Agosto è ormai
lontano e il ricordo del mese che ho trascorso lavorando
all’Argentario si è fatto più dolce. Sono rimasti ancora i calli
sulle mani e… un mare di ricordi. Che cosa ho fatto? Semplice. Non
contento di avere affrontato nel mese di maggio un corso "tecnico" a
cinquant’anni suonati, quest’anno ho anche deciso di accettare
l’offerta di fare il Dive Master in un diving durante
l’estate! E così, nel mese di agosto, mi sono trasferito a Porto
Santo Stefano sull’Argentario e, dopo aver attivato la mia
assicurazione DAN da sub professionista, ho accettato l’invito del
mio amico Paolo Bausani, che aveva bisogno di una guida subacquea e
di qualcuno che gli desse una mano nel suo diving durante la
stagione "calda".
Il Centro
Immersioni Costa d’Argento di Porto Santo Stefano lo conoscevo già
bene: ci sono stato per diversi anni come "cliente" e, nel tempo,
sono diventato veramente amico di Paolo, il suo titolare. Debbo
dire, però, che l’aver vissuto il diving come membro dello staff, mi
ha fatto vedere le cose da una prospettiva totalmente diversa… Non
mi vergogno certo a dire che è stata dura, ma è stata un’esperienza
davvero unica! Ma anche "utile" direi, dato che sono tornato
dall’Argentario dimagrito di 5 chili e con le braccia molto più
irrobustite, dato che, mio malgrado, ho dovuto fare "sollevamento
pesi" per un mese intero... Le mie mani, che prima avevano quella
morbidezza tipica di chi ha sempre fatto un lavoro da scrivania,
sono diventate due specie di pinze callose, capaci di aprire
qualsiasi rubinetto di bombola. Inoltre – e questa è la cosa più
visibile esternamente e positiva – non ho più quella pancetta molle,
tipica dell’avvocato nullafacente... Ma come è potuto accadere?
Semplicissimo! Per un mese intero a pranzo ho mangiato solo se e
quando potevo, mentre alla sera ho fatto la cura della pizza e del
pesce (...ma è mai possibile che in una località di mare non
sappiano nemmeno che cosa sia la carne?!). Adesso, per quanto
riguarda il cibo, mi sono ampiamente rifatto, ma ricordo benissimo
che appena tornato a casa ho giurato che avrei mangiato soltanto
carne almeno per una settimana!
Ma andiamo con ordine. Come è stato questo mese di lavoro "alla
pari"? Direi tutto sommato bello, anche se la
vita del Dive Master è davvero molto dura, specialmente se
uno decide di vivere questa avventura alla mia non più giovane età.
In ogni caso, si è trattato di un’esperienza veramente formativa,
sia dal punto di vista della mia crescita personale, sia da quello
strettamente subacqueo. Sono assolutamente sicuro di aver appreso
più cose in questo mese di full immersion nella subacquea, che in
tutta la mia decennale carriera di sub dilettante. In
32 giorni di permanenza al Costa d’Argento ho fatto una cinquantina
di immersioni in ogni condizione e, oramai, senza falsa modestia,
credo di potermi considerare a pieno titolo una vera "guida
subacquea"… almeno nelle acque dell'Argentario, che adesso conosco
come le mie tasche. Dopo averlo provato di persona, ritengo che
sarebbe utile per qualunque subacqueo che decidesse di fare il Dive
Master o, magari, di diventare istruttore, fare almeno un
mese di "internato" in un diving. Sicuramente questo gli
consentirebbe di vivere la subacquea a 360 gradi e di fare certe
esperienze che gli potrebbe anche capitare di non fare mai in tutta
la sua carriera subacquea.
Ma torniamo al racconto della mia esperienza.
La mia "giornata tipo" al diving era davvero intensa e scivolava via
con ritmi di lavoro… massacranti. Sveglia alle 6.30 del mattino, poi
una rapida colazione al bar del porto, dove incontravo ogni mattina
i marinai degli yachts ormeggiati alla banchina e poi di corsa giù
al diving. Lì rimanevo per tutto il giorno, lavorando quasi
ininterrottamente dalle 7.00 alle 19.30 per tutta la settimana.
Sabato e domenica, quando l’afflusso dei clienti era maggiore,
naturalmente finivo ancora più tardi. Durante la giornata, se solo
mi azzardavo a sedermi per un istante a riposare il Bau (come
gli amici dello staff chiamano affettuosamente il "titolare",
giocando con il suo cognome...) cominciava letteralmente ad
"abbaiare" o, come minimo, mi guardava di traverso con sguardo
bieco. Bè.... bastava non farci troppo caso e… alzarsi
immediatamente, prima che gli strilli si facessero molto più forti.
