I relitti di TRUK LAGOON - Immersioni nella storia Marzo - Aprile 2019
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Il mio viaggio in
Micronesia nel paradiso dei relitti
io questo "viaggio"
l'ho compiuto fino in fondo e ho realizzato un sogno che coltivavo
da tanti anni.
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Premessa storico-geografica Nella laguna di Truk durante il secondo conflitto mondiale c'era la base avanzata giapponese più importante del Pacifico centrale. Infatti, dopo che nel 1914 le forze giapponesi occuparono la Micronesia, comprese le Isole Caroline, la laguna di Truk per la sua particolare conformazione fu scelta per ospitare le navi da battaglia più grandi della flotta giapponese e nel 1939 divenne la base della 4ª Flotta della Marina Imperiale Giapponese, un avamposto molto importante e strategico nel Pacifico.
Oltre ad essere un ancoraggio per le navi da guerra e
sede delle strutture per il trasporto navale, presso la base di Truk
vennero costruiti diversi aeroporti, una base per
idrovolanti e un attracco per i sommergibili
e così questo arcipelago divenne la sede navale più importante all'interno delle Isole
Marshall. Tuttavia i giapponesi non fortificarono mai a
sufficienza la base di Truk contro possibili attacchi aerei o sbarchi dal mare degli
alleati. Avendo capito questa criticità e soprattutto a seguito
dell’avanzata degli americani che avevano già conquistato le isole più
importanti delle vicine Gilbert e Marshall costruendovi numerose
basi aeree, strategicamente importanti, i giapponesi a partire
dall'ottobre del 1943 cominciarono a ritirare le navi da battaglia
ancorate nella laguna, arretrando la base avanzata della loro flotta
nel Pacifico settentrionale prima nelle isole di Palau e, poi verso l’Indonesia e ridislocando
le principali navi da guerra al sicuro lontano da Truk.
Per questo motivo nel corso dell’attacco aereo sferrato dagli americani nel febbraio del 1944
furono colpite
prevalentemente navi ausiliarie e non navi da guerra, oltre a tutte le strutture militari
di terra più strategiche, come i depositi di munizioni, gli hangar
con il carburante, le piste di decollo/atterraggio e gli aerei a
terra.
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Il mio sogno... La lunghezza e il costo di questo viaggio e il fatto che non trovassi mai nessuno che lo organizzasse hanno fatto sì che il mio desiderio di immergermi in questo "paradiso dei relittari" rimanesse solamente un sogno. I racconti sui relitti di Truk però continuavano ad affascinarmi e ad incuriosirmi, perché nonostante siano ormai trascorsi 75 anni dall’Operazione Hailstone, grazie a condizioni ambientali particolari ed uniche, la flotta navale affondata nella laguna con tutto il suo carico è rimasta in buona parte integra, ed è un vero e proprio museo sottomarino, unico nel suo genere, che un appassionato di immersioni sui relitti come me sogna di poter visitare almeno una volta nella vita. |
La
laguna di Truk (che oggi si chiama Chuuk Lagoon) come ho già detto fa parte
dell'arcipelago delle Caroline Orientali, che è compreso negli
Stati Federati della Micronesia (F.S.M.), ed è formata da un
grande atollo di 132 km2 di superficie che ha un diametro
di quasi 40 miglia. L'atollo è aperto verso l'oceano da più "pass", da cui emergono numerosi picchi
vulcanici. Si trova nel Pacifico centro occidentale, poco al di
sopra dell'equatore e non molto distante dall'antimeridiano che
segna il cambio di data. Precisamente l'atollo di Truk è
a
7° 25' di latitudine nord e 151° 47' di longitudine est,
distante circa 1.000 miglia a
sud est di Guam, un'isola che ha lo status di "territorio non
incorporato degli USA" ed è il punto principale di approdo per le
rotte aeree intercontinentali.
Guam si raggiunge dall'Europa con un lungo volo della Korean Air che
fa scalo a Seoul. Da Guam si prosegue per Truk con i voli
infrasettimanali dell'United Airlines. Come dire un luogo... dall'altra parte del mondo!
