ARENZANO (GE) - RELITTO
DELLA PETROLIERA "HAVEN"
Un ringraziamento particolare va
ad Agostino Chiappe, autore del bellissimo sito
www.ilgigantedelmediterraneo.it
interamente dedicato alla "Haven", dal quale sono state tratte molte
delle informazioni presenti in questa pagina.
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VLCC "HAVEN" -
caratteristiche principali
Nome: "HAVEN" (ex "AMOCO MILDFORD HAVEN")
Bandiera: Cipro
Porto di iscrizione: Limassol
Matricola: 707632
Cantiere di costruzione: Asterillos Espanoles – Cadiz (Spagna)
Anno di entrata in esercizio: 1973
Registro di classificazione: American Bureau of Shipping
Classe: A1 Oil Carrier
Tipo: VLCC (Very Large Crude Carrier)
Dimensioni principali
Lunghezza fuori tutto: 344
m
Larghezza massima: 51 m
Altezza di costruzione: 26 m
Immersione estiva a pieno carico: 20 m
Dislocamento a pieno carico: 267.500 t
Portata lorda: 232.166 t
Capacità cisterne del carico 283.626 m3
Apparato propulsore: n. 1 motore diesel a 2 tempi
Costruttore: Burmeister & Wain
Tipo: 8K98FF
Numero cilindri: 8
Diametro cilindri: 980 mm
Corsa: 2000 mm
Potenza max continua: 30.400 HP (22.353 kW) a 103 giri/min
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CRONACA DELL'INCIDENTE
DEL 1991
La mattina dell’11 aprile 1991 la "Haven"
si trovava all’ancora nella rada di Genova, in attesa di ordini
dopo il parziale sbarco del suo carico di greggio iraniano. In
vista di future operazioni commerciali era stato predisposto di
travasare il greggio rimasto dalle cisterne laterali alle
cisterne centrali. Il primo travaso fu fatto il 10 aprile, senza
inconvenienti di rilievo; al secondo travaso fu dato corso il
mattino dell’11 aprile intorno alle 11:20. Intorno alle 12:30
(l’ora esatta non è nota) si verificarono scuotimenti,
vibrazioni e rumori metallici. Poco dopo nella zona prodiera, in
corrispondenza della cisterne 1 e 2, si verificò un’esplosione
con immediato sviluppo di fumo e fiamme. Si ritiene che a
seguito di tale esplosione sia stata divelta e proiettata in
mare la parte di coperta che ricopriva la cisterna 1C e la parte
prodiera (per circa un terzo della relativa lunghezza) della
cisterna 2C. Tale parte di coperta, indicata anche come "scudo
prodiero", giace attualmente su un fondale di circa 90 metri,
nella posizione 008° 45’ 01.71”E; 44° 22’ 09.23”N.
Al momento dell’incidente erano presenti a
bordo circa 144.000 tonnellate di greggio Iranian Heavy, oltre
al combustibile per il motore propulsore e le motorizzazioni
ausiliarie (nafta e gasolio diesel per un totale di circa 9.200
tonnellate) e all’olio lubrificante (più di 230 tonnellate).
Risulta che la "Haven" abbia fatto bunker nel corso della sosta
a Genova. A seguito della richiesta di soccorso della nave,
numerosi mezzi nautici si portarono vicino alla nave e trassero
in salvo l’equipaggio ed i tecnici presenti a bordo, mentre il
comandante Petros Grigorakakis e altre quattro persone (tre
membri dell’equipaggio e uno dei tecnici) perirono nell’incendio
successivo alla prima esplosione.
Poiché il vento faceva dirigere verso poppa le fiamme
dell’incendio di prora, è verosimile ritenere che
l’irraggiamento delle fiamme abbia provocato, fin dai primi
minuti dopo l’esplosione, un progressivo riscaldamento delle
cisterne integre e un aumento della pressione nelle stesse che
ha successivamente determinato lo sfondamento dei portelli e
delle relative strutture.
