Premessa
Da
qualche anno diverse agenzie didattiche subacquee hanno
inserito nei loro programmi nuovi corsi avanzati denominati
“Decompression Diver” nei quali si insegna ad
utilizzare una bombola aggiuntiva (dotata di un suo
specifico erogatore e un manometro) di capacità variabile
tra i 5 e 10 litri contenente miscele Nitrox con
percentuali di ossigeno variabili tra il 40 e il 50%. Questa
miscela aggiuntiva, completamente indipendente da quella
principale, viene respirata dal subacqueo durante la
risalita e durante le tappe decompressive e può servire
anche da scorta di gas ridondante nel caso di eventuali
emergenze.
Utilizzando
una bombola decompressiva contenente Nitrox ad alta
percentuale di O2 in fase di risalita è
possibile diminuire i tempi decompressivi, oltre a godere
dei vantaggi generalmente dati dal Nitrox in termini di
minore stanchezza alla fine dell’immersione.
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Io e Angela appesi alla cima
durante la nostra lunga sosta di decompressione.
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Porto Santo Stefano 1 - 6 maggio 2007
Che cosa può spingere una coppia
di subacquei (marito e moglie) di oltre cinquant’anni di età, a
frequentare un corso introduttivo all’immersione tecnica?
Francamente non lo
so bene, eppure è quello che ho fatto ai primi di maggio, assieme a
mia moglie Angela, la mia "buddy" subacquea.
Oramai noi due ci immergiamo da una
decina di anni e abbiamo accumulato qualche centinaio di immersioni
per ciascuno. Spesso ci immergiamo in coppia, anche se io non amo
molto la responsabilità di avere accanto la mia compagna della vita
e preferisco sentirmi “libero”. Ci siamo sempre immersi con l'aria
e, con una certa presunzione, abbiamo sempre pensato la diffusione
del Nitrox nelle immersioni ricreative sia dovuta più a fattori
commerciali che a veri motivi tecnici e di sicurezza. Però, negli
ultimi tempi, dato che le nostre immersioni oramai si svolgono quasi
costantemente “fuori curva” e a quote anche piuttosto impegnative,
abbiamo considerato con interesse la possibilità di ridurre il
carico narcotico della miscela respirata e questo ci ha fatto
pensare di passare al Trimix. Ma poi ci siamo detti che dover
gestire pesanti bibombola e bombole di fase attaccate ai fianchi non
era certamente consigliabile per due “vecchietti” come noi…. E così,
abbiamo continuato a fare i nostri tuffi con il vecchio e caro
“EAN21” (la "sporca ariaccia", come io amo definirla), con tempi di
fondo relativamente modesti e noiose decompressioni a 3 metri di
profondità. Durante questi anni di immersioni abbiamo provato un po’
di tutto, esplorando grotte e relitti, facendo immersioni profonde e
immersioni nel lago, ma, io e mia moglie, da alcuni anni abbiamo un
sogno nel cassetto: riuscire a fare un tuffo sulla "Grande Signora"
che si trova al largo di Arenzano, vicino a Genova, posata su di un
fondale di un’ottantina di metri. Già, la "Grande Signora", la
superpetroliera "Haven" che, da quando abbiamo scoperto
l’emozione delle immersioni sui relitti, ha sempre avuto un fascino
magnetico per me ed Angela… Ma come potevamo fare a pianificare
un’immersione sulla coperta del relitto a 54 metri di profondità,
con un tempo di fondo “apprezzabile” e una decompressione di almeno
mezz’ora? Ci occorreva certamente una maggiore scorta di gas, ma,
prima, era assolutamente necessario ampliare le nostre conoscenze
teoriche e le nostre abilità pratiche, in modo da poter affrontare
un’immersione “impegnativa”, come quella sul relitto della
petroliera, con una ragionevole base di sicurezza.