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L’arrivo a Truk All’aeroporto di Milano io e mia moglie Maria Angela c'incontriamo con AldoFerrucci e con Orietta, Valter e Marina, mentre all'aeroporto di Seoul ci riuniremo con i due francesi Jean e Alain e i due belgi Harold e Robert partiti da Parigi e con i due giovani spagnoli Monica e Benito che vivono in Svizzera e sono partiti da Zurigo. In tutto saremo 12 persone e il nostro gruppo è abbastanza composito sia per nazionalità, che per sistema d’immersione (in circuito chiuso o aperto) e anche per età. Non posso fare a meno di notare che, ahimè, io sono decisamente il più anziano del gruppo... Dopo il primo lunghissimo volo Korean Air, durato circa 11 ore, ci ritroviamo tutti a Seoul, da dove dopo una lunga attesa in aeroporto proseguiamo per Guam con altre 5 ore di volo Korean Air e infine, dopo un’altra lunga attesa, con un ultimo volo United Airlines di un paio d’ore arriviamo a Chuuk sull’isola di Weno (l'ex Moen), la più grande dell’arcipelago. |
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Fuori
dell'aeroporto troviamo ad attenderci la navetta del nostro hotel.
Noi dodici saliamo tutti su un vecchio pulmino; mentre il nostro
enorme bagaglio (due grandi valige e un trolley a persona!) viene
caricato nel cassone di un camioncino che ci precede. Percorriamo
per alcuni chilometri la strada che lasciato il paese si dirige
verso la parte sud ovest dell'isola di Weno: una strada tremenda
solo in parte asfaltata e piena di buche e pozzanghere fangose.
Il mattino seguente, prima ancora di andare a fare colazione, attraverso il prato che separa le nostre camere dalla laguna e il primo impatto con queste acque cristalline circondate da palme e mangrovie e da piccole spiaggette di sabbia bianca mi lascia davvero senza fiato. Il paesaggio è da cartolina e la sensazione è quella di essere davvero arrivato in un paradiso tropicale! |
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Chuuk ... un paradiso per pochi
Ovunque vi è immondizia disseminata per terra e un’infinità di carcasse di automobili. Smaltire questi rifiuti evidentemente sarebbe troppo costoso, ma il degrado e la miseria che si percepiscono vedendoli sparsi ovunque sono grandi. In tutti questi anni la vegetazione tropicale è cresciuta, riuscendo a nascondere le ferite della sanguinosa battaglia del 1944, i crateri delle bombe sono diventati laghetti e le rovine delle fortificazioni sono ricoperte da erbe e fiori multicolori.
Oggi la vegetazione rigogliosa della giungla
abbraccia le case e le baracche e la natura si è ripresa a poco a
poco il terreno che i giapponesi le avevano sottratto per costruire
le loro fortificazioni,
nascondendo le ferite inferte dal
tremendo attacco americano. Quello che mi ha particolarmente stupito è la quantità di macchine moderne e persino costose che circolano sull’isola: grandi suv, monovolume e fuoristrada americani, giapponesi e coreani, che per la maggior parte girano senza targa.
Per strada c’è un’infinità di bambini
a piedi nudi che giocano. Ci sono molte donne con i loro abiti
colorati a disegni floreali che vendono le loro merci in povere
bancarelle e molti uomini nullafacenti che sembra che non sappiano
come passare il tempo. Moltissime persone lavorano nel resort nel quale ho alloggiato e nel diving: non ho mai visto un centro immersioni con cosi tanto personale! Dev'essere l'attività più importante dell'isola. |
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Le giornate nel resort
Dal 25 marzo al 5 aprile le nostre giornate
trascorrono tra il resort e il diving e si susseguono praticamente
tutte uguali per quanto riguarda gli orari, ma completamente diverse
per ciò che riguarda le emozioni, nuove e differenti in ogni
immersione che facciamo. Poi alle 19:00 si cena e dopo la consueta tappa alla lounge del resort per collegarsi al WiFi e vedere le novità su Facebook, al massimo alle 21:00 si va a dormire. Orari da caserma? Forse, ma il tempo qui a Truk vola e lo scopo principale del soggiorno sull’isola sono le immersioni. |
Il diving Purtroppo nei giorni della nostra permanenza la scorta di elio era terminata, quindi non abbiamo potuto utilizzare miscele Trimix, ma dato che le profondità massime delle nostre immersioni non sono mai state superiori ai 60 metri abbiamo potuto impiegare aria oppure EAN30, ed EAN50 per la decompressione. |