Alle ore 13.00 circa si verificò una nuova
esplosione, a seguito della quale la nave subì una notevole
flessione in corrispondenza della cisterna 1. Si pensa che
questa esplosione abbia provocato la rottura della catena di
ancoraggio e da quel momento la "Haven" andò alla deriva, spinta
verso ponente dalle correnti.
A causa delle forti esplosioni la nave
subì gravi danni strutturali e iniziò ad affondare assai
lentamente, assumendo un assetto inclinato con la prua sommersa.
Lo sfondamento dei portelli delle cisterne ebbe come conseguenza
l’incendio del carico che, in presenza della coperta ancora
integra, incominciò a bruciare a "candela" attraverso i
portelli.
Nel pomeriggio dell’11 aprile l’incendio
si estese anche alla sovrastruttura poppiera, poi alle acque
immediatamente circostanti su cui si era sparso il greggio in
seguito alle esplosioni che in totale furono otto. Una di tali
esplosioni squarciò la fiancata sinistra della nave in
corrispondenza della cisterna 5P e della cassa principale di
sinistra della nafta del motore propulsore.
Il 12 aprile la nave in fiamme venne
agganciata da un rimorchiatore e trainata verso costa, al largo
di Arenzano. Durante le operazioni di traino, il relitto si
spezzò in corrispondenza della flessione verificatasi con la
seconda esplosione. Il troncone di prua, lungo circa 95 metri,
affondò senza apparenti spandimenti di greggio su un fondale di
circa 480 metri, nella posizione 008° 41’ 18.83”E; 44° 16’
22.42”E.
La parte poppiera della nave affondò alla
ore 10:05 del 14 aprile 1991 al largo di Arenzano su fondali di
circa 80 metri nel punto 008° 41’ 59.58”E; 44° 22’ 25.75”N.
L’incendio durò in totale circa 70 ore, fino al completo
affondamento della nave.
L’incidente provocò un grave inquinamento
delle acque marine, dei fondali e della costa ligure da Genova a
Savona. |
Le immersioni sulla "Haven"
Il relitto della petroliera "Haven" può essere visitato in due modi: in
configurazione ricreativa, arrivando fino a 40 metri e utilizzando
normale aria, oppure tecnica, scendendo fino all'elica, a 80 metri e
utilizzando una miscela Trimix (normalmente TX18/40, o TX20/45
fino a 70 metri e TX15/50 fino a 80 metri).
L'immersione ricreativa, raramente eseguibile in curva di sicurezza in
quanto il tempo di fondo sarebbe di soli 10 minuti, è comunque troppo
breve per la visita del relitto, che necessita invece di circa 20-25 minuti
da trascorrere tra i 40 e 45 metri. In configurazione tecnica invece, ma sempre respirando
aria, il relitto può essere visitato con una guida subacquea, scendendo
anche fino a 60 metri, utilizzando con bombole da fianco per la
decompressione in EAN50 e/o O2 puro. In questo caso il tempo
di fondo rimane sui 20 minuti, con un tempo totale di
immersione di circa 70-75 minuti.
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La petroliera "Haven" è
stata sottoposta a regime di area
protetta dalla Capitaneria di Porto di Genova, che ha disciplinato le immersioni e
l'accesso sul relitto. L’ordinanza
n. 305 del 28 settembre 1999 prevede la possibilità di immergersi, se in
possesso del brevetto corrispondente alla propria quota di immersione,
solo ed esclusivamente con la presenza di una barca d'appoggio e accompagnati da una guida
iscritta al registro della Regione Liguria. Il rapporto guida-sub per il relitto della “Haven”
è di 3
a 1, mentre nelle altre aree protette (come la Riserva Marina di Portofino e altri
relitti della Liguria) rimane di 5 a 1.
Oggi lo scafo della "Haven" si presenta ormai
completamente colonizzato da una ricca fauna bentonica. Il relitto giace
in assetto di navigazione ed è interamente visitabile, sia in lunghezza
che in penetrazione (i suoi 7 ponti e la sala macchine), immergendosi a
profondità comprese tra i 35
e i 75 metri.
