Fotografie di Simone
Nicolini "Argentario Divers" - Porto Ercole
Posizione della Secca:
42° 20' 31.20" Nord, 11° 5' 31.20" Est
Una murena
che si affaccia tra le rocce e, a destra,
un bellissimo Astrospartus mediterraneus.
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La
Secca di Mezzo Canale si solleva dal fondo proprio al centro del
canale tra il promontorio dell’Argentario e le isole del Giglio
e di Giannutri, a circa 3 miglia al largo dell'Isola Rossa. Il
fondo di questo canale, fangoso e piuttosto uniforme, si sviluppa alla profondità prevalente di 90-100 metri
e, nonostante le restrizioni che impongono ai pescherecci di
osservare una
distanza minima dalla costa, costituisce una delle aree
preferite per la pesca a strascico, poiché le restrizioni sono facilmente violabili in
un ambiente così ristretto come il canale.
Questa secca è
caratterizzata da un’impressionante cordigliera di guglie e
pinnacoli, che si alternano con alcune valli. In pratica, è come una montagna
che dai 100 metri di profondità risale fino a 24 metri, con
le pareti che precipitano ripide fino ai 50-60 metri e poi proseguono scendendo
più dolcemente verso gli abissi più profondi, formando delle splendide franate di
massi. La secca, essendo in mare aperto, è esposta al movimento
ondoso e ai venti dominanti e solitamente è battuta da correnti spesso
impetuose (che superano anche i 3 nodi), che la rendono inavvicinabile
per la maggior parte dell'anno, anche perché il mare, pur in
assenza di vento, è spesso agitato dalle correnti
che sono sempre presenti nel braccio di mare tra l'isola del Giglio e l'Argentario. Queste
caratteristiche particolari hanno fatto della Secca di Mezzo Canale un
ecosistema quasi isolato e unico, nel quale la caratteristica biocenòsi dell'Arcipelago Toscano meridionale è molto meno
degradata rispetto a quella che si trova lungo la costa. Qui
infatti, nonostante l'inquinamento chimico e fisico sia quello
comune a tutto il Mar Tirreno, gli effetti diretti delle
alterazioni dell’ambiente naturale prodotte dall’uomo sono
piuttosto limitati.
Di
solito i subacquei frequentano poco questa secca,
infatti la sua posizione e le sue caratteristiche fanno sì che
non possa essere inserita negli itinerari turistico sportivi
commerciali della maggior parte dei diving locali, perché si
trova in mare aperto ed è spesso battuta da correnti molto
forti. Inoltre, si tratta di un’immersione impegnativa e
profonda, che richiede sempre una lunga decompressione e l’uso
di miscele diverse.
La
grande profondità e le impressionanti pareti verticali della
Secca di Mezzo Canale si sono guadagnate il rispetto dei rari
subacquei che la frequentano e le oggettive difficoltà tecniche di
quest’immersione hanno permesso di preservare un ambiente
naturale di grande fascino, nel quale possono ancora vivere
tranquillamente numerosi esemplari di cernie, saraghi, dentici e
aragoste, e dove è ancora molto frequente il passo del pesce
pelagico, in particolare di ricciole e tonni.
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Anche
la flora è estremamente rigogliosa in questa secca e, superata
la batimetrica dei 35-40 metri, le grandi gorgonie e le
bellissime spugne incrostanti prendono il sopravvento sulla nuda
roccia della montagna sommersa facendola esplodere di mille
colori. L'immersione
sulla Secca di Mezzo Canale è sicuramente un’esperienza
indimenticabile per tutti i subacquei, ma immergendosi qui è
necessario prestare
molta attenzione alla profondità e al tempo d’immersione, oltre
che all’inevitabile lunga decompressione e alla corrente,
preparandosi anche a fare un'eventuale risalita in libera con reel e
pallone se si dovesse mancare la barca d'appoggio. |
Due stupende
immersioni
sulla Secca di Mezzo Canale (30 settembre e 1 ottobre 2010).
