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di Tecnica & Medicina

 

 

112.  LE TAPPE FONDE

Traduzione dell’articolo Clearing Up The Confusion About “Deep Stops” di Erik C. Baker, P. E. tratta da DIR Italia del 12 settembre 2009 (*)

(*) Erik C. Baker è un ingegnere elettronico titolare di una ditta di consulenza ingegneristica in Florida, che ha sviluppato parecchi programmi per computer subacquei per aumentare la sicurezza delle sue immersion in grotta e in trimix.

Il vecchio detto "prevenire è meglio che curare", è certamente applicabile anche alle varie forme di malattia da decompressione (MDD). Il miglior trattamento per questo tipo d’incidenti è sicuramente quello di evitarli effettuando un profilo decompressivo adeguato e sufficiente. Molti subacquei tecnici sono arrivati alla conclusione che vari disturbi possono essere evitati includendo "tappe fonde" nei loro profili. Un attento esame dei modelli decompressivi rivela che questa pratica può ridurre o eliminare eccessivi gradienti di sovrasaturazione. Conoscendo questo, si sarà in grado di modificare il modello ottenendo un preciso controllo dei gradienti, e si potranno calcolare, ed introdurre, tappe all'interno della "zona di decompressione" fino alla massima profondità di tappa possibile per la decompressione (per ulteriori spiegazioni su concetti e terminologia riguardante la decompressione, qui usati, si faccia riferimento al precedente articolo dell'autore "Understanding M-value", Immersed, vol. 3, autunno 1998).

Molti subacquei hanno notato un ricorrente senso di stanchezza, affaticamento, o di qualche malessere dopo aver effettuato certi tipi d’immersione con decompressione. L'immersione sportiva, caratterizzata da profondità relativamente elevate con permanenze sul fondo piuttosto brevi, produce spesso tali sintomi. L'utilizzo convenzionale del modello decompressivo basato sui gas disciolti per questo tipo d’immersioni genererà la prima tappa del profilo di decompressione ad una profondità molto minore di quella di fondo.
Molti subacquei hanno riscontrato che aggiungendo alcune tappe di decompressione a profondità maggiori di quanto richiesto dai calcoli convenzionali i sintomi post immersione erano grandemente ridotti se non addirittura eliminati. Ma precisamente a quale profondità effettuare queste tappe fonde e quante farne sono questioni che suscitano ancora confusione e controversie tra subacquei tecnici. Le osservazioni empiriche dei subacquei hanno portato allo sviluppo di metodi arbitrari d’introduzione di "tappe fonde". Molti di questi metodi sono basati su giudizi e discrezione individuali piuttosto che su modelli di calcolo della decompressione. L'analisi di serie complete di profili di decompressione che applicano tappe fonde in modo arbitrario, rivela la presenza di potenziali problemi. Questi sono per esempio tappe fatte a profondità troppo elevate e tempi di tappa inadeguati alle tappe più superficiali per compensare l'aumentato assorbimento di gas nelle tappe fonde.

Il calcolo convenzionale
Nella teoria e applicazione delle decompressioni, si stabilisce un equilibrio tra una decompressione sufficiente che, cioè, non dia sintomi di MDD ed una decompressione economica che richieda, cioè, il minor tempo possibile, meno gas possibile, ecc. Gli algoritmi convenzionali dei gas disciolti, come quelli sviluppati da Robert D. Workman ed Albert A. Bulhmann, cercano di ottimizzare la decompressione permettendo al subacqueo di risalire direttamente alla minor profondità possibile, o "ceiling" (tetto), cioè alla profondità determinata dai valori M che limitano la possibilità di risalita in sicurezza.
I valori M sono i limiti massimi tollerabili di pressioni parziali dei gas nei vari ipotetici compartimenti, o tessuti, presi in esame dal modello. L'economia di questo principio è duplice: l’eliminazione dei gas inerti nei compartimenti più veloci è accelerata, mentre l'assorbimento nei tessuti più lenti durante le soste di decompressione è minimizzato. In pratica, i subacquei sono stati tradizionalmente istruiti ad "abbandonare il fondo"e risalire alla svelta fino alla prima tappa. Per una tipica immersione da superficie a superficie, il calcolo convenzionale permetterà una risalita diretta piuttosto lunga dal fondo fino alla prima tappa. In questo scenario, i compartimenti più veloci possono essere saturi completamente o quasi di gas inerte alla profondità di fondo mentre i tessuti più lenti lo sono solo parzialmente. Ciò significa che i compartimenti più veloci controlleranno la parte iniziale della risalita, in quanto la loro saturazione di gas inerti si avvicinerà molto prima ai valori M rispetto ai compartimenti più lenti.
La prima sosta è determinata dal punto in cui la pressione di gas inerte raggiunge, o è molto prossima, al valore M in uno dei compartimenti.