Il mio ricordo
più ossessionante (quello che mi ha seguito come un incubo durante
le prime notti trascorse a casa nella pace del mio letto), è quello
di decine, decine… centinaia di bombole da caricare e, soprattutto,
da movimentare continuamente. Ora, la ricarica delle bombole è una
cosa normale in qualsiasi diving del mondo, ma, quello che secondo
me rende "particolare" il Costa d’Argento è che il suo cliente viene
coccolato e servito a tal punto che, dopo aver montato la sua
attrezzatura a terra, trova direttamente il suo gruppo ARA caricato
a bordo del gommone con il quale andrà ad immergersi e assieme al
GAV con la bombola assemblata, trova la sua zavorra e la maschera
con le pinne raccolte in un cestone caricato a bordo dallo staff.
Poi, quando il sub ritorna dalla sua immersione, ritrova tutta la
sua attrezzatura già sbarcata sul pontile e pronta per il
risciacquo... che è l’unica cosa che si pretende che faccia da solo!
Quindi, tutto ciò che il cliente del Costa d'Argento deve fare è
solamente... immergersi e divertirsi. Lo slogan del diving
"Immergiti nel comfort", non potrebbe essere più appropriato, ma,
ovviamente, alla movimentazione delle attrezzature pesanti ci
pensano i "ragazzi" dello staff.
Durante la
giornata le uscite con i due gommoni del diving si susseguono
regolarmente ogni due ore e… le bombole da caricare e scaricare si
muovono di conseguenza. Tre, quattro... persino dieci uscite al
giorno, quando, nel weekend, i gommoni fanno la spola continuamente
tra il Centro Immersioni e l’Argentario o le isole. Insomma, si
tratta di quella che io, con espressione affettuosa, ho definito
una "perfetta macchina da guerra" e che altri, con malcelata
invidia, chiamano un "immesionificio", ovvero... la fabbrica delle
immersioni. Ma provate voi a dover gestire ordinatamente anche più
di 120 subacquei al giorno. Senza una buona organizzazione sarebbe
il caos più totale... cosa che il Bau non tollera!
Un altro incubo ricorrente nelle mie
notti di sonno più agitate è quello della corvè giornaliera.
Entro le 9 del mattino i 60 metri quadrati
degli spogliatoi, le docce e i bagni dovevano brillare e profumare
di pulito e il piazzale del diving (di oltre 200 metri quadri...!!)
doveva essere tutto spazzato senza nemmeno un ago di pino per terra.
Ecco... il ricordo degli aghi di pino ancora adesso mi ossessiona
veramente. Io ho sostenuto per giorni e giorni una strenua lotta con
il grande pino marittimo sovrastante il piazzale del diving. Nelle
frequenti giornate di Maestrale o di Libeccio, il maledetto pino
scaricava al suolo una quantità vergognosa di aghi, ma, puntualmente
alle 8.30 di ogni mattina non ce n’era più nemmeno uno! Ogni
mattina, dopo quasi un’ora di duro lavoro, io avevo vinto la mia
personale battaglia quotidiana ingaggiata con gli aghi di pino! Ma
la guerra, purtroppo, continuava il giorno seguente.
E non è finita
qui. Tutte le panche del piazzale sotto ai gazebo dovevano essere
lavate ogni mattina, i cestini dei rifiuti e i portacenere andavano
svuotati (ma quanto cacchio fumano questi subacquei... che fa pure
male?!). E poi dovevano essere lavate e a volte disinfettate le
grandi vasche per il risciacquo dell’attrezzatura. Tutte le
attrezzature da noleggio dovevano essere messe in ordine al proprio
posto ogni sera e l’esposizione all’aperto del materiale della Dive
System dato in prova ai clienti doveva essere allestita e smontata
ogni giorno. E poi c’erano i due gommoni da risciacquare ogni sera
e, infine, le maledette bombole da caricare… Decine e decine di
bombole! Quelle di Nitrox dovevano essere caricate e analizzate ad
una ad una. Quelle di aria dovevano essere raggruppate in vari punti
del piazzale a secondo dei subacquei previsti all’indomani su
ciascun gommone, con accanto appiccicato un cartello indicante
l’orario di imbarco di ogni gruppo, in modo che non ci fosse casino
nel momento dell’avvicendamento tra il gommone che rientrava e
quello che ripartiva per l'immersione successiva. E chi voleva il
Nitrox e chi voleva il 18 litri e chi voleva la bombola
decompressiva... e che palle!!