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Le immersioni
Clima tropicale e
temperatura dell’acqua di 28 gradi costanti permettono di fare
immersioni con mute leggere, anche se io ho preferito usare una 5 mm
che si è rivelata utile specialmente durante i lunghi trasferimenti
in barca con mare mosso e vento teso dove si era letteralmente
lavati da secchiate di acqua. Il meteo ci è stato particolarmente
favorevole. Per i primi 7-8 giorni il cielo è stato sereno o poco
nuvoloso consentendoci di avere sott’acqua una visibilità ottima
anche superiore ai 30 metri. Poi abbiamo avuto qualche pioggia,
specie negli ultimi giorni: violenti e brevi acquazzoni tropicali
che hanno intorbidito l’acqua ma che non ci hanno certo fatto
rinunciare alle immersioni. Il mare, essendo all’interno di una
laguna protetta dalla barriera corallina, non è stato mai
particolarmente mosso, e il vento, a volte forte, ha creato solo una
modesta corrente di superficie, mentre in profondità non abbiamo mai
incontrato corrente. Solo il 1° aprile in occasione di una delle
immersioni sulla "San Francisco Maru" il mare era molto mosso, con
onde di oltre un metro, ma appena scesi sott’acqua non ci sono stati
problemi. |
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I relitti I relitti, dopo 75 anni dall'Operazione Hailstone si sono completante trasformati e da tetri ricordi di una violentissima battaglia sono diventati l’habitat di una ricchissima varietà di pesci e oggi sono ricoperti di spugne e coralli di ogni specie. Gli scafi delle navi, a parte i danni provocati dalle esplosioni delle bombe e dei siluri, sono molto ben conservati e specialmente all'interno se ne riconoscono molti particolari. Su molti di essi si è sviluppata una foltissima foresta di coralli molli multicolori che li ha trasformati in dei giardini sommersi, mentre tutto intorno non vi è altro che la sabbia bianca della laguna. Un fatto che mi ha particolarmente colpito è l’assenza dei grossi animali marini, che di solito s’impadroniscono dei relitti per farne le loro dimore. Non ho visto grosse cernie, murene o aragoste. Leggendo ho trovato la spiegazione del perché. Non tutti i depositi di munizioni saltarono in aria nei giorni dell’attacco, così i superstiti giapponesi e gli abitanti dell’isola affamati saccheggiarono le munizioni rimaste e le usarono per pescare. E la pesca con la dinamite ha praticamente eliminato quelle grandi specie ittiche che impiegano decenni per crescere. |
I relitti che ho visitato
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Lunedì 25 marzo
FUJIKAWA MARU cargo lungo 132 mt. di 6.983 ton posato in assetto di navigazione su un fondale di 30 mt. a sud dell’isola di Tonoas. Scendiamo sulla coperta a 18 mt. e nuotando verso prua entriamo nelle varie stive. All’interno bombe d’aereo, pezzi di ricambio, pale delle eliche, parti di tre aerei, compresa una fusoliera e una cabina di pilotaggio perfettamente conservata e un caccia Zero Mitsubishi intatto, e poi bidoni di benzina, suole di stivali di gomma, munizioni, mitragliatrici… tutto è rimasto come era al momento dell’affondamento e l’acqua limpidissima permette di cogliere molti particolari. Le stive sono 6… ci vorrebbero un paio d’ore per visitarle tutte! A prua un grande cannone da 150 mm tutto concrezionato con ben visibile la targa recante l’anno di costruzione, e un bel telegrafo di macchina ancora funzionante e con le sue scritte ben visibili. Nuotando verso poppa entriamo in un’altra stiva piena di materiali e arriviamo fino ad un altro grosso cannone come quello di prua. A centro nave si vedono due targhe ricordo. Come primo relitto di Truk non è niente male! Run time: 51 min. Max deep: 27 mt. No deco.
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Lunedì
25 marzo
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Martedì 26 marzo
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Martedì 26 marzo
YAMAGIRI MARU
nave passeggeri e cargo lunga 133 mt. di 6.438 ton adagiata sul
fianco sinistro a 36 mt. di profondità e quasi intatta. Scesi sulla
murata di dritta entriamo in sala macchie passando da uno squarcio e
la visitiamo tutta salendo e scendendo per passaggi molto stretti.