Nel corso degli anni la sezione poppiera dietro il castello, che ospita
i grandi argani e le bitte di ancoraggio fortemente inclinate di 50
gradi verso l'interno, è gradualmente collassata a causa dei cedimenti
strutturali verificatisi sottocoperta. Qui la coperta della nave si inclina
verso il centro della poppa, implodendo e formando una depressione
che raggiunge ormai i 61 metri di profondità nel punto centrale poppiero, in
corrispondenza della verticale del timone. Il monitoraggio strutturale
del relitto, che viene effettuato periodicamente, include anche il
controllo di queste lente ma inesorabili modifiche dello scafo.
Tutta la lunghezza della prua è percorribile
per circa 150 metri, con un tempo di fondo minimo per andata e ritorno
di circa 25 minuti a 54 metri di profondità. Navigando nella zona di
prua, sia all'andata che al ritorno per orientarsi si può seguire la rete
dei tubi di flusso del petrolio che corrono lungo la coperta tra 54 e 56
metri di profondità. L'estrema punta della prua, posatasi a 490 metri di
profondità a seguito del suo distacco avvenuto il 12 aprile 1991 durante le
operazioni di rimorchio, è ovviamente inaccessibile ai subacquei. La parte anteriore
della "Haven" termina con un taglio verticale, frastagliato.
E' possibile l'accesso a prua all'interno della smisurata
cavità, larga 52 metri e alta 20 metri, che si trova tra i 60 e gli 80 metri di
profondità. Questa enorme apertura permette la penetrazione, in completa oscurità,
all'interno degli enormi serbatoi di stoccaggio del petrolio, che sono
divisi in grandi camere. L'esplorazione di questa sezione è strettamente
riservata a immersioni in miscela ipossica e a subacquei con un alto
grado di addestramento e viene raramente eseguita dai diving locali. |
I miei primi tuffi sulla "Haven"...
il coronamento di un sogno!
Sabato 8/12/2007 ore 11:48 Prof. 40.5 m.
Temp. 14
°C Run time 51 min.
Scendiamo in quattro sub lungo la cima che ci porta
direttamente sulla controplancia della nave (cioè sul tetto del ponte di comando, nel
castello di poppa). La visibilità non è eccezionale: non si vede oltre i
10-15 metri. Arriviamo a 33 metri di profondità, ci diamo l’ok e scendiamo
ancora giù fino al
secondo ponte in cui c’è l’alloggio del comandante. Arriviamo a 40
metri di profondità ed entriamo nel cassero di poppa dalla porta centrale posta a
poppavia del secondo ponte. Visitiamo l’alloggio del comandante,
nuotando in fila indiana lungo il corridoio che lo percorre e arrivando
sino in fondo dove termina, poi torniamo indietro. Terminato il giro nel
ponte del comandante, saliamo lungo l’ampia scala che porta al
soprastante ponte di comando e, arrivati in cima, tenendo alle nostre
spalle il locale radio, percorriamo un piccolo corridoio dove a sinistra
c’è la sala nautica e a destra ci sono gli ampi finestroni del ponte di
comando. Adesso ci troviamo a 37 metri di profondità. L’ampio locale è completamente
spoglio e privo di ostacoli, ed è tutto circondato da ampie finestre che
si affacciano nel blu attraverso le quali si vedono nuotare nuvole di
delicate castagnole rosa. Affacciandomi da una delle finestre del ponte
di comando riesco appena a intravedere la sagoma scura della coperta che
si trova una ventina di metri più sotto di me. E' uno spettacolo da
togliere il fiato: sembra di affacciarsi dal tetto di un palazzo di
sette piani! Usciamo dalla plancia e ci dirigiamo a nuoto verso
quello che resta dell’enorme fumaiolo. Il fumaiolo della "Haven" è stato tagliato
accorciandolo
di una decina di metri per non intralciare la navigazione delle navi
dirette verso il Porto
Petroli di Genova. La parte più alta del troncone del fumaiolo ora si trova
a 32 metri di profondità e ci si arriva utilizzando una cima guida, che parte dal
parapetto a poppavia del ponte di comando. La sommità del fumaiolo è ricca di vita e c’è una
grande quantità di pesci, che sicuramente trovano delle condizioni
ideali nella corrente ascendente che si forma nelle canne interne del
fumaiolo. Dopo aver fatto un giro sul fumaiolo, ritorniamo indietro
verso il cassero di poppa e saliamo di nuovo sulla controplancia, sopra al ponte
di comando. Qui vediamo un grosso grongo che fa capolino dall’interno
di un tubo che sporge dalla coperta. Stacchiamo dal tetto del ponte di comando al
ventiquattresimo minuto di immersione e incominciamo la nostra lenta
risalita verso la superficie, contornati da nugoli di Anthias rosa che
ci nuotano accanto. Facciamo il nostro primo deep stop di 2 minuti a 24
metri e iniziamo a respirare l'EAN40 delle nostre stage decompressive.
