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IL "PAGURO": UNO SPLENDIDO REEF ARTIFICIALE

La piattaforma "Paguro", varata nel 1963 a Porto Corsini (RA), nel settembre 1965 doveva perforare il pozzo PC7 (Porto Corsini 7) che si trova a circa 12 miglia dalla costa di fronte alla foce dei Fiumi Uniti, per raggiungere un giacimento di gas situato a circa 2.900 metri di profondità. Purtroppo, oltre a quello la trivella intaccò anche un secondo giacimento sottostante che conteneva gas metano a pressione altissima. Furono immediatamente attivate le misure di sicurezza, ma dopo poco tempo le pareti del pozzo cedettero e sprigionarono un'eruzione di gas incontrollabile. Il "Paguro" fu avvolto da acqua e gas e si incendiò. Nell'incidente persero la vita tre tecnici dell'AGIP.

Dopo un paio di giorni, il 29 settembre 1965 la piattaforma si inabissò nel cratere formato sul fondo dall'eruzione violentissima del gas.

Il pulviscolo di acqua e gas, che raggiunse i 50 metri di altezza, bruciò ininterrottamente per quasi tre mesi, fino a quando l'AGIP, con la perforazione di un pozzo deviato ad alcune centinaia di metri di distanza da quello esploso, riuscì a cementare il PC7. L'esplosione del pozzo metanifero causata dalla fuoriuscita del gas a pressione elevatissima creò sul fondale un cratere profondo circa 33 metri

 

Per salvaguardare la vita attorno al relitto della piattaforma metanifera Paguro, affondata nel 1965 il tratto di mare contenente il relitto è stato dichiarato dal Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali  "Zona di Tutela Biologica" (D.M. 21/7/1995 "Istituzione della zona di tutela biologica nell'ambito del compartimento marittimo di Ravenna").

Successivamente la "ZTB" per l’area interessata dal relitto è stata meglio specificata dal D.M. del 5/11/1996 e, nello stesso anno 1996, la locale cooperativa dei pescatori ed il circolo sportivo "Sub Delphinus", in accordo con Provincia di Ravenna, l’AGIP Spa e la Capitaneria di Porto di Ravenna, costituirono l’Associazione Paguro per la gestione della "Zona di tutela biologica", mentre l’anno seguente con un’ordinanza della C.P. fu definito un "Regolamento per la gestione delle visite subacquee nell’area del relitto". In questa zona pertanto, oggi è vietata qualsiasi forma di pesca sia sportiva, sia professionale, mentre sono permesse le immersioni sportive regolamentate dall’Associazione Paguro stessa, che devono essere sempre accompagnate da guide subacquee locali. .

 

La struttura della piattaforma "Paguro" è adagiata sul fondale spezzata in tre tronconi e oggi il relitto rappresenta un agglomerato di 4.000 mq. di reef artificiale, unico nel suo genere, specialmente in un mare privo di grande interesse come l’Alto Adriatico. Per rendere la zona ancora più interessante tra il 1999 e il 2000 sono state posizionate alcune piattaforme off-shore dismesse dell’ENI-AGIP, per cui adesso, all’interno della "ZTB" che si estende per circa 15.000 mq. ci sono due diversi punti di immersione: il primo costituito dal relitto della Paguro e il secondo dalle piattaforme aggiunte successivamente.

 

La parte più alta del relitto si trova a circa 10 metri sotto il livello del mare, mentre buona parte degli alloggi dell’equipaggio è crollata sul fondale a 25 metri di profondità, corrosa dall’ossido e dalle correnti galvaniche. Il cratere formatosi sul fondale argilloso e sabbioso a seguito dell’esplosione raggiunge circa i 33 metri di profondità.

 

Il prelievo della fauna ittica quasi impossibile con reti da parte dei pescatori, oltre alla relativa profondità e tranquillità della zona hanno permesso l’instaurarsi di un habitat del tutto particolare per l’Adriatico e dal 1965 a oggi sulla piattaforma metanifera affondata è esplosa a poco a poco una nuova vita. Così oggi l’immersione sportiva su questo reef artificiale ha un fascino unico, non solo per l’effetto scenografico che le strutture offrono, ma anche per la presenza e la vicinanza di migliaia di pesci che ormai si sono abituati alla presenza dell’uomo discreta e non invasiva.

Il relitto è divenuto una specie di grande scogliera sommersa intorno alla quale nuotano e proliferano, in una sorta di scenario tropicale, splendidi pesci multicolori, se non esotici, piuttosto rari nell’Alto Adriatico, in un ambiente dove si è instaurato un microclima differente da quello tradizionale.