Ci sono molti particolari ben riconoscibili: valvole, quadro
strumenti, testate dei motori, ecc. Nuotiamo verso poppa e andiamo a
vedere la grande elica tutta incrostata, poi ci dirigiamo verso prua
ed entriamo in una stiva piena di bombe di grosso calibro. Arriviamo
al fumaiolo e al ponte di comando che è collassato sul fianco.
Moltissimo pesce: carangidi, grosse cernie argentee e rosse
puntinate, banchi di platax, pesci pipistrello e alla fine mentre
siamo in deco un grosso barracuda solitario che ci gira intorno.
Bellissimo relitto! |
Mercoledì 27 marzo |
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Mercoledì 27 marzo RIO DE JANEIRO MARU nave passeggeri trasformata in cargo armato usato come nave appoggio per i sommergibili. Lunga 141 mt. e di 9.626 ton è adagiata sul fianco sinistro a 35 mt. di profondità.
Scendiamo sulla murata di dritta a mezza nave ed
entriamo subito dentro una stiva piena di casse di bottiglie di
birra di vetro. Arriviamo sulla poppa dove c’è un grande cannone da
150 mm, poi scendiamo sul timone e guardiamo le due enormi eliche a
4 pale. Sulla poppa si legge “RIO DE...” una parte del nome della
nave. Torniamo indietro e nuotando verso prua entriamo in un’altra
stiva dove ci sono i basamenti rotondi di due cannoni antiaerei e
casse di fucili. Proseguiamo verso prua passando sopra la coperta
divelta dalle esplosioni. Mentre nel blu attorno a noi nuota un
banco di grossi carangidi. Tornati a centro nave risaliamo in deco. |
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Giovedì 28 marzo
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Giovedì 28 marzo HEIAN MARU ex nave passeggeri di lusso requisita dalla Marina giapponese e trasformata in nave appoggio per i sommergibili. Lunga 155 mt. e di 11.614 ton è adagiata sul fianco sinistro a 36 mt. di profondità ad est dell’isola di Tonoas. Scendiamo sulla murata di dritta e ci dirigiamo subito a poppa per vedere la grande elica di dritta. Poi nuotiamo verso prua passando dentro alla passeggiata di dritta dove ci sono adagiati tanti tubi di periscopi di ricambio dei sommergibili. Scendiamo all’interno della nave dove c’è un mucchio di piatti in parte ancora interi e vasellame. Usciti sulla coperta, nuotiamo fino alla prua e poi torniamo indietro passando sopra la murata di dritta che sembra un giardino di coralli. Qua e la ci sono vari reperti messi lì apposta per i visitatori: bottiglie, piatti, telefoni, lampade, contenitori di ceramica, coppe, bossoli di proiettili… Bella la doppia fila di oblò sulla fiancata con ancora i vetri intatti. Sulla poppa si legge perfettamente tutto il nome della nave, scritto sia in caratteri occidentali che giapponesi. Davvero un bel relitto sul quale ritornare! Run time: 61 min. Max deep: 31 mt. No deco.
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Venerdì 29 marzo
La nave che trasportava combustibile per gli aerei prima di
affondare è esplosa ed è tutta distrutta salvo la parte poppiera
comprese due stive. La nostra guida che ha sostituito l’ottimo Meckency per un giorno (e che ha avuto difficoltà persino a fare l’ormeggio della barca per il quale è dovuto intervenire Stenson)è praticamente “assente” e dobbiamo arrangiarci da soli. Per un po’ mi aggrego ad Aldo e Angela che fanno fotografie, poi proseguo da solo gironzolando sulla coperta da prua a poppa ed infilandomi in varie aperture. Lo scafo è squarciato dalle bombe degli aerosiluranti americani, ma è tutto colonizzato dai coralli e dalle spugne che ricoprono anche lo spezzone dell’albero di poppa e quelli dei due bighi di carico che sono ancora in piedi. Intorno nuota un grandissimo banco di grossi carangidi argentati che formano come una nuvola molto scenografica. Stacco dal fondo al 30° minuto e risalgo per la mia deco e per aspettare Angela. Run time: 66 min. Max deep: 40 mt. Deco 18 min.