Dopo
anni di immersioni all’Argentario, centinaia di tuffi e due
stagioni trascorse come guida subacquea a Porto Santo Stefano
nel 2007 e 2008, non ero ancora riuscito a fare un tuffo sulla
famosa Secca di Mezzo Canale della quale avevo spesso sentito
parlare. Ormai ero quasi rassegnato… Ma intanto chiedevo
sommessamente informazioni ai pochi fortunati che ci si erano
immersi, sentivo storie di immersioni avventurose, ascoltavo
a bocca aperta il racconto delle meraviglie che si possono
incontrare su questa secca, confrontavo i dati sui tempi e la
profondità, sentivo parlare di correnti fortissime, di
decompressioni lunghissime, di incontri indimenticabili con
tonni, dentici, barracuda e pesci luna, scherzavo sulle leggende
metropolitane che riguardano questo sito, definito un “cimitero
di ancore”... e intanto rimanevo sempre con la voglia insoddisfatta di
poter ammirare anch’io queste meraviglie. Niente da fare! Ogni volta che
accennavo a fare un tuffo sulla Secca di Mezzo Canale le
condizioni meteomarine mi respingevano verso altri siti e mi
facevano pensare che per me questo fosse un luogo stregato. |
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Poi,
finalmente, alla fine di settembre mi si offre l’opportunità di
immergermi sulla secca con l’amico Simone Nicolini dell’Argentario
Divers di Porto Ercole… sempre se le condizioni meteo lo
permetteranno. Non sto nella pelle! Ed ecco che finalmente la
mattina di giovedì 30 settembre 2010 carichiamo tutta la nostra
pesante attrezzatura sul gommone del diving e ci dirigiamo verso
la secca, sperando che… Eolo e Nettuno ci assistano.
Questa
volta siamo davvero fortunati: il cielo è azzurro intenso, il
sole è caldo, il mare è appena increspato. Spinto dai due
potenti Suzuki da 225 cavalli ciascuno il gommone vola
sull'acqua e dopo una breve navigazione arriviamo sul punto
d'immersione in mezzo al canale tra il Giglio e la costa
dell'Argentario.
Le condizioni
meteomarine sono ideali e sembra persino che non ci sia
corrente. La mia lunga attesa finalmente è stata premiata! La
giornata si preannuncia davvero indimenticabile e, tanto per
cominciare, appena arrivati sul punto d’immersione (per trovare
il quale è indispensabile affidarsi all’ecoscandaglio) ci
accoglie un gruppo di tonnetti che saltano impazziti sul pelo
dell’acqua facendo letteralmente strage di un grande banco di
alici, che si contendono con uno stormo di grossi gabbiani che
si tuffano nell’acqua in picchiata per catturale. |
Giunti
sulla secca, Simone ci fa un accurato briefing dell’immersione
piuttosto impegnativa che ci aspetta, poi si tuffa da solo in acqua e,
dopo aver controllato di persona l’ancoraggio del gommone, riemerge
dicendoci che sott’acqua le condizioni sono ideali: la
visibilità è buona e la corrente è praticamente assente.
Facciamo gli ultimi preparativi, un ultimo controllo e via…
finalmente ci tuffiamo tutti giù dal gommone.
Raggiungiamo la catena dell’ancora e, a coppie, scendiamo
rapidamente fino sul cappello della secca che si trova a circa 25 metri di
profondità. La visibilità è davvero buona e prima ancora di
raggiungere la sommità della secca si vede già quello che ci
aspetta la sotto... uno spettacolo! Lo scenario che si presenta
ai nostri occhi è davvero mozzafiato. Ci diamo l’ok e cominciamo
il nostro giro. Scavalliamo il crinale della secca e ci
dirigiamo in profondità sul versante più ricco di vita, dove c’è
un tripudio di gorgonie rosse e gialle con tutti i polipi
espansi. Le gorgonie e le numerose spugne incrostanti variopinte
rendono lo scenario coloratissimo. Vedere esplodere il colore di
tutte queste piante sotto la luce delle nostre torce è un vero
piacere per i nostri occhi.
Sui rami delle paramuricee si vedono molti esemplari di stelle
gorgone (Astrospartus mediterraneus), aggrappati saldamente con i loro mille
tentacoli. Una grossa musdea fa capolino tranquilla tra un
ventaglio e l’altro; mentre poco più in là un paio di grosse
murene strisciano fuori tana in mezzo alle gorgonie, si fermano
illuminate dalle nostre torce, si lasciano ammirare per un po’ e riprendono
sinuosamente il loro serpeggiare, per poi
schizzare al riparo delle rocce sentendosi tallonate da vicino.
