Ancora una volta sul relitto della m/n "Anna Bianca"… |
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La m/n ANNA BIANCA è un piccolo mercantile costruito nel 1921 nei cantieri inglesi A/S Marstal; probabilmente il suo nome originale era "Vivien". Nella notte del 3 aprile 1971 la motonave, che trasportava un carico di pomice, a causa di una forte mareggiata urtò violentemente gli scogli in prossimità di Cala Ischiaiola sulla punta occidentale dell’isola di Giannutri. Il comandante, nella disperata manovra di incagliare la nave per evitarne l’affondamento, rivolse la prua verso la scogliera, ma non ci fu nulla da fare e dopo alcune ore in balia delle onde l’Anna Bianca affondò rilasciando in mare parte del suo carico. Oggi la nave è spezzata in due tronconi poco distanti tra loro e la parte prodiera è ormai quasi tutta collassata. La poppa si trova a circa 40 metri di profondità ed è la parte meglio conservata,il fumaiolo e la tuga si sono staccati dallo scafo, mentre la punta estrema della prua giace a 51 metri di profondità.
Scheda tecnica: Armatore: Biagio Domenico Fevola & Anna Saliento di Monte di Procida (NA) Stazza lorda: 442 t.s.l. Lunghezza: 46,53 m. Larghezza: 9,14 m. Pescaggio: 3,25 m. Motorizzazione: 2 motori diesel da 400 HP per asse e 2 eliche
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Isola di Giannutri, 16 aprile 2010 Tornare sul relitto dell’Anna Bianca per me e Angela ha un significato particolare. Farlo in compagnia di Sandro Costa, il nostro istruttore del corso Decompression del 2007, è ancora più emozionante. Noi, i suoi allievi, oggi siamo due subacquei autonomi che hanno messo a frutto i suoi preziosi insegnamenti e si immergono in sicurezza pianificando l’immersione in ogni minimo particolare e rispettando le tabelle che hanno preparato a terra. Sandro è orgoglioso dei suoi "vecchietti terribili"... In una bellissima giornata primaverile ci imbarchiamo a Porto Santo Stefano sul “Cala Won”, la bellissima motobarca di 15 metri con la quale il comandante Carlo accompagna i sub a fare immersioni alle isole dell’Arcipelago Toscano. Assieme a noi due c’è un gruppo di amici dell’Argentarola Scuba Team e poi l’istruttore Sandro con il suo allievo Paolo. Destinazione l’isola di Giannutri. Io e Angela per oggi abbiamo pianificato un’immersione tecnica condotta da soli sul relitto dell’Anna Bianca. Sandro e Paolo faranno un’immersione del corso Deep a una quarantina di metri; mentre gli amici Fabrizio, Roberto e Frank dell’Argentarola Scuba Team, armati di bibombola e di decompressive, faranno un’immersione tecnica per i fatti loro. In pratica, formeremo tre gruppi che s’immergeranno a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro per non disturbarsi a vicenda, ma pronti a prestarsi assistenza reciproca in caso di necessità. Io e la mia compagna saremo "soli" con i nostri calcoli ben impressi nella mente e riportati sulle tabelle che abbiamo trascritto sulle lavagnette che portiamo sul braccio... |
La m/b "Cala Won"
Lunghezza ft. 14,26 m.
