Il MERAVIGLIOSO Banco di Santa Croce (NA) 26-27 Ottobre 2013
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Sopra il logo del Bikini Diving e sotto l'inconfondibile profilo del Vesuvio, come si vede affacciandosi dalle terrazze dell'Hotel Montil direttamente sul Golfo di Castellammare di Stabia.
Accompagnati dall’espertissimo Pasquale, profondo conoscitore di questa zona, si possono scoprire le infinite meraviglie di questo sito, ricchissimo di ogni forma di vita, essendo "zona di tutela biologica" dal 1993. Le emozioni che regala questo sito d’immersione sono fortissime, e non c’è subacqueo che non rimanga affascinato dalle enormi colonie di margherite di mare, dai grossi e folti rami di gorgonie rosse e gialle e dalle pareti scoscese rivestite di spugne colorate, tra le quali spuntano enormi spirografi con i loro caratteristici ciuffi, mentre qua e la si notano delle distese di falso corallo nero.
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Il prolungamento dell’estate 2013 sino all'autunno inoltrato mi ha dato l’occasione di trascorrere un bellissimo weekend di mare a Castellammare di Stabia, dove il 26 ottobre ci ha accolto un cielo sereno, un mare calmissimo e una piacevole temperatura intorno ai 25 gradi. La breve vacanza a Castellammare è stata l’occasione per andare a trovare l’amico Pasquale Manzi, titolare del nuovo “Bikini Diving” trasferitosi da un paio d’anni all’interno dell’Hotel Montil che si trova sul lungomare della città. La nuova e comodissima sede del diving permette ai subacquei di alloggiare nell’hotel e di scendere direttamente al piano terra dove si può lasciare l’attrezzatura e imbarcarsi sui gommoni direttamente dalla banchina, una comunità che i subacquei “di una certa età” come me apprezzano parecchio. Partendo dalla banchina di Castellammare di Stabia in meno di 10 minuti di navigazione si può raggiungere una delle più belle mete per gli appassionati di immersioni: il fantastico Banco di Santa Croce, sicuramente uno dei punti d’immersione più ricchi e spettacolari d’Italia, una volta conosciuto solo dai subacquei locali, ma oggi frequentato da persone provenienti da ogni parte d’Italia e soprattutto dagli amanti della fotografia subacquea.
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Il BANCO DI SANTA CROCE si trova a circa 300 metri a largo della costa che congiunge Castellamare di Stabia a quello Vico Equense, ed è costituito da cinque grandi pinnacoli rocciosi che emergono di parecchi metri dal fondale sabbioso di 50-60 metri di profondità, con le pareti più o meno scoscese a seconda dei diversi versanti. Questi torrioni rocciosi, veri e propri scogli sommersi, sono pieni di anfratti e di spaccature che offrono rifugio a numerose specie di pesci, specialmente cernie e musdee, ma sono frequenti anche gli incontri con i gattucci (Scyliorhinus canicula) che con le loro uova colonizzano molte gorgonie rosse e con grossi esemplari di grongo (Conger conger). L’acqua intorno agli scogli è piena di anthias e di salpe e nuotando si è completamente circondati da banchi di castagnole. Ci sono anche grossi scorfani rossi (Scorpaena scrofa) che si mimetizzano lungo la parete rocciosa, banchi di saraghi e grossi dentici (Dentex dentex) che volteggiano nel blu dando la caccia al pesce azzurro; inoltre, con un pò di fortuna, qui si possono vedere begli esemplari di aquila di mare (Myliobatis aquila). Sul fondo vivono ormai stanziali molte cernie brune (Epinephelus marginatus) dalle dimensioni considerevoli, che di solito si notano fuori tana mentre cacciano tra gli scogli e che non sono particolarmente intimorite dalla presenza dei subacquei. Mentre nell’oscurità di molti anfratti si nascondono grossi esemplari di timide musdee, qui presenti nella varietà bianca (Phycis blennioides o musdea di scoglio) che predilige i fondali rocciosi. |
Sopra: veduta del Golfo di Castellammare di Stabia e sotto il tramonto sul porto.
