitaria
(UNI EN 144-1:2000) che non ha però risolto il vecchio
problema. Nel passato, infatti il filetto generalmente
utilizzato per le bombole subacquee era il noto ¾GAS,
progressivamente sostituito dall’attuale M25x2.
Il problema sta nel fatto che mentre il vecchio
¾GAS non può essere avvitato su una bombola con filetto M25x2 è
possibile riuscire a fare il contrario. Com’è facile intuire
montando un rubinetto M25x2 su di una bombola con passo ¾GAS si
ottiene un apparente buon assemblaggio tra i due, anche se, per
arrivare al fine corsa del filetto della rubinetteria è
necessario fare forza con un mazzuolo (cosa che può sembrare
normale a chi ha poca esperienza con le bombole) a danno dello
stesso filetto della rubinetteria. Ovvio che alla prima carica
il rubinetto, che non presenta un’idonea tenuta dei filetti,
potrebbe essere espulso dalla pressione, causando spiacevoli e
pericolosi inconvenienti. Il problema dovrebbe comunque essersi
risolto nel tempo. La norma comunitaria introdotta prevedeva,
infatti, la totale scomparsa delle bombole con il vecchio
filetto ¾ GAS in un periodo definito di transizione che non
può andare oltre il 2010.
Rubinetteria
La
rubinetteria
viene montata sulla bombola grazie ad un filetto che per legge
deve essere di tipo MA25x2 e può avere uno o due
rubinetti per l'erogazione del gas.
L'aggancio degli erogatori al rubinetto può esser fatto in due
modi grazie all'attacco DIN o all'attacco INT; il
primo è avvitato sul rubinetto e la guarnizione detta O-Ring
rimane sull'erogatore, mentre il secondo detto INT o
internazionale si effettua grazie ad una staffa (brida)
che abbracciando il rubinetto stesso crea una tenuta appoggiando
l'erogatore al rubinetto. Il tipo INT presenta due O-Ring di
tenuta (interno ed esterno) ad un riduttore di attacco che viene
montato sulla bombola ed in gergo viene definito "nottolino"
o "caramella". E' inevitabile che l'aumento del
numero degli O-Ring aumenti la possibilità di perdite di gas o
di guasti.
Accessori
Gli accessori di cui può essere dotata una
bombola sono:
-
rete di protezione, per salvaguardare
la vernice dai graffi ed allo stesso tempo garantire
un'ottima presa al
giubbotto ad assetto variabile
(GAV);
-
maniglia di trasporto, che viene
fissata intorno al collarino della bombola, per un trasporto
più comodo;
-
imbrago usato dalle bombole di stage
per essere vincolate al GAV.
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Codici colore per le bombole
Il subacqueo moderno si trova non di rado a
trafficare con gas quali Ossigeno, Argon ed Elio, oltre
ovviamente alla vecchia, ma sempre amata Aria, per la
preparazione di miscele respiratorie adatte al proprio profilo
d’immersione.
La ricarica "fai da te" di miscele binarie (Nitrox)
e ternarie (Trimix) è, infatti, sempre più utilizzata,
non solo da chi effettua immersioni tecniche, ma anche da chi
semplicemente desidera aumentare i propri margini di sicurezza
in immersione (come nel caso delle immersioni ricreative
utilizzando il Nitrox).
Le bombole contenenti gas, sia per uso respiratorio che
industriale, riportano una punzonatura sull’ogiva che ne
identifica il contenuto. Il contenuto è inoltre indicato
mediante un preciso codice colore riportato sull’ogiva
della bombola stessa.
Con decreto ministeriale 7 gennaio 1999 il
Ministero dei Trasporti, ravvisando l'opportunità di uniformare
le colorazioni distintive delle bombole nei Paesi CE, ha
disposto l'applicazione della nuova norma UNI EN 1089-3
che prevede un sistema di identificazione delle bombole con
codici di colore delle ogive.
La codifica dei colori riguarda solo l'ogiva
delle bombole, in generale il corpo della bombola può essere
dipinto di qualsiasi colore che non comporti il pericolo di
erronee interpretazioni. |
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Sopra è riportata la tabella codice colori dei
gas più utilizzati dai subacquei.
Da notare che per l’uso subacqueo vale la
colorazione per le miscele ad uso respiratorio (ricordiamo che
l’aria è comunque considerata una miscela di azoto/ossigeno).
Attenzione però, mentre per le miscele
binarie elio/ossigeno (Eliox) è prevista una specifica
colorazione, nulla è sancito per le miscele respiratorie
ternarie (Trimix).
Ricordiamo comunque che ogni bombola contenente
miscele diverse dall’aria va sempre contrassegnata in
modo da indicarne il contenuto e la quota (profondità massima o
minima) alla quale la miscela contenuta può essere respirata
senza causare problemi. |
Marchiature
Oltre ai codici colore suddetti esistono anche
delle marchiature supplementari, solitamente adesive, che
entrano nello specifico della miscela contenuta nella bombola.
Le principali marchiature delle bombole sono
queste: |
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Nitrox
Adesivo con corpo verde e bande laterali gialle e
scritta “NITROX” o, meno comunemente, “Aria
Arricchita”. Le scritte devono essere perfettamente
leggibili dal compagno.
Ossigeno
Adesivo tutto bianco con scritto “OXY”
oppure “Ossigeno”. Anche in questo caso le scritte devono
essere perfettamente leggibili dal compagno.
Argon
Larga banda con la scritta: “ARGON –
NON RESPIRARE”.
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Composizione della miscela
In essa deve essere riportata la percentuale
della miscela, scritta in maniera tale per cui il compagno
d’immersione possa leggerla senza difficoltà (questo per
aumentare la sicurezza d’immersione, infatti con questo
accorgimento il compagno potrà verificare che stiamo respirando
la miscela giusta per quella profondità; se così non fosse potrà
prontamente intervenire).
Profondità operativa massima (MOD)
È un’etichetta numerica che riporta la profondità
massima a cui si può respirare la miscela contenuta nella
bombola. Deve essere applicata su ambo i lati della bombola, per
essere sempre visibile sia dal subacqueo che dal suo compagno.
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In conclusione riportiamo il link per un
interessante filmato che mostra come viene costruita una
bombola ad alta pressione. Nello specifico non si tratta di
bombole subacquee, ma il procedimento è del tutto identico.
youtu.be/qkOzBGhvJEM
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