Ha avuto inizio così il nostro
"Progetto Haven", che è partito durante l’inverno 2007 ed è tuttora
in corso. Per prima cosa, abbiamo deciso di conseguire il necessario
brevetto “Decompression Diver” che, però, richiedeva come
prerequisito il brevetto “Nitrox”. Essendo entrambi
brevettati dive master SSI ed essendo molto amici di diversi
istruttori SSI, la scelta della didattica da utilizzare è stata
pressoché obbligata. Motivi logistici ci hanno poi fatto decidere di
appoggiarci alla validissima struttura del Centro Immersioni Costa
d’Argento di Porto Santo Stefano, dove il responsabile, il nostro
carissimo amico Paolo Bausani, è riuscito ad assicurarci la presenza
e l’assistenza di un Decompression Instructor SSI eccezionale:
Sandro Costa, che per cinque
giorni interi è stato il nostro personal trainer. |
Angela in deco
con il suo pallone e il reel. |
Circa due mesi prima della settimana
fissata per il nostro corso, Paolo ci ha fatto avere i manuali SSI dei
corsi "Enriched Air Nitrox" e "Decompression Diver" e
Angela ed io abbiamo trascorso tutto il mese di marzo e di aprile
studiando e facendo esercizi di pianificazione delle
immersioni. Abbiamo anche deciso di ampliare le nostre conoscenze
teoriche e quindi, oltre a rileggerci il famoso e ormai datato
"Deep Diving" di Brent Gilliam (che è considerato un pò la
Bibbia dei subacquei tecnici), abbiamo acquistato anche altri due
manuali: "Mixed Gas Diving" di Brent Gilliam e Tom Mount e
"Doing It Right: i fondamentali per immergersi in modo migliore",
traduzione di "Doing it Right: The Fundamentals of Better Diving"
(2001) del mitico Jarrod Jablonski.
Non contenta di ciò, Angela - che da buon
ingegnere vuole sempre “capire” il perché delle cose - si è
scaricata da Internet vari software decompressivi e si è letta un
paio di libri sulla decompressione con utilizzo del computer
subacqueo. Insomma... direi proprio che come bagaglio teorico ce n’era abbastanza
per poter cominciare!
E così, siamo arrivati
all’appuntamento del 1° maggio a Porto Santo Stefano con una
sufficiente base per poter “digerire” più rapidamente le lezioni
teoriche e il 2 maggio abbiamo incominciato la full immersion con il
nostro istruttore Sandro Costa che, in cinque giorni intensissimi,
ci ha portati a conseguire il sospirato brevetto.
Io e mia moglie abbiamo vissuto per
quei cinque giorni come se fossimo in un college. Lezioni teoriche
alla mattina e al pomeriggio e due o tre immersioni via via sempre
più impegnative ogni giorno. Nei rari momenti liberi io ed Angela
abbiamo persino trovato il tempo di fare delle immersioni dal
pontile del diving a 18-20 metri, per ripassare le varie procedure
apprese durante il corso, prendere maggiore confidenza con
l’attrezzatura “pesante” e ripetere all’infinito gli esercizi
previsti dal corso. Abbiamo terminato velocemente il corso
Nitrox, superando l’esame teorico senza fare errori e ci siamo
fatti le nostre due immersioni in acque libere con EAN32 ed EAN36.
Il corso Nitrox era finalizzato solamente a farci apprendere
le conoscenze teorico/pratiche necessarie per poter usare miscele
arricchite di ossigeno come gas decompressivo. Dopodiché ci siamo
interamente dedicati all’apprendimento delle skills necessarie per
superare la valutazione finale del corso Decompression. Non
so per quanto tempo abbiamo nuotato in profondità senza maschera,
sparato palloni decompressivi e pedagni da varie quote, nuotato
respirando in coppia, fatto lo scambio di miscela, utilizzato reels
e rocchetti, simulato soste di decompressione nel blu…. I ricordi di
quei cinque giorni intensissimi trascorsi all’Argentario si
accavallano nella mia mente ma, ricordo benissimo un’immersione
durata 97 minuti, trascorsi a fare esercizi sul fondo (compreso il
ripasso delle prove rescue ma… fatte in acqua profonda), seguita da
un’altra immersione di 68 minuti fatta dopo circa un’ora di
intervallo di superficie, giusto il tempo necessario per ricaricare
le decompressive e per mangiare alcune fette di pane e marmellata
per riprendere le nostre forze. Ricordo che la nostra “giornata
tipo” al diving iniziava in aula alle 9,00 di mattina e terminava
verso le 19,30 dopo aver fatto due o tre immersioni e 4 o 5 ore in
aula e ricordo anche che, in quei giorni, appena terminata la cena
(che poi era l’unico vero "pasto" della giornata) io e mia moglie
finivamo a letto esausti prima delle dieci!! |
La lunga sosta
deco. |
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Il gruppo
degli allievi in deco. |
Dopo aver superato con successo anche
l’esame di teoria del corso Decompression, siamo arrivati con