Sotto: uova di gattuccio sui rami di gorgonia rossa (fotografie subacquee gentilmente concesse da Aldo Ferrucci). |
Ma sono i colori la caratteristica più affascinante del Banco. Una volta tuffatisi nell’acqua e superati i primi 9-10 metri di profondità si apre agli occhi dei subacquei uno scenario di una bellezza difficilmente immaginabile, per un tratto di mare così vicino alla foce dell’inquinatissimo fiume Sarno. Ma l’inquinamento è costituito soprattutto da metalli pesanti (mercurio, cadmio, cromo e piombo), che di solito sono i maggiori responsabili dei danni ambientali che però precipitano sul fondo marino; mentre le sostanze nutrienti trasportate dal fiume assieme all'oscurità dovuta al primo strato di acqua generalmente torbida crea un ambiente perfetto per lo sviluppo di una rigogliosa vita di organismi sciafili (adattati a luoghi ombreggiati o oscuri). Enormi rami di gorgonia rossa (Paramuricea clavata) e di gorgonia gialla (Eunicella cavolinii) insieme a grandi distese gialle di spugne Axinella verrucosa appaiono già nei primi metri di profondità e diventano sempre più fitti mano a mano che si scende verso la base degli scogli sommersi. Alle maggiori profondità la concentrazione di gorgonie, spesso ricoperte da uova di gattuccio, crea uno scenario quasi unico nel Mediterraneo; ci sono enormi colonie di margherite di mare (Parazoanthus axinellae) che formano dei veri e propri prati e oltre i 30 metri si offrono alla vista dei subacquei grandi rami di falso corallo nero (Gerardia savaglia). |
Il torrione principale del Banco va da una profondità minima di 9 metri, dove è situato il cappello fino a raggiungere profondità di circa 45 metri. Circumnavigandolo si trova una grande spaccatura verticale che taglia in due la parete, dove la luce filtrando dall’alto attraversa l’intreccio dei rami di gorgonie, regalando ai sub e agli appassionati di fotografia uno scenario davvero molto suggestivo.
Il
Banco di Santa Croce ha una grossa estensione, per questo occorrono più
immersioni per visitarlo tutto. Nel weekend di ottobre, assistiti da un
tempo splendido, in compagnia di Pasquale Manzi siamo riusciti a fare
tre bei tuffi sul Banco, l’ultimo dei quali particolarmente emozionante. |
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Sopra: la sede del Bikini Diving. |
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Domenica 27 ottobre 2013 - Immersione sul Banco di Santa Croce Dopo le due immersioni fatte sabato con un gruppo di sub romani piuttosto numeroso, oggi ci immergiamo con un piccolo gruppetto di subacquei locali, clienti abituali del Bikini Diving e amici di Pasquale. In pochi minuti di navigazione raggiungiamo la boa che segnala la secca, ormeggiamo il gommone e ci tuffiamo in acqua. Il mare è calmissimo, c’è una leggera foschia dovuta alla temperatura elevata dell’aria ma l’acqua è limpida. Raggiunto il cappello del torrione principale sui 10 metri, dopo esserci scambiati l’ok, cominciamo la nostra discesa e cominciamo a goderci l’immersione in tutta tranquillità. Ai nostri occhi si presenta un paesaggio affascinante, una specie di giardino di gorgonie rosse e gialle adornate da tantissime uova di gattuccio. Ci sono anche tanti spirografi che spuntano dal “giardino” con i loro ciuffi aperti per catturare il nutrimento e sembrano dei bellissimi fiori, mentre le pareti e i pianori della secca sono ricoperti di spugne gialle che formano un prato fiorito. Attorno a noi nuotano nuvole di piccole castagnole che ci accompagnano lungo la discesa fino alla base dello scoglio, dove incontriamo alcune grosse cernie che ci osservano incuriosite e dei bei saraghi di grossa taglia. Nuotiamo per un breve tratto sulla secca principale, poi ad un certo punto Pasquale si distacca dalla roccia e nuota sopra la sabbia in una direzione che solo lui conosce. La visibilità intorno ai 35 metri non è moltissima e non capisco dove stiamo andando, ma poco dopo appare ai nostri occhi la sagoma di un secondo scoglio più profondo, la cosiddetta “secca dei 35 metri” che ha il cappello proprio a quella quota e, se possibile, è ancora più ricca di vita e di colori della secca principale. Facciamo un giro attorno allo scoglio tenendolo alla nostra sinistra e scendendo fino alla sua base ad oltre 40 metri di profondità, dove