Per salvaguardare
la vita attorno al relitto della piattaforma metanifera Paguro,
affondata nel 1965 il tratto di mare contenente il relitto è
stato dichiarato dal Ministero delle risorse agricole,
alimentari e forestali "Zona di Tutela Biologica" (D.M.
21/7/1995 "Istituzione della zona di tutela biologica
nell'ambito del compartimento marittimo di Ravenna").
Successivamente la "ZTB" per l’area interessata dal relitto è stata meglio
specificata dal D.M. del 5/11/1996 e, nello stesso anno 1996, la
locale cooperativa dei pescatori ed il circolo sportivo "Sub Delphinus", in accordo con Provincia di Ravenna, l’AGIP Spa e la
Capitaneria di Porto di Ravenna, costituirono l’Associazione
Paguro per la gestione della "Zona di tutela biologica", mentre
l’anno seguente con un’ordinanza della C.P. fu definito un
"Regolamento per la gestione delle visite subacquee nell’area del
relitto".
In
questa zona pertanto, oggi è vietata qualsiasi forma di pesca
sia sportiva, sia professionale, mentre sono permesse le
immersioni sportive regolamentate dall’Associazione Paguro
stessa,
che devono essere sempre accompagnate
da guide subacquee locali.
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La struttura della piattaforma "Paguro"
è adagiata sul fondale spezzata in tre tronconi
e oggi il relitto rappresenta un agglomerato di 4.000 mq. di reef artificiale, unico nel suo genere, specialmente in un mare
privo di grande interesse come l’Alto Adriatico. Per
rendere la zona ancora più interessante
tra il 1999 e il 2000 sono state posizionate alcune piattaforme
off-shore dismesse dell’ENI-AGIP, per cui adesso, all’interno
della "ZTB" che si estende per circa 15.000 mq. ci sono due
diversi punti di immersione: il primo costituito dal relitto
della Paguro e il secondo dalle piattaforme aggiunte
successivamente.
La parte più alta
del relitto si trova a circa 10 metri sotto il livello del mare,
mentre buona parte degli alloggi dell’equipaggio è crollata sul
fondale a 25 metri di profondità, corrosa dall’ossido e dalle
correnti galvaniche. Il cratere formatosi sul fondale argilloso
e sabbioso a seguito dell’esplosione raggiunge circa i 33 metri
di profondità.
Il prelievo della
fauna ittica quasi impossibile con reti da parte dei pescatori,
oltre alla relativa profondità e tranquillità della zona hanno
permesso l’instaurarsi di un habitat del tutto particolare per
l’Adriatico e dal 1965 a oggi sulla piattaforma metanifera
affondata è esplosa a poco a poco una nuova vita. Così oggi
l’immersione sportiva su questo reef artificiale ha un fascino
unico, non solo per l’effetto scenografico che le strutture
offrono, ma anche per la presenza e la vicinanza di migliaia di
pesci che ormai si sono abituati alla presenza dell’uomo
discreta e non invasiva.
Il relitto è
divenuto una specie di grande scogliera sommersa intorno alla
quale nuotano e proliferano, in una sorta di scenario tropicale,
splendidi pesci multicolori, se non esotici, piuttosto rari
nell’Alto Adriatico, in un ambiente dove si è instaurato un
microclima differente da quello tradizionale.
Tra le lamiere contorte si sono
insediati, oltre a molte specie di molluschi multicolori, anche
pesci che sono arrivati al seguito delle navi che, provenendo
dalle coste africane o asiatiche, sono dirette al porto di
Ravenna.
Immergendosi sul "Paguro" è facile
vedere incontrare astici, magnose, corvine, occhiate, mormore
scorfani neri, gronghi, saraghi, pesci balestra, spigole e
castagnole, mentre aggrappati alle strutture si trovano mitili,
ostriche e altri organismi invertebrati come il cerianto, le
ofiure, le oloturie o gli anemoni. Uno spettacolo davvero non
comune e affascinante.
Le immersioni sul "Paguro" sono adatte
a subacquei di tutti i livelli e vengono condotte in gruppo con
l’ausilio di guide che conoscono alla perfezione il sito e tutti
i suoi segreti. Si tratta di un’immersione interessante
che riesce a soddisfare molte tipologie di subacquei: i fotosub
che hanno decine e decine di soggetti da fotografare, i biologi
marini che possono conoscere un habitat molto particolare e chi
è appassionato di relitti che può esplorare una struttura
particolarissima, davvero unica nel suo genere. Purtroppo
però questa immersione, come quelle in molti altri siti dell’Adriatico, è
fortemente condizionata dalla scarsa visibilità dovuta al
fondale sabbioso e relativamente basso. |