Bolle e gradienti

Quando nel 1965 fu presentato per la prima volta il concetto di valore M dal ricercatore Robert D. Workman, venne dato per assunto il fatto che il gas inerte non sarebbe fuoriuscito in forma di bolle dalla soluzione nei tessuti di un subacqueo finché non fosse stato ecceduto il valore M. Questa teoria fu in qualche modo contestata già a quel tempo, ma fu infine riconosciuto che in futuro la tecnologia sarebbe stata in grado di dare ulteriori informazioni sull'eventuale presenza e comportamento di bolle nel corpo del subacqueo.

Workman stesso confermò che "…si stava esplorando la possibilità di rilevare la presenza di bolle per mezzo di ultrasuoni in vivo e in vitro, per permettere una miglior definizione dell'adeguatezza della decompressione, ma che il procedimento è ancora in fase iniziale…". Da allora la tecnologia ultrasonica Doppler è stata sviluppata ed usata intensivamente nella ricerca in campo decompressivo in tutto il mondo. Tale ricerca ha dimostrato che le bolle sono presenti nell'apparato circolatorio durante e dopo molti tipi di immersioni, comprese quelle che non presentano sintomi di MDD.

In altre parole non è necessario che il subacqueo superi il valore M, perchè vi sia una formazione di bolle. Questo fatto è stato ammesso nella scienza della decompressione, ma il meccanismo di formazione e crescita delle bolle nel corpo umano non è stato né ben capito né precisamente definito.

Leggi della fisica e molti modelli di studio delle bolle prevedono che ci si possa aspettare un maggior numero e maggiori dimensioni delle bolle al verificarsi di maggiori gradienti di sovrappressione. Nel modello dei gas disciolti ciò significa che, guardando il grafico della pressione, all'aumentare della distanza tra la linea di carico di gas inerte, disciolto nei compartimenti, e la linea di pressione ambiente, potremo aspettarci una maggior formazione di bolle.

Illustrazione grafica del problema
Il grafico di pressione in fig. 1, mostra un profilo di decompressione completo secondo il metodo tradizionale. In questo profilo, i compartimenti più veloci hanno il maggior accumulo di gas durante le fasi iniziali di risalita, e sono loro a controllare la decompressione. Il valore M per questi compartimenti veloci permette un più elevato gradiente di sovrappressione rispetto i compartimenti più lenti. Di conseguenza, durante la risalita fino la prima tappa di deco, si crea un rapido ed elevato gradiente di sovrappressione. Questo è sproporzionato rispetto al piccolo gradiente ammesso durante il resto del profilo di decompressione, quando sono i compartimenti più lenti che comandano il profilo stesso. Presumibilmente, molte bolle possono generarsi durante la risalita verso la prima tappa. Nell'esempio, il gradiente calcolato è di 22,4 metri di acqua salata (2,2 bar).
Per comparazione, quando una lattina di soda è aperta, il gradiente di pressione tra anidride carbonica disciolta e aria è tra 3,1 e 3,4 bar. Sebbene nessun valore M sia stato ecceduto nel profilo di decompressione della fig. 1, un subacqueo può provare sintomi di affaticamento, malessere o stanchezza dopo questa immersione. La spiegazione di ciò include le teorie della migrazione delle bolle ed uno smaltimento ritardato del gas, dovuto all'accumulo di bolle nei capillari polmonari. In ogni caso, è possibile stabilire una relazione di causa ed effetto tra un alto gradiente di sovrappressione, durante l'immersione, e la presenza di sintomi dopo la stessa. Sintomi leggeri come affaticamento e malessere, che normalmente non ricevono trattamento medico, possono ricadere in una categoria di stress decompressivo, una variante minore di MDD.