Saliamo di quota e facciamo un altro deep stop di
2 minuti a 15 metri, poi saliamo su fino ai 3 metri, quota alla quale facciamo 18
minuti di decompressione. Usciamo dall’acqua con un run time di 51
minuti.
Bellissimo questo primo assaggio della "Grande Signora"! E domani
mattina... si
replica!! |
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Domenica 9/12/2007 ore 9:46 Prof. max 54.7 m.
Temp.
13 °C Run time 48 min.
In meno di due minuti arriviamo direttamente sul
tetto del ponte di comando a 33 metri di profondità dove ci raduniamo per iniziare
l’immersione. Oggi siamo in quattro subacquei.
Ci diamo l’ok, poi
scavalchiamo rapidamente la balaustra e precipitiamo sette piani più
sotto, facendoci inghiottire da un largo boccaporto situato ai piedi del cassero
in posizione centrale, dal quale si accede al locale pompe. La
visibilità è ottima: almeno 35 metri! Vediamo distintamente la coperta
della nave con tutto il groviglio di tubazioni per il carico del greggio
che la percorrono longitudinalmente. Al quarto minuto di immersione ci
infiliamo nel boccaporto della sala pompe e ci troviamo nella pancia
della nave, proprio sotto al ponte di coperta a 54 metri di profondità. Siamo in un’ampia sala
piena di valvole e di saracinesche che servivano a gestire il carico di
petrolio, a bilanciare la zavorra d’acqua e a travasare il carico da una
cisterna all’altra. L’acqua all’interno del locale è limpidissima e
nuotiamo lentamente mantenendoci ad un metro dal pavimento per non
alzare sospensione. L’ambiente è affascinante.