Argentario Banchina Toscana - 58019 Porto S. Stefano, (GR) |
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Il relitto dell'Anna Bianca
Una razza e un grosso scorfano rosso
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Angela ed io ci troviamo in vacanza all’Argentario ormai da una settimana e abbiamo fatto diversi tuffi via via sempre più impegnativi, in modo da riacquistare gradatamente la forma dello scorso anno, che abbiamo perduta durante il lungo inverno. Oggi è la volta di un tuffo sull’Anna Bianca, un piccolo cargo di una cinquantina di metri affondato a Giannutri nel 1971 a causa di una forte mareggiata. Noi due conosciamo molto bene questo relitto, perché tre anni fa abbiamo fatto proprio qui le nostre immersioni "quadre" del corso Decompression, assieme al nostro istruttore SSI Sandro. Scenderemo in acqua in configurazione rec-tec, cioè con monobombola da 18 litri io e da 15 litri Angela, caricati a 240 bar. Entrambi abbiamo al fianco una stage da 7 litri contenente EAN50, che utilizzeremo a partire dai 18 metri per abbattere il tempo di decompressione rispetto a quello che sarebbe necessario se respirassimo normale aria. Dopo una breve e piacevole navigazione, raggiungiamo l’isola. Carlo Pellegrino, il comandante, dà fondo all’ancora all’interno di Cala Ischiaiola, proprio accanto alla poppa del relitto, dalla quale un pedagno arriva fino alla superficie. In breve ci prepariamo e ci tuffiamo in acqua. Il mare è calmo e non c'è corrente, il cielo è sereno e la temperatura dell'acqua piacevolmente fresca ci aiuta a mantenere la necessaria concentrazione. Angela ed io siamo i primi a scendere lungo la cima che ci condurrà al relitto:non vediamo l'ora di immergerci. L’acqua è trasparente e la visibilità è quella tipica di Giannutri, cioè una trentina di metri! Alle 11:40 mettiamo la testa sott’acqua e ci dirigiamo velocemente sul relitto che vediamo subito apparire una trentina di metri sotto di noi. giunti al secondo minuto d’immersione raggiungiamo la poppa della nave, qui ci scambiamo il segnale di ok e iniziamo la nostra tranquilla esplorazione. Erano circa due anni che non scendevamo su questo relitto, ma la limpidezza dell’acqua ci aiuta ad orientarci facilmente. Nuotiamo sopra la poppa a una quarantina di metri di profondità, poi scendiamo giù fino alla sabbia bianca sulla quale giace il relitto, che ormai è spezzato in più pezzi. |
Le stesse immersioni sono sempre diverse: ogni volta sanno regalare delle nuove emozioni. E’ così anche questa volta. Le scure lamiere arrugginite e contorte dell'Anna Bianca hanno un fascino particolare e le emozioni che io provo quando m’immergo su un relitto sono ogni volta diverse e particolari... Ovviamente, non resisto alla tentazione di infilarmi dentro a un troncone del relitto. Entro nello scafo passando sotto le lamiere contorte, mentre Angela mi segue a breve distanza. Scruto con la mia torcia in cerca di qualcosa di riconoscibile, ma ormai il relitto è pressoché informe e anche la poppa, che era la parte meglio conservata, si sta pian piano disintegrando. Purtroppo dell’Anna Bianca presto non resterà che un ammasso di lamiere informi e taglienti. Che peccato. Rispettando la nostra pianificazione restiamo a gironzolare sul fondo per una ventina di minuti. Nuotando verso Ovest arriviamo fin sotto la prua della nave a 51 metri di profondità. Lì ci aspetta una grossa musdea grigia e ci sono nugoli di gamberetti rossi che spiccano con loro piccoli occhi brillantissimi. Esplorare il relitto da soli è particolarmente emozionante ed io e la mia compagna ci godiamo questo momento con estrema calma. Qui è la vediamo grossi scorfani rossi appoggiati immobili sulle lamiere della nave. Poco distante dalla prua, appoggiata sulla sabbia del fondo, distinguiamo una grossa razza. Mentre gruppi di grandi triglie spazzolano il fondale con i loro bargigli nella ricerca incessante di cibo. Diamo un’occhiata all’interno delle varie aperture che si affacciano sui locali interni della nave. I pavimenti sono ormai collassati e si scorge solo un mucchio informe di lamiere arrugginite e taglienti con un intrico di cavi e di tubazioni. Entrare nello scafo ormai è diventato troppo pericoloso: potrebbe verificarsi un crollo in qualsiasi momento e sarebbe facile rimanere impigliati da qualche parte. E’ meglio accontentarsi di una visione dall’esterno del relitto, cercando di coglierne i particolari ancora riconoscibili. Ogni volta c'è qualcosa di particolare che cattura la nostra attenzione, ed è per questo che le immersioni sul relitto sono sempre diverse. Terminiamo il nostro giro ritornando sopra la poppa della nave, dove incontriamo il gruppo degli altri sub e al 22° minuto, come da tabella, stacchiamo dal fondo cominciando la nostra lenta risalita per fare la decompressione. Abbiamo ancora parecchio gas a disposizione, ma in questo tipo di immersioni rispettare la pianificazione è essenziale per poter far fronte ad un'eventuale emergenza. Il computer ci segnala i due deep stop che facciamo regolarmente rimanendo attaccati lungo la cima che arriva al pedagno in superficie. Arrivati ai 18 metri di profondità facciamo lo switch di gas (abbiamo pianificato una PPO2 di 1,4 bar per essere molto conservativi) e passiamo a respirare il Nitrox 50 contenuto nelle nostre bombole decompressive. Arriviamo quindi alla sosta dei 6 metri e poco dopo saliamo a quella dei 3 metri, dove sostiamo parecchio tempo e veniamo raggiunti dagli altri 5 subacquei che si sono immersi poco dopo di noi. Decidiamo di staccarci dalla cima per evitare l’affollamento e spariamo il nostro pallone da decompressione al quale rimaniamo attaccati sino alla fine della nostra sosta. L’acqua, nonostante si sia a metà aprile, è ancora piuttosto fredda (14 °C in profondità e appena 17gradi in superficie), ma le nostre mute stagne fanno egregiamente il loro lavoro e, a parte un leggero intirizzimento alle mani, stiamo abbastanza bene. La deco scorre lentamente, mentre ciascuno di noi rimane assorto nei propri pensieri. Una volta risaliti a bordo, dopo circa un’ora d’immersione, ci aspettano una serie di gradite sorprese: un vassoio di bruschette con pomodoro e acciughe, fette di prosciutto crudo tagliate al coltello dal buon Carlo e un sacchetto di fave fresche da accompagnare con saporito formaggio. Giusto il tempo di finire l’antipasto e ci troviamo in mano un piatto fumante di ottime penne al sugo accompagnate da vino bianco fresco. Non si fanno mancare proprio nulla i nostri amici dell’Argentarola Scuba Team!
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Sopra Cala Ischiaiola a Giannutri
Sopra con Angela e Sandro C. e sotto con Fabrizio L.
Sotto pianificazione dell'immersione e profilo |
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Passano poco più di un paio d’ore e, verso le tre del pomeriggio, siamo di nuovo tutti assieme in acqua lungo la parete che si trova sotto Punta Pennello. Questa volta raggiungiamo la grotta che si trova intorno ai 38 metri di profondità ed entriamo a due alla volta, cercando di non sollevare sospensione per non danneggiare la visuale di chi entrerà dopo. Io non conoscevo questa grotta e ho la sorpresa di trovarmi di fronte a una parete ricca di spaccature dalle quali spuntano le antenne di diverse aragoste. La volta è interamente ricoperta di astroides e di parazohantus, mentre nella parte più bassa della cavità ci sono un mucchio di gamberetti rossi che, appena illuminati dalle torce, schizzano come impazziti da tutte le parti. Usciti dalla grotta proseguiamo ancora per un po’ nuotando lungo la parete colorata e piena di vita, rimanendo sulla batimetrica dei 35 metri, ma in breve i nostri computer ancora "saturi" dall’immersione precedente indicano già 15 minuti di decompressione. Così invertiamo la rotta, superiamo la cigliata e nuotiamo verso la costa dell’isola dove facciamo la nostra decompressione rimanendo in acqua bassa e terminando il residuo di EAN50 che è rimasto nelle nostre stage dopo l’immersione del mattino sull’Anna Bianca. Riemergiamo in superficie dopo 55 minuti, quando ormai il freddo e la stanchezza cominciano a farsi sentire. A bordo ci aspetta un buon tè caldo, una crostata di frutta e fette di pane e Nutella… niente male davvero! Torniamo verso Porto Santo Stefano poco prima del tramonto, felici per aver trascorso una bellissima giornata in compagnia di amici e per aver fatto due splendidi tuffi. Giannutri non tradisce mai!
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Prosciutto crudo e fave...
Sotto: il relitto dell'Anna Bianca e alcuni particolari |
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