IMMERSIONe nel lago di san Domenico

villalago (aq) - 20.9.2009

Il lago ha davvero un fascino molto particolare per me. O lo ami o non lo apprezzi per niente.

A me piace. Quando mi chiedono che cosa ci sia di bello da vedere in un lago francamente io non so rispondere. Forse la cosa più bella è la sensazione di pace che si prova a stare li sotto, da soli con se stessi, in silenzio, senza i colori dei reef e i pesci da ammirare, ma assolutamente in pace.

Nel lago non ci sono le “distrazioni” colorate che si trovano in mare, ma le sensazioni che si provano intimamente sono davvero intense. Le parole non riescono a descrivere in pieno queste sensazioni...

 

Domenica 20 settembre 2009

 

Nell’ultimo giorno che precede l’arrivo dell’autunno astronomico, in barba a tutte le previsioni meteorologiche che indicavano pioggia e temporali nell’interno del Centro Italia a partire dalla mattinata, con un gruppo di amici conosciuti in Internet riusciamo a goderci una splendida giornata di sole con una piacevole temperatura primaverile e facciamo l’immersione programmata da tempo nel laghetto di San Domenico, che si trova in Abruzzo nei pressi di Villalago (AQ), meta frequente delle “scampagnate” dei subacquei pescaresi.

Lasciata l’autostrada A25 Pescara – Roma al casello di Cocullo, ci ritroviamo con i nostri amici: Giacinto Ugo e Massimo provenienti da Pescara e Flavio che invece arriva da Roma. Appena scesi dalle auto ci scambiamo un caloroso abbraccio tra persone accomunate dalla stessa passione e conosciutesi solo virtualmente tramite il Web, che finalmente si incontrano e poi proseguiamo insieme lungo la SR479 delle Gole del Sagittario.

Superiamo Anversa degli Abruzzi, dove si trova la "Riserva Naturale WWF delle Gole del Sagittario" e superiamo anche il bivio per Castrovalva, percorrendo la suggestiva strada che sale verso Scanno e si snoda tortuosa nella roccia della gola scavata dal fiume Sagittario.

Dopo pochi chilometri e molte curve... arriviamo finalmente nell'Alta Valle del Sagittario, di cui Villalago è il centro geografico.

La strada costeggia il lago di San Domenico, che si trova a quota 920 m. slm. Si tratta di un piccolo invaso artificiale di sbarramento creato da una diga dell'ENEL costruita nel 1928, che definì in tal modo l'attuale conformazione del bacino. Il laghetto si trova in un ambiente naturale fantastico, immerso nel verde, ideale per il relax più totale, dove il silenzio è la nota dominante.

Lo specchio d’acqua ha una lunghezza di circa un chilometro e una profondità molto variabile, a seconda delle manovre effettuate sulle opere idrauliche della diga. Le acque del lago, dal colore verde smeraldo intenso, sono cristalline e la loro temperatura oscilla tra i 9-10 gradi dei mesi estivi ed i 5-6 gradi di quelli invernali, quando la neve arriva a lambire le sue sponde. Qui siamo nel cuore dell’Abruzzo, ai confini del Parco Nazionale e lo scenario dei boschi di cerri e di faggi arrampicati sulle ripide pendici delle montagne è davvero incantevole.

Già dalle fotografie di questi posti, viste in Internet, io ero riuscito ad immaginare come immergersi in queste acque cristalline potesse dare delle sensazioni stupende... ma oggi ne avrò la conferma – penso – mentre osservo le acque trasparenti dalla spalletta del muretto che circonda la strada...

Sopra le Gole del Sagittario viste dall'auto

 e sotto i due ponti sul Lago di San Domenico

Sopra e sotto alcune vedute del lago di San Domenico

Arrivati all’altezza del ponte pedonale che congiunge la strada all’Eremo di San Domenico (dove si trova la grotta in cui soggiornò il santo, intorno all'anno 1000), parcheggiamo le nostre auto lungo una piccola discesa che arriva sulla riva proprio sotto il ponte dove il lago si restringe e ci prepariamo tranquillamente per l’immersione. Angela, io e Flavio naturalmente infiliamo le mute stagne e… guardiamo con stupore i nostri amici pescaresi indossare le loro mute umide. Che tempra questi ragazzi!

Terminato il briefing molto accurato fatto da Giacinto, indossiamo tutta la nostra attrezzatura, comprese zavorra e bombola da 15 litri e ci incamminiamo lungo la stradina in discesa che porta sulla sponda del lago, appena dopo i piloni del ponte. I cento metri fatti in discesa sono uno scherzo, pensando a ciò che di bello ci aspetta la sotto.