Il colore dominante è il
rossiccio della ruggine e il marrone chiaro dello strato di limo che
ricopre ogni cosa. Alcuni pesci ci fanno compagnia ed è strano vederli
qui, quasi sospesi nel nulla, tanta è la limpidezza dell’acqua che ci
circonda. Arriviamo a un portellone spalancato che si affaccia
all’esterno e usciamo sul lato di dritta della nave, girando poi verso
la nostra destra. Nuotiamo sopra il piano di coperta, passando sotto
all’ala di plancia di sinistra che è ripiegata sul fianco del cassero di
poppa, poi arriviamo a un altro portellone e entriamo in fila indiana
ritrovandoci all’interno di un lungo corridoio sul quale si affacciano
alcuni locali. Siamo nelle officine della nave, dove si trova una lunga
fila di bombole di ossigeno per le saldature, allineate ordinatamente
lungo la parete. Percorriamo tutto il corridoio, dirigendoci verso la
poppa della nave e illuminando l’interno dei diversi locali che si
affacciano sul corridoio: in uno di essi vediamo una grossa aragosta che
nuota sul pavimento. Sulla sinistra del corridoio c’è un bancone da
lavoro con una grande morsa che funziona perfettamente. Passando ognuno
di noi le fa fare un giro... dicono che porti fortuna. Dall'altro lato
del corridoio,
perfettamente allineate in fila, ci sono alcune bombole contenenti
l'ossigeno che serviva ai meccanici di bordo per fare le saldature. Arriviamo in
fondo al locale officina e al dodicesimo minuto di immersione usciamo di nuovo sulla coperta
passando attraverso un altro
portellone. Il tempo scorre in fretta e purtroppo è già ora di
risalire. Stacchiamo dal fondo e cominciamo la nostra lenta risalita verso la superficie
osservando i vari ponti della nave che ci sfilano davanti, poi proseguiamo
nuotando nel blu. Facciamo il primo deep stop
di 2 minuti a 30 metri, poi il cambio del gas a 25 metri, altri due deep
stop di 2 minuti a 21 e a 15 metri e, infine, sosta deco di 2 minuti a
6 metri e di 13 minuti a 3 metri. In totale quasi 25 minuti per
risalire! Data la notevole scorta di gas delle
nostre decompressive decidiamo di prolungare un po’ la decompressione
respirando un altro po’ di ossigeno in modo da sciogliere una maggiore quantità
dell’azoto presente nei nostri tessuti e al quarantottesimo minuto di
immersione riemergiamo in superficie e risaliamo felici sul nostro gommone.
Il mio primo approccio con la "Grande
Signora" è stato davvero entusiasmante!! L’emozione di questi primi due tuffi sulla
"Haven" resterà nel mio cuore per sempre e - anche se sono sicuro di
ritornarci - credo sinceramente che le sensazioni provate questa prima
volta non potranno mai essere superate...
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NOTA Altre notizie sulla petroliera "Haven"
si possono trovare qui:
http://www.marpola.it/racconti di immersioni/HAVEN/Haven.htm
Si tratta di una sezione del mio sito Web
interamente dedicata alla "Grande Signora"... il relitto più grande del
Mediterraneo, per raggiungere il quale ho intrapreso tutto il mio
percorso di crescita subacquea durato diversi anni. Le emozioni che è
riuscito a regalarmi questo relitto sono davvero uniche e ogni volta che
mi ci immergo dico a me stesso che devo assolutamente tornare laggiù.
Molte altre informazioni utili, disegni e
fotografie si possono
trovare nel sito:
www.ilgigantedelmediterraneo.it
di Agostino Chiappe, che invito a
visitare.
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IMMERGERSI SULLA "HAVEN"...
MA E'
COSI' DIFFICILE?
L’immersione sulla petroliera
"Milford Haven" ha un fascino e una "importanza" tutta
particolare. E’ facile, navigando nel Web, leggere di immersioni
drammatiche sul relitto della "Haven", quasi fosse un mostro capace di
catturare tutti i subacquei che vi si avventurino. Ma spesso si
demonizza un sito solo perché non se ne conosce realmente le
particolarità. C’è chi definisce la "Haven" come l’università
della subacquea, eppure, a ben vedere, il relitto è molto più sicuro di
tanti altri siti d’immersione, infatti è ben pedagnato, ci si va solo
con una guida esperta, i diving che vi operano sono affidabili e
attrezzati, ci sono stazioni decompressive, di solito c'è buona
visibilità e non sempre c’è corrente (in ogni caso la visibilità e la
corrente sono sempre valutabili prima del tuffo) e le profondità vanno
bene per tutti i livelli, spaziando dai 33 agli 80 metri.
E allora che cosa deve spaventare?
Perché demonizzare questo sito d’immersione? E' davvero così difficile
immergersi su questo grande relitto?
Certamente sul relitto della "Haven"
alcuni incidenti ci sono stati, ma, a ben vedere, ci sono moltissimi
altri siti d’immersione (anche molto più semplici) in cui sono accaduti
incidenti che non sono altrettanto demonizzati. Inoltre, il relitto
della "Haven", proprio per la sua configurazione e posizione nell’acqua,
si presta a moltissimi profili d’immersione e si può parlare della
classica immersione "multilivello" anziché di immersione "quadra".