Alzando lo sguardo nel blu vedo un gruppo di grossi dentici che
nuotano tutti assieme a caccia, mentre molto vicino a noi passa
un esemplare ancora più grosso che nuota isolato dal branco. Non
abbiamo nemmeno il tempo
di ammirare la nuvola di piccoli pesci che si disperde al
passaggio dei dentici, che avvistiamo un branco di tonnetti di
discrete dimensioni che vanno e vengono poco distanti dalla
secca, facendo razzia dei pescetti. Io non so davvero più dove guardare.
Sul fondo grossi ricci melone attirano la mia attenzione, ma
vedo anche qualche riccio matita appoggiato nelle cavità della
roccia, la cui volta è ricoperta di rametti di corallo rosso,
mentre le antenne che spuntano dalla parete segnalano la
presenza di grosse aragoste nascoste in tana. Scorfani, musdee, saraghi, salpe, murene e cerniotte
ci accompagnano durante tutto il nostro tragitto, mentre nugoli
di castagnole, anthias rosa, salpe e pesce azzurro ci avvolgono come in
una nuvola.
Insomma,
tutto quello che purtroppo ormai si vede raramente lungo le
pareti del promontorio dell’Argentario è qui per noi su questa
secca, concentrato in pochi metri quadrati!! |
Qui sopra:
il contrasto cromatico di una meravigliosa stella gorgone (Astrospartus
mediterraneus) aggrappata su un ramo di gorgonia rossa (Paramuricea clavata).
Sotto grappoli di
delicate claveline tra coloratissime spugne incrostanti e
margherite di mare.
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Sotto un gruppo di salpe
che nuota intorno
alla secca.
Qui sotto un pesce ago
nascosto tra il coralligeno e a destra una
fitta colonia di Parazoanthus axinellae (margherite di mare).
Sotto la mappa dell'Arcipelago Toscano
con al centro ben visibile il cappello della secca che arriva a
soli 24,5 metri di profondità.
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L’area
della secca più
interessante da esplorare è certamente quella tra i 35 e i 40
metri di profondità, decisamente più ricca di vita e di colori, ma tutto lo scenario che mi
circonda è incredibilmente bello e colorato.
Dopo aver fatto il
giro attorno alla punta estrema della secca, in direzione del
promontorio dell’Argentario, facciamo capolino sull’altro
versante che è molto meno ricco di vita, segno evidente che la
corrente dominante spazza il crinale dall’altra parte della
secca. Torniamo dunque sui nostri passi, intenzionati a godere
di questo spettacolo per tutto il tempo concessoci dalle nostre
bombole, pur rispettando la programmazione dell'immersione fatta in barca.
I
minuti di decompressione indicati dai nostri computer iniziano a farsi
consistenti, ma abbiamo con noi le bombole stage con l’EAN50 e
la deco che dovremo fare non ci preoccupa più di
tanto. Inoltre, Simone ha calato a 6 metri di profondità la
stazione decompressiva, con il trapezio e due bombole di EAN50 e ossigeno
puro appese, per consentirci un’immersione nella massima sicurezza.
Possiamo stare tranquilli!
Ritorniamo all’ancora. Il mio computer
adesso segna 18 minuti di deco,
che si abbatterà quando farò lo switch del gas. Lentamente
risaliamo rispettando i deep stop pianificati e seguendo il
computer fino alla stazione decompressiva. Do un’ultima occhiata
a questo posto incredibile sperando di tornarci presto, ma le
emozioni di questa “prima volta” sono certo che rimarranno indelebili.
Riemergo
in superficie raggiante per aver finalmente espugnato la mitica
Secca di Mezzo Canale e il sole mi accoglie nel suo caldo
abbraccio, facendomi sembrare tutto ancora più bello. Poi, appena
risaliti a bordo del gommone vediamo a pochissima distanza da
noi la pinna di un grosso pesce luna che spunta sulla superficie
del mare dondolando dolcemente. L’animale si avvicina alla
barca, quasi volesse salutarci, rendendo ancora più
indimenticabile il ricordo di questa giornata memorabile, poi se
ne va nuotando in direzione del promontorio.
Finalmente ho una
nuova immersione da inserire nella mia personale “Top Ten”.
Questa è
sicuramente una delle più belle e affascinanti immersioni del Mediterraneo
e domani, se il tempo lo permette, si ripete...
Una sola parola
può descrivere questa secca: FANTASTICA!
Fotografie di
Simone Nicolini
www.argentariodivers.it
P.S. La
mattina di venerdì
1°ottobre abbiamo ripetuto lo stesso tuffo e le emozioni non
sono davvero mancate... |
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