Immersione sul relitto del "VIS": un tuffo nella storia

 

 

 Baia di Polje (Croazia) - 14 settembre 2017

La motonave "VIS" (che prende il nome dall’isola dalmata di Lissa) era la nave comando della Marina Militare della Repubblica Federale di Jugoslavia, a disposizione del Maresciallo Josip Broz Tito che vi s’imbarcò poche volte.
L’unità, costruita nei cantieri Scoglio Olivi di Pula nel 1956, stazzava 662 tonnellate, era lunga 58 metri, larga 8,7 con un pescaggio di 3 metri, ed era dotata di 2 saloni e 32 cabine con 52 posti letto.  
Lo scafo è costruito in acciaio, mentre i ponti sono di alluminio ed erano ricoperti di teak. La nave era azionata da due motori diesel da 1.000 cavalli di potenza, capaci di imprimerle una velocità massima di 17 nodi.
Di fatto la VIS era una specie di lussuosa base galleggiante ed era armata solo con 2 mitragliatrici da 20 mm. Imbarcava ammiragli e capi di stato maggiore della Marina jugoslava e, oltre che nave ammiraglia della Marina, dal 1945 fino al 1991 fu la nave di rappresentanza della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia e del suo fondatore.

Una volta in disarmo dopo essere stata per molti anni attraccata ad una banchina del porto di Pola, nel 2002 è stata acquistata da Arsen Brajkovic un imprenditore di Pola che inizialmente intendeva trasformarla in un lussuoso yacht da affittare a diportisti facoltosi. I costi esorbitanti dell’operazione di riadattamento della nave convinsero però Brajkovic a cambiare il suo progetto decidendo di affondarla per farne un’attrazione per i molti subacquei appassionati di relitti.

Così, dopo un iter burocratico durato diversi anni, finalmente il 22 maggio 2016 la m/n VIS è stata affondata al largo di Medulin in Istria (HR), per farla diventare meta del turismo subacqueo internazionale (oggi per accedervi ciascun subacqueo deve pagare una tassa di 20€ al proprietario).

Il relitto della m/n VIS oggi giace in assetto di navigazione posato sul fondale sabbioso a una profondità di 33 metri a circa 300 metri dalla costa, a sud della baia di Polje e nei pressi della piccola baia di Plovanija, sulla costa occidentale di Capo Promontore, la punta estrema meridionale dell’Istria. Essendo stato affondato in una zona sottovento, alla giusta profondità e non lontano dalla riva, si tratta di un relitto adatto per la sicurezza dei subacquei, che permette immersioni anche con condizioni meteo non ottimali.

Il relitto è stato bonificato di tutto ciò che poteva provocare inquinamento ambientale o costituire un pericolo per la sicurezza dei subacquei, ed è perfettamente conservato e penetrabile in moltissimi suoi locali: plancia di comando, quadrato ufficiali, sala da pranzo, alloggi, salone, sala macchine.

Oggi il VIS è una specie di museo sommerso, ovvero una testimonianza importante della storia navale di quella che fu la Jugoslavia e della vita e dell’opera politica di Tito (anche se in realtà il maresciallo vi salì a bordo poche volte), ma come tutti i relitti sarà presto colonizzato dalla vita sottomarina, divenendo ancora più affascinante.

 

Racconto dell’immersione  (fotografie subacquee di Predrag Vučković)

14 settembre 2014 - Con una breve navigazione da Banjole, dove ha sede il Diving Cetar "Indie" di Željco Kamerla, raggiungiamo la Baia di Polje nell’area del Parco di Kamenjak, lungo la costa occidentale della parte più meridionale dell’Istria, nei pressi di Capo Premantura.
Ormeggiata la nostra barca sulla boa attaccata alla cima che arriva alla prua del relitto, io e Angela ci prepariamo e ci tuffiamo in acqua per primi. Si tratta di un’immersione semplice, perciò scendiamo in configurazione leggera, solo con un 15 litri e senza le bombole decompressive.
Ci raduniamo attorno alla boa e al segnale di Željco, la nostra guida, scendiamo rapidamente rimanendo in vista della cima che ci indica la direzione fino al relitto.
Scesi di pochi metri il castello di prua compare quasi all’improvviso dall’oscurità del fondale. Arrivati sulla prua a 25 metri di profondità attendiamo per qualche minuto il gruppo di subacquei austriaci che si immerge con noi che si attarda un po’ lungo la cima e poi partiamo per la nostra esplorazione.

La visibilità è molto buona, all’incirca una ventina di metri, e questo mi permette di cogliere tutti i particolari del relitto, che essendo stato affondato da poco più di un anno è ancora in perfette condizioni e comincia appena ad essere colonizzato dalla vita marina.
La prima cosa che mi colpisce la vista è il grande argano salpa ancore situato sulla prua. Noto una grossa gomena ingarbugliata sull’argano, come se fosse stata lasciata lì da una precipitosa fuga dei marinai. Poco distante, assicurata alla paratia, c’è una grande ancora di rispetto di tipo ammiragliato.

 

Dopo aver dato un’occhiata alla prua, iniziamo il nostro giro nuotando lungo la passeggiata di sinistra. Tutti i boccaporti e i portelloni sono spalancati sul buio interno della nave. Entriamo nel grande quadrato ufficiali sul ponte di coperta facendo attenzione a non sollevare sospensione.