L’acqua oggi è molto bassa (devono essere stati aperti i convogliatori che si trovano sulla diga dell’ENEL) e il livello è di almeno tre o quattro metri inferiore a quello di piena, tanto che sotto alle arcate del ponte pedonale si vedono affiorare le rovine del vecchio ponte che si trovava più sotto. Che strana visione.

 

Sotto: altre vedute del lago di San Domenico con le famose oche e il gruppo dei sub. Nell'ultima foto il lago di Villalago

Scendiamo nell’acqua dalla riva che precipita nel verde del lago e la prima cosa che faccio è infilare la testa sotto per controllare la visibilità: semplicemente fantastica!! Ci raduniamo attorno a Giacinto che condurrà l’immersione. Un segno circolare di ok a tutto il gruppo e scendiamo giù rapidamente fino a 12 metri di profondità. La temperatura scende rapidamente fino a 9 °C, poi, fortunatamente si stabilizza.

Cominciamo la nostra navigazione in direzione della diga (che ovviamente eviteremo di raggiungere, per evitare di essere risucchiati) e ci manteniamo sulla sponda sinistra del lago dando le spalle al ponte. Nuotiamo sopra un fondale melmoso, ricoperto di alghe di un bel colore verde brillante, mantenendoci tra i 14 e i 16 metri di profondità. Sul fondo si vedono una infinità di lumachine vive e tanti piccoli gusci bianchi di animali morti. Di pesce (le famose trote fario di cui avevo visto un grosso esemplare affacciandomi dal ponte) nemmeno l’ombra, ma non importa. La limpidezza dell’acqua e il silenzio del lago sono già sufficienti a farmi apprezzare questa immersione così particolare. Guardo verso l’alto... la limpidezza dell’acqua è tale che si vede il sole! In orizzontale ci sono almeno una trentina di metri di visibilità. E meno male che per i nostri amici, habitué di questo lago, oggi la visibilità non è al massimo!

Dopo un po’ Giacinto ci fa segno di tornare indietro e noi lo seguiamo ordinatamente, continuando la nostra lenta pinneggiata a rana. Il relax è totale. Questi sono i momenti in cui riesco ad “ascoltarmi dentro” e sono quelli in cui mi sento fuso in un tutt’uno con l’acqua che mi circonda. Non desidero altro!

Arriviamo sotto al ponte e incontriamo il primo “relitto”: una vecchia macchina da caffè da bar, tutta cromata e… “abbellita” dal pupazzo di uno dei sette nani. Bah?! Proseguiamo girando leggermente verso destra e arriviamo ad un panettoncino di roccia ad una decina di metri di profondità sul quale si trova un piccolo presepe in metallo con la targa dell’associazione subacquea abruzzese che lo ha posato. Un piccolo pesce a righe verticali (io non conosco i pesci di lago…) nuota in mezzo alle statuette del presepe e appena mi avvicino sguscia via, senza che riesca a mostrarlo a nessuno dei miei compagni di immersione.

Dopo aver dato una rapida occhiata (sinceramente a me non è che piacciano tanto tutte queste statue e statuette che vengono posate sottacqua un po’ dappertutto…), continuiamo a nuotare in direzione dell’immissario del lago, incontrando una leggera corrente che ci porta anche una sospensione di microorganismi. Lo scenario qui è molto diverso rispetto all’altra parte del lago. Il fondale è sempre melmoso e man mano che ci avviciniamo all’immissario sale di quota, ma le alghe qui hanno lasciato il posto a chiazze colorate di un colore viola scuro, che formano tanti piccoli crateri sul fondo. Qui e là ci sono delle alghe violette e chiazze di colore bianco. Sembra un paesaggio lunare! Migliaia di lumachine bianche sono dappertutto, ma è l’unica forma di vita che si riesce a vedere.

Proseguiamo sino ad una parete rocciosa che si trova sull’altra sponda del lago, poco dopo le cascatelle che avevo osservato mentre eravamo ancora fuori dall’acqua intenti a vestirci. Qui lo scenario cambia ancora una volta. La parete è piena di nicchie e di rientranze. Sul fondo scorgo benissimo l’uscita di una risorgiva che immette acqua nel lago. Poco dopo arriviamo ad una specie di antro: una cavità sommersa che rientra per pochi metri nella roccia ed ha le pareti calcaree bianche. Anche qui si vede un’altra polla di acqua dolce. Metto la mia mano davanti all’uscita del flusso di acqua e pur avendo i guanti… sento proprio un bel fresco!

Lasciamo la parete alle nostre spalle e attraversiamo il lago raggiungendo l’altra sponda (quella che costeggia la strada). Poi nuotiamo verso il ponte dove terminerà la nostra immersione. Ad un tratto Ugo raccoglie dal fondo un grosso uovo d’anatra. Deve essere di una delle quattro comari che ci hanno accolto starnazzando rumorosamente al nostro arrivo.

