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Quella con il rebreather, oltre a far sognare molti subacquei, è sicuramente un tipo d’immersione che stimola la fantasia e la curiosità dei subacquei. Sono passati più di dieci anni da quando ho iniziato a conseguire i brevetti "tecnici" abbandonando quasi completamente l’immersione ricreativa. Durante questi anni ho fatto decine e decine d’immersioni profonde, immersioni con lunghe decompressioni, immersioni in trimix, ma tutte sempre in circuito aperto. L’idea di affidare la mia vita a una macchina che gestisce elettronicamente la mia respirazione non mi era mai piaciuta. Ho sempre provato un certo timore reverenziale e una certa diffidenza nei confronti del rebreather, se non altro perché "a naso" ho sempre pensato che l’elettronica e l’acqua non potessero andare molto d’accordo. Inoltre pensavo che questa macchina fosse molto complicata da gestire. Per fortuna però le paure si superano e certe convinzioni dovute all’ignoranza con l’esperienza si cambiano, e alla fine mi sono convinto. Ho messo da parte tutte le paure e le incertezze che mi avevano frenato per tanti anni e ho deciso di fare questa nuova esperienza. |
Ormai sono già trascorsi due anni da quando mi sono affacciato anch’io al cosiddetto “mondo del silenzio”, quello del silenzio vero, ovvero quello delle immersioni con il rebreather. Adesso non riesco più a fare a meno di quel silenzio che mi fa sentire un tutt’uno con l’ambiente liquido che mi circonda, pesce tra i pesci, come se avessi sempre vissuto laggiù. E pensare che non ne volevo sapere... Però per me immergermi con il rebreather non è stato un passaggio semplice, e non c’è stato nemmeno un amore a prima vista per quella che fino pochi anni fa avevo chiamato la "macchina infernale". E’ stata una necessità. Il fatto è che mia moglie Angela, con la quale mi immergo dal 1997, era passata dalle immersioni in circuito aperto a quelle in circuito chiuso con il rebreather già da un anno ed era entusiasta di questo suo nuovo modo di immergersi. Essere avvolti dal silenzio del mare senza più il rumore delle bolle, muoversi con un assetto stabile, avvicinare i pesci in un modo prima impensabile e inoltre avere a disposizione un’enorme autonomia di gas, sono stati i fattori che l’hanno fatta letteralmente innamorare del rebreather. Io ero molto più intimorito di lei da quest’apparato di respirazione a circuito chiuso, ero preoccupato dalla sua complessità ed ero dubbioso sulla sua sicurezza. Però ormai mia moglie aveva preso una strada diversa dalla mia, e dopo più di vent’anni di immersioni insieme e oltre dieci anni che facevamo coppia fissa nelle nostre immersioni tecniche (con bibombola caricato in trimix e bombola decompressiva), mi resi conto di aver “perso” la mia abituale compagna d’immersioni. Tempi d’immersione, profondità, scorta di gas, tempo di decompressione… all’improvviso tutto era diventato diverso a causa della nostra differente configurazione: Angela ed io non avremmo più potuto immergerci assieme. |
L’entusiasmo di mia moglie, dopo che nel 2018 aveva frequentato il corso di primo livello per immergersi in circuito chiuso, era stato davvero alle stelle. Questo che segue è il suo racconto, scritto all’indomani dell’ottenimento del brevetto. «Quando ho deciso di fare il corso rebreather sono stata sommersa da una valanga di giudizi negativi. Tutti sembravano fare a gara per demotivarmi: Alla tua età? Non è ora di cominciare a calmarti? Ma non sarà pericoloso? Chi te lo fa fare? Perchè sott’acqua non pensi solo a divertirti? Ho dato retta solo ai consigli di chi aveva già frequentato tale corso e, guarda caso, tutte le persone con esperienza nel mondo dei rebreather mi hanno appoggiata. Adesso, a corso entusiasticamente superato, quello che sento è: Brava! Sei forte! Sei tosta! Complimenti! Ebbene io sono sempre la stessa: bassotta, over sessanta, e di sicuro non sono lo stereotipo della forza fisica. Eppure ho superato questo corso con tanto impegno ma anche con tanto entusiasmo. E’ un corso che consiglio a tutte quelle persone che non si pongono dei limiti mentali, che decidono di mettersi in gioco, di imparare cose nuove, e provare nuove emozioni. E’ fondamentale trovare un bravo istruttore che non solo sappia insegnare, ma anche capire, consigliare e che abbia tanta e tanta esperienza da poter seguire al meglio un allievo in questo percorso. Già conoscevo Aldo Ferrucci, sapevo che nel mondo dei rebreather è il top, e la mia prima soddisfazione è stata quando mi ha accettata nel suo corso. Poi mi sono fidata del suo consiglio su quale potesse essere la macchina che più mi si adattava. E sicuramente il suo giudizio non è stato di parte, poichè essendo istruttore di molte macchine, non consiglia solo l’unica di cui è abilitato all’insegnamento, come purtroppo a volte succede. Il rebreather non è una macchina da superuomini, ma naturalmente ogni modello si adatta a certe esigenze. Insomma un po' come per le automobili. Non esiste un modello che in assoluto sia il migliore e vada bene per tutti, bisogna valutare le necessità e le aspirazioni. A me ha consigliato il rEvo: leggero che me lo trasportavo senza schiantarmi (pesa molto meno del bibo), con i polmoni posteriori che stando in assetto mi permettevano una respirazione analoga a quella nella vita quotidiana, con molti punti di forza in materia di sicurezza, per immergersi sempre con attenzione ma anche con serenità.