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Venerdì 29 marzo
GOSEI MARU
piccolo cargo lungo 83 mt. di 1.931 ton utilizzato come nave da
trasporto di siluri, che giace adagiato sul fianco sinistro a NW di
Uman su un fondale di 37 mt. Run time: 60 min. Max deep: 37 mt. Deco 8 min. |
Sabato 30 marzo Run time: 45 min. Max deep: 56 mt. Deco 18 min.
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Sabato 30 marzo Run time: 64 min. Max deep: 31 mt. Deco 9 min. |
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Domenica 31 marzo Run time: 53 min. Max deep: 51 mt. Deco 16 min.
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Domenica 31 marzo La torretta con il periscopio si è staccata ed è posata sulla sabbia accanto ad una grande ancora ammiragliato. Non vi si può entrare purtroppo.
Meglio conservata è la parte poppiera con un’elica e il timone
ancora nella loro sede. |
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Lunedì 1 aprile
Siamo a 54 mt. di profondità e la nostra guida ci
segnala di ritornare verso prua per avvicinarci alla cima di
risalita. Io vorrei scendere a dare un’occhiata all’elica, ma come
al solito sono da solo e non me la sento di arrivare a 60 mt.
Piuttosto decido di dare un’occhiata alla sala macchine dietro al
fumaiolo che è adagiato sul fianco sinistro. Mi affaccio da uno dei
grandi boccaporti e guardo all’interno. Quella voragine mi attira e
la tentazione di infilarmi dentro è grande… ma resisto. Al 20°
minuto stacco dal fondo e inizio a risalire per fare la mia deco,
“litigando” con il computer che nel frattempo è andato in blocco. |
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Martedì 2 aprile
FUJISAN MARU
petroliera lunga 156 mt. di 9.524 ton. posata in assetto di
navigazione su un fondale di 66 mt. a NE dell’isola di Tonoas. La
cima di discesa arriva sulla coperta a cento nave a 45 mt. di
profondità. Appena arrivati sul ponte davanti al castello noto due
grandi sagome che sembrano dei siluri, ma in realtà sono dei
paramine divergenti, attrezzi che venivano calati in mare e trainati
dalla nave come difesa dalle mine magnetiche. Sulla coperta c’è un
mucchio di tubazioni con grosse valvole montate alle estremità.
Nuotando verso prua incontriamo un casottino staccato dal resto
delle sovrastrutture dove si trovano le cucine: ha una serie di
portelloni che sono parzialmente aperti, ma troppo stretti per
potermici infilare… mi limito a dare un’occhiata da fuori.
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Martedì 2 aprile
HEIAN MARU
Questo relitto è davvero molto bello, perciò merita una seconda
immersione. La pioggia che negli ultimi giorni è abbastanza
frequente continua e nonostante il mare calmo arriviamo sul punto
d’immersione zuppi fradici. Scendiamo a 15 mt. sulla murata di
dritta del relitto adagiato su un fianco e mentre io e Angela ci
attardiamo a fare qualche foto con i vari oggetti recuperati e
appoggiati sullo scafo il gruppo con la guida si allontana e lo
perdiamo di vista. Facciamo la prima parte dell’immersione da soli
scattando molte fotografie e osservando meglio i particolari che ci
erano sfuggiti nell’immersione di quattro giorni prima. Arriviamo
fin sotto alla poppa a 33 mt. di profondità, poi ritorniamo verso
prua e ritroviamo il gruppo. Entriamo tutti assieme in un paio di
locali di questa nave passeggeri dove vediamo valvole, tubature e
vari apparati. Riconosco alcuni siluri con ancora l’elica attaccata
e i bossoli di molti proiettili di grosso calibro. Nuotiamo fino a
prua e quando il gruppo insieme a Meckency decide di risalire mi
accorgo che nel mio bibo ho ancora 120 bar di aria. Lo segnalo ad
Angela, che essendo in CCR non ha problemi di scorta di gas, e
decidiamo di farci un altro giro da soli. Scendiamo nel lungo
corridoio della passeggiata laterale dove ci sono i tubi periscopi
di rispetto dei sommergibili adagiati sul fondo e lo percorriamo
tutto andando avanti e indietro, facendo foto e brevi filmati.
Torniamo sulla murata di dritta e scattiamo ancora qualche foto al
giardino di coralli che la adorna completamente e al 55° minuto
stacchiamo dal fondo e risaliamo. Bella immersione molto tranquilla!