Il locale è completamente spoglio e la luce filtra dai numerosi oblò ai quali sono stati asportati i vetri. Nel silenzio rotto solo dal rumore delle mie bolle provo a immaginare gli alti ufficiali qui riuniti, tutti sull’attenti quando entrava il maresciallo Tito, le poche volte che dev’essere stato qui dentro.

Attraversata la sala, seguendo Željco usciamo da un portellone sul lato di dritta e ci dirigiamo verso poppa, poi entriamo in un altro locale e scendiamo nel ponte inferiore sottocoperta. Non capisco in quale locale mi trovo (mi sarebbe piaciuto avere una pianta della nave da poter consultare prima di immergermi…) ma seguo tranquillamente la nostra esperta guida che per uscire dal relitto passa attraverso uno degli squarci prodotti dalle cariche esplosive collocate sotto al galleggiamento quando la nave è stata affondata.

 

Siamo di nuovo all’esterno della nave, intorno ai 30 metri di profondità. Qui non ci sono più i colori e lo scafo bianco del relitto, con tutto ciò che lo circonda, appare immerso in un’atmosfera irreale dalle tonalità verdastre.
Ritornati nel relitto ci infiliamo nella sala macchine e scendiamo nel pozzo in cui si trovano i due grandi motori diesel dipinti di bianco. Mi soffermo per un attimo affascinato ad osservare le grosse valvole sulle testate dei motori. Procediamo nuotando a rana nello stretto corridoio intorno alle due bancate, tenendo le pinne ben sollevate per non sollevare sospensione. Angela mi segue da vicino, ma mi accorgo che gli altri subacquei che erano con noi hanno rinunciato a penetrare nella parte più profonda del relitto e penso che si sono persi davvero un bello spettacolo.

Usciti dalla sala macchine, proseguiamo il nostro giro raggiungendo la poppa. Prima di tutto scendiamo fino a 33 metri a dare un’occhiata ad una delle due grandi eliche parzialmente insabbiata, poi risaliamo sulla poppa vera e propria al centro della quale troneggia un grande timone d’acciaio che sembra quello di uno yacht da regata. La ruota del timone gira ancora perfettamente. Željco le fa fare un giro… subito imitato da me e da Angela. Pur essendo un timone di rispetto oltre a quello situato in plancia di comando, mi domando come il timoniere potesse manovrare da questa posizione arretrata, avendo davanti agli occhi tutto il cassero che gli ostruiva la vista.

Noto che la falchetta della elegante poppa arrotondata è tutta ammaccata e mi ricordo di aver letto che la nave è colata a picco urtando il fondo proprio con la poppa che così si è deformata.
Nuotando sopra la poppa entriamo nel grande salone posteriore che doveva essere chiuso da una vetrata. Riesco ad immaginarlo pieno di ammiragli e capi di stato maggiore quando la nave settant’anni fa svolgeva funzione di ammiraglia della flotta jugoslava.

Usciti dal salone nuotiamo sul ponte superiore passando sopra il cassero e il fumaiolo. Da qui posso ammirare il relitto nella sua interezza. Le varie strutture interne ed esterne non sono ancora collassate. Solamente l’albero principale con i radar e i fanali di navigazione è abbattuto e coricato su un fianco. Ora è un groviglio di metallo adagiato sulla battagliola. E’ stato abbattuto per impedire che potesse intralciare la navigazione. L’antenna radio, molto più corta, è invece ancora al suo posto.

Entriamo nella plancia di comando ormai completamente spoglia e dai finestroni anteriori (ormai privi dei vetri) riesco a vedere fino all’estrema prua. Poi  usciamo da una porta laterale e ritorniamo in prossimità dell’argano salpa ancore per ricongiungerci a tutti gli altri subacquei.
Arrivati alla cima di risalita, stacchiamo dal fondo al 29° minuto d’immersione e iniziamo la nostra lenta ascesa fino alla tappa di decompressione. Molti subacquei pur non essendovi corrente risalgono stando attaccati alla cima e si aggrappano al trapezio calato sotto la barca a 6 metri, mentre io e Angela preferiamo restare un po’ più distanti e fare la nostra breve decompressione rimanendo in assetto nel blu in prossimità del trapezio al quale è attaccata la bombola di scorta. Željco, poco distante da noi, osserva divertito i subacquei austriaci che si affollano tra la cima e il trapezio, poi vede noi due un po’ più distanti e tranquilli e ci lancia un’occhiata d’intesa.

Sono completamente assorto nei miei pensieri, intento a rivedere ciò che ho visto la sotto, e faccio la mia deco in completo relax. Questo relitto è proprio bello, perfettamente intatto, ma penso che con il passare del tempo cambierà presto aspetto. Il mare se lo prenderà poco per volta, ostriche e bivalvi di ogni specie colonizzeranno lo scafo dentro e fuori, gronghi, astici e corvine troveranno casa nei labirinti del suo ventre, mentre la ruggine, lenta e inesorabile, si mangerà il metallo. Ma, come avviene per ogni relitto, il VIS continuerà ancora per molti anni a conservare intatta la memoria di quella grande storia di cui è stato protagonista.

Preso dai miei pensieri, quasi non mi accorgo di avere terminato la mia breve deco ed esco dall’acqua quasi per ultimo dopo 42 minuti d’immersione. Sono davvero molto soddisfatto. Questo “tuffo nella storia” mi è piaciuto davvero!

 

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