La fortuna ha voluto che il mio compagno di corso
fosse Otello Litardi, un grande istruttore subacqueo che già
conoscevo ma che non potevo ancora definire un amico. La condivisione di questo corso ci ha legati di
un’amicizia che difficilmente si appannerà nel tempo. E’ stata anche utile la presenza di Olivier De Jésus, ex allievo già brevettato che voleva fare un refresh e che nei nostri momenti di difficoltà ci aiutava ed era la dimostrazione che ce la potevamo fare anche noi. E’ stata una settimana piena, passata alternando il montaggio e lo smontaggio dell'attrezzatura alle uscite in mare per gli esercizi sempre più completi e complessi, aggiungendo un po' alla volta dei giretti sempre più lunghi per vivere anche emotivamente questa nuova esperienza. Alla prima immersione sul Banco di Santa Croce, pur avendoci fatto più di un centinaio di immersioni, mi pareva di essere in un parco giochi. Le emozioni vissute andando sott’acqua senza fare bolle sono uniche: da quando si attraversa un banco di castagnole e queste a malapena si spostano, a quando le cernie si lasciano avvicinare senza allontanarsi, o quando un’ombra un pò inquietante ti passa davanti nel tuo campo visivo e ti accorgi che è un grosso dentice che va per la sua strada e non cambia direzione nonostante la tua presenza, o ancora quando il pesce San Pietro se ne sta in posa a farsi ammirare, non scappa e alla fine stavolta sei tu che ti allontani per prima. Per tutte queste emozioni non finirò mai di ringraziare Aldo Ferrucci che dovrà rassegnarsi ad avermi ancora tra i piedi perchè questa avventura per me non finisce certo qui. E’ doveroso ricordare che Pasquale Manzi, Giulia Ruotolo e tutto lo staff del Bikini Diving sono stati meravigliosi mettendoci a disposizione aule, spazi e gommoni anche durante l’affollatissimo fine settimana e non ci hanno fatto mancare neppure gli spritz serali. Cosa farò domani? Non lo so, però continuo a ripetermi che "Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni" (Albert Einstein). »
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Come potevo non farmi contagiare da un simile entusiasmo? E poi in me la voglia di sognare che Angela aveva citato non si era ancora spenta del tutto. Perciò nell’estate del 2019 ho finalmente messo da parte i dubbi e le paure che avevo sempre avuto e ho deciso di frequentare il corso "CCR Helitrox Diluent" tenuto dall’amico Aldo Ferrucci presso il Bikini Diving di Castellammare di Stabia. L’ho fatto solo per poter continuare ad immergermi con la mia compagna di sempre. Naturalmente allora Aldo mi consigliò di utilizzare la stessa macchina di mia moglie: il rEvo, un CCR elettronico particolarmente leggero e sicuro, e così ho fatto. Confesso che per me l’inizio di questa nuova esperienza non è stato affatto facile. Avevo sulle spalle oltre duemila immersioni in circuito aperto e una decina di anni di immersioni in configurazione tecnica e ci ho messo un po’ ad abituarmi ad un sistema di respirazione completamente diverso e ad un assetto non più regolato dai miei polmoni. |
La prima sensazione nell’inspirare ed espirare l’aria all’interno del boccaglio è stata una certa difficoltà, ma la cosa fantastica e sorprendente è stata quella di riuscire a sentire ed ascoltare il mio respiro. Di contro ho subito apprezzato la "leggerezza" (in senso relativo) del CCR rEvo, rispetto al pesantissimo bibombola di 12+12 litri che mi massacrava la schiena. L’altra cosa fondamentale che ho apprezzato moltissimo è stato il silenzio totale sott’acqua e di conseguenza la possibilità di avvicinarmi moltissimo ai pesci. Non emettendo bolle e non facendo rumore ho scoperto, infatti, che nuotando lentamente nella loro stessa direzione senza mai guardarle direttamente negli occhi potevo avvicinarmi persino alle timide cernie fino quasi ad accarezzarle. Una cosa assolutamente impossibile immergendomi con il mio rumoroso circuito aperto. |