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Mercoledì 3 aprile
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Mercoledì 3 aprile
KENSHO MARU
Ripetiamo l’immersione del 30 marzo su questo relitto a nord
dell’isola di Fenfen concentrandoci questa volta sulla splendida
sala macchine a 26 mt. … ottimo set fotografico. Run time: 64 min. Max deep: 32 mt. Deco 9 min. |
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Giovedì 4 aprile SAN FRANCISCO MARU Torniamo per la terza volta su questo bellissimo relitto. Partiamo sotto un forte acquazzone tropicale e quando arriviamo al punto d’immersione il tempo è migliorato e il mare è calmo. Ormeggiamo accanto alla m/n “Odissey” e scendiamo in acqua. Appena immersi mi accorgo che la bombola di ossigeno del reb di Angela perde. Avverto lei e Aldo che è assieme a noi e Angela purtroppo è costretta a risalire in barca. L’acqua è piuttosto torbida ed io scendo stando appiccicato alla guida. Arrivati a centro nave a 45 mt. dedichiamo la nostra immersione alla zona davanti al castello, dove ci sono i mini carri armati e i trattori e i camion nelle stive. Scendo nella stiva n. 2 a 52 mt per osservare bene da vicino i particolari dei due piccoli camion: radiatori, fanali, volanti, ruote… Sono affascinati questi automezzi! Tornato sulla coperta faccio un paio di passaggi nella passeggiata coperta di dritta, poi torno ancora ai carri armati, che sono proprio vicino alla cima di risalita. Ancora qualche foto, poi al 20° minuto stacco dal fondo e inizio la risalita. Deco e poi su in barca dove c’è Angela che mi aspetta. Questo relitto è davvero bello! Run time: 40 min. Max deep: 52 mt. Deco 12 min.
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Giovedì 4 aprile
SHINKOKU MARU
Torniamo sul relitto di questa grande petroliera a NE dell’isola di
Udot, dove siamo già stati il 26 marzo. Il relitto è molto
danneggiato: gli alberi sono ancora in piedi, ma il cassero e le
sovrastrutture sono crollate. La coperta è interamente ricoperta di
spugne e coralli molli, ci sono madrepore e grandissime attinie che
ospitano pesciolini colorati. Aldo riposa, perciò faccio
l’immersione con Angela seguendo l’ottimo Meckency. Sul cassero noto
un bel telegrafo di macchina e mi ci faccio fotografare accanto.
Nuotando verso poppa entriamo negli alloggi dove nel primo locale
sulla sinistra spicca il bianco di una vasca da bagno di ceramica.
Nel locale successivo una serie di orinatoi e bidet attaccati alla
parete. Poi nella sala centrale piatti e bottiglie ammassati su un
banco. La coperta è piena di reperti trovati a bordo della nave ed è
attraversata da tubature dotate di saracinesche. Nella stiva nulla
di interessante: solo grosse matasse di cavi. Non manca la foto di
rito accanto al grande cannone che svetta sulla prua. Torniamo verso
centro nave nuotando sopra la coperta sul lato opposto a quello
dell’andata. La coperta è ricoperta di sabbia bianca molto
grossolana e scorgo una bella ciprea di colore rosa che raccolgo,
sperando di potermela portare a casa. Al 40° minuto d’immersione
stacchiamo dal fondo e risaliamo senza bisogno di fare
decompressione. |
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Venerdì 5 aprile
MOMOKAWA MARU
Per me è l’ultima immersione perché ho deciso di riposare al
pomeriggio e di fare asciugare la mia attrezzatura (decisione
inutile dato che il solito violento acquazzone al pomeriggio la
inzuppa completamente). Il raffreddore dovuto agli sbalzi di
temperatura e il mal di schiena mi hanno un po’ debilitato ed è
arrivato il momento di dire stop. |
Epilogo
e ringraziamenti
Il mio meraviglioso viaggio è finito.
Altri due giorni di faticoso ritorno, tra cambi di aereo, lunghe
soste a Guam e a Seoul e anche un pernottamento a Malpensa (arrivato
in aeroporto alle ore 20 italiane non ce l’avrei mai fatta a fare
anche 500 km di macchina per tornare a casa!).
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