Nella comunità subacquea
si sente
spesso parlare della "mitica" elica della "Haven", che è un po’ il sogno
di tutti gli appassionati di immersioni profonde e, in effetti, l'enorme
elica della superpetroliera è davvero molto profonda ed è alla portata
solo di subacquei molto ben addestrati; ma non è detto che tutti i sub
ci debbano per forza arrivare! I subacquei che vogliono arrivare fino
all’elica di solito scendono a 80 metri, poi salgono sul fianco della
nave a 65 metri, entrano nell’enorme squarcio provocato dall’esplosione
e salgono su fino al ponte a 54 metri, dopodiché si infilano dentro le
cabine dei ponti e salgono su per le scale fino al cassero a 33 metri...
Un’immersione difficile, ma anche questa è una vera e propria
immersione multilivello.
In ogni caso, un tuffo sulla "Haven"
necessita di un’accurata pianificazione preventiva, dato che se si vuole
vedere qualcosa è inevitabile fare una lunga sosta di decompressiva.
Perciò bisogna sentire la disponibilità del diving al quale bisogna
chiedere di poter fare un run time esteso, infatti siamo nell’ordine dei
70-80 minuti se si va veloci senza soffermarsi troppo, oppure di 100-110
minuti se si va con più calma godendosi tutti i particolari che il
relitto offre a un occhio attento.
L’ideale, a mio avviso, è fare
l’immersione con un gruppo composto solo da tre subacquei più la guida. Questo
consente a tutti di godersi l’immersione in tranquillità, senza quella
confusione che inevitabilmente si crea quando ci sono troppi subacquei.
La visibilità migliore normalmente c'è da fine maggio a fine giugno,
però se si è fortunati si possono trovare giornate stupende lungo tutto
l’arco dell’anno.
Per la
pianificazione
dell’immersione è necessario fare a secco un bello studio, stabilendo le
profondità medie e i tempi e calcolando di conseguenza i gas necessari.
Nel pianificare il tuffo va anche ricordato che i diving locali per
motivi di sicurezza richiedono ai sub un doppio primo stadio. Questo,
anche se non è il massimo della sicurezza, è comunque un fattore di
sicurezza in più, infatti, nel caso in cui si guastasse un primo stadio,
avere un secondo stadio di riserva significa poter chiudere l’immersione
con ancora un discreto margine di tranquillità (a patto di imparare a
chiudere i rubinetti da soli…).
Altre avvertenze per affrontare
l’immersione sulla "Haven" con sufficiente tranquillità e sicurezza
sono:
-
avere uno o più compagni di
immersione con cui adottare un sistema di coppia affidabile e
imparare ad usarlo sempre. Generalmente il sistema di coppia appreso
nei corsi ricreativi è troppo "flessibile"… Invece, nel caso di
immersione su un relitto profondo si deve giungere a un sistema di
coppia rigido, in cui si avanza parallelamente affiancati a portata
di braccio, non di più;
-
fare un certo numero di
immersioni in curva per imparare a curare in modo maniacale
l'assetto. Occorre modificare la naturale tendenza a tenere un
assetto inclinato o verticale, assumendo un assetto perfettamente
orizzontale;
-
fare un certo numero di
immersioni fuori curva, curando sempre di più l’assetto, la risalita
lenta, le soste profonde, l’uso del pedagno, il controllo dei
consumi, l’assetto e la risalita lentissima negli ultimi metri.
Immergendosi sulla Haven la decompressione, anche nell’immersione
"ricreativa", è sempre necessaria, a meno che non ci si limiti ad un
breve giro di 5 minuti sull’ultimo ponte e nella sala comando.