una certa emozione al giorno della valutazione pratica finale. Per
effettuare la nostra prova avevamo bisogno di almeno 50 metri di
profondità e così siamo andati con il nostro istruttore nelle
bellissime acque del Giglio e abbiamo pianificato come immersione
principale un tuffo a 52 metri di profondità con 20 minuti di tempo di fondo e 30
minuti di decompressione in EAN36. Ci siamo tuffati all’esterno
delle Scole, scendendo giù nel canalone che porta verso il largo e
abbiamo condotto un’immersione pressoché perfetta, rispettando
precisamente il nostro piano d’immersione. Tutto è andato bene: il
level off, il tempo di fondo, la risalita, lo switch di gas…. fino
al momento in cui, intorno ai 15 metri di profondità, superando un
costone di roccia, siamo stai investiti da una corrente contraria
impetuosa, che ha rischiato di compromettere l’esito della nostra
valutazione. Immediatamente lo sforzo ci ha provocato una
respirazione affannosa e, caricandoci di anidride carbonica, si è
innescato un loop che ci ha fatto consumare tantissimo gas della
nostra decompressiva. Io mi sono ritrovato a lottare con la corrente
e a cercare di trattenere Angela che, pur nuotando forsennatamente,
stava per essere trascinata via. Respirando affannosamente e
trattenendo aria in eccesso, ho incominciato a diventare troppo
positivo ed ho rischiato di saltare le indispensabili tappe di
decompressione. Cosa pericolosissima, dato che in quel momento avevo
ancora una ventina di minuti di deco da smaltire. E’ stato soltanto
con la forza della disperazione che sono riuscito a rimanere
aggrappato alla parete e ad assicurarci in qualche modo anche
Angela. Ci siamo fermati a ridosso di uno spunzone di roccia quel
tanto che ci ha consentito di riprendere una respirazione regolare
e, una volta arrivati in acque più tranquille, abbiamo potuto
completare la nostra deco secondo la tabella programmata. In quei
momenti ero davvero abbattuto e arrabbiato con me stesso e pensavo
di avere buttato al vento la mia grande occasione. Chissà quando
avremmo potuto ripetere la nostra valutazione…! Alla fine, dopo 68
minuti di immersione, siamo riusciti a risalire sul gommone
piuttosto provati e abbattuti. Io mi sono seduto per terra in un
angolo a rimuginare i miei pensieri ed Angela, un po’ più in la, non
so a che cosa pensasse. Le nostre facce esprimevano delusione e
sconforto, oltre alla grande fatica provata. Ma Sandro, il nostro
istruttore, ci ha rassicurati, dicendo che, tenuto conto delle
difficoltà incontrate, la prova era superata. Ed è stato allora che
Stefano Pieri, Trainer SSI (che a suo tempo era stato proprio il trainer di
Sandro) che si trovava a bordo del nostro gommone con un gruppo di allievi
subacquei di Firenze, si è rivolto a me e ad Angela e ci ha detto
che raramente aveva visto due “vecchietti” come noi affrontare un
corso con così tanta volontà e determinazione. Queste parole mi
hanno ridato come per incanto tutta l’energia che avevo lasciato là
sotto e mi hanno fatto capire che, forse, ero finalmente pronto per
andare a trovare la "Grande Signora" di Genova!! |
Una decina di giorni dopo aver
terminato il corso io e Angela siamo tornati in acqua per un weekend
“ricreativo” all’Isola d’Elba, con un gruppo di amici sub di Verona.
Abbiamo deciso, però, di continuare a “mantenerci in forma”,
proseguendo nei nostri tuffi il più frequentemente possibile e, in
luglio, torneremo sicuramente all’Argentario per fare un’altra e
decisiva tappa di avvicinamento alla "Haven". Infatti, abbiamo in
programma di fare tre immersioni importanti in aria, con
decompressione in Nitrox: il relitto della "Anna Bianca" a -52 metri e
il relitto del "Nasim II" a -56 metri a Giannutri e, soprattutto, un
tuffo alla Secca di Mezzo Canale con il nostro istruttore Sandro
Costa, che ormai è diventato un carissimo amico, e con Simone Paolini
dell’Argentario Divers di Porto Ercole. Si tratta di un’immersione
nel blu, in un sito dove la forte corrente e la posizione centrale
rispetto al canale ideale che divide la costa dell’Argentario
dall’isola del Giglio fa sì che si possa incontrare grande pesce di
passo in uno scenario mozzafiato caratterizzato da imponenti rami di
gorgonie. Un immersione classificata “molto difficile”, fatta la
quale ci sentiremo finalmente pronti per l’appuntamento che abbiamo
a Genova da tanto tempo con… la nostra petroliera!!
E dopo... che cosa
faremo? Chi lo può dire. Qualcosa ci inventeremo senz'altro... in fondo, siamo solo
due terribili ragazzi
di cinquant’anni suonati!! |
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