Soluzione del problema
Un elevato e/o rapido gradiente di sovrappressione nel profilo di decompressione presumibilmente crea una maggior "effervescenza", la quale porta a stress da decompressione o a MDD. L'ovvia soluzione a questo problema è limitare l'ampiezza dei gradienti di sovrappressione. I medesimi dati, presenti nel modello di decompressione dei gas disciolti, possono essere utilizzati per indirizzare quest’intervento.
Per prima cosa, c'è un limite di profondità entro la quale si possono effettuare "tappe fonde". Il carico di gas inerte nel compartimento di controllo al momento di una "sosta di decompressione" non deve essere al di sotto della zona di decompressione. In generale, è necessario che ci sia un gradiente di sovrappressione di una certa consistenza per poter ottenere un'efficiente eliminazione del gas inerte; è anche importante minimizzare il livello d’assorbimento dei compartimenti lenti durante la decompressione.
Nel contesto del modello dei gas disciolti, la "tappa di decompressione più profonda possibile" per un determinato profilo può essere definita come la prossima tappa a profondità standard al di sopra del punto in cui il carico di gas del compartimento di controllo attraversa la linea della pressione ambiente.
La massima profondità possibile di tappa si calcola facilmente con un software di calcolo della decompressione, e varierà secondo la velocità di risalita dal fondo e della miscela di gas respirata. Un profilo di decompressione non deve necessariamente avere una tappa alla massima profondità possibile per la decompressione; questa profondità rappresenta semplicemente il punto dove almeno un compartimento è in zona decompressiva.
Per molti profili decompressivi, le tappe che iniziano da qualche quota di tappa standard al di sopra della massima possibile, possono essere un modo adeguato per controllare un eccessivo gradiente di sovrappressione. Comunque, la tappa più fonda ammissibile è una valida informazione per il subacqueo, dato che rappresenta l'inizio della "zona di decompressione".
Quando si raggiunge questo punto durante la risalita, il subacqueo dovrebbe comunque rallentare la risalita verso la sosta di decompressione, ad una velocità di 10 metri al minuto o inferiore. Questa pratica aiuterà a ridurre le variazioni di pressione che potrebbero favorire l'insorgenza di bolle. Ora, sorge la questione di come introdurre le tappe fonde. Un sistema di derivazione empirica per determinare le tappe fonde è stato pubblicato dal subacqueo, e biologo marino, Richard L. Pyle. Questo sistema può essere usato assieme ad un programma per PC per il calcolo della decompressione che consente di pianificare immersioni multilivello.
Il metodo è più efficace nella riduzione o eliminazione dell'eccessiva sovrappressione se raffrontato ad un profilo calcolato tradizionalmente. Tuttavia, con questo approccio rimangono alcune difficoltà: a seconda del programma usato per il calcolo della decompressione, e dei suoi metodi di conservatorismo, l'assorbimento dei gas nei compartimenti più lenti può essere più vicino al valore M nelle tappe più superficiali a causa dell'aumentato assorbimento durante le tappe fonde. Il programma compenserà i deep stop ma, a meno che il fattore di conservatorismo sia aumentato, non fornirà lo stesso margine di sicurezza nelle tappe superficiali rispetto ad un profilo tradizionale.
Un buon metodo per valutare ciò, è calcolare la massima percentuale del valore M ed il gradiente percentuale del valore M di tutti i compartimenti ad ogni tappa. Il grafico delle pressioni in fig. 3, illustra un profilo completo calcolato usando un fattore di gradiente che controlli la sovrappressione durante tutto il profilo. I fattori di gradiente forniscono un consistente approccio al conservatorismo nel calcolo delle decompressioni. Tali fattori possono essere utilizzati per creare tappe fonde nella zona di decompressione, controllare i gradienti di sovrappressione, ed assicurare un margine fisso di sicurezza dal valore M per tutto il profilo decompressivo.
Un fattore di gradiente è semplicemente una frazione decimale, o percentuale del valore M di gradiente. L'aggiunta di tappe fonde in un profilo generalmente aumenterà il tempo richiesto alle tappe meno profonde ed anche il tempo totale di decompressione. Comunque, se il risultato è una vera "decompressione sufficiente", allora il concetto di "decompressione economica" non può dirsi realmente compromesso. Il grafico della pressione è uno strumento eccellente a consentire ai subacquei di valutare il profilo decompressivo. Anche una veloce occhiata può rivelare aree di potenziali problemi, come un gradiente di sovrappressione troppo elevato. Chi prepara i modelli ed i programmi per il calcolo delle decompressioni è invitato ad includere queste funzionalità nei loro programmi.
I profili decompressivi usati nei grafici dell'esempio in questo articolo, sono stati calcolati con il conservatorismo minimo, e sono da considerarsi solo come strumento di paragone.

 

Bibliografia

 

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