Siccome l’immersione si svolge “nel blu” è necessari curare tutti
gli aspetti che ho elencato;
-
curare o imparare la
pinneggiata in hovering e magari anche quella all'indietro;
-
verificare che l’attrezzatura
non offra appigli nel caso si voglia penetrare nel relitto
Una volta raggiunti dei buoni
livelli di confidenza con la propria attrezzatura e con queste tecniche
si può fare in tranquillità una bella immersione sul relitto della
petroliera "Haven". E' ovvio che per questa immersione
è meglio utilizzare un bibombola e magari una miscela trimix, ma ci sono
moltissimi subacquei che la fanno normalmente con il monobombola da 18
litri (pochi persino con il mono da 15 litri...) respirando solamente aria.
La maggior parte dei frequentatori della Haven comunque, scende in
configurazione tecnica con bibombola 10+10 o 12+12 e 1 o 2 stage; mentre
chi scende fino all’elica usa anche il bibo 15+15 o 18+18 e 2 o 3 stage.
L'utilizzo dello scooter subacqueo permette esplorazioni più complete e
aiuta in caso di presenza di corrente.
Il relitto della "Haven" offre
un’infinità di percorsi d’immersione,
sempre diversi e interessanti adatti ai vari livelli di esperienza
subacquea. Vediamo i quattro itinerari principali.
Il percorso classico dell’immersione
"tecnica" di livello medio-avanzato prevede 25 minuti di fondo
utilizzando come miscela respiratoria principale un trimix normossico. Si
scende sempre lungo la cima di un pedagno fino al tetto della
controplancia a 33 metri di profondità (sulla "Haven" ci sono sono due pedagni fissi, assicurati a due angoli del cassero di poppa),
perché scendere
sul relitto in libera non avrebbe senso, dato che se lo si manca ci
sono 80 metri di fondo e a volte nella zona c'è una forte corrente. Una volta
arrivati sul cassero si scende giù verso la murata di sinistra,
arrivando a 63 metri di profondità, e si entra nello squarcio dell'esplosione.
Dopodiché si risale nuotando lungo le scalette interne del castello di
poppa e si esce dal
portello che si affaccia sul ponte di coperta. Poi si nuota lungo il
ponte a 54 metri di profondità dirigendosi verso il corridoio dell'officina; si passa
in questo corridoio nel quale ci sono il banco da lavoro con la morsa
(funzionante!) e le bombole di ossigeno impiegato per le saldature
ancora integre e ci si può affacciare alle porte di vari locali per dare
un'occhiata. A
questo punto, o si risale all'interno della nave nuotando lungo i
corridoi fino ad arrivare al piano che è stato sigillato nel 2009 per i
lavori di bonifica, oppure si risale rimanendo all’esterno del relitto
nuotando lungo le scale e le balconate dei vari ponti, fino alla sommità
del cassero.
Se invece si fanno 30 minuti di
fondo si può anche risalire da dentro il cassero sino al ponte
precedente a quello sigillato, entrare nella sala comando passando dalle
scalette interne, fare un giro della sala, dare un’occhiata alla
statuetta del Bambin Gesù di Praga posta nella plancia di comando e
uscire sul tetto del cassero, per poi afferrare la cima del pedagno e
risalire lentamente seguendola fino alla stazione decompressiva.
Il percorso "tecnico-avanzato"
prevede 20 minuti di fondo e di
solito si fa utilizzando come gas respiratorio un trimix normossico (ma c'è
anche chi lo fa impiegando aria come back gas e due bombole stage con
EAN50 e ossigeno puro per la
decompressione) e normalmente arriva sino sul piano di coperta o sulla
poppa a 55 metri.
Il percorso "ricreativo" invece, prevede sempre la discesa
sul cassero seguendo il pedagno, un breve giro della sala comando
(massima profondità circa 40 metri),
uscire e seguire la cima che collega il cassero al fumaiolo, dare
un’occhiata all’interno del fumaiolo, ritornare al castello di poppa, e
poi risalire lungo il pedagno fino alla tappa di decompressione.
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