Sapevo bene
che il mio amico Paolo è molto esigente e meticoloso, ciononostante
ho accettato di buon grado di fare questa esperienza, ritenendola
comunque importante per la mia formazione subacquea. Certo, abituato
alla mia comoda scrivania, per me è stato un insolito mese di duro
lavoro, ma tutto ha funzionato a dovere e sono soddisfatto del
piccolo contributo che sono riuscito comunque a dare al
funzionamento della grande "macchina da guerra". Mi sono
impegnato parecchio e, non lo nego, ci sono stati anche dei momenti
difficili in cui mi sono chiesto davvero chi me l’avesse fatta fare.
Un paio di volte, preso dallo sconforto, stavo proprio per gettare
la spugna… ma sono riuscito a stringere i denti e a tenere duro
onorando l’impegno morale preso con Paolo all’EUDI 2007 quando, per
la prima volta, mi disse che in estate probabilmente avrebbe avuto
bisogno di una mano ed io mi offrii subito (da perfetto
incosciente…) di aiutarlo per almeno un mese.
Volendo fare un bilancio a freddo di questa mia esperienza, posso
dire che è stata positiva e davvero
importante per me: a parte il maneggiare egregiamente scope e
compressori, ho imparato ad andare sott’acqua facendo la guida
subacquea, che è una cosa diversa dall’immergersi come io ero
abituato a fare. Voglio dire che ho imparato ad immergermi in un
modo molto più attento e consapevole; mi sono abituato ad avere
mille occhi, a percepire i segnali di pericolo, a pensare più agli
altri che a me stesso. Inoltre, ho rinsaldato la mia amicizia con
Paolo, che adesso sa di poter contare su di me. Insomma... proprio
un’esperienza indimenticabile!!
Avrei tanti
episodi accaduti in questo mese da raccontare. Le cinquanta
immersioni fatte, la gente incontrata al diving, gli incontri più
interessanti e insoliti fatti sott’acqua. In un mese da dive
master ne ho davvero viste di tutti i colori. Innanzitutto un
campionario assai variegato di subacquei di tutti i tipi e di ogni
livello, tutti da accontentare e far divertire. Poi tanto,
tantissimo pesce di ogni specie, da far vedere ai clienti meno
esperti, che… non vedevano una cernia ad un palmo dal loro naso.
Sono riuscito a vedere persino un grosso gattuccio femmina in una
tana! Ma la cosa che ricorderò con più piacere e, perché no, con un
pizzico di orgoglio, sono i ringraziamenti avuti da tutti i
subacquei che si sono immersi con me e il fatto che alcuni di loro
mi abbiano chiesto di ritornare ancora ad immergersi con me come
guida. Forse la mia faccia barbuta ispirava una certa tranquillità e
trasmetteva una grande esperienza, ma… loro non sapevano – poverini
– che io ero alla mia prima esperienza da Dive Master!!
Adesso sono
tornato a casa dopo un mese e sono qui alla mia scrivania, davanti
al mio computer. Sinceramente, devo ammettere che mi manca il rumore
costante dei compressori, le incredibili facce stravolte dei miei
compagni di avventura Luca e Antonello la mattina presto… prima di
essere "connessi", i brontolii sommessi del Bau che
risuonavano per il piazzale del diving durante tutto il giorno, il
sorriso radioso di Silvia, l’allegria spensierata dei "romanacci"
Enrico e Manuela… Mi manca tutto! Soprattutto il silenzio
meraviglioso dello Scoglio dell'Argentarola sott’acqua, i colori
delle gorgonie e del corallo rosso, le cernie e i barracuda… Insomma
mi mancano tutti e… quasi tutto. Ho scritto apposta "quasi", perché
i maledetti aghi di pino non mi mancano affatto! Comunque, dato che
il ricordo è il più bel gioco della fantasia, con il tempo,
dimenticherò anche gli aghi di pino, le bombole e le scope e resterà
solo una esperienza bellissima da rivivere con il pensiero e magari
chissà... da ripetere anche il prossimo anno.
Vorrei dire un
grazie sincero a tutti coloro che per un mese intero mi hanno
sopportato, aiutato e, magari, hanno anche apprezzato il mio
lavoro...!
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