Purtroppo la crisi pandemica da Covid-19 che ha investito il mondo nel 2020 mi ha costretto a rimanere fuori dall’acqua per circa sei mesi e a fare pochissimi viaggi rispetto a quanto ero abituato in precedenza. Di fatto, guardando il mio log book, mi sono reso conto che il 2020 è stato l’anno in cui ho fatto il minore numero di immersioni dal lontano 1997 quando ho iniziato ad immergermi. Questo ha fatto sì che dimenticassi tutto ciò che avevo imparato durante il corso e che abbia dovuto ricominciare quasi tutto da capo quando nell’estate dello scorso anno ho finalmente potuto tornare ad immergermi in CCR. Nel frattempo mia moglie aveva accresciuto la sua esperienza avendo accumulando molte più "ore macchina" di me e aveva addirittura frequentato il corso CCR di secondo livello tenuto sempre da Aldo Ferrucci. Io invece, viste le mie difficoltà ad entrare in sintonia con la macchina, verso la fine dell’anno ero persino arrivato all’idea di vendere il mio rebreather e ricominciare ad immergermi in circuito aperto, tornado a godermi le mie immersioni. Così non è stato per fortuna, e nel corso del 2021 pur nelle poche occasioni che ho avuto di immergermi mi sono impegnato con ancora maggiore dedizione a cercare pazientemente di capire come addomesticare la mia "macchina infernale". Finalmente ci sono riuscito! Sotto la guida del mio Maestro in ottobre ho frequentato a Castellammare il corso "CCR MIxed Gas Diver" e ho conseguito il brevetto di secondo livello, raggiungendo così mia moglie Angela. E’ stata una bellissima esperienza. Un corso che consiglio a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e imparare cose nuove. Farlo con Aldo Ferrucci poi è un valore aggiunto, perchè oltre ad essere un grande istruttore attento e preparatissimo, riesce a trasmettere agli allievi oltre alle conoscenze tutta la sua passione. |
Appena terminato il corso io e Angela siamo partiti direttamente da Napoli per la Sardegna per partecipare alla settimana di immersioni tecniche sui bellissimi relitti della costa sudorientale dell’isola organizzata dal Pro Dive Scuba Service di Villasimius, ed è stato allora, in quei fantastici e lunghissimi tuffi tra i 60 e i 70 metri nelle cristalline acque sarde, che posso dire che è finalmente scattato l’amore per il mio rebreather. Onestamente devo ammettere di avere sicuramente ancora poca esperienza con il rebreather, dato che ho appena un centinaio di ore macchina sulle spalle. Inoltre, immergendomi con discontinuità, non posso dire di aver acquisito certi automatismi necessari. Però ormai sono davvero entrato nel mondo del silenzio… quello vero. Comincio ad avere un buon feeling con il mio rEvo e ad apprezzarlo molto di più del circuito aperto. Di fatto nel 2021 mi sono immerso quasi sempre in CCR, e ogni volta che a casa scendo in garage e vedo il mio rEvo e la mia muta stagna appesa non vedo l’ora di poterli nuovamente indossare. Praticamente è nato un amore... |
A proposito del "mondo del silenzio" e dell’incontro ravvicinato con una cernia di cui parlavo sopra, è molto bello quello che ha scritto l’amico Mario Colabella, che è stato il mio compagno di corso di questo autunno e si è innamorato del rebreather come me. Le sue parole esprimono perfettamente l’emozione di chi si affaccia nel magico mondo delle immersioni in circuito chiuso. «Il mondo del silenzio… quello vero, quello appena disturbato dal sordo tono delle valvole del boccaglio, ma se respiri delicatamente, sparisce anche quello. Sei lì, immobile, con la torcia spenta mentre ti appiattisci sul fondo, guardando negli occhi la creatura che ti sta davanti. Sembra un duello ma in realtà è una corrispondenza curiosa tra esseri diversi. I suoi occhi ti scrutano mentre, immobile, cerca di capire se rappresenti un pericolo. Aspetta un tuo movimento, con la pinna dorsale alzata, pronta a schizzare via. Respiri appena, quel tanto che basta, sia per timore di rovinare quell’atmosfera aliena e sia perché, all’improvviso, non ne senti più il bisogno, rapito da quello sguardo che ti sta analizzando. Poi, la pinna dorsale lentamente si abbassa per sparire nella sagoma della livrea, gli occhi ancora fissi nei tuoi ma meno attenti, più rilassati. "Che strano questo umano che non fa bolle, che non disturba la quiete del mio mondo con il suo fragoroso respiro! ". Siete lì, a più o meno un metro l’uno dall’altro e tu sei rapito, affascinato da quell’incontro ravvicinato, come un bimbo davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli. Alla fine quella splendida creatura, senza più interesse per te, muove adagio la coda e lentamente si allontana da te. Ora puoi muoverti, senza più timore di spaventarla. Prosegui il tuo percorso, verso nuovi incontri, nel mondo silenzioso, quello appena disturbato dal sordo tono delle valvole del boccaglio, ma se respiri delicatamente, sparisce anche quello. Il mio Mentore un giorno disse: "Il rebreather è così. O te ne innamori subito o lo rifiuti. "… e non c’è dubbio su ciò che è successo a me!» Ecco… in me l’amore di cui parla Mario è scattato un po’ in ritardo rispetto a lui e a mia moglie, ma adesso sinceramente non concepisco altro modo di scendere sott’acqua se non in circuito chiuso e non vedo l’ora di poterlo fare di nuovo. E pensare che non ne volevo sapere… |