Tra le lamiere contorte si sono insediati, oltre a molte specie di molluschi multicolori, anche pesci che sono arrivati al seguito delle navi che, provenendo dalle coste africane o asiatiche, sono dirette al porto di Ravenna.

Immergendosi sul "Paguro"  è facile vedere incontrare astici, magnose, corvine, occhiate, mormore scorfani neri, gronghi, saraghi, pesci balestra, spigole e castagnole, mentre aggrappati alle strutture si trovano mitili, ostriche e altri organismi invertebrati come il cerianto, le ofiure, le oloturie o gli anemoni. Uno spettacolo davvero non comune e affascinante.

 

Le immersioni sul "Paguro" sono adatte a subacquei di tutti i livelli e vengono condotte in gruppo con l’ausilio di guide che conoscono alla perfezione il sito e tutti i suoi segreti. Si tratta di un’immersione interessante che riesce a soddisfare molte tipologie di subacquei: i fotosub che hanno decine e decine di soggetti da fotografare, i biologi marini che possono conoscere un habitat molto particolare e chi è appassionato di relitti che può esplorare una struttura particolarissima, davvero unica nel suo genere. Purtroppo però questa immersione, come quelle in molti altri siti dell’Adriatico, è fortemente condizionata dalla scarsa visibilità dovuta al fondale sabbioso e relativamente basso.

 

Un po’ di biologia...

Tratto da un articolo di Otello Giovanardi e Attilio Rinaldi (ICRAM)

 

Il livello trofico presente nell’area, anche a causa della particolare influenza dovuta all’apporto del fiume Po e di altri fiumi minori della regione e della libera circolazione delle correnti, garantisce un rifugio per le varie specie ittiche, con elevati tassi di accrescimento e ottimi livelli riproduttivi.

La biomassa fitoplantonica è più alta nella parte superiore del relitto, per la presenza di più elevate concentrazioni di nutrienti e la maggiore illuminazione. La maggior parte delle alghe appartiene alle Rodofite fotofile, in particolare Ceramiacee e Corallinacee (che non si trovano oltre i 40 metri, anche se non mancano Feofite (Sphacelaria sp) e Clorofite (Caulerpales) che di solito si trovano fino ai 60 metri.

Le superfici del relitto sono coperte da organismi filtratori appartenenti a due specie principali: nella zona più superficiale fino a circa 12 metri di profondità si sviluppano le cozze (Mitilus galloprovincialis), mentre, con densità variabile e decrescente verso il fondo proliferano le ostriche (Ostrea edulis). Vi sono poi altri organismi sessili come Tunicati (Ciona intestinalis e Phallusia mamillata), Celenterati (Cerianthus, Aiptasia e Condylactis), nonché Poriferi (abbondanti nella zona superficiale e intermedia, in particolare Dysidea sp.), Briozoi e Policheti (in particolare Serpulidi).

Gli invertebrati mobili più presenti sono Policheti, Echinodermi, Olotulidi e Asteroidi. Tra gli Echinodermi i più numerosi sia per esemplari sia per varietà di specie sono gli Ofiuridi (Ophiothrix fragilis abildgaard), che talvolta formano dei veri e propri tappeti viventi; ma vi sono anche Amphiuria chiajei, mentre gli Ophiothrix sp. sono maggiormente addensati lungo gli spigoli delle strutture e nelle zone maggiormente vivificate dalle correnti.

Nello strato intermedio e profondo del relitto la biomassa diminuisce, anche se si hanno relativamente alte concentrazioni di Tunicati e Ofiuridi.

Fra i crostacei si segnala l’astice (Homarus gammarus), la cicala di mare (Scyllarus arctus) e alcune varietà di granchi Dromia personata, Maia verrucosa e Maia squinado.

Sul fondale fangoso attorno al relitto vive una rigogliosa fauna, numerosi esemplari del bivalve Pinna pectinata, molti Celenterati del genere Cerianthus, Asteroidi e Ofiuridi (Ophiura texturata e Ophiura albida).

I pesci sono quelli tipici dei fondali rocciosi, difficilmente riscontrabili in altre parti dell’Adriatico nord-occidentale: Corvine (Sciaena umbra), Occhiate (Oblada melanura), Mormore (Lithognathus Mormyrus), Scorfani neri (Scorpaena porcus), Spigole (Dicentrarchus labrax) e Gronghi (Conger conger). Abbondanti anche Labridi e Blennidi, che costituiscono una grossa attrazione per i sub, data la vivacità dei loro colori.

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