incontriamo delle belle musdee bianche e un grosso scorfano che se ne sta immobile sulla roccia. Il tempo trascorre in fretta mentre guardo ammirato lo spettacolo che mi si para davanti. Abbiamo iniziato ad accumulare qualche minuto di deco ed è il momento di ritornare verso la secca principale. Ci giriamo e tornado indietro incontriamo un esemplare di aquila di mare che nuota elegantemente sopra la sabbia. Pasquale che ha la telecamera la insegue per un po’, ma in breve si allontana dalla nostra vista inabissandosi ad alta profondità. Ritornati alla secca principale, Pasquale ci guida fino all’ingresso della piccola grotta che si trova alla base dello scoglio a circa 37 metri di profondità e sbuca dalla parte opposta. L’ingresso è molto basso ed è ornato da grossi rami di gorgonia che, illuminati dalle nostre torce, risplendono di un bel rosso porpora. Entriamo in fila indiana mantenendoci di poco sollevati dal fondo sabbioso, facendo attenzione a non danneggiare i bellissimi ventagli che sono disposti quasi come se fossero le porte della grotta. L’interno di questa cavità è tutto da esplorare e riesce a regalare forti emozioni a chi abbia l’occhio capace di cogliere i piccoli particolari. In una fenditura notiamo una musdea, mentre i fasci di luce delle nostre torce illuminano i colori bellissimi del coralligeno che riveste le pareti della grotta, colori gelosamente conservati dall’oscurità e offerti solo a chi si spinga fino a quaggiù. Una volta fuori dalla grotta, ci voltiamo per un istante a guardare le sagome scure delle gorgonie che si stagliano nettamente controluce e gli splendidi effetti della luce che filtra tra i loro rami ci lasciano senza fiato. Siamo rimasti in profondità per parecchio tempo e ormai abbiamo accumulato una ventina di minuti di decompressione, perciò continuiamo il nostro giro tenendo la parete alla nostra destra iniziando lentamente a risalire. Raggiunta la sommità di una roccia, mentre osserviamo una piccola cernia che nuota tranquilla, Pasquale ci segnala la presenza di un’altra grossa cernia poggiata sullo scoglio, completamente immobile e perfettamente mimetizzata. Mi muovo con grande cautela evitando di illuminare il grosso pesce e trattenendo il respiro per non disturbarlo con le mie bolle d’aria e la cernia si fa avvicinare… viene quasi voglia di accarezzarla, ma il pesce non mi permette di avvicinarmi di più e poco dopo fugge a nascondersi da qualche parte. Le cernie sono ormai una presenza costante sul Banco di Santa Croce e nei due giorni di immersioni abbiamo potuto incontrarne tante di varie dimensioni, per nulla intimorite dalla nostra presenza. Ci osservano incuriosite e si lasciano avvicinare facilmente ma non troppo, pronte a scomparire in qualche fenditura della roccia in un attimo. La nostra immersione termina con una lunga decompressione in prossimità della cima che collega la secca principale a una boa sommersa che si trova a 3 metri di profondità, alla quale si ormeggiano tutte le barche dei diving per evitare di gettare l’ancora che danneggerebbe il fondale. La mia non è una decompressione piacevole, perché l’erogatore della mia bombola decompressiva si allaga continuamente e oltre al Nitrox 50 respiro (anzi bevo) delle boccate di acqua di mare; ma la bellezza di ciò che ho potuto ammirare laggiù vale sicuramente questo piccolo disagio. Perciò mi concentro su ciò che ho visto, mi dimentico dell’acqua che bevo e aspetto pazientemente che il tempo passi. Dopo quasi un’ora d’immersione esco dall’acqua felice e soddisfatto. Ancora una volta il Banco non ha tradito le mie aspettative! Sono davvero contento delle immersioni fatte al Banco di Santa Croce. Erano passati quattro anni dall’ultima volta che ero stato in questo posto così affascinante e sono felice di averlo ritrovato ancora più ricco di vita e di colori. Inoltre, la simpatia e la gentilezza di Pasquale e delle altre persone del suo staff conosciute in questa occasione mi hanno fatto sentire come a casa e mi hanno fatto venire la voglia di ritornare presto in questo posto stupendo. Sotto: altre splendide foto subacquee di Aldo Ferrucci sui coloratissimi fondali del Banco di Santa Croce e due vedute del vecchio porticciolo turistico di Castellammare di Stabia. |
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