Nuotiamo ancora per un poco e raggiungiamo il secondo relitto: una piccola barca il legno in disfacimento sotto alla quale scruto inutilmente con la mia torcia alla ricerca di qualche forma di vita interessante. Niente da fare!

Oramai sono più di 40 minuti che siamo in acqua e il “fresco” comincia a farsi sentire… le mani sono piuttosto intirizzite. Non so proprio come facciano Ugo e Giacinto a stare in acqua con la muta umida come se niente fosse. Raggiungiamo il ponte e ci fermiamo per qualche minuto per fare la nostra sosta di sicurezza, poi arriviamo alla scarpata che porta alla spiaggetta dalla quale siamo entrati in acqua e da lì, con qualche difficoltà di chi non è abituato all’alpinismo subacqueo (io e Angela…) usciamo fuori dopo 47 minuti di immersione.

Bello! Non ci sono altre parole da aggiungere. Come ho già detto prima il lago o lo ami o lo odi. Io lo amo decisamente.

 

  Sotto: il dopo immersione e alcune vedute di Villalago Alta

                                   

Ritorniamo allegramente (ma con un po’ più di fatica rispetto all’andata) alle nostre macchie lasciate poco più su sulla strada e procediamo alla svestizione scaldati da un tiepido sole e da un tè bollente che prontamente Giacinto ci versa dal suo thermos, subito sostituito da un bel bicchiere di rosso Primitivo di Manduria che Ugo ci mette in mano senza nemmeno aspettare che finiamo il tè. Deve aver capito che questo è il tipo di decompressione che preferiamo!

Riposta l’attrezzatura e indossati i nostri vestiti asciutti, ci spostiamo con le macchine di pochi chilometri, superiamo Villalago e raggiungiamo il Ristorante Mirella che si trova alle porte di Scanno, sotto al “Dente di San Nicola” un curioso sperone roccioso che sporge dal bosco. Qui i nostri amici danno prova di essere oltre che dei bravi subacquei delle ottime forchette!! Una portata dopo l’altra ci spolveriamo bruschette con il prosciutto crudo, pappardelle al cinghiale, tagliatelle ai porcini, cinghiale in umido con le olive, patate al forno, il tutto innaffiato con il Primitivo di Manduria che ci ha accompagnati fin quassù… Non riusciamo nemmeno ad arrivare al dolce… agli amari di vario genere però si!

Due ore trascorse a tavola tra ottime pietanze, risate e racconti di immersioni non fanno altro che cementare l’amicizia nata nel Web navigando nei forum di subacquea e finalmente coronata da un’immersione tutti assieme. E poi a tavola si celebra anche l’incontro tra due famosi scrittori: il sottoscritto, autore di “Da solo nel relitto” e Giacinto che ha scritto “Dispositivo Amplatzer”. Brindisi, scambio delle rispettive opere con dediche autografe, foto di rito degli autori… mica cose che capitano tutti i giorni!!

A tavola con i due autori....

Sopra e sotto alcune vedute delle ripide viuzze di Scanno... un paesino davvero incantevole nel quale sembra che il tempo si sia fermato

Terminato il pranzo conveniamo tutti che è decisamente necessaria una passeggiata per smaltire l’azoto residuo… Così ci incamminiamo per le viuzze di Scanno, un piccolo borgo arrampicato sulle pendici del Monte Carapale su uno sperone roccioso ad un migliaio di metri, con le case tutte addossate fra loro in una suggestiva sequenza di gradinate, vicoli e piazzette. Arriviamo in paese proprio nel giorno della festa del patrono Sant’Eustachio e, infatti, il piccolo centro è tutto imbandierato a festa e in giro per le strade si incontrano delle donne che indossano il costume tradizionale.

Giriamo un po’ per le ripide viuzze, catturando immagini fotografiche degli scorci più belli del paese e quando finalmente il cinghiale ha assunto una collocazione più tranquilla all’interno dei nostri stomaci, decidiamo che è tempo di sciogliere la compagnia e raggiungiamo le nostre macchine per fare ritorno a casa.

Giusto il tempo di salutarci dandoci appuntamento ad una prossima immersione e di imboccare la strada che scende lungo le Gole del Sagittario, che il temporale più volte annunciato ci investe in pieno e ci accompagna per tutto il viaggio di rientro con scrosci di pioggia sempre più violenti. E meno male che appena arrivati a casa non dobbiamo sciacquare l’attrezzatura!!

Questa è stata certamente l’ultima immersione della mia fantastica estate 2009, trascorsa tra l’Egitto e Capo Palinuro, passando per Castellammare di Stabia e Marsala: una immersione che io, innamorato del mare, conserverò tra i miei ricordi più belli.

Grazie amici miei. E’ bello aver conosciuto dei subacquei "montanari"!

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